I. a LAICATO DEHONIANO (2° testo dell’Instrumentum laboris (IL); Sintesi (S) delle risposte alla griglia di riflessione)
"Perché un laico si qualifica dehoniano? " (S I.1.9)
1. Quali i requisiti per qualificarsi come "laico dehoniano", a livello personale e di gruppo? (IL I.1-4; S I.2.3.4)Quest’ultima domanda è stata poi posta al solo gruppo delle consacrate:2. Delineate la "dimensione laicale" dei valori spirituali, ereditati da p. Dehon. (IL I.5-6; S I.4a.5a)
3. Suggerite contenuti, mezzi, tappe formative per il Laicato dehoniano (IL III.8-11.14; S I.4bc)
4. Quale tipo di organizzazione suggerite, fra i diversi gruppi locali di laici dehoniani, ai vari livelli: nazionale, area geografica, internazionale? (IL IV. 15-18; S II.1.2.3).
I.b Quali le attese reciproche fra le diverse componenti la Famiglia dehoniana? (SII.5.6.9) (L’identità relazionale del rapporto dei laici con le altre componenti della Famiglia Dehoniana).
P. Owen Wynne relaziona per il gruppo inglese Scj (cf allegato). Il gruppo ha riflettuto innanzitutto su cosa gli Scj si aspettano dal Laico dehoniano e su come deve essere impostato il ruolo degli Scj nei confronti dei laici. Inizialmente, i laici necessitano di molto aiuto per organizzarsi e per la formazione da parte degli Scj, i quali, in un secondo tempo devono sapersi mettere da parte. Gli Scj devono essere molto propositivi nell’invitare altri a unirsi ai membri dei gruppi esistenti e ad aiutarli nella formazione. Ci sono, infatti, molti Scj che hanno paura o non sono pronti a offrire tale aiuto. A livello locale, diversi Scj a cui non è stato ufficialmente richiesto di lavorare con i laici dehoniani, non mostrano sufficiente interesse alla questione. Noi non dobbiamo essere troppo rigidi nell’inquadrare i laici con cui siamo in contatto come "Laici Dehoniani", costringendoli in pochi schemi organizzati.
La formazione che dovrebbe essere offerta ai laici non deve basarsi soltanto sulla spiritualità dehoniana, ma anche sul carisma che il laico deve avere come battezzato, come espresso dal Vaticano II e nella Christifideles laici.
Circa la richiesta di definire il laico dehoniano, il gruppo ha sentito il bisogno di chiedere una più ampia definizione di "famiglia".
La spiritualità laicale dovrebbe, poi, avere come punti centrali: l’eucaristia, la festa del Sacro Cuore, il Corpus Domini e l’adorazione. Nella formazione non dobbiamo utilizzare un linguaggio molto tecnico. I laici devono apprendere dalla nostra testimonianza di Scj il segreto della nostra vocazione.
Si è notata, infine, una carenza dell’apporto laicale nella preparazione di questo incontro.
P. Quinto Regazzoni relaziona per il gruppo italiano Scj (cf allegato). Circa il definire la nostra identità Scj, il gruppo ha affermato che essa è chiara nella nostra RV. Questa identità, però va confrontata con la storia e con i tempi attuali. L’incontro con i laici ci aiuta oggi a ridefinire la "fedeltà dinamica" al carisma di p. Dehon, di cui la RV parla, giacché essi ci aiutano a leggere i segni dei tempi e a cogliere l’oggi di Dio nella storia. La nostra identità ha bisogno di una costante incarnazione e i laici possono aiutarci in questo. Dobbiamo, inoltre, prendere coscienza che il carisma di p. Dehon è un dono concesso a tutta la Chiesa, e che i laici, fin dalle origini, sono legittimi ereditari di questo dono, anche se ai tempi di p. Dehon questo non era ben chiaro. La Congregazione, allora, non sarebbe fedele all’oggi di Dio, se non si aprisse al mondo laicale.
Circa il nostro rapporto di Scj con i laici, il gruppo ha affermato che i laici dehoniani non ci sono perché li vogliamo noi, giacché la loro vocazione a vivere la spiritualità dehoniana gli proviene direttamente da Dio.
Il gruppo ha constatato molte difficoltà nell’accettare la presenza di laici che condividano il nostro carisma. Anche la questione giuridica ci sembra sfuggire di mano e ci fa interrogare su come possiamo esprimere i rapporti reciprochi. Alcuni hanno sottolineato una certa interdipendenza nel vivere il carisma, lasciando poi una piena autonomia organizzativa alle varie componenti della Famiglia. Altri ancora hanno preferito parlare di relazione di comunione nell’accogliere i laici e nel riconoscere loro di partecipare del nostro carisma. I rapporti devono essere basati sul rispetto reciproco e su una uguale dignità, anche se agli Scj si riconosce una funzione-servizio di "maestri" del carisma, in quanto primi depositari e "garanti ufficiali" del carisma di p. Dehon. Da qui deriva il servizio di interpretazione, assistenza e accompagnamento che deve essere richiesto agli Scj.
Le relazioni reciproche all’interno della Famiglia dovranno essere garantite dai vari livelli gerarchici della Congregazione e non lasciate alla buona volontà dei singoli.
Circa la definizione del laico dehoniano, il gruppo ha fatto notare che ci si dovrebbe prima accordare sul definire il laico cristiano. In ogni modo, si potrebbe definire il laico dehoniano come una persona cristiana chiamata dallo Spirito a vivere nella laicità l’appartenenza alla Chiesa, secondo l’esperienza di fede e la missione del p. Dehon, all’interno di una concreta comunità cristiana.
P. Konstantinus Kristianto relaziona per il gruppo francese Scj (cf allegato). Circa le attese reciproche tra le diverse componenti della Famiglia dehoniana, il gruppo ha sottolineato che, in spirito di rispetto delle reciproche autonomie, si dovrà trovare un mezzo di comunicazione sempre più aperto, al fine di unire le esperienze proprie, le maniere di vivere lo stesso carisma per un reciproco arricchimento. Nella Famiglia dehoniana, gli Scj dovranno essere accompagnatori spirituali, animatori che appoggino, accompagnino, sappiano radicare bene la spiritualità e il carisma del p. Dehon nella Scrittura.
Il gruppo ha inoltre avanzato delle proposte concrete: sia favorita la relazione fra le differenti componenti della Famiglia dehoniana; ci sia un assistente provinciale dei laici dehoniani, che si assuma la responsabilità dell’organizzazione e stabilisca i comuni criteri per la formazione; la presenza dei laici dehoniani sia accettata nei momenti più significativi della vita della Provincia; si cerchi di aiutare la Famiglia dehoniana del terzo mondo; tutti i componenti della Famiglia cerchino di essere davvero profeti dell’amore e servitori della riconciliazione, con uno sguardo sulle problematiche mondiali concrete; la Curia generalizia si faccia promotrice di un più proficuo coordinamento delle varie componenti della Famiglia dehoniana.
Circa il perché un laico si possa qualificare come dehoniano, il gruppo ha risposto che esso deve far propria la spiritualità del p. Dehon, rispondendo all’appello di vivere pienamente la consacrazione battesimale, secondo lo stato laicale, in spirito d’oblazione d’amore e di servizio del regno di Dio nella Chiesa e nella società.
Per distinguersi come laici dehoniani, come singoli e come gruppi, infine, occorre: scoprire nella spiritualità dehoniana la propria identità umana e cristiana; interiorizzare e maturare un profilo spirituale che trova la sua sorgente nel Cuore del Cristo; essere attenti a tutte le persone e alle varie esigenze della società; conoscere e vivere il carisma di p. Dehon; essere profeti dell’amore; essere attenti ai segni dei tempi; apportare una testimonianza viva e attuale della fede in Cristo nella società, ecc.
Mike Tyrell relaziona per il primo gruppo laici (cf allegato). Circa la definizione del laico dehoniano, il gruppo si è trovato d’accordo con il dire che è importante che una persona conosca la vita e il carisma del p. Dehon. Questa è una cosa importante che include i concetti di amore, riparazione e di riconciliazione, nonché le loro odierne applicazioni concrete nel mondo. Allo stesso tempo, la persona deve essere preparata a servire e ad agire. Ognuno deve essere aperto e deve voler collaborare con gli altri membri della Famiglia. Queste cose sono tutte necessarie per poter definire una laico dehoniano.
Circa i valori ereditati dal p. Dehon, il gruppo è convinto che questi abbiano una valenza davvero universale, sebbene oggi questi siano troppo legati alle strutture esistenti.
Riguardo alla formazione, il gruppo ha affermato che essa deve essere individuale e di gruppo. Questa parte dentro e continua fuori, giacché essa inizia con la spiritualità e si muove circolarmente includendo la missione o l’azione. Entrambi gli aspetti di spiritualità e missione devono essere presenti nella formazione, perché fondamentali.
La formazione deve contenere elementi per la personale crescita spirituale; deve aiutare a comprendere la vita e i valori di p. Dehon; deve contenere elementi di dottrina sociale e di ecclesiologia, compresa l’azione o l’attività in missione. Si dovrebbe creare una commissione internazionale di laici e di Scj, per un coordinamento della Famiglia dehoniana, nel rispetto di un giusto equilibrio fra universale e particolare.
Circa le mutue attese nella Famiglia dehoniana, il gruppo ha detto che i membri della Famiglia devono avere uguali diritti. I laici devono essere aiutati a crescere, per poter collaborare su un piano paritetico. È importante che tutti i membri della Famiglia conoscano bene p. Dehon. L’azione deve essere incarnata, nel vivere il carisma. Infine, ci deve essere posto per la direzione spirituale tra laici e Scj.
Filippo Cardillo relaziona per il secondo gruppo laici (cf allegato). Egli premette che l’elaborazione del testo, oggetto della relazione, è stata difficile. Il risultato è frutto di una convergenza di maggioranza che ha lasciato notevole perplessità nella minoranza, sia per il linguaggio che per i contenuti.
Circa l’identità del laico dehoniano, il gruppo ha affermato che: laico dehoniano (uomo o donna, sposato e non, nella propria condizione di vita) è colui che, chiamato dallo Spirito, vive nella Chiesa secondo l’esperienza di fede (carisma) di p. Dehon. Esso vive, aperto ai segni dei tempi, i valori della spiritualità dehoniana nella realtà quotidiana della vita; approfondisce il carisma di p. Dehon, guidato dallo Spirito, a livello personale, di gruppo, di Famiglia dehoniana, di Chiesa; concretizza la propria missione con la testimonianza di vita nella Chiesa e nella società; diviene operatore di riconciliazione e di solidarietà, attento alle situazioni umane, con particolare riguardo agli ultimi.
Circa la spiritualità e missione, il laico dehoniano, animato dallo spirito di p. Dehon, contempla il cuore di Cristo, rivelazione del suo amore per il Padre e per gli uomini; vive una vita accogliente e adorante, fiduciosa e riconoscente, in comunione e solidarietà; "sente con la Chiesa" e condivide la sua passione per il vangelo e per il mondo; offre, in rendimento di grazie, se stesso e l’umanità all’amore di Dio; guarda con grande fiducia ogni persona e ogni situazione, impegnandosi nell’annuncio del vangelo, nella promozione di una vita umana e umanizzante, nella giustizia e nella riconciliazione; risponde alle necessità della Chiesa e del territorio, incarnandosi nella realtà in cui opera.
Circa la formazione, il laico dehoniano si impegna in una seria, progressiva, costante e permanente formazione, per accogliere e tradurre in spiritualità e missione il carisma, nel mondo e nella cultura di oggi. La formazione deve tendere sempre a far crescere armonicamente la persona, la dimensione contemplativa e attiva della vita cristiana e della spiritualità dehoniana, nel rispetto dell’identità del gruppo, della sensibilità e della cultura. I contenuti formativi devono concernere una formazione cristiana di base, la conoscenza e l’esperienza di vita di fede e di grazia, l’ecclesiologia di comunione e di partecipazione all’evangelizzazione, la conoscenza dell’attuale pensiero sociale della Chiesa, i valori della spiritualità di p. Dehon, il noi famiglia dehoniana. L’iter deve prevedere un momento di accoglienza, uno di approfondimento, uno di impegno e deve essere accompagnato da momenti celebrativi che ne caratterizzino le tappe principali.
Il rimanente testo letto, circa i mezzi formativi, l’autonomia organizzativa, la comunione vitale nella Famiglia dehoniana, lascia invariato il relativo testo consegnato dell’Istrumentum laboris per la "proposta di vita".
Luís de Freitas Tomás relaziona per il terzo gruppo laici (cf allegato). Il gruppo ha affermato che laico dehoniano è un cristiano che trasporta e vive un patrimonio secondo i sacramenti della Chiesa e il carisma e la spiritualità di p. Dehon. Ciò comporta una solidarietà spirituale e sociale.
Sr. Emília Girolla Neide relaziona per il gruppo delle consacrate (cf allegato). Le consacrate sono contente per l’incontro e sono contente di poter constatare come il carisma di p. Dehon possa venire incarnato in diversi modi. Sono altresì contente di vedere in sala anche le componenti di quelle realtà religiose che hanno influenzato la spiritualità del p. Dehon.
Circa la questione dei laici dehoniani, esse concordano in pieno con quanto affermato nell’Instrumentum laboris, domandandosi come tutto questo ora possa venire messo in pratica. Ricordano poi che la migliore formazione è la testimonianza dei diversi gruppi.
Gli interventi che seguono sono molti e occupano il resto della mattinata, interrotta da una pausa fra le 10.45 e le 11.20.
Diversi pongono la necessità di dover definire cosa si intenda per laico dehoniano e cosa per Famiglia dehoniana, giacché su questi concetti non pare esserci uniformità di vedute. Molti, ancora, chiedono che si definiscano delle linee formative comuni e si riconosca il voler vivere la spiritualità dehoniana come una vocazione che proviene da Dio e che ha bisogno di adeguato discernimento. Altri vorrebbero che l’appartenenza alla Famiglia dehoniana possa essere formalizzata con un atto pubblico.
P. Luengo è preoccupato che nelle definizioni non si lasci fuori nessuno e vorrebbe che si parli di "gradi di appartenenza" alla Famiglia dehoniana.
P. Kaluzny dice che porre "cristiano" come base su cui definire un laico dehoniano non è opportuno, giacché, per esempio, un ortodosso, pur essendo cristiano, non potrebbe mai accettare la spiritualità di p. Dehon, per il diverso modo di concepire nell’ortodossia concetti come riparazione, oblazione, ecc.
Cardillo è preoccupato che non si faccia dei laici dehoniani una sorta di longa manus dei religiosi, laddove essi non possono arrivare.
P. Cavazza sottolinea che l’identità del laico dehoniano va definita sulla base della secolarità, che è vera vocazione da parte dello Spirito santo ed è un dono che è dato ad alcuni. Il laico dehoniano è chiamato a vivere il proprio battesimo-confermazione alla luce dell’esperienza di p. Dehon, per cui non dovrebbe essere definito laico dehoniano chi fa parte di altri movimenti. Questi, infine, non è obbligato a essere dehoniano, ma liberamente sceglie di aderire all’esperienza di p. Dehon. Si deve allora ben definire cosa si intenda per carisma di p. Dehon e quali elementi indispensabili devono essere messi alla base di in un gruppo, perché possa definirsi di laici dehoniani.
P. Colecchia afferma che stiamo discutendo su laici dehoniani Scj, ma non stiamo ponendo in discussione la laicità. Quello che stiamo cercando di capire è come si possa definire la dehonianità. Questa è una vocazione, ma come percepirla? Si parla di singoli e di gruppi: il gruppo può aiutare il singolo nell’iter formativo, ma è il singolo che deve richiedere di diventare laico dehoniano: ma allora chi può accettare o rifiutare la sua proposta? Occorre stabilire chiari requisiti di appartenenza alla Famiglia dehoniana, come la conoscenza di p. Dehon e della sua spiritualità, che deve essere annunciata da qualcuno, come anche la conoscenza di un progetto apostolico di una Provincia o casa Scj, cosa che rimane comunque di secondaria importanza. A noi spetta forse il compito di definire un "profilo spirituale del laico dehoniano", lasciando poi ai singoli gruppi la libertà di incarnare questo profilo nella vita concreta di ognuno.
P. Perroux, infine, afferma la necessità di comprendere bene cosa si intenda per spiritualità di p. Dehon, perché questi non ne ha mai parlato né ha mai preteso di averne una propria. Dehon stesso non è riuscito mai a precisarla. Egli ha avuto piuttosto un’intuizione che ha saputo incarnare dinamicamente nei vari momenti della sua vita, in base alle mutate esigenze dei tempi.
Gli interventi vengono interrotti a questo punto, per mancanza di tempo e, dopo dei brevi avvisi, la riunione termina alle 12.40.
p. Francesco Mazzotta scj