Instrumentum Laboris: |
ROMA, aprile 2000
Ai partecipanti all’Incontro sulla Famiglia Dehoniana Roma, 8-14.10.2000
Ecco i due testi, elaborati dal Comitato preparatorio, come strumenti di lavoro per il prossimo Incontro internazionale di tutte le componenti la Famiglia dehoniana.
Il 1° testo riguarda la "Famiglia dehoniana". In esso si è cercato di indicare: natura, caratteristiche, significato; criteri di appartenenza. Quali le sue diverse componenti; rapporto fra di esse; ruolo degli SCJ nella Famiglia dehoniana. L’eredità spirituale comune.
Ci si definisce già come "Famiglia", che si costruisce intorno al carisma di p. Dehon, e perciò nella comunione vitale fra le varie componenti. Si esclude già l’ipotesi di organizzarsi in "Secondo" e "Terz’ordine".
Il 2° testo è un approccio ai "Laici dehoniani", come richiesto dal XX Capitolo generale degli SCJ. Il tema in discussione è ben definito e circoscritto.
Infatti non si tratta di parlare dei "laici cristiani", collaboratori degli SCJ nelle loro attività pastorali. Nemmeno dei "laici cristiani", che vivono la spiritualità del S. Cuore di Gesù, secondo S. Margherita Maria o seguendo i padri Gesuiti. Si tratta dei "Laici dehoniani", e cioè di quei cristiani che vivono il loro battesimo, ispirati dalla spiritualità del Cuore trafitto di Gesù, come percepita e vissuta da p. Dehon.
Ecco perché nei due testi viene messa in giusto rilievo la figura di p. Dehon e viene evidenziata la sua spiritualità, centrata sul Cuore di Cristo, negli elementi di eredità comune a tutta la Famiglia dehoniana (1° testo) e in alcuni valori specifici per la vita laicale (2° testo).
Nel prepararvi al prossimo Incontro di ottobre, dove i due testi saranno oggetto di discussione - valutazione - rielaborazione, siete invitati già da ora a rispondere alla questione di fondo: "Vi ci ritrovate (come SCJ, Conscrati/e, Laici dehoniani) nelle linee di fondo di questi due testi?".
Auguri di buon lavoro, in attesa di "arrivederci a Roma".
Roma, 2.04.2000
Il Comitato preparatorio dell’Incontro
del 2000.
p. Umberto Chiarello scj (Curia) — p.
Hadrianus Wardjito scj (Curia )
p. Colecchia Fausto scj (Italia) — Lúcia
Correia (CM)
Emilia Meireles (Portogallo) — Sonna Romano
(Italia)
("Instrumentum laboris" per la Carta Costitutiva)
I. Famiglia dehoniana: carisma, spiritualità, missione
(Questo primo punto intende determinare e chiarire la terminologia generale, in modo che tutti utilizziamo lo stesso linguaggio con lo stesso significato).
1. Chiamati a fare fruttificare il carisma dehoniano secondo le esigenze della Chiesa nel mondo, noi viviamo oggi, come SCJ, Consacrati/e, Laici, l’eredità di p. Dehon.
2. Il "carisma" di p. Dehon, come padre della Famiglia dehoniana, consiste in quella ispirazione evangelica, nella sua intuizione originaria del mistero di Cristo; ispirazione che ha guidata la sua vita spirituale e secondo cui ha risposto alle esigenze pastorali della Chiesa e alle sfide del suo tempo.
In quanto dono dello Spirito alla Chiesa, il carisma di un fondatore va accolto dai suoi discepoli secondo il proprio stato di vita: sacerdotale, religioso, laicale. Come "patrimonio ereditario", esso va conservato e interpretato con fedeltà dinamica.
Infatti è il carisma di p. Dehon che qualifica tutti noi, individualmente o in associazioni, come "dehoniani nella Chiesa e nel mondo". Partecipando a questo carisma, noi diveniamo nella Chiesa figli di p. Dehon, fratelli e sorelle fra noi.
3. L’esperienza di fede di p. Dehon e dei suoi primi discepoli, religiosi e laici; l’esperienza spirituale degli "Oblati" del Cuore di Gesù, come quella delle "Servantes du Coeur de Jésus" di M. Marie-Rosalie-Oliva Uhlrich e delle "Religieuses du Coeur de Jésus" di M. Marie-Véronique, stanno all’origine della "spiritualità" dehoniana, che tutti noi siamo chiamati a vivere come cammino personale di santità.
Poiché ogni spiritualità cristiana è contestualizzata in un determinato periodo storico ed è condizionata da influssi culturali, noi siamo invitati a viverla attualizzata nel nostro tempo, alla luce del progresso teologico e in sintonia con la sensibilità spirituale odierna.
Per coloro che vi sono chiamati, condividere la spiritualità dehoniana è dunque un’esigenza della vocazione universale alla santità, vissuta secondo il proprio stato di vita. Si tratta di corrispondere a una vera "vocazione" personale, che richiede discernimento, accompagnamento spirituale e un iter formativo.
Ciò che ha identificato dagli inizi, e distingue ancora oggi, i "Sacerdoti del S. Cuore di Gesù" dagli altri istituti nella Chiesa è la spiritualità. Altrettanto è la spiritualità ciò che identifica e distingue i membri e le componenti (consacrati/e e laici) della Famiglia dehoniana dalle altre aggregazioni ecclesiali.
4. In quanto dono dello Spirito alla Chiesa, il carisma di un Fondatore comporta anche "un servizio da rendere alla Chiesa"; ed è la "missione" a cui un Fondatore è chiamato e inviato.
La missione della Famiglia dehoniana, nei differenti compiti delle diverse componenti, deve essere anche oggi espressione concreta del carisma di p. Dehon; essa fa parte dell’eredità ricevuta.
Siamo tutti "chiamati" e "inviati" per la missione, in forza del battesimo; siamo inoltre "consacrati" per la missione, in forza della consacrazione specifica del nostro stato di vita.
La missione dehoniana non viene identificata da una concreta e univoca attività apostolica; essa però ci chiede di "instaurare il Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società", animati e stimolati dalla nostra spiritualità caratteristica.
Si collabora all’instaurazione di questo Regno con la preghiera e anche con un impegno concreto. Tuttavia, per qualificarsi come "dehoniano", si richiede di condividere la spiritualità di p. Dehon, oltre a collaborare ad attività pastorali degli SCJ.
5. Qualsiasi spiritualità si concretizza in uno stile di vita personale; orienta la missione nella chiesa, con accentuazioni privilegiate nell’annuncio e nella testimonianza evangelica; ricorre a segni visibili, per mezzo dei quali manifesta la propria identità.
6. L’appartenenza alla Famiglia dehoniana richiede che si realizzino e si verifichino insieme alcune condizioni:
a. Riconoscere p. Dehon come il "padre spirituale" della propria vita nella Chiesa.
b. Partecipare al carisma, condividendone la spiritualità e il servizio della missione, secondo il proprio stato di vita: laicale, sacerdotale o religioso. Solo con questa modalità di partecipazione, il carisma di p. Dehon si estende qualitativamente nella Chiesa.
c. Riconoscere i religiosi SCJ, ed essere da questi riconosciuti, come "fratelli e sorelle" della stessa Famiglia.
In quanto prima realizzazione storica del carisma di p. Dehon, riconosciamo negli SCJ, nostri fratelli maggiori, i garanti della fedeltà dinamica nell’interpretazione del carisma e nella attualizzazione della spiritualità dehoniana.
II. Le componenti della Famiglia dehoniana
(In questo secondo punto si indicano le possibili componenti della Famiglia dehoniana, nel rispetto delle loro caratteristiche particolari e della loro autonoma organizzazione).
7. Componenti della Famiglia dehoniana sono i "Sacerdoti del S. Cuore di Gesù" (SCJ), alcuni Istituti di consacrati/e che intendono aderirvi, i Laici dehoniani: in quanto tutti noi riconosciamo in p. Dehon il "padre" della propria vita spirituale e ci riconosciamo fratelli/sorelle perché partecipi dello stesso carisma, spiritualità e missione.
7.1 Come Sacerdoti del S. Cuore, siamo dei religiosi consacrati con voti in un Istituto religioso apostolico, unendo in maniera esplicita la nostra vita religiosa e apostolica all’oblazione riparatrice di Cristo al Padre per gli uomini.
7.2 Come consacrati/e, sappiamo che gli iniziatori dei nostri Istituti ci hanno trasmesso il carisma di p. Dehon. Noi viviamo questo carisma in obbedienza, castità e povertà secondo la consacrazione tipica del nostro singolo Istituto.
7.3 Come Laici dehoniani, con impegno individuale o anche associativo, viviamo la dimensione laicale del carisma e della spiritualità di p. Dehon, instaurando il Regno del Cuore di Cristo nell’ambito, a noi proprio, della secolarità.
Il "Laicato dehoniano" è identificato secondo il "Documento" annesso a questa "Carta costitutiva".
8. La comunione di diverse vocazioni nello stesso carisma richiede il rispetto della propria specificità e diversità, in piena autonomia organizzativa.
Ci costituiamo perciò in "Famiglia dehoniana", non per dipendenza e subordinazione fra le diverse componenti e nemmeno in forza di un potere dei Superiori SCJ sulle altre componenti nei rispettivi paesi, quanto per la comunione vitale nello stesso carisma, pur se vissuto in forme e modalità diverse, e per il dovuto riconoscimento da parte dell’autorità competente SCJ.
Per garantire e promuovere la comunione vitale, si chiede agli SCJ di assumersi il compito di assistere spiritualmente le altre componenti, soprattutto nell’iter formativo. Per questo è opportuno il riferimento a una comunità religiosa, e al rispettivo Superiore Maggiore SCJ, del proprio paese.
III. L’eredità comune della Famiglia dehoniana
(In questo terzo punto si indicano quei contenuti della spiritualità e della missione, inerenti al carisma di p. Dehon, e che costituiscono l’eredità comune a tutta la Famiglia dehoniana)
9. Carisma partecipato. Discepoli di p. Dehon, ci accostiamo al mistero di Cristo attraverso il suo Cuore ferito, sotto la guida della Spirito.
Il costato aperto e il Cuore trafitto del Salvatore sono per p. Dehon l’espressione più evocatrice di un amore gratuito di cui egli esperimenta la presenza attiva nella propria vita.
10. Spiritualità condivisa. Padre Dehon è molto sensibile al peccato che indebolisce la Chiesa, soprattutto da parte delle anime consacrate.
Conosce i mali della società; ne ha studiato attentamente le cause, sul piano umano, personale e sociale. Ma egli ravvisa la causa più profonda di questa miseria umana nel rifiuto dell’amore di Cristo.
Preso da questo amore misconosciuto, vuole darvi risposta ripratrice con una unione intima al Cuore di Cristo, e con l’instaurazione del suo Regno nelle anime e nella società.
11. Impegnati così con Cristo, per rimediare al peccato e alla mancanza di amore nella Chiesa e nel mondo, gli renderemo, con tutta la vita, le preghiere, le fatiche, le sofferenze e le gioie il culto di amore e di riparazione che il suo Cuore desidera (cf NQ XXV, 5).
12. Noi intendiamo la riparazione come accoglienza dello Spirito (cf 1Ts 4, 8), come una risposta all’amore di Cristo per noi, una comunione al suo amore per il Padre e una cooperazione alla sua opera di redenzione all’interno del mondo.
13. La vita di oblazione, suscitata nei nostri cuori dall'amore gratuito del Signore, ci rende conformi all'oblazione di colui che, per amore, è totalmente donato al Padre e totalmente donato agli uomini.
14. La vita di riparazione sarà talvolta vissuta nell'offerta delle sofferenze portate con pazienza e abbandono, anche nell'oscurità e nella solitudine, come un'eminente e misteriosa comunione con le sofferenze e la morte di Cristo per la redenzione del mondo.
Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1, 24).
15. Questi valori tipici della spiritualità dehoniana si concretizzano in uno stile di vita, fatto di abbandono e di fiducia con Dio, di cordialità e di misericordia con le persone, di comunione e di disponibilità verso gli uomini.
Utilizziamo volentieri quei segni visibili, che esprimono la nostra spiritualità, quali: l’Adorazione riparatrice, il Primo venerdì del mese, la Festa del S. Cuore di Gesù; le immagini del S. Cuore di Gesù, le foto di p. Dehon.
16. A servizio della Missione. Come ogni carisma nella Chiesa, il nostro carisma profetico ci mette al servizio della missione salvifica del Popolo di Dio nel mondo d'oggi (cf. LG 12).
Per Padre Dehon, a questa missione, in spirito di oblazione e di amore, appartiene l'adorazione eucaristica, come un autentico servizio della Chiesa (cf. NQ, 1.3.1893), e il ministero dei piccoli e degli umili, degli operai e dei poveri (cf. Souvenirs, XV), per annunciare loro le imperscrutabili ricchezze del Cristo (cf. Ef 3,8).
17. Cristo ha pregato perché venga il Regno, che già è all'opera in mezzo a noi.
Alla sequela del Fondatore, secondo i segni dei tempi e in comunione con la vita della Chiesa, vogliamo contribuire a instaurare il regno della giustizia e della carità cristiana nel mondo (cf. Souvenirs, XI).
18. Attenti agli appelli del mondo, seguiamo p. Dehon il quale ha sempre avuto la sollecitudine d’essere presente agli uomini del suo tempo, soprattutto ai poveri: quelli a cui mancano risorse, ragioni di vivere, speranza.
Il suo apostolato è stato perciò caratterizzato da una estrema attenzione agli uomini, specialmente ai più indifesi, operando perché la comunità umana, santificata nello Spirito Santo, diventi oblazione gradita a Dio (cf. Rm 15,16).
19. Partecipando alla costruzione della città terrestre e all'edificazione del Corpo di Cristo, nel nostro modo di essere e di agire, dobbiamo testimoniare ed operare per la riconciliazione, la solidarietà fra i popoli; per il dialogo interreligioso, per l’unità dei cristiani.
20. Nell’attività pastorale, privilegiamo l’annuncio dell’amore di Dio e della sua tenerezza, mostrando il volto di un Dio amore; il volto di Dio, che è quello di Cristo compassionevole.
Da tutti i suoi figli Padre Dehon si aspetta infatti che siano profeti dell’amore e servitori della riconciliazione degli uomini e del mondo in Cristo.
21. Eucaristia. P. Dehon ha trovato nell’Eucaristia il momento privilegiato per realizzare la sua adesione a Cristo; adesione che proviene dall’intimità del cuore e che deve realizzarsi in tutta la sua vita, soprattutto nel suo apostolato; adesione che si esprime e si concentra nel sacrificio eucaristico, in modo tale che tutta la sua vita diventi una messa continua (Cf Couronnes d’amour, III, p. 199).
Infatti "tutta la nostra vita cristiana e religiosa trova la sua fonte e il suo culmine nell’Eucaristia (Cf LG 11)".
22. Chiamati a partecipare a questo sacrificio della nuova Alleanza, ci uniamo all'oblazione perfetta che il Cristo presenta al Padre, per comunicare con essa mediante il sacrificio spirituale della nostra vita.
23. In strettissimo rapporto con la celebrazione dell'Eucaristia, nell'adorazione meditiamo le ricchezze di questo mistero della fede perché la carne e il sangue di Cristo, alimento di vita eterna, trasformino più profondamente la nostra vita.
In questo modo noi rispondiamo a una esigenza della nostra vocazione riparatrice. Nella adorazione eucaristica, vogliamo approfondire la nostra unione al sacrificio di Cristo per la riconciliazione degli uomini con Dio.
24. Con la Vergine Maria. Come Madre di Gesù, Maria è intimamente associata alla vita e all’opera redentrice del suo Figlio. Come Madre della Chiesa, viviamo uniti ai misteri della vita di Maria per venire associati sempre più intimamente a suo Figlio.
Con la Vergine dell’Annunciazione pronunciamo il nostro "Ecce ancilla" e con la Vergine dell’Incarnazione veniamo associati all’ "Ecce venio" del Verbo. Con la Vergine Madre di Betlem testimoniamo la venuta di Dio in mezzo agli uomini; la presenza di un Dio, fattosi povero. Con Maria di Nazaret siamo invitati a vivere nell’umiltà e nella conformità alla volontà di Dio, nella condivisione dei doni, per crescere come Famiglia dehoniana nel "Sint unum". Con Maria pellegrina, seguendo il Cristo apostolo e profeta, diveniamo fratelli e sorelle accogliendo la Parola e non per i vincoli di sangue. Con Maria addolorata ai piedi della croce, veniamo invitati alla contemplazione del costato aperto per entrare nel mistero insondabile del Cuore di Cristo.
25. Uniti a Cristo. Chiamati per vocazione a partecipare al carisma di p. Dehon, la spiritualità dehoniana diviene per noi il cammino personale di santità, costituisce il modo di vivere pienamente le beatitudini evangeliche secondo il proprio stato di vita.
La ricchezza della spiritualità dehoniana e la conseguente varietà degli atteggiamenti vengono unificati nella nostra unione a Cristo. Uniti a Cristo nel suo amore e nella sua oblazione al Padre, siamo invitati a scoprire sempre di più la Persona di Cristo e il mistero del suo Cuore.
Quali discepoli di Padre Dehon, vorremmo fare, dell'unione a Cristo nel suo amore per il Padre e per gli uomini, il principio e il centro della nostra vita.
Questa nostra esperienza di fede ha la sua origine nell’esperienza di fede di p. Dehon, che è quella stessa espressa da s. Paolo: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2, 20).
("Instrumentum laboris" per una proposta di un Statuto )
I. Identità del Laico Dehoniano.
1. Laico Dehoniano, uomo o donna, è colui che, chiamato dallo Spirito, vive l’appartenenza alla Chiesa secondo l’esperienza di fede — carisma — di P.Dehon.
2. La sua testimonianza laicale nella Chiesa e nella società si esprime, individualmente o in gruppo, con i valori della spiritualità dehoniana; perciò il LD si impegna a conoscere ed approfondire questo carisma.
3. Per vivere la spiritualità dehoniana e la missione con l’attenzione ai "segni dei tempi" e lo sguardo fisso al Cuore trafitto del Salvatore e concretizzarla nel quotidiano e nel territorio in cui vive e opera, il LD avrà cura di ricercare e approfondire una lettura laicale del carisma di P. Dehon.
4. Corrispondendo così alla chiamata alla santità, propria di ogni battezzato, avrà un’attenzione particolare alle situazioni umane di povertà e disagio diventando così operatore di riconciliazione e di solidarietà.
II. Dimensione laicale del carisma dehoniano:
spiritualità e missione.
5. Con P. Dehon, animati dallo Spirito, contempliamo il Cuore di Cristo, "porta" per conoscere e amare il Padre e i fratelli.
6. Dell’esperienza spirituale di P.Dehon mettiamo in evidenza l’AMORE:
8. Dopo quello che si è detto circa il profilo del LD, circa il carisma che è chiamato ad accogliere e a tradurre in un spiritualità-missione, per il mondo di oggi e la sua/sue culture, risulta evidente l’esigenza di una seria, progressiva e costante formazione, sia iniziale che permanente.
9. È bene che la formazione tenda sempre a far crescere, armonicamente, sia la persona sia la dimensione contemplativa e attiva della vita cristiana e della spiritualità dehoniana, nella scia della comune chiamata alla santità.
10. Tale formazione deve tener conto:
Questo permette a chi fa il passaggio di compierlo più consapevolmente, di dare testimonianza e di stimolare gli altri (sia chi non ha ancora fatto questo passaggio sia chi l’ha già fatto e lo può rinnovare e attualizzare); permette anche di crescere come gruppo nella famiglia…
15. Per l’autonomia laicale sono necessari spazi, tempi, iniziative per favorire la conoscenza e il coordinamento a livello locale, nazionale e internazionale.
16. Le relazioni tra i componenti sono vissute nello spirito di comunione, rispettando e accogliendo il dono della diversità.
17. Per promuovere la spiritualità dehoniana tra i laici ed una loro auspicata autonomia organizzativa è opportuno pensare a delle "strutture" (Commissioni, …) e a "punti di riferimento" che, almeno a livello nazionale, (se possibile anche di area geografica) possano essere operativi, con compiti di collegamento tra le varie realtà laicali.
18. Le singole commissioni favoriscano la formazione degli animatori, degli assistenti e l’elaborazione d’opportuni sussidi.
Concludendo quest’Instrumentum Laboris, illuminiamoci con seguenti testi:
"Operai della vigna sono tutti i membri del popolo di Dio: sacerdoti, i religiosi e le religiose, i fedeli laici, tutti ad un tempo oggetto e soggetto della comunione della Chiesa e della partecipazione alla sua missione di salvezza. Tutti e ciascuno lavoriamo nell’unica e comune vigna del Signore con carismi e con ministeri diversi e complementari. Già sul piano dell’essere, prima ancora che su quello dell’agire, i cristiani sono tralci dell’unica feconda vite che è Cristo, sono membra vive dell’unico corpo del Signore edificato nella forza dello Spirito…Nella Chiesa-Comunione gli stati di vita sono tra loro così collegati da essere ordinati l’uno all’altro. Certamente comune, anzi unico è il loro significato profondo: quello di essere modalità secondo cui vivere l’eguale dignità cristiana e l’universale vocazione alla santità nella perfezione dell’amore. Sono modalità insieme diverse e complementari, sicché ciascuna di esse ha una sua originale e inconfondibile fisionomia e nello stesso tempo ciascuna di esse si pone in relazione alle altre e al loro servizio." (CfL. no.55)
all’Incontro sulla Famiglia
dehoniana Roma, 8-14.10.2000
I. COSTI
"Fra gli obiettivi di questo Anno giubilare, c’è la richiesta del Sommo Pontefice e dell’opinione pubblica ecclesiale e laica, ai Governi e agli Organismi internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale) della riduzione, se non della totale estinzione, del debito pubblico dei paesi del terzo Mondo. Questo aspetto rientra inoltre nei temi della prossima Conferenza Generale SCJ a maggio, a Recife, su "Economia e regno di Dio".
Come partecipazione effettiva al Giubileo, e per mettersi in sintonia con le sfide che provocano i religiosi SCJ, anche la Famiglia dehoniana è chiamata a dare un segno concreto di solidarietà verso i laici del Terzo Mondo, partecipanti all’Incontro Internazionale.
Per cui, ci permettiamo di chiedere ai Laici e Assistenti religiosi del Primo Mondo (Europa e America del Nord) di farsi carico delle spese di vitto-alloggio dei Laici del Terzo Mondo, per i giorni 8-14 ottobre, oltre naturalmente alle loro spese di viaggi e di permanenza a Roma.
I Laici del terzo Mondo (America latina, Africa, Asia) pagheranno il loro biglietto aereo di andata-ritorno per Roma, viaggio più costoso rispetto all’Europa, e le spese personali (viaggi, taxi, telefono, bar, turismo…) di permanenza a Roma.
Gli Assistenti religiosi del Terzo Mondo pagheranno i loro viaggi, la tariffa ridotta di vitto-alloggio e le altre spese personali.
Il contributo dei Laici e degli Assistenti religiosi del Primo Mondo a favore dei laici del Terzo Mondo, vuol rispondere a uno degli obiettivi, che caratterizzano il Grande Giubileo del 2000; è un gesto concreto di solidarietà, con cui vogliamo esprimere la realtà della Famiglia dehoniana.
Ricordiamo che è possibile arrivare a "Villa Aurelia" già dal 7 ottobre e prolungare il soggiorno fino al 16 ottobre mattino, per consentire la celebrazione del Giubileo. In questo caso, ci si deve prenotare direttamente e personalmente con la direzione di "Villa Aurelia" (Telefono 06/660.17.458; FAX 06/660.49.467) entro aprile prossimo. Il costo di vitto-alloggio, per queste giornate extra, è a tariffa intera per tutti, anche per i Laici del Terzo Mondo.
Avvertiamo che, fuori di queste date, sia Villa Aurelia come la Curia generale sono già occupate e non possono garantire nessun alloggio". (dalla Lettera del 01.01.2000 ai partecipanti all’Incontro sulla Famiglia dehoniana).
Tariffe
Per Religiosi e Laici
del Primo Mondo: 	Lire 500.000
Per Religiosi del Terzo Mondo:		Lire 275.000
3. Il pagamento si effettua in Lire Italiane o nell’equivalente in dollari USA ($), al cambio di ottobre prossimo.II. Informazioni sui Gruppi di "Laici dehoniani"
(Scheda informativa, già inviata il 30.01.1999)
Roma, 02.04.2000
(Preghiera per prepararci all’incontro)
Nel segno del suo Cuore squarciato, Egli ci rivela il tuo amore di Padre e ci indica il nostro cammino nella Chiesa e nel mondo. Docili alla tua volontà, o Padre, ti offriamo l’impegno di ogni giorno e tutta la vita che vogliamo vivere in unione ai sentimenti del suo Cuore, cuore oblazione a te gradita.
Mediante lo Spirito che tutto vivifica, benedici, o Padre, il nostro essere e agire. Trasformaci ad essere, come Padre Leone Dehon, disponibili alla tua chiamata per il Regno del Sacro Cuore di Gesù, tuo Figlio, nelle anime e nelle società. Mantieni in comunione la nostra Famiglia. Donaci un cuore mite e umile, forte e generoso, per servire il tuo regno d’amore ovunque siamo.
Mediante la tua intercessione, o Venerabile Padre Dehon, aiutaci ad essere come te, interpreti dell’amore divino e servitori della riconciliazione nella Chiesa e per tutta l’umanità.
Amen.