Verbale del 13/10/2000

La mattinata si apre alle 08.40 con le relazioni dei gruppi del pomeriggio di ieri sul seguente questionario:

II. FAMIGLIA DEHONIANA (1° testo dell’Instrumentum laboris (IL); Sintesi (S) delle risposte alla griglia di riflessione)

1. Quali sono i valori comuni ereditati da p. Dehon? (IL III.9-25)

2. Quale stile di vita nasce da questi valori, per i singoli e per i gruppi? (IL I.5; III.15)

3. Quale "missione dehoniana" riconosciamo alla Famiglia dehoniana, nella Chiesa per il mondo d’oggi? (IL I.4; III. 16-20)

4. Tenuto presente il significato di carisma, spiritualità, missione di un Fondatore (IL I.1-5), come intendiamo la Famiglia dehoniana? (IL II.7-7.1-3)

5. Quali i criteri/le condizioni d’appartenenza alla Famiglia dehoniana? (IL I.3.6)

6. Quali rapporti intendiamo instaurare fra le sue componenti (IL II.8) e quale ruolo dovrebbe svolgere ogni componente?

7. Quali iniziative concrete suggeriamo per far crescere la comunione fra le componenti della Famiglia dehoniana? (S II.7)

8. È opportuno avviare un Organismo di coordinazione e di animazione e a quali livelli? (S II.8).

Le relazioni che si susseguono sono otto (cf allegati): Donatella Martelli relaziona per il primo gruppo di lingua italiana, Filippo Cardillo per il secondo di lingua italiana, Elenir Pereira da Silva per il primo gruppo di lingua portoghese, Neide Emília Girolla per il secondo di lingua portoghese, Marian Thompson relaziona per il gruppo di lingua inglese, Jean-François Jacq relaziona per il gruppo di lingua francese, Féliz Perez León relaziona per il gruppo di lingua spagnola.

Sinteticamente, i gruppi hanno prodotto le seguenti riflessioni rielaborate da un comitato redattore composto da p. Umberto Chiarello, p. Adérido Gomes Barbosa, Lucia Correia, Romano Sonna:

I. Carisma. Spiritualità e missione.

1. Il carisma di un Fondatore è un dono dato dallo Spirito per tutta la Chiesa. Nelle famiglie religiose si sta verificando la condivisione del carisma del Fondatore dalle diverse componenti ecclesiali.

2. Per Famiglia Dehoniana intendiamo l'insieme delle diverse componenti (scj, consacrate, laici), che riconoscono in p. Dehon il "padre" della propria vita spirituale e si riconoscono fra loro fratelli/sorelle, in quanto partecipi della medesima spiritualità e missione.

(Progetto "Noi Congregazione a servizio della missione", n. 25).

3. L’eredità dehoniana.

Condividiamo, infatti, la stessa esperienza originale di accostarci al mistero del Cuore di Cristo, scoprendo l’amore infinito di Dio. Condividiamo un certo sentire con la Chiesa; una certa sensibilità di fronte al mondo attuale; un certo impegno per la causa del Regno; una certa passione per l’annuncio del Vangelo, e per i suoi valori sociali di giustizia, verità, solidarietà; un certo appello ad essere servitori della riconciliazione tra le persone e a promuovere la pace, la dignità umana, la fraternità universale.

Condividiamo la vocazione di unirci all’oblazione riparatrice di Cristo e di fare nostri i suoi sentimenti di compassione, di misericordia, di abbandono e disponibilità totale al progetto salvifico di Dio, cooperando nella costruzione della Civiltà dell’amore.

Noi intuiamo che questa prospettiva di vita e di impegno si attua nel quotidiano, ed è un dono ricevuto, è un’eredità che ci è stata trasmessa attraverso la mediazione storica ed esemplare, quella di p. Dehon.

4. La condivisione della stessa eredità non ci costituisce in un movimento, un’associazione, un’aggregazione o un Terz’ordine, ma in una Famiglia. Partecipando tutti della stessa eredità, ci completiamo a vicenda, rafforzando con la stessa comune spiritualità la vocazione propria e la missione specifica di ogni componente familiare. I nostri rapporti sono fraterni e non subalterni.

5. L’appartenenza alla Famiglia dehoniana richiede che si realizzino e si verifichino insieme alcune condizioni:

a. Riconoscere p. Dehon come il "padre spirituale" della propria vita nella Chiesa.

b. Partecipare al carisma, condividendone la spiritualità e il servizio della missione, secondo il proprio stato di vita: laicale, sacerdotale o religioso. Solo con questa modalità di partecipazione, il carisma di p. Dehon si estende qualitativamente nella Chiesa.

c. Riconoscere la Congregazione SCJ, come prima realizzazione storica del carisma di p. Dehon. Riconosciamo negli SCJ, nostri fratelli maggiori, i garanti della fedeltà dinamica nell’interpretazione del carisma e nell’attualizzazione della spiritualità dehoniana.

d. Esprimere chiaramente il desiderio di appartenere alla Famiglia Dehoniana, ed essere accolto dagli organismi competenti degli SCJ.

Questo testo, insieme al seguente, frutto della sintesi delle riflessioni di gruppo di avantieri pomeriggio, è stato letto in aula da p. Adérido Gomes Barbosa e da Lucia Correia:
II. IDENTITA SCJ
6. Identità relazionale al laicato

L’incontro con i laici ci aiuta a ridefinire oggi la "fedeltà dinamica" di cui parla la Regola di Vita.

I laici inseriti nel mondo e nella costruzione della società, ci aiutano a leggere i segni dei tempi e a cogliere l’oggi di Dio.

Il carisma del P. Dehon permane nel corso del tempo e noi siamo chiamati a custodire integra questa identità basata sull’esperienza di fede del Fondatore in una costante incarnazione.

Il carisma di P. Dehon è un dono concesso a tutta la Chiesa; la Congregazione SCJ non sarebbe fedele all’oggi di Dio se non si aprisse ai laici.

P. Dehon ci traccia una strada di identità: amore e riparazione al Sacro Cuore di Gesù.

7. Rapporto SCJ con i laici dehoniani

La vocazione a vivere l’esperienza di fede del P. Dehon viene ai laici come un dono di Dio che si manifesta con più chiarezza oggi.

Si costatano molte difficoltà nelle comunità religiose sull’accettare questa presenza dei laici che condividono il nostro carisma.

Mentre alcuni sottolineano una certa interdipendenza nel vivere il carisma, altri insistono in una relazione di comunione dove si accolgono i laici e si riconosce loro il diritto di partecipare al nostro carisma.

Alcuni gruppi si sentono vicini al carisma dehoniano, perché la loro origine comune è la spiritualità dehoniana.

La funzione dei religiosi dovrebbe esplicarsi come animatori, formatori, direttori spirituali per l’accompagnamento in un cammino progressivo di fede.

III. IL LAICATO DEHONIANO
8. Il laico dehoniano è una persona cristiana che, chiamata dallo Spirito vive nella laicità il mistero della Chiesa, secondo l’esperienza di fede del P.Dehon.

9. Profilo. Per il "laico dehoniano" è fondamentale vivere il proprio battesimo nella secolarità del mondo, secondo l’insegnamento della "Christifideles laici".

10. Essere "laico dehoniano" comporta una risposta personale alla chiamata (vocazione) dello Spirito per vivere il proprio battesimo, ispirato dal carisma di p. Dehon.

11. La persona di Cristo nel suo amore al Padre e agli uomini è centrale nell’esperienza di fede di P. Dehon. Il suo carisma è caratterizzato dalla "spiritualità" di amore e riparazione al Cuore di Cristo e dalla "missione" di costruire il Regno del suo cuore nelle anime e nella società.

12. È la spiritualità e non determinate opere o attività apostoliche a qualificare il carisma di P. Dehon. Esso è un dono dello Spirito dato a tutta la Chiesa. Per il Laicato dehoniano è fondamentale il riferimento a p. Dehon e alla sua esperienza di fede, più che all’Istituto degli SCJ e alle loro opere e attività concrete.

13. Formazione. In quanto prima realizzazione storica del carisma dehoniano, gli SCJ danno volentieri il loro sostegno ai laici dehoniani per il discernimento della vocazione; per la loro formazione progressiva e in vista di formare dei formatori laici come agenti di formazione.

IV. COMUNIONE E ORGANIZZAZIONE
14. La comunione di diverse vocazioni richiede il rispetto della loro specificità e diversità, in piena autonomia organizzativa.

È opportuno avviare strumenti e momenti di incontri e di comunione fra i diversi gruppi locali di laici dehoniani a livello nazionale, per area geografica e internazionale, con riferimento alle comunità e organismi SCJ.

Ma per favorire l’interscambio della ricchezza, che ogni componente familiare ha ereditato dal carisma comune, si deve pensare a un minimo di organizzazione e alla comunicazione che deve avvenire all’interno della Famiglia, per consolidarne i legami.

In un primo momento sulle relazioni e poi su questi testi si susseguono degli interventi.

P. Cavazza sottolinea il fatto che deve risultare nel testo finale che la Famiglia Dehoniana non è frutto della buona volontà o delle contingenze, ma nasce come risposta all’invito dello Spirito.

P. Kaluzny chiede come debba esprimersi il riconoscimento della Famiglia Dehoniana, se semplicemente da un punto di vista spirituale oppure debba essere un riconoscimento anche canonico.

P. De Almeida chiede che la Famiglia dehoniana organizzi un proprio "Consiglio di famiglia" a livello internazionale con rappresentanti Scj, consacrati e laici. Il rappresentante dei laici, però, come potrebbe essere scelto, se a livello internazionale gli stessi laici non hanno alcuna organizzazione? Si preferirebbe creare una sorta di struttura di rete "alla tedesca" per la Famiglia dehoniana?

Circa gli interventi sul testo di sintesi proposto dal comitato redazionale, dopo il break, dalle ore 10.20, p. Perroux muove delle peplessità a proposito dell’identificazione degli Scj nel testo stesso. È preoccupato, poi, che, parlando dell’eredità del p. Dehon, non si fa riferimento né all’eucaristia né a Maria, mentre si parla molto di "Sacro Cuore" e poco viene usata l’espressione "Nostro Signore" così cara al p. Dehon.

P. Allegría nota che, parlando al punto 3 di "condivisione e eredità dehoniana", si usano troppo spesso forme indeterminate, del tipo "un certo", che potrebbero essere senz’altro evitate.

P. Wynne propone la sostituzione della parola "condizioni" al punto 5, seconda riga, preferendo che si parli di "atteggiamenti spirituali" o di "obiettivi". Nella parte I al punto 5d, nella III al punto 12 e nella IV al punto 14 va chiarito bene se, rimanendo fondamentale il riferimento dei membri della Famiglia dehoniana al carisma di p. Dehon, vada sottolineato, allo stesso modo, il loro riferimento alla Congregazione Scj.

Il p. De Almeida e altri sottolineano che al punto 5d deve risultare chiaro che non devono essere gli Scj a stabilire chi fa parte e chi no della Famiglia dehoniana.

P. Russo chiede se la definizione di Famiglia dehoniana presente nel testo corrisponda alla richiesta di allargamento del significato del termine proposta dall’assemblea e dai gruppi.

P. Quintero, Maria de Jesús e altri ritengono che il testo non prenda in modo adeguato in considerazione le religiose e le consacrate, privilegiando il rapporto tra Scj e laici.

A Bartlett non piace l’espressione ´eredità di p. Dehonª, giacché utilizzarla significherebbe limitare lo Spirito. Il p. Dehon, infatti, se pur Padre della Congregazione, non è di certo il suo padre spirituale.

P. Luengo si chiede se gli Scj debbano essere considerati gli unici interpreti autentici del carisma di p. Dehon.

P. Benini suggerisce di spostare la parte seconda in fondo al testo, giacché si tratta di una mera esortazione a che gli Scj non si sottraggano al loro compito di responsabilità nei confronti della Famiglia dehoniana.

Romano ribadisce che i laici hanno tutto il diritto-dovere di interpretare in maniera laicale la spiritualità del p. Dehon.

Altri interventi mirano a interrogare i redattori del testo sull’utilizzo di alcune espressioni che, in certi casi, risultano per qualcuno essere poco chiare.

La mattinata si conclude con un proficuo intervento chiarificatore del p. Generale, che, a partire dalla sua esperienza per le visite nella varie parti della Congregazione, traccia il quadro dello sviluppo attuale della Famiglia Dehoniana. Questa è davvero da ritenere frutto dell’intervento dello Spirito.

Base di riferimento fondamentale della Famiglia è senz’altro un’esperienza di fede del p. Dehon. Il fenomeno della Famiglia dehoniana parte dal p. Dehon, dalla sua conoscenza che ci porta a scoprire Cristo, passando per la sua esperienza di fede che diventa un cammino spirituale per vivere la nostra testimonianza nel mondo. P. Dehon ha potuto fare la sua esperienza di fede, grazie anche a dei mediatori storici della realtà dello Spirito, come le Suore Osservanti e le Suore Vittime, anche se le prime hanno avuto su di lui senz’altro un impatto molto più forte.

Il Padre trasforma la sua esperienza nel progetto Scj. Ma, dato che il carisma è anticipazione e profezia che si compie nel tempo, gli Scj non possono dirsi la totale realizzazione della sua esperienza di fede. Ne costituiscono soltanto la prima realizzazione in senso cronologico. Proprietario del carisma, infatti, è solo lo Spirito che lo fa fruttificare secondo le necessità della Chiesa.

Fin dall’inizio, il p. Dehon ha legato alla Congregazione alcuni gruppi come l’ART (Adveniat Regnum Tuum) che aveva vari livelli di aggregazione. In seguito, gruppi laicali vengono a legarsi alla Congregazione, anche se non si sa se facciano riferimento pure al carisma, tipo i gruppi di ex-alunni o gli Oblati della provincia IM. Ancora dopo, inizia a sorgere una certa adesione al carisma dehoniano, ma non in riferimento alla Congregazione, bensì grazie all’opera mediatrice di alcuni pp. Fondatori che sono membri della Congregazione stessa. Sorgono così altre Congregazioni o Istituti Secolari che non fanno riferimento alla Congregazione, ma che dipendono direttamente dal carisma di p. Dehon.

Per l’ART, gli Oblati ecc., il centro di esperienza è la Congregazione Scj, mentre per le altre espressioni la base fondamentale è il riferimento al carisma stesso di p. Dehon. Può darsi il caso anche che alcuni Istituti, tipo la Compagnia Missionaria, pur fondati da un padre dehoniano, non si ritrovino a far parte della Famiglia dehoniana, dal momento che potrebbero non ritrovarsi nell’esperienza del p. Dehon. Altri, tipo l’Istitudo Reparador, sono nati in riferimento al carisma di p. Dehon, ma potrebbero non essere rimasti nella sua linea. Le Suore Osservanti, poi, che hanno mediato l’esperienza dello Spirito nei confronti del p. Dehon, possono riconoscersi nella Famiglia dehoniana, hanno cioè creato un legame a loro volta di dipendenza dall’esperienza di fede del p. Dehon?

C’è da chiedersi, comunque: dove noi poniamo le basi della Famiglia dehoniana? Nel carisma di p. Dehon oppure nella Congregazione Scj? A seconda della risposta che daremo a questa domanda, infatti, i confini della Famiglia dehoniana vengono ad allargarsi o a restringersi.

Dobbiamo affermare che alla base della Famiglia dehoniana c’è un contenuto comune (l’esperienza di fede del p. Dehon) e un Padre comune (p. Dehon). Bisogna, però, che si chiariscano i contenuti di questa esperienza e di questa paternità con un linguaggio nuovo, tenendo conto e non spaventandosi del fatto che i figli nati da questa base comune possano essere così diversi e non corrispondono affatto a delle fotocopie della Congregazione Scj.

Gli Scj come gli altri Istituti hanno, a loro volta, dei caollaboratori, degli associati ecc. A livello dei gruppi che fanno riferimento alla Congregazione Scj si può realizzare una partecipazione spirituale particolare con le realtà della Congregazione, ci possono essere partecipazioni alle opere, alla vita comunitaria ecc., ma tutte queste cose vanno ben regolamentate. A livello più allargato, invece, possono darsi altre possibilità.

Ogni membro candidato ad appartenere alla Famiglia dehoniana, però, deve riflettere e dire se in questa vi ci si ritrova oppure no. Bisogna anche riconoscere che il laicato non è molto organizzato attualmente e che tutto il processo è in via di sviluppo. Il governo generale nell’affrontare la tematica della Famiglia dehoniana non vuole comunque adottare una politica dalll’alto, ma vuole che le cose maturino pian piano dal basso.

I lavori riprendono in sala alle ore 15.00. Dopo la lettura di un telegramma di augurio e di partecipazione spirituale ai lavori, proveniente dalla provincia IM, Lucia Correia legge le aggiunte fatte, secondo alcune osservazioni della mattinata, al testo elaborato dal comitato redazionale che ora risulta essere il seguente:

FAMIGLIA DEHONIANA

Proposte

Nella redazione finale terremo conto della centralità dell’eucaristia, di una più armonica collocazione/rapporto fra le componenti la famiglia dehoniana, della centralità della spiritualità, esperienza di fede di P. Dehon ed altri apporti presentati in Assemblea.

I. CARISMA. SPIRITUALITÀ E MISSIONE.

1. Il carisma di un Fondatore è un dono dato dallo Spirito per tutta la Chiesa. Nelle famiglie religiose si sta verificando la condivisione del carisma del Fondatore dalle diverse componenti ecclesiali.

2. Per Famiglia Dehoniana intendiamo l'insieme delle diverse componenti (scj, consacrate, laici), che riconoscono in p. Dehon il "padre" della propria vita spirituale e si riconoscono fra loro fratelli/sorelle, in quanto partecipi della medesima spiritualità e missione.

(Progetto "Noi Congregazione a servizio della missione", n. 25).

3. L’eredità dehoniana.

Condividiamo, infatti, la stessa esperienza originale di accostarci al mistero del Cuore di Cristo, scoprendo l’amore infinito di Dio. Condividiamo > il sentire con la Chiesa; > la sensibilità di fronte al mondo attuale; >l’impegno per la causa del Regno; >la passione per l’annuncio del Vangelo e per i suoi valori sociali di giustizia, verità, solidarietà; >l’appello ad essere servitori della riconciliazione tra le persone e a promuovere la pace, la dignità umana, la fraternità universale.

Condividiamo la vocazione di unirci all’oblazione riparatrice di Cristo e di fare nostri i suoi sentimenti di compassione, di misericordia, di abbandono e disponibilità totale al progetto salvifico di Dio, cooperando nella costruzione della Civiltà dell’Amore.

Noi intuiamo che questa prospettiva di vita e di impegno si attua nel quotidiano, ed è un dono ricevuto, è un’eredità che ci è stata trasmessa attraverso > una mediazione storica ed esemplare, quella di P. Dehon.

4. La condivisione della stessa eredità non ci costituisce in un movimento, un’associazione, un’aggregazione o un Terz’ordine, ma in una Famiglia. Partecipando tutti della stessa eredità, ci completiamo a vicenda, rafforzando con la stessa comune spiritualità la vocazione propria e la missione specifica di ogni componente familiare. I nostri rapporti sono fraterni e non subalterni.

5. L’appartenenza alla Famiglia dehoniana richiede che si realizzino e si verifichino insieme alcune condizioni:

a. Riconoscere p. Dehon come il "padre spirituale" della propria vita nella Chiesa.

b. Partecipare al carisma, condividendone la spiritualità e il servizio della missione, secondo il proprio stato di vita: laicale, sacerdotale o consacrata. Solo con questa modalità di partecipazione, il carisma di p. Dehon si estende qualitativamente nella Chiesa.

c. Riconoscere la Congregazione SCJ, come prima realizzazione storica del carisma di p. Dehon. > Le altre componenti hanno il diritto/dovere di rileggere ed incarnare il carisma, secondo la loro specificità. Inoltre, riconosciamo negli SCJ, nostri fratelli maggiori, i garanti della fedeltà dinamica nell’interpretazione del carisma e nell’attualizzazione della spiritualità dehoniana.

d. Esprimere chiaramente il desiderio di appartenere alla Famiglia Dehoniana, ed essere accolto dagli organismi competenti. >.

6. Identità relazionale al laicato

L’incontro con i laici ci aiuta a ridefinire oggi la "fedeltà dinamica" di cui parla la Regola di Vita.

I laici inseriti nel mondo e nella costruzione della società, ci aiutano a leggere i segni dei tempi e a cogliere l’oggi di Dio.

Il carisma del P. Dehon permane nel corso del tempo e noi siamo chiamati a custodire integra questa identità basata sull’esperienza di fede del Fondatore in una costante incarnazione.

Il carisma di P. Dehon è un dono concesso a tutta la Chiesa; la Congregazione SCJ non sarebbe fedele all’oggi di Dio se non si aprisse ai laici e alle altre componenti.

P. Dehon ci traccia una strada di identità: amore e riparazione al Sacro Cuore di Gesù.

7. Rapporto SCJ con i laici dehoniani

La vocazione a vivere l’esperienza di fede del P. Dehon viene ai laici come un dono di Dio che si manifesta con più chiarezza oggi.

Si costatano molte difficoltà nelle comunità religiose sull’accettare questa presenza dei laici che condividono il nostro carisma.

Mentre alcuni sottolineano una certa interdipendenza nel vivere il carisma, altri insistono in una relazione di comunione dove si accolgono i laici e si riconosce loro il diritto di partecipare al nostro carisma.

Alcuni gruppi > di consacrate si sentono vicini al carisma dehoniano perché la loro origine comune è la spiritualità dehoniana.

La funzione dei religiosi dovrebbe esplicarsi come animatori, formatori, direttori spirituali per l’accompagnamento in un cammino progressivo di fede.

II. IL LAICATO DEHONIANO
8. Il laico dehoniano è una persona cristiana che, chiamata dallo Spirito vive nella laicità il mistero della Chiesa, secondo l’esperienza di fede del P.Dehon.

9. Profilo. Per il "laico dehoniano" è fondamentale vivere il proprio battesimo nella secolarità del mondo, secondo l’insegnamento della "Christifideles laici".

10. Essere "laico dehoniano" comporta una risposta personale alla chiamata (vocazione) dello Spirito per vivere il proprio battesimo, ispirato dal carisma di p. Dehon.

11. La persona di Cristo nel suo amore al Padre e agli uomini è centrale nell’esperienza di fede di P. Dehon. Il suo carisma è caratterizzato dalla "spiritualità" di amore e riparazione al Cuore di Cristo e dalla "missione" di costruire il Regno del suo cuore nelle anime e nella società.

12. È la spiritualità e non determinate opere o attività apostoliche a qualificare il carisma di P. Dehon. Esso è un dono dello Spirito dato a tutta la Chiesa. Per il Laicato dehoniano è fondamentale il riferimento a p. Dehon e alla sua esperienza di fede, più che all’Istituto degli SCJ e alle loro opere e attività concrete.

13. Formazione. In quanto prima realizzazione storica del carisma dehoniano, gli SCJ danno volentieri il loro sostegno ai laici dehoniani per il discernimento della vocazione; per la loro formazione progressiva e in vista di formare dei formatori laici come agenti di formazione.

III. COMUNIONE E ORGANIZZAZIONE
14. La comunione di diverse vocazioni richiede il rispetto della loro specificità e diversità, in piena autonomia organizzativa.

15. È opportuno avviare strumenti e momenti di incontri e di comunione fra le diverse componenti a livello locale, nazionale e internazionale.

16. Per favorire l’interscambio della ricchezza che ogni componente familiare ha ereditato dal carisma comune, si deve pensare a un minimo di organizzazione e alla comunicazione che deve avvenire all’interno della Famiglia, per consolidarne i legami.

Alla lettura, seguono degli interventi concernenti i contenuti.

P. Iemma suggerisce di aggiungere all’ultimo capoverso del n. 3´È un dono... ricevuto [dallo Spirito]ª. Suggerisce di cambiare il termine ´condizioniª del primo capoverso del n. 5 con ´atteggiamenti qualificantiª, perché meno fiscale. Suggerisce di cambiare il titolo del n. 6 con ´Identità dehoniana e laicatoª. Sempre allo stesso numero compare ´i laici ci aiutanoª, sarebbe meglio specificare chi sono questi ´ciª. Il padre suggerisce di anticipare la frase ´Il carisma di p. Dehon...ª all’inizio del numero 6; di cambiare il titolo del n. 7 in ´Rapporto dei laici e della Famiglia dehonianaª; di mutare la frase ´Si constatano molte difficoltà...ª in´Alcune persone e comunità religiose trovano difficoltà a...ª; di mutare ´Alcuni gruppi di consacrate si sentono vicini...ª in ´Alcuni gruppi di vita consacrata sentono di partecipare...ª.

P. Russo definisce problematica la definizione di Famiglia dehoniana del n. 2, giacché negli Usa i laici non sentono il p. Dehon come il padre della loro spiritualità, sebbene si ispirino a lui.

P. Perroux vede sottolineato in modo troppo pleonastico il dono dello Spirito nel testo

P. Benini dice che occorre limare molto i nn. 6-7, perché pensati per gli Scj, il che deve risultare in un titolo, perché il testo non perda la sua efficacia.

Cardillo afferma che i nn. 6-7 sono orfani del titolo del testo precedente ´Identità Scjª. Sposterebbe, poi, la frase ´Alcuni gruppi...ª del n. 7 alla fine del n. 4, perché qui fuori posto. Dice che non è opportuno scrivere ´nostri fratelli maggioriª al n. 5c. Chiede di riformulare la definizione del n. 2, non ponendola più come citazione del progetto Noi Congregazione a servizio della missione.

P. Chiarello afferma che ci sono due nodi da sciogliere. Occorre, infatti, definire chi fa parte della Famiglia dehoniana e bisogna anche affermare se in questa famiglia c’è un padre comune o occorre definirsi tutti "figli spuri".

P. Quintero dice che i nn. 2 e 7 affermano già che la Famiglia ha come padre il p. Dehon, ma nota una certa dissonanza fra i due numeri. Nota pure che il documento non tiene molto in considerazione gli altri elementi della Famiglia dehoniana che non siano gli Scj e i laici.

P. Wynne chiede che al n. 5c invece che ´garantiª venga posto ´custodiª.

Il p. Generale ricorda che il documento deve essere molto rivisto, anche alla luce del recente Magistero della chiesa. Ricorda con forza che il riferimento al p. Dehon da parte della Famiglia dehoniana non può essere assolutamente posto in discussione.

P. Cavazza chiede che siano definiti gli organismi competenti, di cui si parla al n. 5d.

P. Chiarello risponde che in questa fase affrontare il discorso degli organismi è prematuro.

Martelli chiede che vengano esplicitati i soggetti dell’´esprimere chiaramente...ª, di cui si parla al n. 5d.

Dopo il break, si riprende alle ore 16.50. Il p. Benini legge nel modo seguente il testo sopra riportato che viene sottoposto alla votazione dell’assemblea in vari tronconi:

Le prime tre righe sono approvate all’unanimità;

Segue una discussione su chi debba stendere il testo finale, che va a confondersi con la possibilità di creazione di un comitato organizzativo a livello centrale della Famiglia dehoniana. La discussione su questo secondo punto viene abbandonata, mentre per quel che concerne il primo viene posta a votazione la seguente formulazione:

´Il comitato di stesura del documento sia formato dai medesimi che hanno redatto il testo prima votato, eventualmente allargato ad altri che si terrà opportuno inserirviª.

La formulazione è approvata con 43 si e 4 no.

Viene, infine, posto a votazione che nel documento finale si ponga l’idea che, in attesa di arrivare a creare un comitato generale della Famiglia dehoniana, ogni nazione cerchi di formare un comitato nazionale, comprendente un Scj, un laico, un secolare, un altro eventuale componente della famiglia dehonianaª. La proposta è approvata con 47 si e 2 no.

L’incontro si conclude con la s. Messa presieduta e celebrata in inglese da p. Wardjito, il quale, a partire dalle letture di Dt 7,6-11 e di Mt 11,25-30, ricorda che Dio ci ha chiamati nel suo amore e non per la nostra grandezza e che siamo chiamati a vivere l’amore di Dio con spirito di gratitudine e di compassione sull’esempio di p. Dehon. Ricorda la centralità che l’eucaristia deve avere nella nostra vita e ringrazia Dio per l’arricchimento di cui ci ha fatto dono in questi giorni, che è segno di speranza perché il nostro cammino di Famiglia da qui possa iniziare.

Il p. Generale aggiunge soltanto che la Famiglia dehoniana è frutto dello Spirito e come tale deve essere accolta. Conclude con il ringraziare tutti della presenza e del contributo a che questo incontro potesse riuscire nel migliore dei modi.

p. Francesco Mazzotta scj