VITA DELLA CONGREGAZIONE
Nel mese di luglio di ques'anno 1999, è stato tenuto un corso di formazione permanente in lingua italiana. È stato tenuto in Polonia: un corso preparato bene, che ci ha aiutato ad approfondire alcune tematiche oggi molto importanti come l'impegno sociale, l'ecumenismo, la spiritualità del cuore di Gesù, la figura di Cristo che ci rivela il volto paterno di Dio, ecc.
Particolarmente stimolanti sono stati alcuni fine-settimana, ad Auschwitz, a Niepokalánow (la città dell'Immacolata di p. Kolbe), al santuario di Czestochowa, centro e cuore della storia civile e religiosa della Polonia...
In questo articolo però intendiamo soffermarci sulla visita che abbiamo fatto (dal 3 al 5 luglio) ai nostri confratelli polacchi che lavorano in Bielorussia, paese di confine e luogo d'incontro tra cattolici e ortodossi. Sono 12, dislocati in diverse parrocchie, e precisamente: Grodno-Wiszeniowiec, Ostryna, Lac, Lachowicze, Postawy, Lyntupy-Komaje e Szarkowszczyna.
Il padre Tadeusz Kaluzny scj, durante la prima settimana, ha tenuto una conferenza su quel paese di 207.600 Km2 e con più o meno 10 milioni di abitanti, dei quali 80% bielorussi, 13% russi, 4,1% polacchi, 2,9% ucraini, 1,1% giudei. Religiosamente si dividono così: 40% indifferenti e 60% fedeli, almeno formalmente appartenenti a qualche confessione; il 25% dell'intera popolazione sono cattolici e 25% ortodossi. I rapporti tra queste due chiese non sono molto amichevoli in questo paese, come, invece, in altri luoghi dove convivono ortodossi e cattolici. Ci sono anche altri piccoli gruppi come protestanti, vecchi cattolici ed ebrei.
La visita alla Bielorussia destò in noi sentimenti diversi: impazienza alla frontiera, dove abbiamo dovuto aspettare più di due ore per poter entrare e, dopo, per uscire, a causa della morosità nel controllo dei passaporti e anche per la mala voglia degli addetti al servizio doganale; ma poi la più profonda ammirazione per i gesti e atteggiamenti di vero eroismo di quella gente, durante il periodo della dittatura comunista.
La prima città che abbiamo visitato è stata Grodno. Questa parte occidentale della Bielorussia prima del 1945 apparteneva alla Polonia. Perciò la gente parla ancora il polacco. Grodno è una città con più o meno 300.000 abitanti. Siamo stati accolti nel seminario diocesano della città, dove studiano 120 alunni (filosofia e teologia) di tre diocesi. Durante il tempo del comunismo, era stato trasformato in un istituto medico legale e alloggio per molti medici e infermieri. Sotto la chiesa erano le camere frigorifere dove si conservavano i cadaveri per l'autopsia. Dopo la caduta del comunismo, è stato restituito alla diocesi e si realizzano adesso i lavori di ristrutturazione. Sia i sacerdoti sia i seminaristi ci hanno accolti fraternamente e con molta gioia. L'ambiente era semplice, umile, però, pieno di entusiasmo e gioia.
Una delle storie che ci ha colpiti veramente è stata quella delle donne cattoliche di Grodno che, durante 18 anni, hanno occupato la chiesa cattedrale per non permettere ai comunisti di farne uso per altre finalità profane. E siccome era vietata la celebrazione della messa, il sacerdote in borghese, tra i fedeli, recitava con loro le preghiere eucaristiche e così i comunisti non riuscivano a scoprire chi era il sacerdote.
In Grodno, la provincia polacca scj ha la cura di una parrocchia in un quartiere operaio, povero, dove abitano circa 80.000 persone. Non c'è ancora la chiesa parrocchiale. Le messe sono celebrate in una sala affittata sopra una caffetteria. E il parroco con il suo vicario abita in un appartamento popolare, piccolo, ma che serve anche per radunare, a turno, durante la settimana, i 700 ragazzi e ragazze che si preparano alla prima eucaristia. Parrocchia povera con innumerevoli problemi sociali, principalmente la disoccupazione e l'alcoolismo. Non c'è industria nella città e i giovani vivono una vita senza molte speranze. Il salario mensile di un operaio è di circa 20$ US (venti dollari americani).
Vedendo questa realtà così dura e sapendo delle difficoltà che un governo ancora comunista fa alle attività religiose, abbiamo ammirato moltissimo il lavoro e, possiamo dire, anche l'eroismo dei nostri confratelli.
In questa parte della Bielorussia la gente è molto cattolica. Ha radici polacche. Hanno una profonda devozione alla Madonna di Czestochowa, dove vanno in pellegrinaggio percorrendo a piedi i 130 Km che separano queste due città.
Il padre Stanislaw scj, parroco della parrocchia della Divina Misericordia, ha già il progetto della nuova chiesa che dovrà costruire con l'aiuto straniero, perché la gente qui è troppo povera. Il vescovo di Grodno e la Provincia scj hanno già firmato un contratto secondo il quale la costruzione della chiesa sarà della Congregazione.
Nella città di Grodno ha lavorato dal 1922 al 1927 il padre Massimiliano Kolbe. Nella chiesa dei francescani conventuali si può ancora vedere il confessionale dove lui esercitava il ministero della riconciliazione. Da qui lui è partito, nel 1927, per fondare la sua grande opera di Niepokalanów.
Un problema religioso molto sentito è la mancanza, per quasi 50 anni, di ogni formazione religiosa, tutto il tempo in cui regnava il sistema comunista. Il comunismo è riuscito a creare una generazione di agnostici, atei, indifferenti. Gli ortodossi, che potevano agire in quel tempo, hanno fatto poco nella catechesi perché non svolgono questa attività pastorale e si sono accomodati al sistema.
A Grodno ci sono tre chiese ortodosse.
A Ostryna, un'altra parrocchia scj, a 30 Km da Grodno, abbiamo concelebrato la messa delle ore 10,00 domenica 4 luglio. La chiesa nuova, bella, grande, era affollata. La partecipazione viva di tutti i fedeli alle preghiere e ai canti. Gente umile, semplice, povera. Non ho visto nessuna automobile nel villaggio. I più lontani vengono in chiesa in carrozza, tirata dai cavalli. Gli altri a piedi.
In questa regione abbiamo visto i celebri kolkosz, cioè le fattorie collettive del sistema comunista. Molte patate, barbabietole, grano, frumento, pascoli per l'allevamento di bestiame.
E abbiamo visitato molte parrocchie e chiese. Ciascuno aveva la sua propria storia da raccontare del periodo del comunismo. Alcune antiche, altre più moderne; alcune stavano chiuse durante il regime comunista, altre servivano a diverse finalità; una casa parrocchiale era la sede della Gestapo durante l'ultima guerra, dopo la guerra divenne ospedale; adesso è nuovamente casa dei sacerdoti.
Era visibile la gioia dei parroci o dei sacerdoti che andavamo a visitare. Con pazienza ci spiegavano tutto. A Wasilinski, siamo arrivati proprio all'inizio della messa delle ore 15,30. Il parroco ci ha presentato alla comunità; ha chiesto a ciascuno di noi di presentarsi e dire alcune parole nelle nostre lingue; l'assemblea ha cantato per noi, con gioia.
In queste visite a tante chiese di questa regione mi ha colpito la presenza delle immagini o quadri della Madonna, non solo di Czestochowa, ma anche di Fatima, del Perpetuo Soccorso, e Gesù della Divina Misericordia di suor Faustina.
In conclusione, posso dire che questa visita ci ha fatto vedere una popolazione che soffre molto, senza molta speranza, povera; però con un profondo e semplice senso di fede; abbiamo apprezzato molto il lavoro che svolgono lì i nostri religiosi dehoniani. Abbiamo visto i grandi kolkoz comunisti, le strade strette e mal tenute, le immense foreste di pini e abeti, la forte presenza militare nelle frontiere.
Una lezione di vita: dove non c'è libertà, l'uomo non si sviluppa; dove non c'è proprietà privata, l'uomo perde lo slancio di progredire; dove non c'è il rispetto per la persona umana e i suoi diritti, non c'è vera vita, non c'è speranza. Qualsiasi sistema politico che non pone la persona umana in primo piano è destinato al fallimento. Non c'è vita vera, non c'è libertà, dove non c'è l'amore e il rispetto per la persona umana.