Cari Confratelli,
Anche se molti di voi hanno cominciato il lavoro ieri nell'incontro dei Superiori che sono alla prima esperienza di questo servizio in Congregazione, voglio ora esprimere a tutti il benvenuto a nome del Governo generale e della Comunità di Roma.
Purtroppo a quest'incontro vi è un'assenza molto significativa, quella del Superiore Amministratore del Distretto delle Filippine, p. Jeremiah Sheehy (Jerry), trattenuto nelle Filippine per la dolorosa e incerta situazione di p. Giuseppe Pierantoni (Beppe), rapito lo scorso 17 ottobre e del quale, finora, non abbiamo notizie chiare, né ancora speranza immediata di liberazione. È un evento che offusca la piena allegria di questo raduno; ma ci impegna anche nella preghiera più intensa per lui e la sua famiglia (i genitori anziani e sua sorella); ci sollecita a una speranza teologale più viva, nella consapevolezza che la nostra vocazione ha lo stesso destino pasquale di Cristo.
Un'altra assenza, nota a tutti voi, è quella di p. Maurice Légaré, Superiore regionale della CGA. Era già a Roma quando ha avuto la notizia della morte di suo padre, per cui è dovuto rientrare in Canada il giorno 4 novembre. Ha lasciato i saluti per tutti, assicurando di stare spiritualmente unito a noi. Da parte nostra gli siamo vicini con la preghiera di suffragio per suo padre e di conforto cristiano per tutta la sua famiglia.
Siamo gioiosi di ricevervi nella nostra casa centrale per realizzare questo Incontro di Superiori Maggiori SCJ con il Direttivo generale. Incontro che avviene regolarmente ogni tre anni e si trova sempre a mezza strada tra un Capitolo generale e una Conferenza generale. È un organismo di consulta che, sebbene non è nominato espressamente dal nostro Diritto proprio, si è andato consolidando nella nostra prassi congregazionale come uno strumento di dialogo, partecipazione e corresponsabilità di tutti i Superiori in ordine al bene comune (cf. Cst 110).
1. Il nostro servizio dell'autorità
Dato che si tratta di un Incontro di Superiori Maggiori SCJ, vale la pena spendere una parola circa il nostro servizio dell'autorità in Congregazione.
Questo Incontro dobbiamo ritenerlo come un momento privilegiato del nostro servizio di autorità, a cui oserei assegnare tre note caratteristiche. Si tratta di un servizio fraterno, di un servizio pastorale e di un servizio di mediazione.
- L'autorità nella vita religiosa non si imposta sulle categorie del potere, ma su quelle del servizio dei confratelli. Non è, quindi, in primo luogo un rapporto di dipendenza tra superiori e sudditi, come avviene in altri ambiti umani. È innanzitutto un rapporto di disponibilità, in cui si realizza la propria oblazione fatta al Signore nei fratelli. Seguendo l'esempio di Gesù, Signore e Maestro, siamo chiamati ad essere, in mezzo ai nostri, dei fratelli maggiori che vestono il grembiule del servizio come espressione di un amore assunto in tutte le sue conseguenze (cf. Gv 13,1-15). Siamo, perciò, in primo luogo dei fratelli in mezzo ai nostri fratelli.Mancare a questo compito di mediazione sarebbe la massima infedeltà imputabile a un superiore. Per contro, l'adempimento semplice e generoso di tale servizio si converte nel contributo più efficace alla missione della Congregazione, e nella garanzia umana del suo sviluppo e del suo futuro.- Ci è però affidata anche l'animazione, la guida spirituale, la costruzione dell'unità e della comunione, il governo dei nostri fratelli.
Sotto questo aspetto siamo, nella Congregazione e per la Congregazione, dei padri, dei pastori, delle guide, costituiti in autorità per organizzare, ordinare, coordinare, dirigere la vita e l'azione dei confratelli (cf. MR 14), suscitare la ricerca e il discernimento comune, prendere delle decisioni e assicurare la loro esecuzione (cf. VFC 50).
- Ma vi è anche un servizio di mediazione che mi preme sottolineare in modo speciale. A noi tocca svolgere un compito di ponte tra il disegno di Dio che chiama, la Chiesa, l'intenzione del Fondatore, le Costituzioni, il carisma, i segni dei tempi, i segni del luogo, le sfide del mondo, ecc… e i nostri confratelli. È per noi, quindi, un servizio di obbedienza a un mandato ricevuto, in fedeltà allo Spirito Santo, che ha dato alla Chiesa il carisma fondazionale del nostro Istituto, e in fedeltà alla missione che esso ha "oggi" nel corpo della Chiesa e nel cuore del mondo (cf. Cst 27). Noi non siamo i "fondatori" della Congregazione, ma siamo i continuatori del carisma avuto per mezzo di p. Dehon e, quindi, siamo coloro che devono garantire la fedeltà creativa all'intenzione originale fondazionale e l'adeguato rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II (cf. PC 2; VC 36-37).
Questo servizio di mediazione deve far sì che la Congregazione giunga ad essere significativa nel mondo di oggi proprio per la visibilità e il profetismo della sua consacrazione totale a Dio e amore al prossimo, e per la qualità e la specificità delle sue scelte di vita e di apostolato (cf. LG 31; MR 14.a).
L'opera di un Superiore si coglie nel tempo. I frutti, siano buoni o cattivi, non si vedono nel momento; si raccolgono nelle tappe che si susseguono dopo il suo governo.
Trattandosi di un servizio fraterno, pastorale e di mediazione, dove si gioca il senso del nostro Istituto, esso esige un coinvolgimento personale, spirituale e operativo, molto profondo. È lo Spirito Santo il primo maestro e guida di una vita religiosa autentica, per questo è necessario che noi superiori, sorretti dalla grazia, facciamo una forte esperienza di Dio, di fraternità e di dehonianità.
2. Scopo generale del nostro raduno
Venendo alla finalità di questo raduno, dobbiamo chiarire in primo luogo lo scopo generale che non può essere altro che la ricerca insieme della volontà di Dio, in vista del bene comune. Difatti, condividendo, per grazia di Dio, il progetto evangelico di vita che, attraverso p. Dehon, è stato donato alla Chiesa, il primo scopo del nostro servizio di autorità consiste nella promozione dell'"unità fondamentale di tutta la Congregazione", … "nella fedeltà dinamica allo spirito e alle intenzioni del Fondatore" … come un valore essenziale per il bene della Chiesa (cf. Cst 112).
La prospettiva di essere venuti per pensare e occuparci di tutta la Congregazione, come già vi ho anticipato nell'omelia, deve centrare la nostra attenzione di questi giorni e deve orientare le nostre proposte e scelte di futuro. Fare nostra la vita e la problematica di tutta la Congregazione; corresponsabilizzarci del suo presente e del suo avvenire; prendere a cuore la sua qualità di vita, la sua missione, la sua crescita, le sfide che affronta; prendere degli orientamenti comuni e dare gli strumenti perché il Governo generale giunga a delle decisioni che coinvolgono tutti… costituiscono lo scopo generale di ogni raduno internazionale SCJ.
Quindi, pur rappresentando una parte concreta e limitata della Congregazione (la propria Provincia, Regione o Distretto), dobbiamo superare gli stretti confini della propria realtà per cercare gli interessi dell'insieme di tutta la nostra Famiglia Religiosa. Nello spirito del "NOI CONGREGAZIONE", e nella fedeltà alla MISSIONE carismatica e specifica SCJ, nella Chiesa e nel Mondo, saranno salvaguardati sia il bene comune, sia il bene particolare delle parti e dei singoli religiosi.
3. Obiettivi specifici di quest'Incontro
A questi raduni giungono sempre molti argomenti che rivestono un carattere d'interesse comune e che ci fanno percepire in maniera vitale il cammino e le sfide che affronta la nostra Congregazione.
È necessario però che non perdiamo di vista il traguardo concreto da raggiungere in questi giorni. Esso costituisce la ragione immediata del nostro incontro. Include obiettivi specifici che vi propongo di tenere esplicitamente in conto nel nostro dialogo e ricerca comune.
a. Avviare la preparazione del prossimo Capitolo generale4. Contesto storico in cui avviene quest'IncontroSarà il nostro XXI Capitolo generale e avverrà, Dio volendo, tra maggio e giugno del 2003. Sarà un Capitolo elettivo, come tutti i nostri Capitoli generali ordinari. Quindi ci impegnerà fortemente nel pensare ed eleggere un nuovo Direttivo generale adeguato ai tempi che viviamo e alla realtà e missione della Congregazione.
È questo un compito che non si può improvvisare, perché l'autorità generale, tale come è voluta e prevista dalle nostre Costituzioni, e tale come c'è bisogno nei tempi attuali, diviene una questione sempre più delicata ed esigente.
Il Capitolo generale, inoltre, deve fornire una visione il più completa possibile della realtà della Congregazione e, quindi, dare al Governo generale degli orientamenti precisi che costituiscono il suo programma di governo.
Dopo una ricca esperienza capitolare post-conciliare, dove la Congregazione si è vista impegnata nel redigere una nuova Regola di Vita (Costituzioni e Direttorio generale), nel Capitolo del 1997 abbiamo abbordato un tema centrale, NOI CONGREGAZIONE AL SERVIZIO DELLA MISSIONE, che poi fu tradotto in spirito e programma di questo sessennio. Ciò sta rafforzando affettivamente ed effettivamente il senso di appartenenza alla Congregazione e la comunione di persone, la collaborazione nei progetti e la condivisione dei beni in tutta la Congregazione. Si fa tanto, nonostante la situazione di recessione generale, quantitativa e di forze di molte Province e Regioni che storicamente sono state esemplari per la loro generosità.
Da quest'Incontro dovrà sorgere la decisione di ciò che vogliamo dal prossimo Capitolo generale: un Capitolo solamente elettivo con degli orientamenti generali, o un Capitolo anche tematico, che continui la linea del precedente Capitolo generale. Bisogna discernere ciò che meglio aiuterà la Congregazione ad essere veramente "AL SERVIZIO DELLA MISSIONE", affrontando con coraggio e fedeltà creativa le sfide del presente e le sue possibilità di futuro.
A questa intesa vengono connessi altri temi: la costituzione della Commissione Preparatoria e l'orientamento riguardante la rappresentatività dei delegati al Capitolo.
Ovviare la preparazione del prossimo Capitolo generale, con orientamenti precisi, è il primo obiettivo specifico che dobbiamo proporci per quest'Incontro.
b. Tastare il polso della Congregazione
Un secondo obiettivo, in ordine di importanza e urgenza, per questi giorni, è di ampliare e approfondire la conoscenza che abbiamo della Congregazione.
Tenuto conto di questa finalità, l'attuale incontro dovrebbe essere ricco in dialogo, informazione e interscambio da parte di tutti. Conoscere, capire e apprezzare ciò che accade e come si intende vivere da SCJ, oltre i limiti della propria Provincia, Regione e Distretto, è essenziale.
Bisogna, quindi, predisporsi all'incontro staccati dalle nostre sicurezze e dalle proprie autosufficienze. Bisogna liberarsi dagli interessi di parte, dai pregiudizi e dalle forme stereotipate di pensare la realtà altrui. Bisogna credere sinceramente che molte cose si possono fare bene in modi diversi e, quindi, che esiste la possibilità di tradurre culturalmente, in forme nuove, gli stessi valori religiosi e dehoniani. Manteniamo però l'unità nell'essenziale: l'Ecce Venio, il Sint Unum, l'Adveniat Regnum Tuum, nello spirito di amore, oblazione e riparazione (cf Cst 6-8).
Le informazioni che si danno, che speriamo siano molte e significative, devono aprire orizzonti e stimolare il senso profetico della nostra vita religiosa dehoniana. Devono sapere presentare anche le sfide e le necessità che la Congregazione esperimenta nelle sue diverse parti e nel suo insieme.
Da una conoscenza obiettiva e globale della Congregazione potremo trarre delle conseguenze concrete per la sua animazione e governo. Il futuro si gioca nella capacità che abbiamo di verifica della nostra fedeltà al Signore e allo Spirito, e della carica di genuina novità che sapremo imprimere alla Congregazione (cf. MR 12), riproponendo "con coraggio l'intraprendenza, l'inventiva e la santità" del nostro Fondatore, "come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi" (cf. VC 37).
c. Essere un organismo efficace di consulta per il Governo generale
Quest'Incontro, per sua natura, è consultivo, come abbiamo detto all'inizio. Le questioni particolari che verranno proposte devono essere viste sotto questa luce. Implicano quindi un reale discernimento sempre in funzione dello scopo generale. Non si tratta, quindi, solo di esporre delle opinioni, ma di aiutare il Governo generale a cogliere le sfide essenziali del momento e "a ripensare e a riesprimere" la missione e la forma di presenza e di testimonianza che si attende "oggi" dalla Congregazione (cf. Cst 144), perché possiamo "sviluppare le ricchezze della nostra vocazione" (cf. Cst 34).
La vostra partecipazione e coinvolgimento pieno è imprescindibile perché questo obiettivo si raggiunga efficacemente.
La consulta ha poi un seguito nel Governo generale, attraverso delle opportune decisioni. Deve anche avere un seguito nelle vostre Province, Regioni e Distretti, attraverso la vostra dovuta informazione ai confratelli, soprattutto al vostro Consiglio, sapendo dare ragione obiettiva e documentata di ciò che qui si è detto e si è fatto; sostenendo e portando a compimento le decisioni che il Governo generale prenderà in vista del bene comune.
d. Essere per noi tutti un momento di formazione permanente
Per quanto detto sopra e per l'impostazione stessa dell'Incontro, vogliamo puntare a viverlo come un momento di formazione permanente. Vorremmo che fosse una crescita di tutti noi nella carità pastorale che deve caratterizzare ogni nostro ministero ecclesiale.
Vorremmo pure che fosse una crescita di tutti nel senso di appartenenza alla Congregazione e nella capacità di esercire con competenza e fedeltà il nostro servizio di autorità, nel suo ufficio di animare, insegnare, santificare e governare (cf. MR 13) quella parte della Congregazione che ci è stata affidata.
Non possiamo prescindere di rivolgere lo sguardo sul contesto storico mondiale, ecclesiale e congregazionale in cui avviene il nostro Incontro.
A livello mondiale sentiamo di stare in un reale cambiamento di epoca, non solo per il fatto universale della globalizzazione, ma anche per gli eventi dolorosi dell'11 settembre scorso, che hanno colpito New York e il Pentagono.
Ci sentiamo solidali con i nostri confratelli degli USA e con il loro popolo. I fatti avvenuti ci hanno addolorati, feriti e ci fanno sentire vulnerabili, deboli e non protetti.
Ma ci preoccupano immensamente anche molte altre situazioni di squilibrio mondiale: le molte guerre in atto, le diverse forme di violenza, l'impoverimento crescente di molte nazioni, il divampare di molte malattie endemiche e di mancanza di scuola e dei mezzi elementari di vita per molta gente, la disuguale distribuzione dei beni della terra, le frustrazioni sociali e politiche, la mancanza di futuro per molti giovani, ecc…
Condanniamo ogni forma di terrorismo, di guerra e di cultura della morte e sentiamo che, come figli di p. Dehon, dobbiamo andare a identificare e a combattere le cause di tutti questi mali, impegnandoci attivamente nella costruzione della Civiltà dell'Amore.
Poggiati sulla "speranza che non delude" (cf. Rm 5,5), scorgiamo in questo mondo anche la presenza attiva del Regno, che cresce e si manifesta in molte forme di solidarietà umana, di progresso sociale, di vita cristiana più impegnata e di promozione dei valori del Vangelo.
A livello ecclesiale cogliamo l'invito di Giovanni Paolo II a "prendere il largo e calare le reti per la pesca" &endash; "Duc in altum" (Lc 5,4) &endash; , in questo inizio del 3° millennio, facendo nostra la sua proposta spirituale e pastorale (cf. Novo Millennio Ineunte).
A livello congregazionale stiamo vivendo un anno segnato dalla beatificazione di p. Juan María de la Cruz García Méndez, di molte opere in corso e impegno dei nostri confratelli. Anno segnato anche da molti confratelli morti, colpendo fortemente alcune province (IS, US, AM, MZ, FL). L'ultimo evento estremamente duro è il rapimento di p. Giuseppe Pierantoni nelle Filippine e la minaccia per altri missionari.
Allo stesso tempo ci sentiamo invogliati a guardare con compassione verso il mondo musulmano e a sentire l'importanza della tolleranza reciproca e del dialogo interreligioso. Scopriamo così una maniera diversa di stare nella missione.
Siamo anche alla soglia di un giubileo importante della nostra Congregazione: i suoi 125 anni di esistenza.
Il 14 febbraio 2002 ricorreranno 125 anni dal giorno in cui, a Loreto, p. Dehon si sentì ispirato e deciso a fondare la Congregazione. Il 28 giugno 2003, proprio alla fine del nostro XXI Capitolo generale, celebreremo 125 anni dai primi voti di p. Dehon e dalla fondazione della Congregazione. Sono delle ricorrenze che dovremmo celebrare degnamente. Forse in questi giorni possiamo prevedere come vivere questo giubileo SCJ.
5. Diversi compiti e servizi durante quest'Incontro
Per la buona riuscita organizzativa e logistica di quest'Incontro sono coinvolte molte persone: confratelli e laici. Senza entrare in tutti i dettagli, voglio, globalmente, indirizzare subito un grazie a tutti loro indistintamente.
Noto solo il grande servizio che presta la Segreteria generale, la Comunità di Roma II e Villa Aurelia.
Tenendo conto della valutazione e dei suggerimenti fatti dai Superiori nel 1998 circa il desiderio di avere un maggiore rapporto con la comunità di Roma II, abbiamo preso in uso tutte le stanze a disposizione e abbiamo concentrato in essa i tempi della preghiera, dei pasti e della ricreazione.
Il moderatore di questo incontro sarà p. Osnildo Klann. Fu nominato per questo compito prima che la RBM lo scegliesse come Superiore regionale e, d'accordo con lui, abbiamo ritenuto opportuno non cambiarlo.
Il segretario dei verbali è p. Ciro Moschetta scj, giovane sacerdote della Provincia IM. Ringraziamo la Provincia per averlo ceduto con molta generosità.
Rinnovo il più sentito grazie a quanto sono impegnati e saranno impegnati per il buon andamento di questo Incontro, tanto ai religiosi quanto ai laici.
A voi superiori auguro un buon lavoro e una gioiosa permanenza a Roma. Il Governo generale e la Segreteria generale sono a vostra disposizione per tutto ciò di cui possiate avere bisogno.