Dehoniana Informationes n. 5-98


MONS. MARCELLO PALENTINI SCJ, VESCOVO DI JUJUY (ARGENTINA), IN DIFESA DEI PIÙ POVERI

Mons. Marcello Palentini, nostro confratello e Vescovo di San Salvador de Jujuy, si è impegnato fin dall'inizio del suo episcopato in difesa dei più poveri della diocesi. È stato chiamato diverse volte a mediare tra le parti in conflitto. Si muove in piena comunione con l'altro Vescovo della Provincia, il clarettiano Mons. Pedro Olmedo Rivero, Prelato di Humahuaca.

Trova un grande sostegno nel popolo cristiano, ciò che gli ha permesso di portare avanti un'azione molto coraggiosa ed efficace, prendendo posizioni divergenti nei confronti delle autorità locali e nazionali. Questo suo atteggiamento lo considera ispirato al carisma dehoniano che ha una particolare sensibilità ed un impegno significativo nel sociale.

La sua diocesi, di 20.082 kmq, ha 527.141 abitanti, in maggioranza cattolici e 60% di origine india. L'intervento delle multinazionali che hanno comperato e chiuso le miniere e gli impianti zuccherieri, ha buttato nella miseria gran parte della popolazione, seguendo una politica neoliberista che offre poco spazio alla promozione e liberazione sociale. Il Vescovo, che è a capo di molte iniziative di solidarietà, insiste invece sulla «cultura della solidarietà» che aiuti il povero a mettersi in piedi e ad essere protagonista del suo sviluppo e della sua liberazione attraverso la via del lavoro, della pace e dell'intesa cristiana.

A livello pastorale, Mons. Palentini sta promuovendo il piano NIP (Nuova Immagine di Parrocchia), che prevede un programma di almeno 10 anni per fare maturare comunità di base, partendo non da piccoli gruppi ma dalla pastorale popolare e dalla massa di gente che aderisce alla fede cattolica. Il piano egli lo aveva già applicato a General San Martin (Chaco), dove è stato parroco per 11 anni prima di essere nominato Vescovo.

Il 29 aprile scorso la città di Jujuy ha premiato il Vescovo per il suo lavoro in favore del bene pubblico, conferendogli il premio cittadino «San Salvador de Jujuy»: un riconoscimento dato, nella sua persona, a tutta la Chiesa locale impegnata a rendere più umana la società, attenuando almeno in parte gli effetti nefasti del nuovo corso economico.

INCONTRO MISSIONARIO DELLA PROVINCIA BM

Dal 31 agosto al 3 settembre u.s., la Provincia del Brasile Meridionale ha realizzato un incontro con lo scopo di «valutare e rianimare l'impegno missionario oltre frontiera», in risposta ad una richiesta dell'Assemblea Provinciale BM dell'ottobre 1997.

Vi hanno preso parte 39 confratelli, tra cui il Consigliere Generale P. Carlos Alberto da Costa Silva, il Fratello Igino del Congo, i missionari Vilson Hobold, Mateus Buss e Airton Franzner e un religioso studente (Erinaldo) della Provincia Brasiliana Settentrionale.

Il Superiore Provinciale, P. Claudio Weber, nell'aprire i lavori, ha presentato le motivazioni esistenti oggi nella Chiesa del Brasile per un lavoro missionario più intenso. Ha ricordato alcuni fatti della storia missionaria della Provincia e accennato agli incentivi, appoggi e sollecitazioni del Governo Generale SCJ in favore delle Missioni.

Nel ribadire il serio impegno del Governo Generale in tale senso, il Consigliere P. Carlos Alberto ha rilevato come la Congregazione guardi alla Provincia BM con speranza missionaria.

Il primo giorno dell'incontro è stato animato dal Missionario del PIME, P. Costanzo Donegana.

Nella fase preparatoria dell'incontro era stato distribuito tra i membri della Provincia un questionario sulla materia da trattare. P. Nestor Eckert ha cercato di fare un'analisi sociologica delle risposte date, che da tempo erano note ai presenti. Con la lettura di tale analisi si è avviata la seconda parte dell'incontro, riempita con gli interventi delle Regioni e presenze missionarie della Provincia Maranhão, Mato Grosso, Congo, Camaroun, Filippine e della Missione Dehoniana Giovanile. Questi interventi presentavano proposte concrete di lavoro missionario, che poi sono state oggetto di studio nei diversi gruppi e di dibattito in assemblea. Rimangono ora all'esame del Direttivo Provinciale che le valuterà e cercherà i modi di renderle concrete. Eccone alcune:

P. ALDO MARCHESINI SCJ (MZ) FIGURA LEGGENDARIA DI MISSIONARIO

P. Aldo Marchesini è diventato una figura leggendaria di missionario che, in mezzo ai pericoli più gravi, si è prodigato e continua a prodigarsi per i più poveri e bisognosi del continente africano.

Nato a Bologna (Italia) nel 1941, ha compiuto in quella città il corso di studi, iscrivendosi nella locale Facoltà di Medicina e Chirurgia. Nel 1962 entra nella nostra Congregazione e viene ordinato sacerdote nel 1969.

Conseguita la laurea in medicina, si prepara all'apostolato medico-missionario, frequentando corsi di specializzazione per malattie tropicali a Bologna e a Lisbona. Nel 1972 parte per l'Africa. Per due anni è in Uganda per specializzarsi in chirurgia. Nel novembre del 1974 si reca in Mozambico e svolge la sua intensa attività presso gli ospedali di Mocuba, Songo, Tete e, dal 1981 ad oggi, in quello di Quelimane.

Lì è stato partecipe di tutte le vicende decisive per la storia del Mozambico: dalla breve euforia per la conquista dell'indipendenza (1975), alla tragica esperienza della guerra civile che per oltre dieci anni ha seminato distruzione e massacri in tutto il Paese. Sequestrato e più volte imprigionato dalle bande rivali, ha corso il rischio di essere ucciso. E' stato risparmiato perché utile agli uni e agli altri come medico chirurgico.

Dall'ottobre 1992 si è instaurato il clima di riconciliazione e di pace. In tale contesto l'opera di P. Marchesini è sommamente preziosa per gli ammalati di ogni genere e per la ricostruzione dell'attività ospedaliera. E' uno dei medici più stimati del Mozambico. Nei mass media dell'Africa australe è comunemente denominato «il dott. Scweitzer d'oggi».

TERREMOTO A BAHÍA DI CARÁQUEZ (ECUADOR)

Il 5 agosto scorso, la Bahía di Caráquez (Ecuador), dove da qualche tempo operano i nostri confratelli, è stata scossa da un forte terremoto che ha raggiunto il 7° grado della scala di Richter.

P. Artemio López ha avuto la cura di inviare al Superiore Generale ritagli della stampa locale, con notizie e foto che mostrano bene la violenza della scossa e sue le conseguenze.

Il giornale segnala appena un morto; non di più perché una prima scossa più leggera ha permesso alla gente di mettersi al riparo. I danni invece sono stati ingenti, aggravando ancor di più il disaggio della popolazione che già viveva in un stato di grande povertà.

Anche la casa che i nostri confratelli costruivano è stata danneggiata. A loro la nostra solidarietà.