Neo - Liberalismo e Coscienza cristiana.
Elio Paolo Dalla Zuanna
Ogni momento storico porta con se sfide inedite che suscitano nella coscienza cristiana nuove percezioni:
- l'attuale momento storico esige una seria riflessione e non permette di vivere in maniera superficiale;- inoltre questa riflessione fa scoprire inediti ambiti di impegno per la vita di un credente.
\Molto brevemente vogliamo presentare i nodi che il neoliberalismo ripropone oggi, ripensando le priorità e le urgenze di una nuova evangelizzazione, avendo presente il contesto della nostra epoca e ricercando un basilare punto di appoggio nell' insegnamento sociale della chiesa.
1. Il Neo-Liberalismo.
Nel comune sentire, questa parola designa una opzione liberal-capitalista, e si pone di fronte a ciò che è pertinente allo Stato e all'economia. Tuttavia, il termine esprime molti altri aspetti: per esempio delimita ciò che è pertinente alla sfera religiosa da quanto invece risulta essere profano, fino a invadere con la mentalità di mercato tutti gli ambiti, gli aspetti più quotidiani della vita.
a) Il neo-liberalismo si arroga, in tal modo, il diritto di interpretare gli obiettivi della missione della Chiesa, riducendola alla sola dimensione spirituale ed escatologica, ciò è vero, ma tuttavia risulta essere parziale.b) In questo modo il neo- liberalismo pretende di ingiungere alla Chiesa di lasciare spazio aperto a una determinata maniera di esercitare le sue attività politico ed economiche, che proclamano di essere sottomesse alla scienza, la quale deve stare ( per sua definizione ) libera da valori (cioè da ogni tipo di vincolo ). I risultati economici possono presentarsi come espressione di una inesorabile logica scientifica, senza " rimorsi di coscienza " se i poveri sono marginalizzati, o i costi sociali del progresso economico sono troppo alti e ricadono sui settori sociali più svantaggiati.
c) Così il neo - liberalismo pretende di essere l'interprete fedele del divenire storico, almeno degli ultimi tre secoli, mostrando tutti gli esiti positivi come logiche conseguenze dei suoi postulati; e i fallimenti come risultati dei sistemi che si sono opposti ai principi liberali. Questa affermazione si è fatta più forte con la caduta dei socialismi storici; il neo - liberalismo si proclama vincente ed occulta con il suo ottimismo storico i problemi reali dell'umanità: miseria, marginalità, disoccupazione, in nessun modo risolti.
d) Il neo - liberalismo, con tutto ciò, non è un fenomeno che scaturisce già pronto, su due piedi; esso ha radici profonde nei suoi tre ultimi secoli, nel processo di secolarizzazione e nelle rivoluzioni moderne.
2. Radici nel processo di secolarizzazione.
Tali radici si incontrano nel tentativo di emancipazione dalla tutela religiosa posta sopra i valori umani. La cosmovisione medievale inglobava tutti i valori e le conquiste di pensiero, dell'arte, della ragione, della scienza dentro un orizzonte spirituale e religioso. Tuttavia nel medesimo tempo, la religione oltre che offrire certezze in merito alla salvezza e al sentire della vita umana, offriva pure controlli e limiti, talvolta ingiustamente limitativi per la creatività umana. Basta citare come esempio le teorie scientifiche di Galileo, erano giudicate come vere o false non a partire da una logica interna della scienza propria, ma da una interpretazione inesatta della Scrittura, estrapolando il significato religioso per intenderlo in chiave fondamentalistica come la unica fonte di tutta la conoscenza umana. Da questo conflitto sorgerà la tensione e la opposizione fra fede e scienza che si stende fino ai nostri giorni. La secolarizzazione tuttavia non è dovuta solo al neo - liberalismo; ci sono oggi altre ideologie che si pongono in atteggiamenti di aggressività di fronte alla religione. Senza dubbio, tutte hanno in comune la voglia di offrire all'essere umano un cammino verso la libertà in tutte le sue dimensioni. Tutte le rivoluzioni moderne si sono giustificate con la finalità della libertà; e in questo sentire, il neo - liberalismo, raccoglie gran parte dello spirito moderno.
3. Le tre Rivoluzioni
Tre rivoluzioni hanno tentato di esprimere le aspirazioni libertà.
a) La rivoluzione francese, si caratterizza di segno politico, abolendo l'ordine stabilito, rigidamente stratificato e reclamando per il popolo, per i cittadini, il diritto di partecipare nella vita dello Stato. Questa rivoluzione incontrò settori della chiesa, soprattutto gerarchici, arroccati nella difesa del tradizionale, della monarchia identificata con gli interessi della nobiltà. Tuttavia sarebbe disonesto non riconoscere che il popolo incontrò nella chiesa il sentire della sua fede, e in molti membri della chiesa la testimonianza della carità. I poveri e gli ammalati furono tradizionalmente accolti dalla chiesa negli asili e negli ospedali. Famiglie religiose sorsero come risposta ed espressione della carità cristiana. Però i leaders della rivoluzione politica francese non si distinsero per le loro referenze cristiane; nemmeno pretendevano di essere esplicitamente atei; in nome della ragione proclamavano un essere Assoluto, un deismo.b) La rivoluzione industriale non si manifestò come anticlericale, ne anticristiana. I nuovi mezzi di produzione, le nuove risorse, l'incredibile espansione dei mercati che andavano al di là delle frontiere dei singoli imperi coloniali, non si presentavano necessariamente come opposti ai valori della fede. L'economico si estende a tutte le dimensioni della vita, per proteggere il denaro necessario per una opera di carità bisogna fare riferimento ad una istituzione bancaria. Gli antesignani della tecnica, lasciarono in secondo luogo gli interrogativi etici: interessava sapere come fare a aumentare la produzione. Non interessava rispettare il valore del lavoro umano per darle un significato e una giusta remunerazione. La rivoluzione industriale porrà in questione, per la prima volta nelle sue dimensioni tragiche, il sentire e il valore del lavoro umano, in particolare quello manuale; c'è quasi una naturale transizione del lavoro schiavo al lavoro libero, però che rimane tuttavia sfruttato economicamente; come dire, ci sono forme sottili di schiavizzare l'uomo, che molti neoliberalisti gelosi di condannare l'oscurantismo dei secoli precedenti si dimenticano oggi. Risultano essere come cechi di fronte alle forme sottili dell'esproprio del lavoratore, quale conseguenza dei postulati ideologici moderni.
c) La rivoluzione socialista si alimentò tramite le premesse della rivoluzione industriale: vuole riscattare il valore e la dignità dei lavoratori; proclama i suoi dogmi estetizzanti, confidando in uno Stato - ateo.
Il sostegno di alcuni settori religiosi dato alla proprietà privata contribuì per mantenere lo status quo, non favorendo la soluzione dei problemi e i conflitti tra le classi sociali.
4. La realtà odierna.
Le tre rivoluzioni hanno confermando l'idea originaria codificarono che alla religione non le compete nessun ambito: ne l'aspetto politico delle libertà dei cittadini , ne le necessità economiche dei consumatori, ne l'organizzazione sociale delle classi scontratesi nei conflitti socio- economici.
Per il neo - liberalismo attuale, la religione deve mantenersi al margine di queste realtà profane, esclusivamente temporali e di responsabilità degli interessi umani; la religione, lasciata alle coscienze individuali, deve fondamentare una morale che rispetti i valori proclamati mediante queste rivoluzioni storiche, però non questionabili.
Il neo - liberalismo viene ad aggravare tensioni e problemi che furono delineati nei processi anteriori. L' introduzione di nuove tecnologie nella produzione comportano una disoccupazione massiccia; il lavoro umano va messo da parte e viene sostituito con la robotizzazione. Questo fatto, in se non sarebbe negativo se i moderni mezzi di produzione altamente tecnicizzati servissero per " sostenere e finanziare " l'ingresso dell'eccedenza di lavoratori in altri settori, per esempio nell'area dei servizi, della salute, educazione, ecc.
Tuttavia la " privatizzazione" di questi servizi, lascia i lavoratori disoccupati, dal disimpegno, senza nessun diritto con cui reclamare di fronte allo stato che disattende il sociale, e che inoltre si autoemargina da tutto il mercato del lavoro. Il progresso moderno, a partire dall'avanzamento tecnologico ha " fabbricato " un numero sempre più grande di poveri; canalizzando la partecipazione politica verso democrazie fittizie, disarticolando le organizzazioni popolari e delle forze politiche; e inoltre sta cambiando sottilmente i valori offrendo la sostituzione delle " utopie " impossibili con " topie " di abbondanza di beni tangibili e il desiderio di denaro.
5. Piste di Nuova Evangelizzazione
La chiesa non si è incontrata passivamente di fronte a questi processi. ha levato la sua voce in varie occasioni, già a partire dall'inizio della " questione sociale" al tempo di Leone XIII° con la Rerum Novarum. Il liberalismo economico, geloso difensore della proprietà privata dei mezzi di produzione ha preteso incontrare nel magistero della Chiesa la conferma dei suoi principi. In realtà ha inteso senza accogliere sfumature importanti, l'affermazione sostanziale della legittimità della proprietà privata che è stata tradizionalmente insegnata dalla dottrina sociale. Queste sfumature stabiliscono che la proprietà è diritto di amministrazione dei beni e non di uso ( molto meno del suo uso egoista ed escludente ) privato. Per questo la chiesa ha insistito sempre in una doppia funzione personale e sociale; è dire, di applicare a se stesso il necessario, però dedicare il superfluo al servizio del bene comune ( destinazione universale dei beni). La enciclica Centesimus Annus ha preso posizione di fronte ai problemi specifici che impianta il neo - liberalismo di fronte alla scomparsa dei socialismi dell' Est Europeo. In essa, il papa si riferisce ripetutamente all' "errore antropologico " che si manifesta tanto nel socialismo ateo come nelle forme del consumismo moderno, che nella sua essenza è materialista. Questo errore nella concezione dell'uomo è relazionato con il vuoto di Dio, con la sua negazione. Per risolvere i problemi umani, tanto sociali, come politici ed economici, è necessaria una adeguata immagine di Dio, e pertanto una nuova evangelizzazione. Nel momento attuale e di fronte alle sfide odierne che pone il neo - liberalismo è conveniente " ripensare " dai vari contesti continentali il tema di Dio che Giovanni Paolo II considera tanto decisivo nel momento del valutare le cause del fallimento del socialismo.
6. Dottrina Sociale ed Evangelizzazione
Quale è il corretto rapporto tra DS ed Evangelizzazione? La DS della chiesa, formulata da Leone XIII°, secondo Giovanni Paolo II° si pone precisamente nel momento della conflittualità; infatti assistiamo anche oggi a realtà non molto differenti dall'epoca di Leone XIII e presenti tuttora alle diverse latitudini.. Nell'epoca di Leone XIII° l'apparizione della Rerum Novarum fu un evento significativo perché " stabiliva un paradigma preminente per la chiesa.. Questa infatti fa udire la sua voce di fronte a determinate situazioni umane, individuali e comunitarie, nazionali e internazionali, mediante le quali formula una vera dottrina, un corpus, che gli permette di analizzare le realtà sociali, pronunciandosi sopra esse e dare orientamenti per la giusta soluzione dei problemi derivati dalle medesime " (CA 5). Giovanni Paolo II avverte che questa voce della chiesa non fu pacificamente accettata.
" In effetti prevaleva una doppia tendenza: una orientata verso questo mondo e questa vita, alla quale doveva rimanere estranea la fede; l'altra , diretta verso una salvezza puramente ultraterrena, però non illuminava ne orientava la sua presenza sulla terra " (CA 5).
Anche oggi il grande argomento utilizzato contro l'opzione per i poveri, è il pericolo di "immanentismo ", quello di desviare la chiesa dalla sua finalità spirituale, quello di ridursi ai soli problemi sociali e temporali. Qui il papa afferma con la sua autorità di pastore che questa interpretazione " spiritualistica " ed " escatologica " della fede è inadeguata.
Non si tratta solamente di difendere una voce della chiesa di fronte alle situazioni umane relazionate con la realtà sociale ed economica. Si tratta di riconoscere che questa voce nasce dal più profondo della sua identità in quanto chiesa, e che le appartiene, dal profondo del suo essere. Il dovere dei pastori che conducono la chiesa. per questo è tanto importante ricordare il pensiero di Giovanni Paolo II che nella Centesimus Annus afferma:
- che forma parte essenziale di essa,- e che per questo attualizza le conseguenze del vangelo per la vita sociale; - permettendo di inquadrare la vita quotidiana e la lotta per la giustizia nella testimonianza di Cristo Salvatore;
- che nel campo socio - economico si danno inevitabilmente dei conflitti , però di fronte ad essi la DS, come parte integrante dell'evangelizzazione, potrà essere fonte di unità e di pace;
- che grazie alla DS si salverà la dignità doppiamente minacciata in quelli che sono vittime delle ingiustizie e in quelli che sono i suoi nemici;
- che si orienterà questa situazione conflittuale verso una soluzione finale. Non può dirsi, perciò, che parlare di temi sociali è compito estraneo alla missione della chiesa nella sua opera di evangelizzazione. In verità nell'epoca iniziale del cristianesimo molti dei moderni problemi socio economici non esistevano, però dal vangelo si deducono " conseguenze " per la vita di oggi, dove sono inevitabili i conflitti, che devono essere indirizzati verso un buon risultato.
Tuttavia due incisi nel testo meritano una sottolineatura maggiore: il fatto che le lotte per la giustizia, realizzate oggi, non sono aliene alla vita di Cristo e possono essere " inquadrate " dentro la sua testimonianza evangelica, che ben inteso, fu anche contesto polemico di affermazione del regno di Dio in mezzo alle contraddizioni degli avversari.
Precisamente per questo legame delle lotte odierne con l'esempio del " Gesù storico " potrà nascere l'attitudine di un profondo rispetto della dignità umana in quelli violati nei suoi diritti, ed anche in quelli che la violano, imitando Gesù che difende e privilegia i poveri, però anche che intercede per i suoi nemici di fronte al Padre.
Il legame della DS con il Vangelo viene chiarificato dopo la citazione. Tuttavia c'è ancora qualcosa che il papa riferisce alla nuova evangelizzazione: la nuova evangelizzazione di cui il mondo moderno ha urgente bisogno e sopra la quale ha insistito in più di una occasione, deve includere tra i suoi elementi essenziali l'annuncio della DS della chiesa, che come ai tempi di Leone XIII° continua ad essere idonea per indicare il retto cammino nel momento di dare una risposta alle grandi sfide dell'epoca contemporanea, mentre cresce il discredito delle ideologie. Come pure bisognava ripetere che non esiste vera soluzione per la questione sociale fuori del Vangelo e che per altra parte, le " cose nuove " possono trovare in esso il proprio spazio di verità e la dovuta impostazione morale " (CA 5).
La rivelazione che dal Cristo apre l'essere umano alla profondità del suo mistero, tocca l'integrità dell'essere umano, e per tanto non solo le dimensioni interne del suo essere, bensì le relazioni sociali esterne. Il non avere compreso la totalità dell'umano che è rapportato con Dio nel mistero della incarnazione del Figlio di Dio, è la radice profonda della incomprensione della DS.
7. I Poveri, soggetti di evangelizzazione.
La DS ci spinge a mettere al centro della nuova evangelizzazione i poveri, così come ebbero luogo privilegiato nella prima evangelizzazione. C'è tra essi e l'annuncio della buona notizia del Regno di Dio una particolare relazione che sorpassa le circostanze di un epoca determinata della storia. I poveri, gli umili, i semplici, captano il mistero del Regno, non per il fatto di essere più intelligenti o meglio dotati, semplicemente perché il Padre gli è parso bene farlo così, mentre questi misteri sono tenuti nascosti ai molti sapienti, ai prudenti, ai potenti (Mt. 11,25 ). Questa predilezione del Padre, della quale Gesù vuole essere testimone, racchiude un sentire particolare: non nasce da meriti umani, ma da una condizione particolare, paradossalmente da condizioni che sembrano non dare condizioni di gioia, felicità, sapienza.
Il povero, perciò, nell'ambito della evangelizzazione, non è una categoria economica. " Si tratta infatti, di una opzione che non vale solamente per la povertà materiale, essendo note che, specialmente nella società moderna, si trovano molte forme di povertà non solo economica, ma anche culturale e religiosa. L'amore della chiesa per i poveri, che per determinante e appartiene alla sua costante tradizione, la spinge a rivolgersi al mondo nel quale nonostante il progresso tecnico - economico, la povertà minaccia di assumere forme gigantesche " ( CA 57).
Per Paolo VI° (in PP 20 - 21 ) il passaggio da condizioni infraumane a una più umana, comporta un processo che comincia dalle situazioni meno umane, descritte come " le carenze materiali di quelli che sono privati del minimo vitale e le carenze morali di quelli che sono mutilati dall'egoismo " .
Da una tale povertà necessita uscirne fuori , perché Dio non vuole che i suoi figli patiscano di quei beni generosamente offerti da Lui nella creazione per la crescita materiale e morale. Tuttavia poco più avanti, Paolo VI considera la povertà come una meta più umana, " l' orientamento verso lo spirito di povertà " ( PP 21), perché c'è nella povertà un mistero che umanizza. La chiesa può essere unita a tutti gli sforzi umani per sradicare le povertà connotate come carenze, tuttavia deve difendere rigorosamente che c'è nella povertà un mistero che avvicina a Dio, perché ci fa sentire la necessità del suo aiuto e dei nostri fratelli, un mistero che suscita e fa germogliare le autentiche e generose solidarietà, delle quali tanto ne parla la DS.
7. Il Regno
In questo sentire, parlare del Regno e parlare dei poveri significa fare rifermento ad una medesima preziosa moneta che costituisce : l'evangelizzazione, il Vangelo, la buona notizia, ovvero la promessa del Regno che è dato ai poveri. In che cosa consiste il regno che Gesù annunciò? Il suo ricco contenuto è illustrato nelle parabole.
Tuttavia facciamo riferimento al cammino più corto e pedagogico della preghiera di Gesù che ci insegnò a pregare. Lì il regno è racchiuso in una delle petizioni, per la precisione nella seconda, dopo aver chiesto che il Padre sia glorificato. Una breve analisi della preghiera del Padre Nostro ci mostra una differenza fra le 5 prime richieste che si rivolgono al Padre per domandare che ci siano concessi i doni del regno, e le due ultime, perché ci sia evitato di cadere nell'abisso dell'anti - regno, che è il male e il suo travestimento, la tentazione. La preghiera del Padre Nostro è anche una preghiera della lotta tra la luce e la tenebra, tra l'amore la cui fonte sta nel Padre, e l'egoismo, l'odio, la cui radice sta nel male che può possedere il cuore umano.
Tra l'invocazione e la domanda del Regno si incontra la prima richiesta per la glorificazione del Padre, espressa secondo il costume di quell'epoca, mediante la circonlocuzione del "nome". Il regno sta orientato alla gloria del Padre, che ne diviene la sua realizzazione. Il Regno di Dio non è il progetto dell'uomo né la glorificazione di esso; è una realtà che viene per un verso dato, che è oggetto di una petizione, e che noi accogliamo attivamente, costruendo la sua realizzazione, dato che è un compito che Dio ci dà.
Tuttavia la finalità di questo Regno è glorificare il Padre a partire da un cuore gioioso e confidente di un figlio. Le tre richieste che vengono dopo quella del regno , possono essere considerate come esplicitazione del contenuto del regno, poiché consiste in quella volontà del Padre da essere realizzata qui in terra come nel cielo. L'idea implicita è che nel cielo già regna Dio, perciò la storia umana deve essere inserita ugualmente nello spazio del suo dominio. Però questa storia umana deve essere condotta e governata dagli uomini e dalle donne; no si tratta di una " invasione " di un regno su un altro, bensì qualcosa di differente, posto che le persone che conducono la storia " sono figli e figlie di Dio". Per questo, la volontà del Padre non può essere altro che la felicità dei suoi figli, e questa ha alcune condizioni perché si realizzi. Gesù ci pone condizioni, come sintesi di quello che il padre vuole domandare ai suoi figli perché il regno sia una realtà che il pane sia condiviso e che il perdono mutuo sia dato generosamente, come lo stesso padre lo dona ai suoi figli.
Il Regno di Dio, perciò, a partire dalla prospettiva del Padre Nostro non sopprime ne minaccia nessuna realizzazione di progetto umano, se non che gli segnala le sue condizioni di umanizzazione. Nel compito di " dominare il mondo " ricevuto come missione nel primo giorno della creazione, si realizza l'incontro tra i fratelli. Già qui sorgono le grandi differenze del regno di Dio e i regni umani. La grandezza dei regni di questo mondo, molto di frequente sono edificati con la conquista e con la spoliazione degli altri popoli conquistati o colonizzati, sia militarmente, e che economicamente o politicamente. Impressionanti parate militari sono organizzate per celebrare gli eroi che annientarono gli avversari.
8. Condividere il Pane e il Perdono
Nel Regno del Padre, il simbolo del pane, che rappresenta l'attitudine umana fondamentale di fronte alla terra, è dire lavorarla per ricevere da essa il sostengo, viene aggettivizzata con la parola " nostro " che parla della partecipazione di tutti nel banchetto di vita. I regni di questo mondo si sono costruiti non sopra il " nostro" di un popolo o di un altro, bensì sopra il " mio " - però - non il " tuo" delle contrapposizioni tra gli uni e gli altri.
" Non possiamo invocare Dio, Padre di tutti gli uomini, se rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. La relazione dell'uomo con Dio padre e quella dell'uomo con gli altri uomini, suoi fratelli, sono così unite che la Scrittura dice: chi non ama non conosce Dio (1 Gv.4.8)" (OA 17).
Giunto alla richiesta del pane condiviso, o più concretamente, alla grazia di saperlo condividere mediante una generosa solidarietà con quelli che ne abbisognano, Gesù pone un'ulteriore richiesta: il perdono. Così come " il nostro" pane non ha limiti, poiché si riferisce al illimitato orizzonte di tutti quelli che possono chiamare Dio " Padre nostro" cioè dire, l'umanità intera così il perdono non ha limiti , perché l'amore che in cristo viene rivelato come amore del Padre si estende fino ad includere i medesimi peccatori. Quando eravamo sotto il peccato già eravamo amati da Dio, poiché suo Figlio morì per tutti noi " (Rm. 5,5-8).
Per questa ragione, poiché Dio non ha nemici e ama tutti, per questo ci domanda di amare nel medesimo modo. La Bibbia " ci parla continuamente dell'impegno attivo in favore del fratello e ci presenta l'esigenza di una corresponsabilità che deve abbracciare tutti gli uomini " (CA 51). Il regno così inteso non è, perciò riduzione del potere e della libertà umana, come minaccia di un potere contro un altro, bensì che orienta e purifica le realizzazioni umane, basate nell'egoismo delle persone e dei gruppi, e le divisioni umane che portano fino alla inimicizia e all'odio. " Il regno di Dio, presente nel mondo senza essere del mondo , illumina l'ordine della società umana, mentre le energie della grazia penetrano e vivificano. Così si percepisce meglio le esigenze di una società degna dell'uomo; si correggono le deviazioni e si fortifica l'animo per operare il bene " (CA 25).
9. Per una cultura della solidarietà
Questi rapidi accenni tipicamente evangelici, sono per altra parte, il polo opposto dei valori che ripropone il neo-liberalismo. Ciascuna cultura delinea metodi e strumenti propri per dominare la natura, per organizzare la società, per rappresentare il mistero del trascendente.
Evangelizzare la cultura significa marcarla con il sigillo del vangelo, dell'annuncio del regno, della lieta notizia che Dio è Padre; il mondo è la fonte del pane per tutti; la società, l'incontro di fratelli riconciliati. In contrasto con questo ideale di regno, incontriamo i nostri popoli con una cultura il più delle volte poco evangelizzata, dove : Dio non è Padre di tutti, bensì pare essere compreso come il protettore di una qualche categoria, di un singolo gruppo o di una casta, il quale deve garantire un ordine immutabile anche se ingiusto ed emargina la maggioranza; oppure il contrario, come se Dio fosse il vendicatore degli oppressi che vuole lo sterminio degli oppressori.
Non incontriamo nemmeno la società fraterna del pane condiviso; non ci duole la fame dei fratelli poveri, passiamo indifferenti e ignoriamo le abitazioni precarie, non ci angustia la disoccupazione, ne la violenza e la criminalità alimentate da una società destrutturata.
Non incontriamo la società di fratelli riconciliati; che riconoscono che più importante delle cause che dividono, sono le chiamate all'incontro di fratelli, che tutti costruttivamente siamo. Questi brevi accenni non descrivono sufficientemente le drammatiche situazioni mondiali: la fame di molti, le tensioni e i conflitti, le ambiguità delle nostre espressioni religiose.
E' qui dove la DS deve essere strumento di evangelizzazione. Essa ci ricorda la realtà concreta dell'uomo, che " creato per la libertà porta dentro di se la ferita del peccato originale che lo spinge continuamente verso il male e fa si che necessiti di redenzione. Questa dottrina non solo è parte integrante della rivelazione cristiana, bensì ha un grande valore ermeneutico in quanto aiuta a comprendere la realtà umana " (CA 25).
La DS aiuta nella evangelizzazione, in prima istanza, a partire dai suoi presupposti fondamentali: la fede ha una costitutiva dimensione sociale e storica; non si riduce ad una conversione degli individui e una attesa del regno escatologico, bensì abbraccia le relazioni sociali delle persone, le famiglie, i popoli, i gruppi, evangelizzazione delle culture. La fede vuole mostrare la presenza del regno nella realtà di questa storia, sapendo senza dubbio che questa realtà sarà tuttavia imperfetta, però veritiera, in attesa della pienezza della sua rivelazione.
La DS presuppone ed esige una coscienza sociale, tremendamente dimenticata nella civiltà dell'individualismo neoliberale, del massimo guadagno individuale, dello stimolo del proprio interesse, procurando di evadere le leggi che regolano il bene comune, e ignorare la voce della coscienza morale.
I vari elementi ruotano attorno alle tre dimensioni della cultura: Dio, società e natura. Gli ideali del regno, la paternità di Dio, la fraternità umana, i riferimenti alla natura sottomessa mediante il lavoro per la vita di tutti, necessitano di evangelizzare la cultura, esaminando criticamente gli aspetti incompatibili con il regno, che nella sfida del neoliberalsimo si racchiudono nei germi dell'individualismo, del profitto esasperato, dell'emarginazione dei più poveri.
Si il neoliberalismo presenta sfide profonde, rispondere a esse ci stimolerà a rivitalizzare il nostro impegno per i poveri; impegno che scaturisce più nitidamente evangelico quando non esistono proposte ideologiche alternative.