Il tradimento dell'etica finanziaria di Guido M.
Miglietta
La questione del debito dei Paesi del sud del mondo è la forma con cui si presentano oggi le esigenze d'eticità all'interno del sistema finanziario internazionale. È in questione l'etica. La richiesta di verità emerge dalla nostra sensibilità e dalla nostra evoluzione di pensiero per la costruzione di un mondo a misura d'uomo.
Il debito del Sud del mondo, pari a 2.000 miliardi di dollari americani, nella sua storia e nel suo sviluppo si presenta come un enorme fardello appoggiato, legato alle spalle dei poveri, privati - del tutto o in parte - d'istruzione, sanità, formazione, servizi, persino del cibo, perché c'è il debito da pagare.
In quello che è successo riguardo al debito c'è qualcosa di sbagliato. Si è mancato nell'etica dell'intermediazione finanziaria. Essa è stata applicata in modo non pertinente, insufficiente ed errato.
L'intermediazione finanziaria non è terreno neutro
Per entrare nei principi dell'etica dell'intermediazione finanziaria, occorre innanzi tutto u-scire dalla convinzione di presunzione - più o meno infatuata - del cosiddetto "terreno neu-tro", attribuito in generale al gioco del denaro e dei sistemi del credito. Tutto ciò che è guidato dall'intenzionalità, quindi dal volere umano, non si svolge per niente in campo neutro. Conosciamo bene gli ideologi del principio secondo cui l'esercizio della libertà si svolge su di un libero gioco in terreno neutrale, anche quando questo avvenga contro la verità.
Sul versante del risparmio, nella presunta neutralità di un sistema asettico, qualsiasi ipote-tico risparmiatore X, affidando i suoi risparmi sarebbe unicamente interessato a conseguire sicurezza (giustamente) e la più elevata redditività possibile. E quest'ultima conseguenza sa-rebbe il risultato "buono" del sistema, coronato dell'aureola, eccola, di pseudoneutralità.
A chi svolge l'intermediazione finanziaria spetta di assicurare certamente l'assistenza al risparmiatore. Ma è anche doveroso mettere in atto la funzione socialmente utile del credito, in relazione agli impieghi verso cui si fa affluire il risparmio, verso i suoi destinatari, nell'equità degli accordi.
Le mancanze etiche verso il sud del mondo
Nell'accumulo dell'enorme debito dei Paesi in via di sviluppo troviamo i termini della mancanza d'etica dell'intermediazione finanziaria: mancanza nell'oggetto, nella modalità e nella selezione delle parti contraenti.
Mancanza nell'oggetto, ovvero nella sua destinazione, quando si è dato sostegno ad opera-zioni, progetti e programmi antisociali, antieconomici, contro la pace (come nei finanziamenti per l'industria ed il commercio delle armi), contro l'ambiente. Mancanza nelle modalità: a tassi d'interesse svantaggiosi per il debitore, vincolati alla moneta unica del dollaro americano, sottoposti quindi alle sue fluttuazioni. Mancanza sia nella scelta, sia nell'accettazione delle qualità della parte contraente. Questo si è verificato tutte le volte in cui si è trattato di lucrare vantaggi da accordi intrapresi con governi non rappresentativi dei loro popoli, persone che, a nome del loro proprio privato interesse antisociale, hanno riversato sulle società civili dei rispettivi Paesi l'effettivo e prolungato pesante onere del pagamento dei debiti contratti. E non solo sulle società civili presenti oggi, o all'atto della stipula d'accordi iniqui, ma anche sulle spalle delle generazioni future, ipotecandone le risorse se non compromettendone lo sviluppo umano.
Chi afferma che il prodotto favorevole, vantaggioso del sistema finanziario dev'essere si-curezza e redditività quanto più elevate a favore del risparmio, non credo voglia dire che, per ottenere i suoi più alti risultati, il sistema finanziario dovesse insegnare a praticare «l'arte dello scroccone e dell'usuraio» ed altre cose simili più o meno disoneste: così già criticamente argomentava il gesuita L. Taparelli, (1793-1862), quasi un secolo e mezzo fa. Proprio questo è rimproverato dal Sud del Mondo al Nord oggi.
L'atto d'accusa di Iriarte
Riportiamo le clamorose osservazioni sul debito del teologo boliviano G. Iriarte:
1. Le condizioni del credito elargito sono inique:
a) gli interessi che sono lucrati oggi sono più elevati dei tassi reali;b) sono interessi fluttuanti, che hanno cominciato a raddoppiarsi o triplicarsi senza a-scoltare i debitori (ossia sono interessi da usurai);
c) mentre s'innalzano gli interessi sul debito continuano invece ad abbassarsi i prezzi delle materie prime dei Paesi del Terzo mondo;
d) il debito è andato crescendo per effetto della rivalutazione del dollaro americano;
e) dai Paesi del Sud del mondo una marea di dollari Usa ogni anno sono trasferiti al Nord (dall'America latina 40 milioni di dollari l'anno negli ultimi tre anni).
2. Il debito è stato contratto in gran parte da governi illegittimi:
a) questi governi non avevano la capacità giuridica di contrarre i debiti che hanno contratto;b) i contraenti (governi da una parte e banche creditrici dall'altra) sapevano dell'irregolarità di una tale situazione eppure si sono approfittati ugualmente di stipulare contratti;
c) la maggior parte dei fondi dei prestiti non furono investiti a beneficio dei rispettivi Paesi;
d) i crediti conseguiti non ebbero il consenso della popolazione, né direttamente né in-direttamente;
e) l'obbligo di restituirli spetterebbe, al limite, a coloro che ne beneficiarono diretta-mente.
3. Il pagamento del debito arrecherebbe conseguenze di estremità gravità nei Paesi debitori:
a) pagando il servizio del debito aumenterebbero disoccupazione, fame, miseria, e mortalità, ossia i casi di "Sindrome da debito internazionale";b) le leggi o i contratti non obbligano moralmente quando il loro adempimento causasse un danno proporzionalmente grave;
4. I Paesi creditori, con le loro istituzioni finanziare, sono già stati compensati eco-nomicamente:
a) il deterioramento continuo dei prezzi degli scambi commerciali internazionali fa tra-sferire sempre più denaro dai Paesi poveri ai Paesi ricchi;b) gran parte dei fondi ottenuti nella forma di crediti sono rientrati nelle banche com-merciali internazionali, soprattutto attraverso la fuga dei capitali:
c) se si assomma il denaro che paga l'America latina, come servizio del debito (am-mortamento più interessi), alla fuga dei capitali ed al guadagno dei Paesi industrializzati a causa del commercio diseguale, si arriva alla conclusione che l'America latina non solo non è debitrice, ma è persino creditrice verso questi Paesi;
d) l'America latina è un'esportatrice netta di capitali.
A cosa serve l'anno santo del 2000
L'anno santo del Duemila è straordinaria occasione per voltare pagina, ma dopo avere ri-levato gli errori compiuti nelle pagine precedenti. Qualcuno ha affermato che i Paesi del sud del mondo senza il debito non si saprebbero governare e ne contrarrebbero altri. L'argomento è simile a quello usato dagli schiavisti per replicare all'abrogazione della schiavitù. Dalla nostra parte invece? Privati di rapporti commerciali iniqui, se ne cercherebbero di creare imme-diatamente degli altri?
L'anno santo dovrebbe segnare invece la svolta decisiva verso una più profonda etica dell'intermediazione finanziaria, in favore di una finanza etica, quella retta dal criterio non del massimo interesse ma dell'azione umanamente degna e costruttiva. La riflessione attenta sulla casa comune dovrà diventare allora approfondito esame di coscienza perché si creino le disposizioni al cambiamento: non più di abitanti di serie A , B, Zeta, liberi o schiavi. La re-missione dei debiti nell'Anno Santo vuol dire intraprendere la cura della casa comune (oiko-nomía) secondo il progetto di Dio.