General Conference Background Document #1


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GIOVANNI PAOLO II PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 1998 DALLA GIUSTIZIA DI CIASCUNO NASCE LA PACE PER TUTTI

Globalizzazione nella solidarietà

3. I vasti mutamenti geo-politici succedutisi dopo il 1989 sono stati accompagnati da vere rivoluzioni nel campo sociale ed economico. La globalizzazione dell'economia e della finanza è ormai una realtà e sempre più chiaramente si vanno raccogliendo gli effetti dei rapidi progressi legati alle tecnologie informatiche. Siamo alle soglie di una nuova era, che porta con sé grandi speranze ed inquietanti interrogativi. Quali saranno le conseguenze dei cambiamenti in atto? Potranno tutti trarre vantaggio da un mercato globale? Avranno finalmente tutti la possibilità di godere della pace? Le relazioni tra gli Stati saranno più eque, oppure le competizioni economiche e le rivalità tra popoli e nazioni condurranno l'umanità verso una situazione di instabilità ancora maggiore?

Per una società più equa, per una pace più stabile in un mondo in cammino sulla strada della globalizzazione, è compito urgente delle organizzazioni internazionali contribuire a promuovere il senso di responsabilità per il bene comune. Ma per giungere a ciò è necessario non perdere mai di vista la persona umana, che deve essere posta al centro di ogni progetto sociale. Solo così le Nazioni Unite possono diventare una vera «famiglia di Nazioni», secondo il loro originario mandato di «promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà» (8). È questa la strada per costruire una Comunità mondiale basata sulla «fiducia reciproca, sul sostegno vicendevole, sul rispetto sincero» (9). La sfida insomma è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione. Ecco un evidente dovere di giustizia, che comporta notevoli implicazioni morali nell'organizzazione della vita economica, sociale, culturale e politica delle Nazioni.

Il pesante fardello del debito estero

4. Nazioni ed intere regioni del mondo, a causa del loro fragile potenziale finanziario o economico, rischiano di essere escluse da un'economia che si globalizza. Altre hanno maggiori risorse, ma non possono purtroppo trarne vantaggio per diversi motivi: disordini, conflitti interni, mancanza di strutture adeguate, degrado ambientale, diffusa corruzione, criminalità ed altre ragioni ancora. La globalizzazione va coniugata con la solidarietà. Si devono, pertanto, stanziare aiuti speciali, grazie ai quali Paesi che, con le sole loro forze, non sono in grado di entrare con successo nel mercato globale, possano superare la loro attuale situazione di svantaggio. È cosa che si deve ad essi per giustizia. In un'autentica «famiglia di Nazioni», nessuno può essere escluso; al contrario, è il più debole, il più fragile che va sostenuto, perché possa sviluppare appieno le proprie potenzialità.

Il mio pensiero va qui ad una delle maggiori difficoltà a cui le Nazioni più povere devono oggi far fronte. Intendo riferirmi al pesante fardello del debito estero, che compromette le economie di Popoli interi, frenando il loro progresso sociale e politico. Al riguardo, recenti iniziative delle istituzioni finanziarie internazionali hanno posto in essere un importante tentativo di coordinata riduzione di tale debito. Auspico di cuore che si continui ad avanzare su questo cammino, applicando con flessibilità le condizioni previste, in modo che tutte le Nazioni aventi diritto possano trarne vantaggio prima dell'anno 2000. Molto potranno fare in tal senso i Paesi più ricchi, offrendo il loro sostegno nell'attuazione delle iniziative menzionate.

La questione del debito fa parte di un problema più vasto: quello del persistere della povertà, talvolta anche estrema, e dell'emergere di nuove disuguaglianze che accompagnano il processo di globalizzazione. Se l'obiettivo è una globalizzazione senza marginalizzazione, non si può più tollerare un mondo in cui vivono a fianco a fianco straricchi e miserabili, nullatenenti privi persino dell'essenziale e gente che sciupa senza ritegno ciò di cui altri hanno disperato bisogno. Simili contrasti sono un affronto alla dignità della persona umana. Non mancano certo mezzi adeguati per eliminare la miseria, quali la promozione di consistenti investimenti sociali e produttivi da parte di tutte le istanze economiche mondiali. Ciò tuttavia suppone che la Comunità internazionale intenda agire con la necessaria determinazione politica. Passi lodevoli in questa direzione sono già stati fatti, ma una soluzione duratura richiede lo sforzo concertato di tutti, incluso quello degli stessi Stati interessati.

Urge una cultura della legalità

5. E che dire delle gravi ineguaglianze esistenti all'interno delle Nazioni? Situazioni di povertà estrema, dovunque si manifestino, costituiscono la prima ingiustizia. Eliminarle deve rappresentare per tutti una priorità sia a livello nazionale che internazionale.

Non si può, poi, sottacere il vizio della corruzione, che mina lo sviluppo sociale e politico di tanti popoli. È un fenomeno crescente, che si insinua insidiosamente in molti settori della società, beffandosi della legge ed ignorando le norme di giustizia e di verità. La corruzione è difficile da contrastare, perché assume molteplici forme: soffocata in un'area, rinasce talora in un'altra. Occorre coraggio anche solo per denunciarla. Per stroncarla poi si richiede, insieme con la volontà tenace delle Autorità, il sostegno generoso di tutti i cittadini, sorretti da una forte coscienza morale.

Una grande responsabilità in questa battaglia ricade sulle persone che hanno cariche pubbliche. È loro compito impegnarsi per l'equa applicazione della legge e la trasparenza in tutti gli atti della pubblica amministrazione. Posto al servizio dei cittadini, lo Stato è il gestore dei beni del popolo, che deve amministrare in vista del bene comune. Il buon governo richiede il controllo puntuale e la piena correttezza di tutte le transazioni economiche e finanziarie. In nessuna maniera si può permettere che le risorse destinate al bene pubblico servano ad altri interessi di carattere privato o addirittura criminoso.

L'uso fraudolento del denaro pubblico penalizza soprattutto i poveri, che sono i primi a subire la privazione dei servizi di base indispensabili per lo sviluppo della persona. Quando poi la corruzione si infiltra nell'amministrazione della giustizia, sono ancora i poveri a portarne più pesantemente le conseguenze: ritardi, inefficienze, carenze strutturali, assenza di un'adeguata difesa. Sovente ad essi non resta altra via che subire il sopruso.


JEAN-PAUL II POUR LA CELEBRATION DE LA JOURNEE MONDIALE DE LA PAIX 1er JANVIER 1998 DE LA JUSTICE DE CHACUN NAIT LA PAIX POUR TOUS

Mondialisation dans la solidarité

3. Les vastes mutations géopolitiques qui se sont succédé après 1989 ont été accompagnées de véritables révolutions dans le domaine social et le domaine économique. La mondialisation de l'économie et de la finance est désormais une réalité et l'on recueille toujours plus clairement les fruits des progrès rapides liés aux technologies informatiques. Nous sommes au seuil d'une ère nouvelle qui porte en elle de grandes espérances et d'inquiétantes interrogations. Quelles seront les conséquences des changements en cours? Tous pourront-ils tirer profit d'un marché mondial? Tous auront-ils, en fin de compte, la possibilité de jouir de la paix? Les relations entre les États seront-elles plus équitables, ou bien les compétitions économiques et les rivalités entre peuples et nations conduiront-elles l'humanité vers une instabilité encore plus grande?

Pour parvenir à une société plus équitable, à une paix plus stable dans un monde en marche vers la mondialisation, les Organisations internationales ont pour tâche urgente de contribuer à promouvoir le sens de la responsabilité du bien commun. Mais, pour en arriver là, il ne faut jamais perdre de vue la personne humaine, qui doit être placée au centre de tout projet social. C'est seulement ainsi que les Nations unies pourront devenir une vraie «famille de nations», selon le mandat qui leur a été assigné dès l'origine, de «favoriser le progrès social et instaurer de meilleures conditions de vie dans une liberté plus grande».(8) Telle est la voie qui permet de bâtir une Communauté mondiale fondée «sur la confiance réciproque, sur le soutien mutuel, sur le respect sincère».(9) En somme, le défi est d'assurer une mondialisation dans la solidarité, une mondialisation sans marginalisation. Il y a là un devoir évident de justice, qui comporte de notables implications morales dans l'organisation de la vie économique, sociale, culturelle et politique des nations.

Le lourd fardeau de la dette extérieure

4. À cause de la fragilité de leur potentiel financier et économique, des pays et des régions entières du monde risquent d'être exclus d'une économie qui se mondialise. D'autres ont davantage de ressources, mais ils ne peuvent malheureusement en tirer profit, pour divers motifs: désordres, conflits internes, absence de structures adéquates, dégradation de l'environnement, corruption très répandue, criminalité, et d'autres raisons encore. La mondialisation doit aller de pair avec la solidarité. On doit donc accorder des aides spéciales grâce auxquelles les pays qui, par leurs propres moyens, ne sont pas en mesure d'entrer efficacement dans le marché mondial puissent surmonter leur situation actuellement défavorable. On leur doit cela en justice. Dans une authentique «famille de nations», personne ne saurait être exclu; au contraire, c'est le plus faible, le plus fragile, qui doit être soutenu, afin qu'il puisse pleinement développer ses potentialités.

Ma pensée s'arrête ici à l'une des plus grandes difficultés auxquelles les pays les plus pauvres doivent aujourd'hui faire face. Je veux parler du lourd fardeau de la dette extérieure, qui compromet l'économie de peuples entiers, en freinant leur progrès social et politique. À ce sujet, de récentes initiatives des Institutions financières internationales ont mis en place un projet important de réduction coordonnée de cette dette. Je souhaite de tout cœur que l'on continue à avancer sur cette voie, en appliquant avec souplesse les conditions prévues, de façon que tous les pays qui y ont droit puissent en bénéficier avant l'an 2000. Les pays les plus riches pourront faire beaucoup dans ce sens en apportant leur soutien à la réalisation de telles initiatives.

La question de la dette fait partie d'un problème plus vaste, celui de la persistance de la pauvreté, parfois extrême, et de l'apparition de nouvelles inégalités qui accompagnent le processus de mondialisation. Si l'objectif est une mondialisation sans marginalisation, on ne peut plus tolérer un monde où vivent côte à côte des riches et des misérables, des personnes qui n'ont rien, qui sont privées même de l'essentiel, et des personnes qui gaspillent sans retenue ce dont d'autres ont un besoin désespéré. De tels contrastes sont un affront à la dignité de la personne humaine. Il est certain que les moyens efficaces pour éliminer la misère ne manquent pas, tels que la réalisation d'importants investissements sociaux et productifs par toutes les instances économiques mondiales. Mais cela suppose que la Communauté internationale veuille agir avec la détermination politique nécessaire. On a déjà effectué des pas louables dans ce sens, mais une solution durable exige un effort concerté de tous, y compris des États concernés.

Urgence d'une culture de la légalité

5. Et que dire des graves inégalités existant à l'intérieur des pays? La première des injustices est constituée par des situations de pauvreté extrême, où qu'elles se manifestent. Les éliminer doit être pour tous une priorité au niveau tant national qu'international.

Par ailleurs, on ne peut passer sous silence le vice de la corruption, qui mine le développement social et politique de nombreux peuples. C'est un phénomène en croissance, qui s'insinue dans beaucoup de secteurs de la société, bafouant la loi et ignorant les normes de la justice et de la vérité. Il est difficile de lutter contre la corruption, car elle revêt de multiples formes: étouffée dans un secteur, elle renaît bien des fois dans un autre. Il faut du courage même pour la dénoncer. Et pour l'éliminer, en plus de la volonté tenace des Autorités, il faut le soutien généreux de tous les citoyens, animés par une forte conscience morale.

Il est clair que la première responsabilité dans cette bataille retombe sur les personnes qui ont des charges publiques. Il est de leur devoir de veiller à une application équitable de la loi et à la transparence dans tous les actes de l'administration publique. Placé au service des citoyens, l'État est le gérant des biens du peuple, qu'il doit administrer en vue du bien commun. Le bon gouvernement exige un contrôle ponctuel et la parfaite honnêteté de toutes les transactions économiques et financières, publiques et privées. On ne peut d'aucune manière permettre que les ressources destinées au bien public soient utilisées pour d'autres intérêts de caractère privé ou, encore moins, criminel.

L'usage frauduleux de l'argent public pénalise surtout les pauvres, qui sont les premiers à souffrir de la privation des services de base indispensables au développement de la personne. Et quand la corruption s'infiltre dans l'administration de la justice, ce sont encore les pauvres qui en subissent le plus lourdement les conséquences: retards, inefficacité, carence de structures, absence d'une défense adéquate. Bien souvent, il ne leur reste plus d'autre possibilité que de subir l'injustice.


POPE JOHN PAUL II FOR THE CELEBRATION OF THE WORLD DAY OF PEACE 1 JANUARY 1998 FROM THE JUSTICE OF EACH COMES PEACE FOR ALL

Globalization with solidarity

3. The vast geopolitical changes which have taken place since 1989 have been accompanied by veritable revolutions in the social and economic fields. The globalization of the economy and of finance is now a reality, and we are realizing more and more clearly the effects of the rapid progress related to information technologies. We are on the threshold of a new era which is the bearer of great hopes and disturbing questions. What will be the effect of the changes taking place? Will everyone be able to take advantage of a global market? Will everyone at last have a chance to enjoy peace? Will relations between States become more equitable, or will economic competition and rivalries between peoples and nations lead humanity towards a situation of even greater instability?

For a more equitable society and a more stable peace in a world on the way to globalization, it is an urgent task of the International Organizations to help promote a sense of responsibility for the common good. But to achieve this we must never lose sight of the human person, who must be at the centre of every social project. Only thus will the United Nations become a "family of nations", in accordance with its original mandate of "promoting social progress and better standards of life in larger freedom".(8) This is the path for building a world community based on "mutual trust, mutual support and sincere respect".(9) The challenge, in short, is to ensure a globalization in solidarity, a globalization without marginalization. This is a clear duty in justice, with serious moral implications in the organization of the economic, social, cultural and political life of nations.

The heavy burden of external debt

4. Nations and whole regions of the world, on account of their fragile financial or economic potential, risk being excluded from an economy which is becoming globalized. Others have greater resources, but unfortunately cannot take advantage of them for various reasons: unrest, internal conflicts, a lack of adequate structures, environmental degradation, widespread corruption, criminality and other reasons as well. Globalization has to be linked with solidarity. Special aid must be forthcoming so that countries which are unable to enter the market successfully on their own strength alone can in fact overcome their present situation of disadvantage.

This is something owed to them in justice. In a true "family of nations" no one can be excluded; on the contrary, it is the weakest, the most fragile which must be supported, so that they too can develop their full potential.

My thoughts go here to one of the greatest difficulties which the poorer nations have to face today. I refer to the heavy burden of external debt, which compromises the economies of whole peoples and hinders their social and political progress. In this regard, the international financial institutions have recently initiated significant attempts to secure a coordinated reduction of this debt. I earnestly hope that progress will continue to be made in this direction by applying conditions in a flexible way, so that all eligible nations can benefit before the year 2000. The wealthier nations can do much in this respect, by supporting the implementation of such measures.

The debt question is part of a vaster problem: that of the persistence of poverty, sometimes even extreme, and the emergence of new inequalities which are accompanying the globalization process. If the aim is globalization without marginalization, we can no longer tolerate a world in which there live side by side the immensely rich and the miserably poor, the have-nots deprived even of essentials and people who thoughtlessly waste what others so desperately need. Such contrasts are an affront to the dignity of the human person. Certainly there is no lack of appropriate means for eliminating poverty, including the promotion of consistent social and productive investments on the part of world economic bodies. This presupposes that the international community intends to act with the necessary political determination. Praiseworthy steps in that direction have already been taken, but a lasting solution requires a concerted effort by everyone, including the States concerned.

A culture of respect for the rule of law is urgently needed

5. And what are we to say of the grave inequalities existing within nations? Situations of extreme poverty, wherever they are found, constitute a prime injustice. Eliminating them ought to be a priority for everyone, at the national as well as the international level.

Nor can we pass over in silence the evil of corruption which is undermining the social and political development of so many peoples. It is a growing phenomenon insidiously infiltrating many sectors of society, mocking the law and ignoring the rules of justice and of truth. Corruption is hard to combat, because it takes many different forms: when it has been suppressed in one area, it springs up in another. Courage is needed just to denounce it. To eliminate it, together with the resolute determination of the Authorities, the generous support of all citizens is needed, sustained by a firm moral conscience.

A grave responsibility in this battle falls on people in public life. Theirs is the duty to work tirelessly for the equitable application of the law and for transparency in all acts of public administration. Being at the service of its citizens, the State is the steward of the people's resources, which it must administer with a view to the common good. Good government requires accurate controls and complete honesty in all economic transactions. In no way can it be permitted that resources intended for the public good are used for other interests of a private or even criminal nature.

The fraudulent use of public monies penalizes above all the poor, who are the first to be deprived of the basic services essential for personal development. And when corruption creeps into the administration of justice, it is again the poor who pay the heaviest price: delays, inefficiency, structural insufficiencies, the lack of an adequate defence. They often have no choice but to suffer the abuse of power.


JUAN PABLO II PARA LA CELEBRACIÓN DE LA JORNADA MUNDIAL DE LA PAZ 1 ENERO 1998 DE LA JUSTICIA DE CADA UNO NACE LA PAZ PARA TODOS

Globalización en la solidaridad

3. Los profundos cambios geopolíticos acaecidos después de 1989 han ido acompañados de auténticas revoluciones en el campo social y económico. La globalización de la economía y de las finanzas es ciertamente una realidad y cada vez se van percibiendo con más claridad los efectos del rápido progreso proveniente de las tecnologías informáticas. Estamos en los umbrales de una nueva era que conlleva a la vez grandes esperanzas e inquietantes puntos interrogativos. ¿Cuáles serán las consecuencias de los cambios que actualmente se están produciendo? ¿Se podrán beneficiar todos de un mercado global? ¿Tendrán todos finalmente la posibilidad de gozar de la paz? ¿Serán más equitativas las relaciones entre los Estados o, por el contrario, la competencia económica y la rivalidad entre los pueblos y naciones llevarán a la humanidad hacia una situación de inestabilidad aún mayor?

Las organizaciones internacionales tienen el cometido urgente de contribuir a promover el sentido de responsabilidad respecto al bien común para lograr una sociedad más equitativa y una paz más estable en un mundo que se encamina a la globalización. Pero, para esto, es preciso no perder jamás de vista la persona humana, que debe ser el centro de cualquier proyecto social. Sólo de este modo las Naciones Unidas pueden llegar a ser una verdadera «familia de Naciones», según su mandato original de «promover el progreso social y mejores condiciones de vida en una libertad más amplia».(8) Este es el camino para construir una Comunidad mundial basada en la «confianza recíproca, en el apoyo mutuo y en el respeto sincero».(9) En definitiva, el desafío consiste en asegurar una globalización en la solidaridad, una globalización sin dejar a nadie al margen. He aquí un evidente deber de justicia, que comporta notables implicaciones morales en la organización de la vida económica, social, cultural y política de las Naciones.

El pesado lastre de la deuda externa

4. A causa de su frágil potencial financiero y económico, hay naciones y regiones enteras del mundo que corren el peligro de quedar excluidas de una economía que se globaliza. Otras tienen mayores recursos, pero lamentablemente no pueden beneficiarse de ellos por diversos motivos: desórdenes, conflictos internos, carencia de estructuras adecuadas, degrado ambiental, corrupción extendida, criminalidad y otros muchos más. La globalización debe ir unida a la solidaridad. Por tanto, hay que asignar ayudas especiales que permitan a los Países que sólo con sus propias fuerzas no pueden entrar con éxito en el mercado global, la posibilidad de superar su actual situación de desventaja. Es algo que se les debe por justicia. En una auténtica «familia de Naciones», nadie puede quedar excluido; por el contrario, se ha de apoyar al más débil y frágil para que pueda desarrollar plenamente sus propias potencialidades.

Pienso en una de las mayores dificultades que hoy deben afrontar las Naciones más pobres. Me refiero al pesado lastre de la deuda externa, que compromete las economías de Pueblos enteros, frenando su progreso social y político. A este respecto, las instituciones financieras internacionales han puesto en marcha con recientes iniciativas un importante intento para la reducción coordinada de dicha deuda. Deseo de corazón que se continúe avanzando en este camino, aplicando con flexibilidad las condiciones previstas, de manera que todas las Naciones con derecho a ello puedan beneficiarse de las mismas antes del año 2000. Los Países más ricos pueden hacer mucho en este sentido, ofreciendo su apoyo a las mencionadas iniciativas.

La cuestión de la deuda forma parte de un problema más amplio, que es la persistencia de la pobreza, a veces extrema, y el surgir de nuevas desigualdades que acompañan el proceso de globalización. Si el objetivo es una globalización sin dejar a nadie al margen, ya no se puede tolerar un mundo en el que viven al lado el acaudalado y el miserable, menesterosos carentes incluso de lo esencial y gente que despilfarra sin recato aquello que otros necesitan desesperadamente. Semejantes contrastes son una afrenta a la dignidad de la persona humana. No faltan ciertamente medios adecuados para eliminar la miseria, como la promoción de importantes inversiones sociales y productivas por parte de todas las instancias económicas mundiales. Lo cual requiere, sin embargo, que la Comunidad internacional se proponga actuar con la determinación política necesaria. Ya se han dado pasos encomiables en este sentido, si bien una solución duradera exige el esfuerzo concertado de todos, incluido el de los mismos Estados interesados.

Urge una cultura de la legalidad

5. ¿Qué decir de las graves desigualdades que existen dentro de las Naciones? Las situaciones de extrema pobreza, en cualquier lugar en que se manifiesten, son la primera injusticia. Su eliminación debe representar para todos una prioridad tanto en el ámbito nacional como en el internacional.

No se puede pasar por alto, además, el vicio de la corrupción, que socava el desarrollo social y político de tantos pueblos. Es un fenómeno creciente que va penetrando insidiosamente en muchos sectores de la sociedad, burlándose de la ley e ignorando las normas de justicia y de verdad. La corrupción es difícil de contrarrestar, porque adopta múltiples formas; sofocada en un área, rebrota a veces en otra. El hecho mismo de denunciarla requiere valor. Para erradicarla se necesita además, junto con la voluntad tenaz de las Autoridades, la colaboración generosa de todos los ciudadanos, sostenidos por una fuerte conciencia moral.

Una gran responsabilidad en esta batalla recae sobre las personas que tienen cargos públicos. Es cometido suyo empeñarse en una ecuánime aplicación de la ley y en la transparencia de todos los actos de la administración pública. El Estado, al servicio de los ciudadanos, es el gestor de los bienes del pueblo, que debe administrar en vista del bien común. El buen gobierno requiere el control puntual y la corrección plena de todas las transacciones económicas y financieras. De ninguna manera se puede permitir que los recursos destinados al bien público sirvan a otros intereses de carácter privado o incluso criminal.

El uso fraudulento del dinero público penaliza sobre todo a los pobres, que son los primeros en sufrir la privación de los servicios básicos indispensables para el desarrollo de la persona. Cuando la corrupción se introduce en la administración de la justicia, son también los pobres los que han de soportar con mayor rigor las consecuencias: retrasos, ineficiencia, carencias estructurales, ausencia de una defensa adecuada. Con frecuencia no les queda otra solución que padecer la tropelía.


JOÃO PAULO II PARA A CELEBRAÇÃO DO DIA MUNDIAL DA PAZ 1o DE JANEIRO DE 1998 DA JUSTIÇA DE CADA UM NASCE A PAZ PARA TODOS

Globalização na solidariedade

3. As vastas transformações geopolíticas, verificadas depois de 1989, foram acompanhadas de verdadeiras revoluções no campo social e económico. A globalização da economia e da alta finança é já uma realidade, e cada vez mais claramente se vai tirando proveito dos rápidos progressos nas tecnologias informáticas. Encontramo-nos no limiar duma nova era, que traz consigo grandes esperanças mas também interrogações inquietantes. Quais serão as consequências das mudanças em curso? Poderão todos tirar proveito dum mercado global? Terão todos finalmente a possibilidade de gozar da paz? As relações entre os Estados serão mais equitativas, ou, pelo contrário, a concorrência económica e as rivalidades entre povos e nações conduzirão a humanidade para uma situação de instabilidade ainda maior?

Em ordem a uma sociedade mais equitativa e em prol duma paz mais estável num mundo a caminho da globalização, é tarefa urgente das organizações internacionais ajudar a promover o sentido de responsabilidade pelo bem comum. Mas, para se chegar a isso, é necessário não perder nunca de vista a pessoa humana, que deve ser colocada no centro de cada projecto social. Só assim é que as Nações Unidas se podem tornar uma verdadeira «família de nações», de acordo com o seu mandato primordial «de promover o progresso social e melhores condições de vida numa mais ampla liberdade».(8) Esta é a estrada para construir uma comunidade mundial, baseada sobre «a confiança recíproca, o apoio mútuo e o respeito sincero».(9) (14 de Outubro de 1995), 5.] Em suma, o desafio é assegurar uma globalização na solidariedade, uma globalização sem marginalização. Isto constitui claramente um dever de justiça, que comporta notáveis implicações morais na organização da vida económica, social, cultural e política das nações.

O pesado fardo da dívida externa

4. Há nações e regiões inteiras do mundo que, por causa da sua frágil capacidade financeira ou económica, correm o risco de ficar excluídas duma economia que se vai globalizando. Outras possuem maiores recursos, mas não podem infelizmente tirar proveito deles por diversos motivos: desordens, conflitos internos, falta de estruturas adequadas, degradação ambiental, corrupção generalizada, criminalidade e outras razões ainda. A globalização há-de ser conjugada com a solidariedade. Por isso, devem-se instituir ajudas especiais, de modo que os países que não são capazes, só com suas forças, de entrar com sucesso no mercado global, possam, recorrendo a tais ajudas, superar a sua actual situação de desvantagem. Isto é-lhes devido por justiça. Numa autêntica «família de nações», ninguém pode ficar excluído; pelo contrário, é o mais débil, o mais frágil que há-de ser apoiado para conseguir desenvolver plenamente as suas próprias potencialidades.

O meu pensamento não pode deixar de deter-se aqui numa das maiores dificuldades que têm hoje de enfrentar as nações mais pobres. Refiro-me ao pesado fardo da dívida externa, que compromete as economias de inteiros povos, frenando o seu progresso social e político. Neste âmbito, recentes iniciativas das instituições financeiras internacionais puseram em acto uma importante tentativa de redução coordenada de tal dívida. Espero ardentemente que se continue a avançar por essa estrada aplicando com flexibilidade as condições previstas, de modo que todas as nações com direito a tal iniciativa possam beneficiar da mesma antes do ano 2000. Neste sentido, muito poderão fazer os países mais ricos, oferecendo o seu apoio para a concretização das referidas iniciativas.

A questão da dívida faz parte dum problema mais vasto: a persistência da pobreza, às vezes mesmo extrema, e a aparição de novas desigualdades que acompanham o processo de globalização. Se o objectivo é uma globalização sem marginalização, não se pode tolerar mais um mundo onde vivem lado a lado super-ricos e miseráveis, pobres privados mesmo do essencial e gente que esbanja desenfreadamente aquilo de que outros têm desesperada necessidade. Tais contrastes são uma afronta à dignidade da pessoa humana. Não faltam certamente meios adequados para eliminar a miséria, ou seja, a promoção de investimentos sociais e produtivos consistentes da parte de todas as instâncias económicas mundiais. Isto, porém, supõe que a comunidade internacional queira agir com a necessária determinação política. Foram já dados passos louváveis nesta direcção, mas uma solução duradoura requer o esforço concertado de todos, incluindo dos próprios Estados interessados.

Urge uma cultura da legalidade

5. E que dizer das graves desigualdades existentes no seio das nações? Situações de pobreza extrema, onde quer que apareçam, constituem a primeira injustiça. A sua eliminação deve significar para todos uma prioridade tanto a nível nacional como internacional.

Não se pode calar, depois, o vício da corrupção, que mina o progresso social e político de tantos povos. É um fenómeno crescente, que vai penetrando insidiosamente em muitos sectores da sociedade, burlando-se da lei e ignorando as normas da justiça e da verdade. A corrupção é difícil de combater, porque assume múltiplas formas: sufocada numa área, renasce por vezes noutra. É preciso coragem mesmo só para denunciá-la. Depois, para suprimi-la, requer-se, juntamente com a vontade tenaz das autoridades, o apoio generoso de todos os cidadãos, sustentados por uma forte consciência moral.

Uma grande responsabilidade nesta batalha recai sobre as pessoas que detêm cargos públicos. É seu dever empenhar-se por uma equitativa aplicação da lei e pela transparência em todos os actos da administração pública. Posto ao serviço dos cidadãos, o Estado é o gestor dos bens do povo, que deve administrar tendo em vista o bem comum. O bom governo requer o controle pontual e a plena legalidade em todas as transacções económicas e financeiras. Não se pode permitir de maneira alguma que os recursos destinados ao bem público sirvam para outros interesses de carácter privado ou mesmo criminoso.

O uso fraudulento do dinheiro público penaliza sobretudo os pobres, que são os primeiros a sofrerem a privação dos serviços básicos indispensáveis para o desenvolvimento da pessoa. Quando, depois, a corrupção se infiltra na administração da justiça, são ainda os pobres quem mais duramente suporta as consequências: atrasos, ineficácia, carências estruturais, falta duma defesa adequada. E tantas vezes não lhes resta outro caminho senão sofrer a prepotência.


JOHANNES PAUL II. ZUR FEIER DES WELTFRIEDENSTAGES 1. JANUAR 1998 AUS DER GERECHTIGKEIT DES EINZELNEN ERWACHST DER FRIEDEN FUR ALLE

Globalisierung in Solidarität

3. Die ausgedehnten geopolitischen Wandlungen, die 1989 aufeinander folgten, wurden von wahren Umwälzungen im gesellschaftlichen und wirtschaftlichen Bereich begleitet. Die Globalisierung der Wirtschaft und Finanzen ist nunmehr Wirklichkeit geworden, und die Auswirkungen der mit der Informatiktechnologie verbundenen rapiden Fortschritte sind immer greifbarer wahrzunehmen. Wir stehen an der Schwelle eines neuen Zeitalters, das grobe Hoffnungen und beunruhigende Fragen mit sich bringt. Welche Folgen werden sich aus den gegenwärtig stattfindenden Wandlungen ergeben? Werden alle Menschen aus einem weltumspannenden Markt Nutzen ziehen können? Werden schlieblich alle die Möglichkeit haben, im Frieden zu leben? Werden die Beziehungen zwischen den Staaten ausgewogener sein, oder werden die zwischen Völkern und Nationen bestehenden wirtschaftlichen Wettbewerbe und Rivalitäten die Menschheit in eine noch viel unsicherere Lage bringen?

Um eine gerechtere Gesellschaft und einen stabileren Frieden in einer Welt auf dem Weg zur Globalisierung zu erzielen, ist es dringende Pflicht der internationalen Organisationen, dazu beizutragen, dab das Verantwortungsbewubtsein für das Gemeinwohl gefördert wird. Zu diesem Zweck darf man aber nie die menschliche Person auber acht lassen, die in den Mittelpunkt jedes sozialen Projektes zu stellen ist. Nur so können die Vereinten Nationen zu einer wahren »Familie der Nationen« werden, wie es ihrem ursprünglichen Auftrag entspricht, »den sozialen Fortschritt und bessere Lebensbedingungen in einer gröberen Freiheit zu fördern«.(8) Das ist der Weg, um eine Weltgemeinschaft aufzubauen, die auf »gegenseitigem Vertrauen, gegenseitiger Unterstützung und gegenseitiger Achtung«(9) gegründet ist. Die Herausforderung besteht also darin, eine Globalisierung in Solidarität, eine Globalisierung ohne Ausgrenzung zu sichern. Das ist eine offensichtliche Pflicht der Gerechtigkeit, die beachtliche moralische Implikationen in sich birgt, wenn das wirtschaftliche, soziale, kulturelle und politische Leben der Nationen gestaltet werden soll.

Die schwere Last der Auslandsverschuldung

4. Auf Grund ihres schwachen finanziellen und wirtschaftlichen Potentials laufen manche Nationen und ganze Weltregionen Gefahr, aus einer sich weltweit zusammenschliebenden Wirtschaft ausgeschlossen zu werden. Andere haben zwar gröbere Ressourcen, können aber aus verschiedenen Gründen daraus leider keinen Nutzen ziehen: wegen Unruhen, interner Konflikte wegen des Mangels an angemessenen Strukturen, der Umweltverschmutzung, der verbreiteten Korruption, der Kriminalität und aus noch anderen Gründen. Globalisierung mub sich mit Solidarität verbinden. Deshalb müssen besondere Mittel bereitgestellt werden, mit deren Hilfe Länder, die aus eigenen Kräften dem Weltmarkt nicht beitreten können, ihre derzeitige benachteiligte Lage zu überwinden vermögen. Dies ist man ihnen um der Gerechtigkeit willen schuldig. In einer wahren »Familie der Nationen« darf niemand ausgeschlossen werden; im Gegenteil, der Schwächste, der Zerbrechlichste mub unterstützt werden, damit er seine Leistungsfähigkeit voll entfalten kann.

Hier denke ich an eine der gröbten Schwierigkeiten, die die ärmeren Nationen heute überwinden müssen. Ich möchte auf die schwere Last der Auslandsverschuldung eingehen, die die Wirtschaft dieser Völker beeinträchtigt, indem sie ihren sozialen und politischen Fortschritt bremst. In dieser Hinsicht haben jüngste Initiativen der internationalen Finanzinstitutionen einen bedeutenden Versuch zur koordinierten Reduzierung dieses Schuldenberges unternommen. Ich wünsche von Herzen, dab man auf diesem Weg unter flexibler Anwendung der vorgesehenen Bedingungen weiter so fortschreite, dab alle dazu berechtigten Nationen vor Beginn des Jahres 2000 daraus Nutzen ziehen können. Die reicheren Länder können dazu viel beitragen, indem sie bei der Anwendung der genannten Initiativen ihre Unterstüzung anbieten.

Die Schuldenfrage gehört zu einem weiterreichenden Problem: die anhaltende, oftmals auch äuberste Armut und die wachsenden neuen Ungleichheiten, die den Globalisierungsprozeb begleiten. Wenn das Ziel eine Globalisierung ohne Ausgrenzung ist, kann man eine Welt nicht mehr ertragen, in der Steinreiche und Allerärmste Seite an Seite leben, Besitzlose ohne das Lebensnotwendigste und Leute, die hemmungslos das vergeuden, was andere notwendig brauchen. Solche Kontraste sind eine Beleidigung für die Würde der menschlichen Person. Es mangelt gewib nicht an geeigneten Mitteln, um der Not abzuhelfen, wie z. B. die Förderung konsistenter sozialer und produktiver Investitionen seitens aller weltwirtschaftlichen Instanzen. Das setzt jedoch voraus, dab die internationale Gemeinschaft mit der nötigen Entschlossenheit handeln will. Lobenswerte Schritte wurden in dieser Richtung bereits unternommen, aber eine dauernde Lösung erfordert die konzertierte Anstrengung aller, einschlieblich die der betroffenen Staaten selbst.

Gefragt ist eine Kultur, auf dem Boden des Gesetzes zu handeln

5. Was ist über die im Innern der Nationen bestehenden schwerwiegenden Ungleichheiten zu sagen? Äuberste Armut ist, wo immer sie auftritt, die erste Ungerechtigkeit. Sie auszumerzen mub für alle auf nationaler und internationaler Ebene Priorität genieben.

Man darf auch das Laster der Korruption nicht verschweigen, das die gesellschaftliche und politische Entwicklung vieler Völker unterminiert. Sie ist ein wachsendes Phänomen, das sich heimtückisch in viele Sektoren der Gesellschaft einschleicht, wobei das Gesetz umgangen und die Regeln der Gerechtigkeit und Wahrheit mibachtet werden. Die Korruption ist schwer zu bekämpfen, weil sie vielfältige Formen annimmt: Wird sie in einem Bereich getilgt, tritt sie bisweilen in einem anderen wieder auf. Man braucht schon Mut, um sie nur anzuprangern. Um sie zu tilgen, bedarf es des zähen Willens der Obrigkeiten wie auch der hochherzigen Mithilfe aller Bürger, die von einem ausgeprägten moralischen Gewissen gestützt sind.

Schwere Verantwortung in diesem Kampf haben offenkundig die öffentlichen Amtsträger. Ihre Aufgabe ist es, sich für die gerechte Anwendung des Gesetzes und die Transparenz in allen Handlungen der öffentlichen Verwaltung einzusetzen. Zum Dienst an den Bürgern bestellt, ist der Staat der Verwalter der Güter eines Volkes, die er zugunsten des Gemeinwohls einsetzen soll. Gutes Regieren erfordert pünktliche Kontrolle und volle Korrektheit aller wirtschaftlichen und finanziellen Transaktionen. Auf keinen Fall darf es erlaubt sein, dab die für das Gemeinwohl bestimmten Mittel anderen Interessen privater oder sogar krimineller Natur dienen.

Die betrügerische Verwendung der öffentlichen Geldmittel trifft besonders die Armen, die als erste unter dem Mangel der Grunddienste leiden, die für die Entfaltung der Person unerläblich sind. Wenn dann die Korruption in die Verwaltung der Gerichtsbarkeit eindringt, sind es wiederum die Armen, die die Folgen am deutlichsten zu spüren bekommen: Verzögerungen, fehlerhafte Leistung, Notstände in der Struktur und Mangel an angemessenem Schutz. Oft bleibt ihnen nichts anderes übrig, als den Mibstand zu ertragen.


JANA PAWLA II NA XXXI SWIATOWY DZIEN POKOJU 1 STYCZNIA 1998 ROKU Sprawiedliwosc kazdego czlowieka zródlem pokoju dla wszystkich

Globalizacja w klimacie solidarnosci

3. Rozleglym przemianom geopolitycznym, jakie dokonaly sie po roku 1989, towarzyszyly prawdziwe rewolucje w dziedzinie spolecznej i gospodarczej. Globalizacja ekonomii i finansów jest juz rzeczywistoscia, coraz wyrazniej widoczne sa tez skutki szybkiego rozwoju technik informatycznych. Stoimy na progu nowej ery, która niesie z soba wielkie nadzieje, ale takze pytania i obawy. Jakie beda konsekwencje dokonujacych sie dzis przemian? Czy wszyscy beda mogli czerpac korzysci z globalnego rynku? Czy wszyscy beda mogli wreszcie zaznac pokoju? Czy relacje miedzy panstwami beda bardziej równoprawne, czy tez konkurencja ekonomiczna i rywalizacja miedzy narodami i panstwami doprowadzi ludzkosc do sytuacji jeszcze bardziej niestabilnej?

Dazac do zbudowania spoleczenstwa bardziej sprawiedliwego i do zapewnienia trwalego pokoju w swiecie, który podaza droga globalizacji, organizacje miedzynarodowe winny dolozyc wszelkich staran, aby przyczynic sie do ksztaltowania poczucia odpowiedzialnosci za dobro wspólne. By to osiagnac, nie mozna tracic z oczu osoby ludzkiej, która nalezy umiescic w centrum wszelkich projektów rozwoju spolecznego. Tylko w ten sposób Narody Zjednoczone moga sie stac prawdziwa «rodzina narodów», zgodnie ze swym pierwotnym mandatem «popierania postepu spolecznego i tworzenia lepszych warunków zycia w kontekscie szerszej wolnosci».(8) Oto jest droga wiodaca do zbudowania swiatowej spolecznosci opartej na «wzajemnym zaufaniu, pomocy i szczerym szacunku».(9) Zadaniem jest zatem troska o to, aby globalizacja dokonywala sie w klimacie solidarnosci i by nie prowadzila do marginalizacji. Jest to jednoznaczny nakaz sprawiedliwosci, z którego wynikaja doniosle implikacje moralne, dotyczace organizacji zycia gospodarczego, spolecznego, kulturalnego i politycznego narodów.

Ciezkie brzemie zadluzenia zagranicznego

4. Istnieje niebezpieczenstwo, ze kraje i cale regiony swiata, dysponujace niewielkim potencjalem finansowym lub gospodarczym, zostana wykluczone z globalnego systemu ekonomicznego. Niektóre zas posiadaja bogatsze zasoby, ale nie moga ich wykorzystac z róznych powodów, takich jak zaburzenia spoleczne i konflikty wewnetrzne, brak odpowiednich struktur, dewastacja srodowiska naturalnego, powszechna korupcja, przestepczosc i inne. Globalizacja musi sie laczyc z solidarnoscia. Nalezy zatem udzielic szczególnej pomocy krajom, które nie sa w stanie wejsc na globalny rynek o wlasnych silach, aby mogly przezwyciezyc niekorzystna sytuacje, w jakiej sie obecnie znajduja. Okazanie im tej pomocy jest nakazem sprawiedliwosci. Nikt nie moze zostac wykluczony z prawdziwej «rodziny narodów»; przeciwnie, to wlasnie najslabsi i najmniej odporni winni uzyskac pomoc, aby mogli w pelni rozwinac swoje mozliwosci.

Chcialbym dotknac tutaj jednego z najwiekszych problemów, z jakim musza sie dzis zmagac kraje ubozsze. Mam na mysli ciezkie brzemie zadluzenia zagranicznego, które przygniata gospodarke tych krajów, hamujac ich postep spoleczny i polityczny. Inicjatywy podjete ostatnio w tej dziedzinie przez miedzynarodowe instytucje finansowe sa wazna próba systematycznej redukcji tego zadluzenia. Ufam gleboko, ze bedzie sie podejmowac dalsze dzialania tego rodzaju, stosujac w sposób elastyczny okreslone przepisy, tak aby wszystkie uprawnione kraje mogly z nich skorzystac przed rokiem 2000. Wiele moga uczynic w tym celu kraje bogate, wspomagajac realizacje wspomnianych inicjatyw.

Kwestia zadluzenia stanowi czesc bardziej rozleglego problemu, jakim jest utrzymywanie sie ubóstwa, czasem skrajnego, oraz pojawianie sie nowych nierównosci towarzyszacych procesowi globalizacji. Jezeli naszym celem jest globalizacja bez marginalizacji, to nie mozemy pozwolic, by w swiecie zyli obok siebie ludzie niezmiernie bogaci i skrajnie ubodzy, nedzarze nie posiadajacy nawet przedmiotów pierwszej potrzeby i tacy, którzy beztrosko marnotrawia dobra pilnie potrzebne innym. Tego rodzaju kontrasty sa obraza godnosci czlowieka. Z pewnoscia nie brak odpowiednich srodków, aby usunac nedze: mozna to osiagnac, zachecajac wszystkie instytucje ekonomiczne swiata do systematycznych inwestycji w sektorze socjalnym i produkcyjnym. Wymaga to jednak, by spolecznosc miedzynarodowa dzialala z nalezyta konsekwencja polityczna. Podjeto juz w tym kierunku dzialania zaslugujace na uznanie, jednakze trwale rozwiazanie problemu wymaga wspólnego wysilku wszystkich, w tym takze samych zainteresowanych krajów.

Potrzeba kultury praworzadnosci

5. A cóz powiedziec o glebokich nierównosciach istniejacych wewnatrz poszczególnych krajów? Zjawisko skrajnej nedzy, gdziekolwiek wystepuje, jest najwieksza niesprawiedliwoscia. Usuniecie go powinno byc dla wszystkich pierwszoplanowym celem zarówno na plaszczyznie krajowej, jak miedzynarodowej.

Nie mozna tez przemilczec plagi korupcji zagrazajacej rozwojowi spolecznemu i politycznemu wielu narodów. Jest to zjawisko coraz powszechniejsze, które zakrada sie podstepnie do wielu srodowisk spolecznych, drwiac sobie z prawa i depczac zasady sprawiedliwosci i prawdy. Nielatwo jest walczyc z korupcja, gdyz przybiera ona wiele rozmaitych postaci: stlumiona w jednej dziedzinie, pojawia sie czesto w innej. Juz samo napietnowanie korupcji wymaga odwagi, zas do skutecznej walki z nia potrzebne jest konsekwentne dzialanie wladz i ofiarna pomoc wszystkich obywateli, kierujacych sie gleboka swiadomoscia moralna.

Wielka odpowiedzialnosc w tej walce spoczywa na ludziach sprawujacych funkcje publiczne. To ich zadaniem jest troska o sprawiedliwe stosowanie prawa oraz o legalnosc wszelkich dzialan administracji publicznej. Panstwo sluzy obywatelom jako zarzadca majatku narodowego, który winno wykorzystywac dla wspólnego pozytku. Dobre zarzadzanie wymaga dokladnej kontroli oraz calkowitej poprawnosci wszystkich transakcji ekonomicznych i finansowych. Pod zadnym pozorem nie mozna dopuscic, aby sumy przeznaczone na cele publiczne sluzyly innym interesom o charakterze prywatnym lub wrecz przestepczym.

Nieuczciwe wykorzystywanie pieniedzy publicznych szkodzi przede wszystkim ubogim, którzy jako pierwsi odczuwaja brak uslug socjalnych niezbednych dla rozwoju osoby. Gdy zas korupcja zakrada sie do wymiaru sprawiedliwosci, równiez tutaj ubodzy najbolesniej odczuwaja konsekwencje tej sytuacji: opóznienia, nieudolnosc, wady strukturalne, brak nalezytej obrony. Czesto nie maja innego wyjscia, jak biernie znosic naduzycia.