In questa, il Padre traccia un quadro storico del rapporto laici &emdash; congregazioni religiose, fin dalla loro fondazione. Mette, quindi, in luce l’attuale situazione, per abbozzare, infine, delle prospettive future.
Egli ha affermato che la partecipazione dei laici in associazioni dipendenti da una Congregazione religiosa e la loro collaborazione nelle opere apostoliche della medesima hanno aiutato enormemente la scoperta di un campo molto più ampio dei carismi e delle spiritualità originarie.
Nel condividere il carisma, nessuno può sentirsene il padrone. Attualmente, i diversi modi di condividere il carisma stanno dando luogo a svariate realtà che, poco a poco, si vanno estendendo: l’offerta di un servizio di volontariato, in vicinanza alle comunità religiose e in collaborazione con le loro opere apostoliche; la richiesta di una formazione seria sul carisma, sulla spiritualità e sulla missione propria della famiglia; una certa distanza, o posizione critica, da parte di alcuni gruppi di laici nei confronti dei religiosi della famiglia e del loro modo di mettere in pratica il carisma stesso; una giusta autonomia con il rispetto della Congregazione religiosa e delle altre associazioni anteriori dipendenti da essa; la partecipazione in comunità "miste", in cui si possa vivere il medesimo carisma, la medesima spiritualità e la medesima missione a partire da vocazioni distinte, ma in dialogo permanente e in un rispetto sincero delle differenze; la partecipazione o la collaborazione delle differenti componenti in un’opera di apostolato comune, con responsabilità suddivise e con l’apporto specifico di ogni caratteristica propria.
Ci sono, poi, nuovi campi di missione o di apostolato che non sono esplorati dai religiosi, perché sono maggiormente propri dei laici, e che alcuni gruppi di essi iniziano ad assumere.
Le congregazioni che nacquero con la prospettiva di creare una famiglia o vari rami hanno molte possibilità di trovare cammini distinti di partecipazione e di espressione del carisma nelle sue diverse componenti, mantenendo una necessaria autonomia. Qui, infatti, il dinamismo si incontra già a livello di carisma di fondazione, sebbene non si sia potuto sviluppare totalmente per la mancanza di opportunità o di modelli.
Secondo il p. Fernàndez, rimangono comunque dei problemi irrisolti. Si deve superare la posizione per la quale non si ci sarebbe partecipazione dei laici al carisma e alla spiritualità, se questi non partecipassero anche alle opere, o se questi non ripetessero le opere tipiche realizzate in passato dall’Istituto. Si deve superare la tendenza al controllo dei religiosi sui laici. Si deve porre molta attenzione alla formazione delle persone, per l’assimilazione del carisma e per determinare i nuovi elementi propri di una spiritualità laicale che decentra molte cose che si davano per definitive. Si deve resistere anche alla tentazione di voler identificare rapidamente e di proporre come definitivi gli elementi che devono avere i differenti gruppi che sorgono, in modo da vagliare quali siano autentici e quali no; siamo, infatti, in tempo di ricerca e non conviene accelerare i passi per arrivare a una meta che non conosciamo. Ciò vale anche per i nomi da attribuire ai gruppi.
Terminata la relazione, dalle ore 09.30 alle ore 10.30 si susseguono una serie di interventi, cui il relatore risponde immediatamente.
P. Perroux ha chiesto da chi debba essere formato il laicato oggi e se esistano valide esperienze di formazione laicale gestite dai laici. Il relatore ha risposto che qualche esperienza valida presso la sua Congregazione esiste già.
P. Luengo ha proposto che perché i documenti prodotti dall’assemblea vengano scritti con un linguaggio che non sia il "clericalese", questi vengano corretti dai laici, che possono rendere più "umano" il modo di esprimersi.
P. Gomes ha chiesto quali elementi nella formazione dei laici siano da tener maggiormente presenti e quali debbano essere le metodologie e le tappe della formazione. Il relatore ha risposto che il laico deve avere una preparazione intellettuale che deve essere sempre accompagnata da esperienze pratiche. Le esperienze laicali non devono poi essere subito inglobate all’interno delle proprie opere. Anzi è bene che siano fatte fuori. Le tappe non possono essere stabilite a priori, ma il cammino deve essere periodicamente valutato, in modo da aggiustare continuamente il tiro rispetto agli obiettivi formativi che si vogliono raggiungere, nella conoscenza e nella messa in pratica di una determinata spiritualità.
Altri interventi hanno sottolineato la necessità per i laici di ricevere formazione qualificata da parte dei membri delle congregazioni di riferimento.
P. Voss ha domandato che cosa distingue i membri di una Famiglia, quale quella dehoniana, dai membri dei vari movimenti ecclesiali. Il relatore si è limitato a rispondere che si tratta di modelli di aggregazione diversi. Dai movimenti ecclesiali, però, dovremmo apprendere le metodologie formative.
P. Kaluzny ha chiesto quale debba essere il ruolo del religioso rispetto all’esigenza della giusta autonomia dei laici. Il relatore ha risposto che, sebbene all’inizio il religioso debba farsi garante del carisma, esso deve essere sempre molto aperto, per far sì che i laici sviluppino cammini autonomi, anche a costo di sbagliare.
P. Palermo ha suscitato perplessità circa l’uso del termine "Famiglia", che non gli pare adeguato al caso. Preferirebbe i termini "Comunità", o meglio "Comunione". Il relatore risponde che egli ha perplessità contrarie.
Gli ultimi interventi hanno sollevato la preoccupazione di non creare una dicotomia tra il ruolo del religioso e quello del laico nella Chiesa e nella società.
Alle ore 11.00, dopo il break, si riprende con la conclusione della presentazione dei gruppi presenti in aula.
Sr Neide Emília Girolla relaziona sulla "Fraternità Mariana del Cuore di Gesù" (cf allegato), che trova la sua origine nel carisma dehoniano di amore e riparazione trasmesso grazie all’opera del p. Aloísio Boeing, suo fondatore. Attualmente, la fraternità è composta da otto sorelle di voti perpetui, una di voti temporanei, una novizia e due candidate. Una trentina di laici, poi, fanno un cammino con la Fraternità, nel patrimonio spirituale comune di p. Dehon.
P. Aloísio, presente in aula, si augura che anche attraverso la Fondazione la spiritualità del p. Dehon possa essere maggiormente diffusa fra i laici.
Sr. Mauricete Djoukos presenta la "Congregazione delle Ancelle del Cuore di Gesù" (cf allegato). La presentazione è preceduta da un’introduzione di p. André Perroux (cf allegato) che ha ricordato che le Ancelle sono nate undici anni prima dei dehoniani e hanno avuto un’influenza decisiva per lo sviluppo della Congregazione. Il p. Dehon nomina spesso le suore Ancelle e afferma che nei loro confronti la Congregazione deve nutrire un ´riconoscimento eternoª. Questa è la prima occasione pubblica in cui la Congregazione ha modo di esprimere tale riconoscimento.
Sr. Mauricete traccia un quadro storico della fondazione dell’Istituto e afferma che oggi le suore sono presenti in cinque nazioni. Esse sono votate al Cuore di Gesù, specialmente per il culto dell’eucaristia e per il servizio dei poveri, in spirito d’amore e di riparazione. Dal 21 agosto 1907 le Ancelle sono un Istituto religioso di diritto pontificio.
P. André Perroux presenta brevemente le "Sorelle Religiose del Cuore di Gesù" (cf allegato), che attualmente hanno una sola comunità in Francia che consta di 31 suore anziane. Esse, invitate, non hanno potuto essere presenti. Si tratta di suore contemplative, nate dieci anni prima delle Ancelle, legate alla spiritualità dell’oblazione e alla vita contemplativa. Anche la loro vita si intreccia con quella di p. Dehon.
P. Umberto Chiarello conclude la mattinata con la presentazione dei "Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù" (dehoniani) (cf allegato). La sua relazione, dopo un breve excursus storico, fotografa la situazione attuale della Congregazione, che consta di duemiladuecentonovantotto membri, distribuiti in ventuno provincie, sette regioni e due distretti.
I lavori assembleari riprendono alle ore 15.30 con una relazione del sig. Antonio Casile su "Laici e consacrati nelle famiglie religiose" (cf allegato).
In questa, egli riporta la sua esperienza nel "Movimento laicale Orionino", nato nel 1996, battezzato ufficialmente nel 1997 in un convegno internazionale sul tema "Instaurare omnia in Christo". Il Movimento è costituito da tutti laici che, singoli o associati, cooperano a vario titolo con i "Figli della Divina Provvidenza" e le "Piccole Suore Missionarie della Carità" alla missione di "instaurare omnia in Christo", propria di don Orione e della sua opera. Al movimento si è deciso di dare una sorta di "minicarta costitutiva", ancora in fase di definizione, che contenga una base per una riflessione comune.
La relazione presenta anche una parte più teorica, il cui punto fondamentale è il tema sulle mutuæ relationes tra religiosi e laici nella condivisione del carisma. Il nodo da sciogliere, a tal proposito, resta quello dell’attribuzione dell’autorità e dell’esercizio del potere e della loro distribuzione tra le diverse funzioni.
Gli interventi che susseguono mirano a conoscere di più l’esperienza del Movimento, nato attorno alla spiritualità di don Orione.
Dopo la pausa, alle ore 17.35 p. Umberto Chiarello legge una sintesi della relazione del p. Generale, presente in aula ma senza voce, che pone in luce il tema della "Famiglia Dehoniana" (cf allegato).
Il p. Generale sottolinea che la "Famiglia Dehoniana" è oggi una realtà e ha caratteristiche proprie che costituiscono per noi una reale novità. Si tratta, infatti, di un fenomeno orami di portata universale, che ha alle sue origini la grazia, lo stimolo e la prospettiva cristologica ed ecclesiologica del Concilio Vaticano II. Fenomeni come questi fanno scoprire che i carismi dei pp. fondatori non sono proprietà esclusiva degli Istituti da loro fondati, ma sono un dono dello Spirito per tutta la Chiesa. Questo incontro, nella varietà delle sue componenti, mette in luce la ricchezza di una comune eredità, che fa di noi tutti un’unica Famiglia. Il termine "Famiglia" fa riferimento non solo a dei contenuti comuni, ma anche a un unico "capostipite", a un padre spirituale comune che è p. Dehon.
La Famiglia dehoniana, però, pur essendo una realtà molto viva, è tuttora in formazione. Dopo anni di vissuto e di esperienza, ora vorremmo passare a codificare i nostri rapporti e a tracciare un profilo dell’identità della "Famiglia" e dei "Laici dehoniani".
In questi giorni ci chiediamo cosa stiamo vivendo, cosa abbiamo in comune, come possiamo camminare insieme. In riferimento al laicato dehoniano, però, occorre una riflessione particolare. Secondo obiettivo di questo incontro, infatti, è cercare di definire l’identità del laico dehoniano, con una domanda che è posta a tutti i partecipanti all’assemblea.
Fra gli interventi che seguono, il p. Wynne
chiede che venga posta in esame anche l’identità del collaboratore
religioso che accompagna il laico dehoniano, mentre il p. Kaluzny si domanda
se basti, per una codifica canonica, affermare che siamo una "Famiglia"
e non un movimento o altro, al fine di creare uno statuto che possa dirsi
valido anche giuridicamente.
L’incontro si conclude con alcuni avvisi.
p. Francesco Mazzotta scj