TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ
Marcial Maçaneiro, scj
Introduzione
Nella storia della spiritualità, ci sono esperienze che rimangono sempre nuove. Ricordiamo lalleanza celebrata da Abramo, Mosè e il roveto ardente, Elia e la presenza divina sullOreb. Nel Nuovo Testamento abbiamo Maria, serva e madre: lincontro con il Verbo della Vita, in S. Giovanni; la conversione di Paolo; la comunione delle prime comunità, ecc.
In seguito, la storia ci ha offerto lesempio dei martiri, i Padri e le Madri del deserto, i mistici medioevali, larte gotica e la sua teologia della luce, e diversi santi moderni. Ancora oggi queste esperienze ci parlano. Mostrano la novità della Buona Novella di Gesù, suscitano incanto e risvegliano nuovi discepoli. Così lesperienza di Francesco e di Chiara, di un Bernardo o una Teresa dAvila.
Da questo mosaico prezioso cogliamo qui quella esperienza damore divino che si rivela in Cristo, specialmente nel mistero del suo cuore. Esperienza che è scaturita dai Vangeli, si è fatta strada ed è arrivata fino a noi con un nome proprio: spiritualità del Cuore di Gesù.
Fino al Vaticano II, molte comunità e congregazioni che coltivavano questa spiritualità si riferivano frequentemente ai messaggi di S. Margherita Maria. Questo senza dimenticare la presenza di altri mistici, come S. Bonaventura, Geltrude di Helfta e Matilde di Hackeborn. Altri, invece, vollero approfondire le fonti della spiritualità del Cuore di Gesù nella Scrittura e nella Tradizione viva della Chiesa. Le encicliche Miserentissimus Redemptor (1928) e Haurietis aquas (1956) nacquero da questa ricerca.
Con il Concilio Vaticano II, sorge il movimento del ritorno alle fonti. Si susseguono, allora, vari studi che mirano a una nuova lettura della Bibbia (De La Potterie) e della Patristica (Carminati)1. Le antiche intuizioni sono rilette alla luce del rinnovamento conciliare, attento ai segni dei tempi.
Come risultato di questo ritorno alle fonti, oggi possiamo riscoprire le radici bibliche e teologiche della spiritualità del Cuore di Gesù. Di più: oltre a ritrovare tali radici, possiamo approfondirle su terreni nuovi. Alcuni tratti caratteristici, come la riparazione, la contemplazione del Costato aperto e le opere di misericordia, possono essere riproposti nellorizzonte attuale della nostra missione: misericordia che si manifesta nellopzione per gli esclusi; riparazione come impegno per la Nuova Creazione (giustizia, pace, ecologia); il Costato aperto, ricordo dellumanità ferita; il Cuore come sintesi della nostra sequela di Cristo.
In queste pagine, intendo presentare alcune note attuali sopra le fonti e il significato della spiritualità del cuore. Il testo è più intuitivo che sistematico. Non è un trattato, ma una compartecipazione. Si legga, si mediti e ci si renda partecipe di questa riflessione che non è solo mia. È nostra, perché tutti siamo discepoli di questo Cuore che un giorno ci chiamò, affidandoci il servizio della carità e il ministero della riconciliazione.
Lamore, elemento centrale dellesperienza cristiana
Quello che distingue il cristianesimo dalle altre religioni non è, in assoluto, i suoi dogmi, il suo culto o la sua morale. È la persona stessa di Gesù Cristo come presenza rivelatrice che Dio è amore (1Gv 4,8). È a partire dallamore (agàpe) che i dogmi, il culto e la morale si definiscono e acquistano un senso veramente cristiano (ispirati allessere e agire di Gesù). Ricordiamoci che cristiano vuol dire unto, cioè: messianico.
Siamo discepoli di un Messia e professiamo una fede messianica: è ora la Buona novella di Gesù, la pratica delle beatitudini, l'accoglienza del Regno di Dio, il servizio allunità e alla riconciliazione, la speranza di nuovi cieli e nuova terra. Senza questa comprensione messianica dellamore, la fede cristiana perderebbe il suo significato salvifico.
a. Amore e giustizia nel Primo Testamento
Già nel Primo Testamento, situazioni e limiti storici, lamore va spuntando come il nucleo della fede e della fedeltà a Javhè. Fu per comunicare la sua vita che Dio creò luomo e la donna a sua immagine. Giardino piacevole (Éden) come guardiani e coltivatori. E, anche con la disobbedienza, persiste la promessa amorosa del Creatore: il perdono e la speranza della nuova creazione (cfr. Gn 1-3). Durante tutta la storia di Israele questo amore si manifestò con segni di affetto, fedeltà e liberazione (cfr. Sal 135).
Lamore di Javhè condiziona la sua giustizia: castiga i padri nei figli fino alla quarta generazione, ma fa misericordia fino alla millesima! È per il suo amore fedele (hesed) che egli salva il popolo dEgitto e ristabilisce lAlleanza (cfr. Es 3-19). La misericordia più che unidea attraente, passa a essere il contenuto pratico della relazione tra Javhè e il Popolo dIsraele. Il salmo 135, che ricorda i fatti meravigliosi di Dio per il suo popolo, ha un ritornello eloquente e glorificante: eterna è la sua misericordia.
È poi alla luce dellamore che la Legge deve essere accolta, compresa e praticata: Non ti prostrerai davanti ad altri dei e non li servirai, perché io, Javhè tuo Dio, sono un Dio geloso(Es 20,5). Lamore esige fedeltà e giustizia. Dio e Popolo si impegnano ad osservare lAlleanza come condizione per la comunione e la vita: Ecco che oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Se ascolterai i comandamenti di Javhè tuo Dio che oggi ti ordino - amando Dio, percorrendo le sue vie e osservando i suoi comandamenti, statuti e leggi - vivrai e ti moltiplicherai (Dt 30,15-16).
Vita che si accoglie come dono di Javhè, e si custodisce nella libertà e nella carità verso i bisognosi del popolo: gli orfani, le vedove, i poveri e gli stranieri (Lv 23,22). Il diritto e la giustizia devono caratterizzare il popolo che Javhè ha scelto come sua proprietà (Lv 19,15; Dt 16,19; Sal 140,13-14).
I profeti diranno: se il popolo praticherà il diritto e la misericordia, allora vivrà sotto il Regno sovrano di Javhè. Ma se lamore sarà dimenticato, neppure i sacrifici legali avranno senso: Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con laffamato, nellintrodurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente? Allora la tua luce sorgerà come laurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà (Is 58, 6-8).
b. Amore-agàpe nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento, Gesù si pone in continuità con la tradizione profetica. Pieno di Spirito Santo, agli ammalati egli annuncia la guarigione; ai peccatori la misericordia; ai prigionieri la liberazione (Is 61, 1-2; Lc 4, 18-19). Questo è il modo di Gesù per dichiarare che Dio regna. E quando gli domandano se è proprio il Salvatore, Gesù fa delle opere il suo attestato messianico. Andate a dire a Giovanni quello che state vedendo e ascoltando: i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati e i sordi odono, i morti risuscitano e ai poveri è annunciata la Buona Novella (Mt 11, 4-5).
Nel Vangelo la carità è criterio di salvezza o di condanna definitive (Mt 25, 31-46). Gesù riforma la Legge (Mt 5 ,17-6,18); perdona senza restrizione (Gv 8, 1-11) e proclama le nuove clausole dellAlleanza: le Beatitudini (Mt 5, 1-12; Lc 6, 20-23).
Nella Cena Pasquale, egli accetta le conseguenze estreme della sua passione per il popolo: avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (fino allestremità dellamore, secondo Gv 13,1). Offre Se stesso nel pane e nel vino, e ci lascia leucaristia come sacramento della sua Presenza, per la redenzione di molti (Mc 14, 22-25). Benedice il Padre, lava i piedi dei discepoli e li chiama amici (Gv 15,15). Poi, nonostante la sofferenza, egli accoglie e perdona (Lc 23, 33-43). È in forza del suo amore fedele che il sacrificio della croce acquista forza redentrice. Il terzo giorno risuscita, visita quelli che ama e assicura loro il Paraclito, lo Spirito di Verità per la sua Chiesa (Lc 24, 44-49).
Lamore gratuito e operante è quello che caratterizza la proposta di Gesù. Senza questo marchio, Gesù correrebbe il rischio di equiparare il suo progetto al progetto limitato degli zeloti, farisei o scribi. Potrebbe confondere il vangelo con una nuova forma di legalismo, o perdersi in un messianismo facile e populista. Con lamore, però, tutto si ordina in modo luminoso e, per ciò stesso, più esigente. La legge assume il posto dovuto, considerando la libertà, la grazia e lopzione fondamentale per la vita umana (il sabato è per luomo, e non luomo per il sabato: Mc 2,27).
Dio appare nel suo vero volto, non come Dio della Legge o del Tempio, ma come Dio dellAlleanza e della Vita. In Gesù lamore è più di un nome. Lamore si cambia in progetto e in giudizio: implica una pratica quotidiana, inaugura un nuovo ordine fondato sopra un nuovo comandamento, e giudica tutti gli altri progetti alla luce del suo radicalismo. Lamore-agàpe come prassi di giustizia e misericordia è litinerario scelto da Gesù nella sua missione di Profeta-Sacerdote-Messia (Gv 13-15).
Il Cuore di Cristo
Partendo da questa centralità dellamore nelle Scritture, la spiritualità del Cuore di Gesù si sviluppò nella Mistica e acquistò maggiore consistenza teologica. Oggi possiamo situarla in termini di cristologia e riconoscere il suo valore nella Chiesa.
a. La cristologia del Cuore
Nel suo cammino storico, in ogni epoca e contesto, la spiritualità del Cuore di Gesù è stata una memoria della centralità dellamore nella vita di Cristo. Da lì la sua attenzione continua al cuore del Signore. Il cuore è un cammino per il quale si arriva al mistero di Gesù Cristo, e anche cammino di partecipazione alla missione della Chiesa. Si tratta di una spiritualità cristocentrica (mette Gesù al centro), e centro-cristica (in Gesù, accentua quanto gli è centrale: il suo Cuore, cioè, il suo amore). Il cuore, così si presenta come matrice di una cristologia che, fin dai suoi inizi, ha valorizzato lumanità di Gesù: la sua incarnazione, la sua relazione con il Padre e gli uomini, la sua compassione per il popolo, i suoi affetti, la sua misericordia e la sua croce.
Il termine cuore designa il mistero di Cristo nella sua profondità e totalità. Biblicamente, leb (in ebraico) e kardia (in greco) sono termini primordiali, anteriori alla distinzione corpo/anima. Hanno un significato personale profondo e pieno: rimandano a tutta la persona, come soggetto responsabile, capace di amare, sentire, decidere e comunicare con la bellezza e la vita nella sua ampiezza. Più che espressione poetica, conoscere Cristo secondo il suo Cuore è una vera chiave ermeneutica. A partire dal cuore si contempla e si esperimenta il mistero del Figlio di Dio in tutti i suoi aspetti: Cuore del Verbo Incarnato, Cuore del Buon Pastore, Cuore Eucaristico, Cuore Umano-Divino, Cuore del Figlio amato dal Padre che ci dà lo Spirito, ecc.2
b. La mistica del Cuore
Però questo linguaggio e questi simboli, tradizionalmente usati, non sono nati a caso, o perché teologicamente convenienti. Dietro alla cristologia cè una mistica. Una esperienza fontale.
"In questo si è manifestato lamore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché in lui avessimo la Vita! E noi abbiamo riconosciuto e creduto allamore che Dio ha per noi. Dio è amore: chi sta nellamore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Noi amiamo, perché Egli ci ha amati per primo" (1Gv 4, 10.16.19).
Questa esperienza è tanto decisiva per la mistica cristiana, che potremmo dire, con Karl Rahner: se assumiamo la devozione al Cuore di Gesù come evocazione e adorazione supreme del fondamento sopra il quale riposa la congiunzione del reale e lunità della nostra vita spirituale tanto diversificata, allora ognuno che ha incontrato Gesù Cristo già venera il suo Cuore, anche se non utilizza questa parola.3 Infatti la spiritualità del Cuore di Gesù non si fonda su pratiche di pietà o in un unico stile di linguaggio, per quanto espressivi possano essere. Le forme di pietà e il linguaggio che usiamo sono elementi fondati; non elementi fondanti. Lelemento fondante - che dà senso a tutto il resto - è lesperienza dellamore di Dio: lopera salvifica del Padre, attuata attraverso loblazione del Messia Gesù.
È questa esperienza che chiede a noi una risposta, rendendoci possibile un sì allofferta di salvezza. Da qui presteremo attenzione alle nostre risposte di amore o disamore, attenti a quegli spazi dove si nega lamore a Dio e al prossimo. Fu, daltronde, da questa attitudine che sorse la così detta riparazione: risposta allamore divino oltraggiato e non corrisposto, sia nella Chiesa, nella società o nella persona umana. Riparazione che significa: restaurazione del volto di Cristo nel volto disfatto dellumanità, costruzione dellunità, instaurazione della giustizia e della misericordia, accoglienza dello Spirito.
Essendo radicata nellesperienza dellamore (agàpe ), la spiritualità del Cuore di Gesù ben presto manifestò la sua predilezione per i poveri e i sofferenti. Diventò poco alla volta una mistica carica di politica e una politica animata dalla mistica. Infatti il Cuore di Gesù è la manifestazione della miglior politica: la politica del Regno, che crede nella forza trasformatrice della carità, come ricorda Paolo: la fede opera attraverso la carità (Gal 5,6). Ecco litinerario della continuazione per la quale la spiritualità del cuore simmerge nel mistero di Cristo per partire da qui alla trasformazione del mondo.
Lenciclica Haurietis aquas, già nel 1956, metteva in risalto le conseguenze sociali del culto al Cuore di Gesù:
"Il culto del Sacratissimo Cuore di Gesù, per sua propria natura, è culto allamore con il quale Dio ci amò mediante Gesù e, al tempo stesso - da parte nostra - un esercizio damore a Dio e per tutto il genere umano. In altre parole: questo culto propone lamore di Dio verso di noi come oggetto di adorazione, di azione di grazia e di imitazione, avendo per scopo di portarci alla perfezione dellamore a Dio e agli uomini, attraverso la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo, lasciato dal Divino Maestro agli apostoli, come eredità sacra: Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato (Gv 13,34).
Ma, quale devozione più nobile, più soave e più salutare del culto, sopra lodato, dal momento che questo è tutto rivolto alla stessa carità di Dio? Finalmente, quale stimolo più efficace dellamore di Cristo - che la pietà verso il Cuore sacratissimo di Gesù fomenta ed accresce ogni giorno più - per portare i cristiani alla perfetta osservanza della legge evangelica, senza la quale non si può avere la vera pace tra gli uomini? Come ci avverte chiaramente lo Spirito Santo, dicendo: la pace è frutto della giustizia (Is 32,17).4
Passo passo, la Chiesa andò esplicitando in vari documenti lidentità e i valori tipici della spiritualità del cuore. In questo processo, il contenuto devozionale (localizzato in unepoca o in una cultura particolare) passa per il filtro delle Scritture e trova nella carità evangelica il suo referente più importante. Dietro agli affetti del dolce Cuore, ai lamenti del Cuore oltraggiato e alle promesse del Sacro Cuore alle anime fedeli, si trovano latenti la carità e la giustizia del Regno di Dio.
Passando dagli elementi fondati a quello fondante (che è lamore salvifico del Padre, rivelato in Cristo, nello Spirito), possiamo ri-dire questa devozione in base al suo senso evangelico originale. È quello che suggerisce lenciclica Dives in misericordia, che vede nel culto al Cuore di Cristo un registro di come la spiritualità cristiana assimilò la misericordia divina, lungo i tempi: "La Chiesa pare professare in modo eminente la misericordia di Dio e venerarla, rivolgendosi al Cuore di Cristo. Di fatto, lavvicinarsi a Cristo, nel mistero del suo Cuore, ci permette di impadronirci in questo punto della rivelazione dellamore misericordioso del Padre, che costituisce in un certo senso, il nucleo centrale - e al tempo stesso il più accessibile sul piano umano - della missione messianica del Figlio dellUomo".5
c. Alle radici dellhumanum
Questa esperienza di misericordia non avviene in modo periferico. Tende sempre a raggiungere il cuore della persona: il nostro universo archetipo, centro ultimo dellhumanum, dove la grazia attua in modo trasformante, infatti lì abita lo Spirito che ci è stato dato (Rm 5,5). Lesperienza dellamore di Dio, quando raggiunge in noi questo livello, lascia lì una iscrizione alla quale possiamo ritornare frequentemente, leggendo e rileggendo la presenza di Dio nella nostra vita.
Per questo la spiritualità del Cuore di Gesù ebbe storicamente una culla mistica. Si collocò prima nella sfera del mistero e della contemplazione, prima di ricevere una esplicitazione dalla teologia e dal magistero. Prima lesperienza fondante. Dopo dunque, la parola teologica. Una teologia del Cuore di Gesù sarebbe totalmente vuota senza questa esperienza di amare e essere amato alla maniera di Gesù di Nazaret: avendo sempre presente il Dio-Abbà con la sua tenerezza e promuovendo relazioni di fraternità. Nessun discorso teologico, per quanto bello sia, può sostituire questo dono e questo impegno.
d. Mistica e Politica
Personalità come Matilde di Magdeburgo, Geltrude di Helfta, Margherita Maria, Giovanni Eudes, Padre Chevalier, Teresa Verzeri, Leone Dehon o Charles De Foucauld sono personalità mistiche, nel senso forte e genuino dellespressione. Vissero la contemplazione come collocazione fondatrice dei vari aspetti della realtà. Unattitudine di Regno, pienamente inserita nella Chiesa, con forti dosi di audacia e creatività missionaria.
Hanno saputo tessere con sapienza i fili dellorazione e dellazione, del silenzio e dellannuncio, della mistica e della politica, in una sintesi che ancora oggi ci sorprende! Lorazione, il lavoro, lapostolato, le fondazioni, le tribolazioni e i deserti, i viaggi e gli scritti, le strade nuove che aprirono! Tutto era assimilato dinamicamente, fino a formare una matura sintesi spirituale.
e. Discepoli e missionari
La spiritualità del Cuore di Gesù è un programma di discepolato: seguire Cristo alla Scuola del Cuore. Così come Antonio seguì Cristo alla Scuola del Deserto e Francesco alla Scuola della Povertà, ci sono quelli che seguono Gesù Cristo alla Scuola del Cuore. È un cammino evangelico.
E quelli che fanno tale esperienza, la fanno ecclesialmente. Infatti lamore è essenzialmente comunicazione: lamore di Cristo ci spinge! (2 Cor 5,14). Quanto abbiamo visto e udito, quello che le nostre mani hanno toccato, questo vi annunciamo! (1Gv 1,3). Da qui i titoli di missione tipici delle Congregazioni e movimenti del Cuore di Gesù: Serve, Missionari, Oblati, Apostole, Discepole, Messaggere, ecc. Infatti, come potremmo comprendere lamore di Cristo per noi, se non amando come lui, in opere e in verità?.6
f. Portata psico-affettiva
Altra cosa da dover ripensare con sensibilità pastorale, è la portata psico-affettiva di questa spiritualità. Esaminando la testimonianza di vari mistici, troviamo un ritratto psicologico molto intenso, sia del Cristo contemplato, sia dello stesso soggetto. Certamente il linguaggio ci apparirà romantico. Ma non si parlerebbe tanto di affetti ardenti, passione, cuore soave e fornace di amore se questo non fosse significativo. Oltre a questo, le espressioni rivelano anche il lato realista del quotidiano, con i suoi conflitti e le sue sfide: umiltà/umiliazione, rinuncia a capricci personali, sforzo per seguire la volontà di Dio, apostolato in situazioni difficili, incomprensioni sofferte allinterno della Chiesa o dalla propria comunità.
Cè un sentimento di comunione con il Cuore ferito di Gesù, che il mistico cerca di consolare/riparare. Offrendosi gratuitamente, il soggetto trova la grazia della propria consolazione.
Senza esigere nulla, ma per puro amore. Decodificando questo linguaggio, troviamo alcuni segni di gratuità personale, capacità di attraversare crisi e, in fine, rifarsi. Quindi, consolare e essere consolato, offrire e ricevere misericordia è unesperienza che ricostruisce. È qualcosa che riorganizza la persona senza escludere le crisi, portando inclusi effetti terapeutici. Risolve in un certo senso il dolore quotidiano, passando dal vuoto alla speranza. Risolve in riconciliazione a livello storico (dei fatti) e a livello affettivo (delle emozioni). Lerrore sarebbe di ridurre la spiritualità a questo aspetto. Tuttavia è onesto riconoscere qui certi elementi psicologicamente positivi.
La sfida attuale consiste nel reintegrare questa componente psico-affettiva e anche terapeutica, senza cadere nel soggettivismo o in esperienze emozionali disordinate, che non favoriscono la maturazione o restano escluse da un cammino di discepolato.
Daltra parte, è bene ricordare che lesperienza di guarigione-restauro è inclusa nella visione biblica della misericordia . Provare la misericordia del Signore è esattamente essere riscattato, liberato e guarito da Dio. La guarigione conferma lazione liberatrice di Javhè (Es 15,26) e prova la elezione messianica di Gesù: egli guarisce, perché fu unto per manifestare il potere regale di Dio sopra il male e la morte (Mc 1,34). Le sue guarigioni sono un segno evidente della Signoria di Dio, creatore e conservatore della vita. Infatti, nei primi secoli del cristianesimo, Gesù era invocato sotto il titolo soteriologico di archiàtros: arci-medico o medico primordiale della umanità inferma.7
Vedendo la situazione frammentaria di tante persone, sia per la perdita del senso, sia per le sofferenze subite, è opportuno ripensare la guarigione come esperienza di grazia - offerta dal Cuore di Cristo e azione del suo Spirito in noi. D'altronde, è quello che Giovanni suggerisce con la frase: "Guarderanno a Colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). Il testo richiama l'immagine parallela del serpente innalzato nel deserto, al quale gli ebrei colpiti dal male guardavano ed erano guariti. Guariti non da un male qualsiasi, ma dal veleno che distruggeva la loro vitalità interiore (il sangue, nella visione giudaica), portandoli poi alla morte fisica. Non per caso, la mistica giudaica chiama Mosè il medico (e non solo legislatore come siamo soliti ricordare). Se questo si applica a Mosè, più ancora può essere attribuito al Cristo Trafitto, dalle cui piaghe siamo stati guariti (cfr. Is 53,5).
g. Un cuore per i giovani
In questo senso di guarigione/riconciliazione, due esperienze possono essere ricordate. Una è lesercizio della meditazione - usato in certi ritiri - in cui, in un momento di preghiera diretta, lorientatore propone lo scambio dei cuori con Cristo. Questo sispira a Ezechiele, dove Javhè promette di prendersi il nostro cuore indurito, mettendo nel nostro petto "un cuore nuovo e uno spirito nuovo(Ez 36, 25-26). Seguendo una guida di preghiera - e meditando in clima celebrativo - molte persone testimoniano la grazia del perdono, della ripresa delle forze e del rifiorire dei carismi. Questo esercizio porta a unaccoglienza più esistenziale del sacramento della riconciliazione, con frutti che si estendono al quotidiano della persona.
La seconda esperienza che cito, è laccampamento di giovani, formatosi presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Paray-le-Monial (dove visse S. Margherita Maria). Qui la comunità francese Emmanuel promuove incontri giovanili, con ampia partecipazione. I giovani si accampano intorno alla chiesa. Formano tende di preghiera, lettura della Parola e partecipazione. Uno dei punti forti è la ripresa della storia personale in chiave di perdono: accogliersi per essere trasformati da Dio, poiché la grazia tocca più efficacemente quello che assumiamo e gli presentiamo per essere toccato. Varie testimonianze narrano di un incontro con il Cuore di Gesù, chiamato buono, comprensivo e misericordioso.
Molti scoprono il suo Cuore nella figura del buon pastore o alla luce delle parabole della misericordia (Gv 10 e Lc 15). Così i giovani superano ferite, riscattano il senso delle proprie relazioni (non sempre sane) e si sentono più coinvolti con gli impegni pastorali e famigliari. Essi fanno unesperienza di salute affettiva, nellincontro con il Cuore di Cristo.
Lamore come oblazione
Altro valore della spiritualità del cuore è la costante memoria dellamore di Cristo, inteso e proposto come oblazione. Focalizzare Cristo nellottica del cuore è risvegliare alla gratitudine e allofferta che costituiscono loblatività tipica del vangelo.
a. Oblazione: semplicità e memoria dellAlleanza
Nella Torah, loblazione è una delle offerte che si può presentare a Javhè:
Se qualcuno presenterà a Javhè unoblazione, la sua offerta sarà di fior di farina, sulla quale verserà olio e porrà incenso. La porterà ai figli di Aronne, i sacerdoti; il sacerdote prenderà da essa una manciata di fior di farina e dolio, con tutto lincenso, e lo brucerà sullaltare come memoriale: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per Javhè. Il resto dellofferta di oblazione sarà per Aronne e per i suoi figli, cosa santissima, proveniente dai sacrifici consumati dal fuoco in onore di Javhè (Lv 2, 1-3).
Si tratta di un sacrificio non cruento, fatto di frutti della terra (fior di farina), unto (olio) e profumato (incenso). Oltre a questo, loblazione aveva un carattere di giustizia e di condivisione: era offerta a Javhè, in solidarietà con la tribù sacerdotale, che usava una parte dellofferta per il suo sostentamento. Possiamo dire che si trattava di unofferta di semplicità: offerta di cose accessibili, meno costosa di un sacrificio di tori e montoni. Loblazione, così, è offerta dei semplici, e manifesta la semplicità di cuore di chi offre.
Loblazione è anche memoriale dellAlleanza tra il Popolo e Javhè. Perciò, quando loblazione era fatta con lofferta del pane, mai si usava il lievito. Invece del lievito, si condiva la farina di frumento con sale, chiamato sale dellAlleanza (Lv 2,11-13). Lassenza di lievito ricordava la prima Pasqua e invitava alla fedeltà. Cè un nesso tra Alleanza-oblazione-fedeltà. Solo così questa offerta sarà gradita a Javhè.
Alleanza e fedeltà sono inseparabili. Questo esige coerenza tra laltare (rituale) e cuore (di-sposizione interiore): Sacrificio a Dio è uno spirito contrito, un cuore contrito e spezzato, o Dio, tu non disprezzi Allora accetterai i sacrifici di giustizia sul tuo altare (Sal 50, 19-21). Loblazione, come qualunque altra offerta, deve essere fatta con atteggiamento di riconoscenza, fedeltà e gratitudine verso Dio. I salmisti e i profeti insistono in questa disposizione interiore di conversione. Solo così lofferta rituale sarà legittima, perché è fondamentalmente offerta del cuore: Chi salirà il monte del Signore? Chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro (Sal 25, 3-4). Convertitevi e abbandonate le vostre trasgressioni! Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo! (Ez 18, 30-31).
b. La kênosi del cuore
Gesù cammina sulla pista dei profeti e appare, nel Nuovo Testamento, come espressione massima della oblazione del cuore. In tutti i momenti Gesù emana questa attitudine personale di consegna e di obbedienza generosa. Vive senza riserve. Gesù è interamente per il Padre e i fratelli. Fin dallincarnazione, scorrendo ogni parola, ogni gesto, troviamo un Cristo solidale con le persone, nella costante ricerca di fedeltà al Padre. Gesù vive in sé cordialmente loblazione, come disposizione permanente della sua vita. La lettera agli Ebrei riassume in una frase questa kênosis di Gesù: Eccomi vengo, o Padre, per compiere la tua volontà (Eb 10,7).
Questa oblazione feconda tutta la prassi di Gesù: la relazione filiale con Dio, la sensibilità e compassione verso gli altri, la solidarietà, i gesti di perdono e di guarigione. Da qui la pratica di un amore spoglio e gratuito, un amore-senza-guadagno, specialmente in rapporto agli ultimi: gli esclusi, deboli, infermi, miseri e peccatori, che nulla potrebbero offrire in cambio (a volte neppure la gratitudine: cfr. Lc 17, 11-19).
Gesù fa suo lamore gratuito e senza frontiere come pratica autentica del Giudaismo. È così che egli valuta la Legge e le tradizioni, e si sforza nelleducare i discepoli alla stessa attitudine. Vuole vedere i suoi seguaci praticare lamore con la stessa generosità (cfr. Gv 13,35). È quanto impariamo dalle parabole della misericordia: il buon samaritano (Lc 10, 29-37), il figlio prodigo (Lc 15, 11-32), la pecora smarrita (Lc 15, 4-7), la dramma perduta (Lc 15,8-10) e il buon pastore (Gv 10, 1-18). Da un lato queste parabole mostrano le dure esigenze della carità evangelica, dallaltro lato, i testi sono contrassegnati dalla festa e dalla gioia, esperienza felice di chi sa praticare lamore con generosità: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora perduta! (Lc 15,6). Senza dubbio, lesperienza della carità sintetizza tutte le beatitudini: Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica! (Gv 13,17).
c. La nostra oblazione nelloblazione di Cristo
Paolo esalta il posto centrale della carità nella vita cristiana (cfr. 1Cor 13) e propone la oblazione come disposizione per la sequela di Cristo: Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come oblazione viva, santa e gradita a Dio: questo è il vostro culto spirituale (Rm 12,1). Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli spogliò se stesso assumendo la condizione di servo (Fil 2,5.7).
Questa esortazione di Paolo ci sollecita per una esigenza molto attuale: oggi, in una cultura in crisi di gratuità, dove il culto del Capitale esige per sé una totale dedizione e obbedienza, provocando esclusione e miseria, è urgente ripensare temi come oblazione, misericordia e gratuità. Così come la Redenzione è efficace nella misura delloblazione di Cristo e della gratuità di Dio,8 anche levangelizzazione sarà tanto più efficace quanto più la vivremo oblativamente: libertà, donazione, obbedienza generosa, alla Parola; capacità di convivere con limiti, perdono, superamento di preconcetti; attenzione solidale con quelli che non hanno valore agli occhi del mondo, perché nulla valgono nella loro povertà.
Qui la spiritualità del Cuore di Gesù mostra il suo aspetto profetico. Infatti ci riconduce allessenziale del vangelo, allinizio e alla fine di tutta la sequela di Cristo: lamore. Amore che sfida le nostre sicurezze; amore che, in questa missione concreta, si mette in questione e chiede nuove soluzioni di giustizia e carità; amore che orienta le nostre posizioni etiche e politiche; amore che si traduce in continua sollecitudine pastorale. Lamore evangelico è semplice come ispirazione, ma ha il potere di mettere in questione dinterrogarci circa la nostra prassi e i nostri valori. Quindi nulla che si riferisca allamore può essere risolto superficialmente. Come disse Paolo: la carità di Cristo ci spinge (2Cor 5,14).
Il trafitto: contemplazione e solidarietà
La spiritualità del cuore, oltre a quanto abbiamo visto, considera con molta attenzione il Cristo Trafitto. È una risposta allappello di Giovanni: guarderanno a Colui che hanno trafitto (Gv 19,37). Levangelista vede nel Costato aperto di Cristo, da dove uscì sangue e acqua (19,34) un segno profetico: Gesù è lAgnello della nuova pasqua che, con la sua offerta, rinnova lAlleanza e compie la Redenzione. La letteratura patristica posteriore, così pure la mistica, si riferiscono con frequenza a questo segno.9
Per essere unintuizione biblica, radicata nellAlleanza e nei Profeti, la contemplazione del Trafitto e del Cuore aperto rimane qualcosa di tipico della spiritualità del cuore. Si tratta di un invito del vangelo, daltronde molto significativo, quando lo rileggiamo nel contesto storico attuale. Viviamo un momento di globalizzazione e di nuovi impegni per lumanità e per il pianeta. Inoltre, risorgono largamente i conflitti, le ingiustizie e le esclusioni, per motivi religiosi, etnici o economici. I nostri popoli sono continuamente colpiti dalla fame, dall'esilio e dalla violenza. La contemplazione del Trafitto - presente nei trafitti di oggi - è unattitudine evangelica che comporta solidarietà e speranza.
Contemplazione profetica: riconoscere lamore di Dio nei suoi segni
Già è venuta la sera. Qua e là scendono le ombre. Sul Calvario, tra due emarginati, sta esposto il Cristo Signore, sfigurato per le ferite. Dimenticato e ucciso. Uno dei soldati gli trafigge il costato. È la consuetudine romana di infliggere un colpo finale, garantendo la morte dei condannati. Lì, davanti al Trafitto, tra alcune donne, si trova Giovanni. Gli occhi si volgono verso quellimmagine scandalosa del Maestro crocifisso.
Quello che i suoi occhi contemplano è, al tempo stesso, tragico e rivelatore. Da una parte ci sono oscurità e tristezza; dallaltra cè il significato occulto di quelle piaghe, segni dellofferta redentrice del nuovo Agnello. Come in altri episodi - ora in modo sconcertante - Giovanni è sfidato a vedere, credere e annunciare (i verbi teologici di Giovanni):
"Uno dei soldati gli trafisse il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Colui che ha visto ne dà testimonianza, e la sua testimonianza è vera; e egli sa di dire il vero, perché anche voi crediate. Infatti tutto questo è accaduto perché si compisse la Scrittura, che dice: Non gli sarà spezzato alcun osso. E ancora in unaltra: Guarderanno a Colui che hanno trafitto" (Gv 19, 34-37).
Inserito nel dramma della condanna del suo Signore e Amico, Giovanni vola alto con il suo guardare sacramentale. In uneco irresistibile degli antichi Profeti egli vede il Trafitto e conclude: questo uomo ingiuriato, annichilito fino alla morte, è lAgnello perfetto e senza macchia, il cui sangue sgorga per la liberazione del Popolo (cfr. Es 12, 21-22.46; 24,8; Gv 19, 33-37). Sulla croce si compie la profezia di Zaccaria:
In quel giorno ci sarà per la Casa di Davide e gli abitanti di Gerusalemme una fonte aperta, per lavare il peccato e la macchia (Zc 13,1; tb. Ez 36, 24-26).
In quella immagine deturpata, Giovanni vede il segno più eloquente della misericordia di Dio. In quello che sembra non avere senso, il suo sguardo legge la Rivelazione. In colui che non esprimeva nessuna bellezza, Giovanni contempla la glorificazione del Figlio di Dio. Infatti è lì, nel Crocifisso-Trafitto che Dio manifesta linsensatezza della sua agàpe, sorpassando la nostra logica con una misericordia senza limiti. Amore di passione. Amore debole e pazzo: manikós eros nel linguaggio della Chiesa bizantina. Amore che sorprende, perché è amore incondizionato, fedele fino alle ultime conseguenze: ci amò fino alla fine! (Gv 13,1). Fino al punto di svuotare il Cuore.
Il Costato aperto e il Cuore trafitto sintetizzano la kênosis che Gesù visse lungo tutta la sua vita. Questi martyrion testimonia lamore divino in modo chiaro e interpellante.
Con lofferta del cuore lAlleanza viene stipulata. Scritta con sangue e acqua (1Gv 5-6).
Nuova e definitiva: Tutto è compiuto (Gv 19,30). Il Santuario chiuso del tempio di Gerusalemme non ha più senso. Al rompersi del cuore di Gesù, si strappano le cortine che nascondevano Dio: allora il velo del Santuario si stracciò dallalto in basso (Mt 27,51).
Non ci sono più muri né veli. Ora i semplici e gli squalificati, quelli che prima vivevano esclusi dalla casa di Dio, possono entrare nellintimità del Signore e sperimentare la sua tenerezza! Possono entrare nel cuore del Padre attraverso il cuore aperto del Figlio. Lapertura del cuore è la consegna, fatta per uso pubblico, di quello che si considera più intimo e personale. Lo spazio aperto e libero può essere frequentato da tutti.10
Una volta trafitto per il popolo (Is 53,5), questo Cuore accoglie tutti quelli che arrivano. È laccesso verso il cuore della Trinità. Tutti possono entrare e permanervi, per sperimentare la bontà del Padre e le gioie del Consolatore.
Contemplazione solidale: i trafitti di oggi
Come abbiamo visto, il Cuore di Cristo si svuotò interamente. Il segno biblico del Costato aperto, pertanto, indica lannichilamento interiore e totale. Annichilamento del cuore, nel senso antropologico, risultato di tutto un processo di liberazione e dedizione. La volontà, le attitudini, i sentimenti, le scelte e le speranze sono, ora, nel deserto della croce. Gesù ha una anima crocifissa.
È incompreso dalla moltitudine; tradito da un discepolo; rinnegato da un amico; svestito e umiliato pubblicamente. Uomo dei dolori che ben consce il patire - come profetizzò Isaia (Is 53,3). Agnello che si conduce al macello (Is 53,7). Una traduzione dice familiarizzato con linfermità. Infatti il Trafitto ha le ferite dellumanità addolorata, ossia non-salva, priva di redenzione. 11
La passione-amore di Gesù per il popolo terminò come passione-sofferenza dello stesso Cristo. Sulla croce le posizioni si invertono: Egli, che distribuì vita e misericordia, ora è carente di vita e misericordia. Egli, che accolse sofferenti e deboli, ora soffre una umiliazione senza difesa. Egli, che guarì tanti, è ora ferito e senza salute. Gesù scende nei sotterranei della debolezza. Nulla di quanto è umano gli sfugge (2Cor 5,21). E un poco prima di dare la vita e essere trafitto dalla lancia, egli fa lesperienza del Salmista: Dal più profondo, io grido! (Sal 129,1).
Nel silenzio perplesso del Padre irrompe il grido del Figlio: Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34). Un grido in tre dimensioni:
Gesù è presenza di un Dio non solo parola, ma di un Dio che assume la nostra carne e, così, la sua parola si converte in grido. Sulla croce non si può separare grido di Dio e grido del popolo. Luno e laltro sono crocifissi nella persona di Gesù. Gli evangeli lo dimostrano, con la frase: Eloi, Eloi, lemá sabacthani! (Mc 15,34). Questo grido è una trascrizione del Sal 22,2. Fatta, non in ebraico, ma in aramaico: la lingua non-ufficiale, pertanto non-liturgica, usata dalla gente semplice. Questo grido colloca Gesù tra gli ultimi, alla periferia del sistema e del potere. Gesù viene letteralmente escluso. Fuori dalle mura. Fuori dalla città. Il suo Regno non è di questo sistema (kosmos: Gv 18,36). Egli ha scelto di stare con quelli di fuori, i non-cittadini, sprovvisti di diritto e protezione. Gesù si colloca tra quelli che sono vittime e, con loro, grida al Dio delle Promesse.
Guardando il Trafitto, ricordiamo il grido appena emesso da lui. Lo stesso Gesù soffre una passione in due atti: primo, lumiliazione, il dolore e il grido (crocifissione); dopo il silenzio, la morte e il Costato aperto (trasfissione). La contemplazione del Trafitto abilita i nostri occhi a vedere i trafitti di oggi; educa le nostre orecchie per udire i clamori di oggi. Gesù continua misteriosamente presente nei trafitti che gridano con voce quasi ammutolita, denunciando lassenza di Dio, della dignità e del pane. Grida di molti che soffrono la morte prematura, condannati allesecuzione sulla croce delle guerre, della denutrizione, delle politiche ingiuste e della miseria.
Discernere la croce del povero nella croce di Cristo - e la croce di Cristo nella croce del povero - preserva la contemplazione del Trafitto dallalienazione. Se qualcuno sta lontano dalla periferia, in qualche palazzo comodo di Gerusalemme, banchettando con quelli di dentro, basta aprire le orecchie: ascolti il grido del Crocifisso e subito saprà dove si trova il Calvario. Allo stesso modo, bisogna ascoltare le urla della gente sofferente (quelli di fuori) e subito si saprà dove stanno i crocifissi della Storia. La realtà è ancora più esigente, quando lingiustizia oltrepassa la misura del sopportabile, ma i trafitti possono ancora gridare E poi la debolezza e la disperazione li fa tacere.
Contemplazione pasquale: il Trafitto è risuscitato
Per la fede cristiana la croce è sempre stata un paradosso: dalla morte ci viene la Vita. Perciò la croce - come ogni male visto a partire dalla fede - sfida la nostra speranza. È necessario immergersi nel Mistero per ammettere questo paradosso morte-vita. Infatti, per quanto forti siano le sofferenze e lesperienza del male, non facciamo professione di fede nella morte. Anche davanti al Crocifisso-Trafitto! La morte è una realtà bugiarda. Pretende di essere lultima, ma non lo è. Si dice forte e definitiva, ma è debole e nulla riesce a concludere. Scopriamo che il dramma di Gesù, sul palco della Storia, ha un terzo atto, escatologico e sorprendente: la Risurrezione.
Il processo ingiusto che culminò con la morte di Gesù non è lorizzonte finale della fede e della prassi del cristiano. Nessuno si arrischierebbe a credere e vivere davanti a un Dio morto, sarebbe infatti un non-credere e un non-vivere. In verità, lorizzonte ultimo della nostra fede è la Vita. Sia la vita occulta e nascosta sotto le ferite del Crocifisso-Trafitto, sia la Vita possibile e soffocata sotto il dolore di tanti altri trafitti, nostri fratelli. Con la certezza della Risurrezione sempre si avrà una fiamma di speranza lì dove la morte cerca di regnare, ma la Vita permane nella sua sete di essere suscitata e risuscitata. Dunque bisogna ricordare, e solo in questo orizzonte definitivo della Risurrezione che la Croce può essere ben compresa. Solo la Risurrezione è definitiva: perché definisce la croce (le dà limiti), definisce la nostra fede (in che cosa crediamo) e definisce la nostra prassi (quello che pratichiamo). È in questo quadro della Risurrezione che contempliamo, finalmente, il Trafitto.
Gesù Trafitto è lagnello pasquale, preparato per 33 anni per restaurare la vita del popolo e lAlleanza in Israele. La sua oblazione è una offerta di semente , destinata a produrre frutti di speranza e redenzione. Egli riscatta il popolo dalla morte e dà un senso nuovo alla storia umana. Questa offerta per la vita fa delloblazione di Cristo un evento pasquale, distinto dagli altri sacrifici dellAntico Testamento. Gesù è morto come risultato della sua fedeltà al Dio dellAlleanza, Padre suo.12
Essendo un sacrificio nuovo, distinto dagli altri, realizzato sopra laltare della fedeltà e dellalleanza, la morte redentrice di Gesù è pure definitiva: a partire da essa, nessun altro sacrificio umano, nessuna altra morte, può essere accettata. Il sacrificio di Cristo nega, supera e condanna tutte le forme sacrificali che lingiustizia potrà instaurare nel corso della Storia.
È la morte che sconfigge la morte. È un grande no escatologico, pronunciato con violenza contro tutte le altre morti.
La spiritualità del Cuore di Gesù scorge nel Trafitto-Risuscitato una luce nuova: la luce della risurrezione. Infatti la contemplazione del Cuore trafitto era molto accentuata dal dolorismo, esplicitando poco il senso pasquale che possiede la stessa trafittura. Tanto è vero che molti autori consideravano i Padri della Chiesa e i mistici medioevali come i primi esempi di contemplazione del Trafitto (i quali meditavano soprattutto la passione e morte di Gesù). Tuttavia, questo guardare verso il Trafitto incomincia prima, con i primi discepoli di Gesù, e è unesperienza chiaramente di risurrezione.
"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: 'Pace a voi!'. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: 'Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anchio mando voi'. Dopo aver detto questo alitò su di loro e disse: 'Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi'" (Gv 20, 19-23).
Il Trafitto, qui, è il Cristo vivo e risuscitato. Le sue piaghe richiamano la croce, ma non si fissano in essa come se fosse lultimo atto del Mistero Pasquale. Il primo atto (morte) e il secondo (costato aperto) sono coronati da un terzo: la risurrezione.
Per Giovanni la ferita del Costato ricorda la croce; ma prova anche che il crocifisso è risuscitato!
Riconoscere nel Trafitto il Gesù che ora vive, è qualcosa di decisivo per la fede dei discepoli. È quanto dimostra Tommaso: assente dalla comunità in quel momento, si rifiutò di credere nella testimonianza degli altri e fu necessario farne personalmente lesperienza. Anche a lui Gesù annunzia la pace e gli mostra le piaghe delle mani e del costato aperto. E così egli può riferirsi alla croce e ricuperare la sua fede nel Messia Gesù: "Metti qui il tuo dito, e vedi le mie mani! Stendi la tua mano e ponila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente! Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!'" (Gv 20, 27-28).
La comunità dei discepoli fa la prima esperienza ecclesiale di contemplazione del Costato aperto (dopo lesperienza personale di Giovanni). In questa esperienza la croce è interpretata alla luce della risurrezione e le promesse di Gesù sono pienamente compiute. Egli li fornisce dei doni pasquali che conforteranno la testimonianza della comunità: la pace, la gioia, lo Spirito, il perdono, la missione e la fede.
Inoltre, la scena ci aiuta a guardare indietro e a percepire che cè un senso negli eventi vissuti prima, a partire dagli annunci della passione fino alla manifestazione del Trafitto agli apostoli. Nel vangelo di Giovanni, il Trafitto concede ai discepoli una prima pentecoste, anteriore a quella narrata da Luca. Anche sulla croce, Gesù non muore, ma consegna (o dà) lo Spirito. Lacqua che scaturisce dal suo cuore aperto è segno di questo Dono (cfr. Gv 19, 30-34). Questo viene chiarito dallo stesso evangelista: "Nellultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, levatosi in piedi, esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non cera ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato". (Gv 7,37-39).
Così la contemplazione del Cuore aperto è annunciata con segni, si colloca nella croce e si proietta fino alla risurrezione. Nel corso dei secoli questo passaggio segno-croce-risurrezione è fatto da Geltrude di Helfta, Margherita Maria e altri, in una esperienza coerente con la relazione di Gv 20, 19-23. Il Cristo, che queste donne contemplano, è allo stesso tempo il Trafitto e il Risorto. Cristo mostra ad esse le sue piaghe e il costato aperto. Non nasconde il realismo della croce, ma è una presenza viva e portatrice di speranza: Egli si avvicina, parla e mostra il suo Cuore palpitante (immagine di un amore vivo).
Oggi non usiamo più le stesse immagini di Geltrude o Margherita Maria. Tuttavia il Vangelo continua a invitarci a contemplare il Cuore del Risorto. Perciò, nulla di più ispirato dellitinerario proposto dallo stesso Giovanni, il discepolo del Cuore di Gesù per eccellenza. È lui che fu presente al segno pasquale dellAgnello trafitto, e si rallegrò nel riconoscerlo vivo nella comunità e, finalmente, profetizzò la sua manifestazione gloriosa: "Ecco, Egli viene, glorioso, sopra le nubi! E tutti lo vedranno, anche quelli che lo trafissero". (Ap 1,7).
Un significato che si rinnova
In queste pagine abbiamo parlato del cuore. Abbiamo considerato via via il suo mistero, fino a scorgerlo come Cuore Trafitto. Da un lato, segno di amore pazzo di Dio, che sconcerta e si offre alla contemplazione. Dallaltro, provocazione della misericordia del Padre, che ci rimanda ai trafitti della Storia, per guarirli e riscattarli, come ha fatto Gesù.
Così la spiritualità del cuore, tanto conosciuta nelle sue espressioni tradizionali, mostra il suo vigore evangelico e la sua permanente novità. Infatti non riguarda questioni periferiche della fede, ma ha il vantaggio di comunicarci quanto è essenziale al cristianesimo: lamore-donazione di Dio, visibile nel Cuore del Figlio Gesù. Spiritualità, pertanto, piena di densità:
- Densità evangelica: essendo eminentemente cristologica, la spiritualità del cuore rivela quello che costituisce il cuore del Redentore: la sua oblazione amorosa, visibile nella fedeltà al Padre e nel servizio dei fratelli. Nella spiritualità del Cuore di Gesù troviamo una summa di tutto il vangelo.
- Densità mistica: che ci pone faccia a faccia con lAmore divino, non perché sia speculato, ma per essere sperimentato. Questo è stato il marchio forte della spiritualità del cuore lungo la Storia: la testimonianza di molti uomini e donne, mistici, che vissero la carità nella sua bellezza e vigore, come amore sperimentato e amore condiviso. Oggi tentiamo di ricuperare questa esperienza. È questo che fa di una spiritualità qualcosa di genuino e storicamente significativo.
- Densità pasquale (litanie del Cuore di Gesù). Infine i trafitti del mondo possono sollevarsi dal loro dolore e ravvivare la speranza! Gesù realizza la vittoria della vita sopra la morte. Vittoria dellirrefrenabile eros divino contro la thánatos assurda. E di questa vittoria partecipano tutti quelli che, fedeli come il Servo Sofferente, seppero resistere alla morte con la sua giustizia e la sua bontà.
- Densità, quindi, apostolica: ogni esperienza damore deve essere esperienza di partecipazione. Lamore esige di essere comunicato. La spiritualità del cuore ci fa vedere i deserti, dove la carità non è stata ancora seminata. Deserti che interpellano la nostra pratica e interferiscono nei nostri discernimenti. Soprattutto in una realtà di povertà radicale, dove, la mancanza di progetti storici e utopistici nega non solo il pane, ma anche la speranza.
NOTE
1. Ricordando questi autori, cito: RAHNER, K.: Teologia del Cuore di Cristo, Roma, ADP, 1995; De La POTTERIE, I.: Il mistero del Cuore trafitto, , EDB, 1988; CARMINATI, A: È venuto nellacqua e nel sangue, Bologna, EDB, 1979.
2. Cfr. Gaudium et spes, n. 22
3. Citato in AA. VV.: Coração de Jesus e espiritualidade de Reparação, S. Paulo, Loyola, 1989, p. 27.
4. Haurietis Haquas, ed. in portoghese, pp. 33-34 e 38. Cfr. AAS 48 (1956), p. 345 e 350.
5. Dives in misericordia, ed. in portoghese, n. 13. Cfr. AAS 72(1980), p. 1219.
6. Congregazione dei Sacerdoti del Cuore di Gesù (dehoniani): Costituzioni, n. 18
7. Cfr. DUMEIGE, G.: Le Christ médecin, in Dictionnaire de Spiritualitè, vol. X,c. 892-893, Paris, 1980.
8. Cfr. Lumen Gentium, n. 3.
9. Cfr. CARMINATI, A.: È venuto nell'acqua e nel sangue. Pubblicato in portoghese dalle Ed. Paoline.
10. BALTHASAR, H.U.: Mysterium salutis,III-6, Petrópolis, Vozes, 1974, p. 90.
11. Tanto salus (in latino), quanto yashá (in ebraico) significano al tempo stesso salvezza e salute. Quando Dio opera la salvezza, offre allessere umano la grazia di essere libero, riscattato, rifatto e guarito. La persona ritorna così allo shalom originale: si incontra di nuovo con la bellezza e la pace della prima creazione. Perciò, ogni azione salvifica è anche ri-creazione per il potere di Dio, che fa nuove tutte le cose. Abbiamo qui una visione integrale della salvezza, che raggiunge linterezza della persona: dalla sua psiche al suo corpo, dai suoi desideri alle sue relazioni, dalla sua dimensione individuale alla qualità di membro del Popolo eletto.
12. Nuovamente Lumen gentium.
Bibliografia
BERNARD; C.: Le Coeur du Christ et ses symboles, Paris, Tequi, 1981.
CARMINATI. A.: È venuto nellacqua e nel sangue, EDB, 1979
DE LA POTTERIE, I.: Il mistero del Cuore trafitto, EDB, 1988.
DE MARGERIE, B.: Histoire doctrinale du culte au Coeur de Jésus, Paris, Mame, 1992.
GAIDON, M.: Un Dieu au Coeur transpercé, Paris, St.-Paul, 1980.
RAHNER, k.: Teologia del Cuore di Cristo, Roma, ADP. 1995.
TESSAROLO, A.: Theologia Cordis, EDB, 1993.