LA FAMIGLIA DEHONIANA


Roma, 20.12.2001
Prot.N. 263/2001

A tutti i Membri della Famiglia Dehoniana
(SCJ, Consacrati e Laici)

Italian - English - French

Carissimi fratelli e sorelle,

Il XX Capitolo generale (1977) dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù chiedeva, con la Mozione n. 1, l'elaborazione di un "Documento nel quale si definiscano, in linea generale, le caratteristiche che costituiscono il laicato dehoniano".

Lo studio di questo tema è stato affidato ai membri della Famiglia Dehoniana. Questi, nel loro Incontro dell'ottobre 2000 a Roma, hanno approvato alcune "Proposte conclusive" con la richiesta di elaborare il "Documento definitivo" sulla Famiglia e sul Laicato dehoniano, utilizzando sia le "Proposte" come l'"Instrumentum laboris".

Il "Documento definitivo", redatto da alcuni membri della Famiglia dehoniana, comporta due testi: uno sulla Famiglia dehoniana, come carta costitutiva o, meglio, "carta di comunione"; l'altro sul Laicato dehoniano, come statuto o, meglio, "proposta di vita".

Le "Proposte conclusive" sono state riprese integralmente in ambedue i testi; si sono riprese parti dello "Instrumentum laboris" per completare, nei suoi diversi aspetti, il testo sul Laicato dehoniano; infine, per situare la Famiglia dehoniana nel contesto ecclesiale e teologico attuale, come un nuovo evento, si è attinto alla "Presentazione del tema" svolta dal Superiore generale nel detto incontro. Infine, la proposta sui "Laici dehoniani" è corredata di riferimenti all'esortazione apostolica "Christifideles laici".

Presentate ai Superiori provinciali e Regionali, nel loro Incontro di Roma, novembre 2001, sia la carta di comunione come la proposta di vita, sono state valutate positivamente.

Ora il Governo generale, pur apportando qualche lieve modifica, ha ritenuto dover rispettare ambedue i testi, sempre perfezionabili; ora li rende pubblici in Congregazione, come sua risposta alla Mozione n. 1 del XX Capitolo generale, e li invia alle attuali diverse componenti della Famiglia dehoniana, come loro Documento ufficiale.

Il testo sui "Laici dehoniani" è complementare a quello sulla "Famiglia Dehoniana", da cui prende ispirazione e direttive. Ora i diversi Gruppi di "Laici Dehoniani" hanno a loro disposizione un testo base, cui fare riferimento nell'elaborare o rivedere i loro statuti, a livello di nazione e di zona geografica. I Superiori Maggiori SCJ, come gli stessi religiosi, possono trovare in questi orientamenti una guida per l'animazione e i rapporti con la Famiglia e il Laicato dehoniano.

Con l'augurio che questo primo passo aiuti a proseguire il cammino di comunione nella Famiglia dehoniana, a promuovere una partecipazione autonoma, sempre più caratteristica e diretta, al carisma di p. Dehon, saluto tutti nel Cuore di Gesù,

p. Virginio D. Bressanelli e Consiglio generale
dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù


 
LA FAMIGLIA DEHONIANA

"Carta di comunione"

I. Un nuovo evento

1. La Famiglia dehoniana, intesa come l'insieme delle diverse componenti (Scj, Consacrate e Laici) che s'ispirano al progetto spirituale di p. Dehon, come risposta alla vocazione personale e missione nella Chiesa, è oggi una realtà.

Tale constatazione era già avvenuta dieci anni fa, nell'incontro del 1990: si è preso coscienza ufficiale della comunione di diverse vocazioni nella condivisione del Progetto di vita evangelica di p. Dehon.

Nell'incontro del 2000 si è preso coscienza di costituire un'unica Famiglia, in quanto partecipi della stessa eredità dehoniana.

In un certo senso, anche se in proporzioni e modalità diverse, tale fatto ha avuto le sue origini con p. Dehon stesso.

Fin dall'inizio della fondazione SCJ (1878), c'è anche la partecipazione di sacerdoti e laici associati e aggregati , di cui p. Dehon parla spesso, perfino quando domanda alla Santa Sede l'approvazione dell'Istituto (1887, 1892) e nella lettera conclusiva del VIII Capitolo Generale (1919).

Il fatto "Famiglia dehoniana" non è quindi totalmente nuovo, ma oggi ha caratteristiche proprie che costituiscono per noi una reale novità, un nuovo evento.

2. Si tratta di un fenomeno universale, che si sta verificando in molti Ordini e Congregazioni religiose. Il Santo Padre nell'esortazione "Vita Consecrata" dice che "è iniziato un nuovo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle relazioni tra le persone consacrate e il laicato" (n.54), segnato da "nuovi percorsi di comunione e di collaborazione (che) meritano di essere incoraggiati" (n. 55).

3. Alle sue origini c'è la grazia, lo stimolo e la prospettiva cristologica ed ecclesiologica del Concilio Vaticano II: la visione della Chiesa come Popolo di Dio, chiamato alla santità in forza del battesimo, che lo inserisce nel mistero pasquale di Cristo; popolo pellegrino e impegnato nel mondo e nella storia, nella comunione di carità con tutti i suoi membri…

"Nella Chiesa-comunione gli stati di vita sono tra loro così collegati da essere ordinati l'uno all'altro… Sia nel loro insieme, sia ciascuno di essi in rapporto agli altri, sono al servizio della crescita della Chiesa, sono modalità diverse che ci unificano profondamente nel 'mistero di comunione' della Chiesa e che ci coordinano dinamicamente nella sua missione" (CfL, n.55).

E' evidente che, prima di ogni diversità vocazionale, bisogna

a. affermare l'unità di missione che fa della Chiesa un "popolo in missione", un "popolo di inviati"

b. ricordare la comune vocazione alla santità, e cioè all'unione con Dio per la salvezza del mondo.

Questa unificazione e coordinazione non annulla, però, l'identità propria, la specificità e l'autonomia organizzativa di ogni stato o vocazione.

4. I carismi dei Fondatori, intesi non come proprietà esclusiva degli Istituti, ma come un dono dello Spirito a tutta la Chiesa, si aprono per loro natura a molteplici e qualificate forme di partecipazione nei diversi stati di vita. Ciò avviene in forza dello Spirito e non per delega dell'Istituto.

Nella complementarietà delle vocazioni partecipi dell'eredità comune, il carisma dei Fondatori dimostra la sua fecondità nella Chiesa e attinge nel tempo la sua piena espansione

5. Il Fondatore ha un dono particolare di percepire l'ampiezza del carisma, di viverlo anticipatamente, di riproporlo alla Chiesa come "Progetto di vita evangelica", che va oltre i confini dell'Istituto che egli fonda.

In questo senso egli è vero "padre spirituale", anche quando il carisma, prolungandosi nel tempo, si eredita e si esprime in nuove forme finora impensate; forme che poi sono riconosciute autenticamente e approvate dalla Chiesa.

Il carisma è una realtà dinamica, tanto più ricca e bella, quanto più libera di creare nuove espressioni e di animare nuovi stili di vita e di apostolato.

6. La condivisione dello stesso Progetto di vita evangelica di p. Dehon e la partecipazione della sua stessa eredità fanno di noi una Famiglia.

Famiglia sta ad indicare

a. una comunità di vocazioni diverse (Scj, Consacrate, Laici), che condividono lo stesso patrimonio o eredità

b. le componenti familiari, che partecipano dello stesso progetto carismatico di p. Dehon, completandosi a vicenda, rafforzando con la stessa comune spiritualità la vocazione propria e la missione specifica di ognuna

c. partecipazione, come fratelli e sorelle, alla stessa spiritualità; rapporti fraterni non subalterni

Condividiamo la stessa forma di accostarci al mistero di Cristo, ma non necessariamente le modalità concrete che le esprimono.

Partecipiamo tutti insieme alla missione carismatica di "costruzione del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società", ma le opere apostoliche di questa missione sono diverse, in quanto corrispondono alla identità propria di ogni singola componente e si attuano negli ambiti specifici di ogni vocazione.

7. Il termine "Famiglia" fa riferimento non solo a dei contenuti comuni, ritenuti la grazia fondante che viene dallo Spirito, ma anche a un "capostipite" comune, a un "padre spirituale comune": p. Dehon.

Egli è visto come il mediatore ecclesiale di questo dono dello Spirito; egli è guida che ci conduce a Cristo.

Lo Spirito è il vero protagonista dei carismi: non ci deve meravigliare che, nella mediazione di p. Dehon, concorra anche la mediazione di Madre Marie-Oliva-Uhlrich, con le "Soeurs Servantes du Coeur de Jésus", e quella di Madre Marie-Véronique (Caroline Lioger), con le "Le Religieuses du Coeur de Jésus"; come non dovrà meravigliarci che, nell'evolversi storico di questa realtà, intervengano mediazioni significative, che danno origine a nuove componenti o ri-espressioni del carisma.

8. La "Famiglia dehoniana" è una realtà viva, ma tuttora in formazione:

è frutto dell'iniziativa dello Spirito che continua a sorprenderci con la sua creatività;

è una sfida che ci interpella.

Per gli Scj:
è una grazia che viene a rafforzare l'identità propria e il senso di appartenenza all'Istituto, aiuta a scoprire nuove prospettive e perfino una lettura più approfondita del carisma;

è una sfida che invita ad accettare con gioia i nuovi fratelli e sorelle che il Signore dà.

Al centro non c'è l'Istituto Scj, ma il "Progetto di vita evangelica dehoniana", di cui siamo partecipi: il carisma di p. Dehon, che abbiamo ereditato.

9. Un minimo di istituzionalizzazione e una saggia organizzazione sono fondamentali perché ogni Progetto di vita abbia futuro.

La vita precede il diritto e la norma: si è voluto attendere alcuni anni prima di passare a codificare i rapporti tra le componenti della Famiglia dehoniana e tracciare un profilo dell'identità della "Famiglia" e dei "Laici dehoniani", partendo dal dato di fatto: siamo tutti figli adulti, con un'autonomia organizzativa, con uno stato di vita riconosciuto nella Chiesa (religioso, consacrato in secolarità, laicale) in cui siamo chiamati a vivere l'esperienza carismatica di p. Dehon.

II. Linee direttive

A. Carisma: Spiritualità e Missione

10. Dono e grazia dello Spirito per tutta la Chiesa, il carisma di p. Dehon consiste in quella ispirazione-intuizione originaria del mistero di Cristo, che ha costituito la sua esperienza di fede e secondo la quale ha risposto alle esigenze pastorali della Chiesa e alle sfide del suo tempo.

L'esperienza di fede di p. Dehon, che costituisce l'eredità della Famiglia dehoniana, si esprime nella spiritualità e nella missione.

11. La spiritualità dehoniana, è caratterizzata da alcuni elementi fondamentali, quali:

a. la centralità del mistero del Cuore di Cristo, come amore e rivelatore dell'amore del Padre; amore rifiutato col peccato

b. la partecipazione all'oblazione di Cristo, nell'Eucaristia celebrata e adorata, condividendone i sentimenti per il Padre e per gli uomini, cooperando alla costruzione della civiltà dell'amore

c. l'accoglienza della Vergine Maria come modello della disponibilità nella fede

d. il sentire con la Chiesa, il condividerne la passione per l'annuncio del Vangelo, l'impegno per la giustizia, la verità, la solidarietà, la cultura…

e. essere i profeti dell'amore e servitori della riconciliazione, attenti agli appelli dell'umanità (promozione della dignità umana, della pace, della fraternità universale)

Essa si concretizza in uno stile di vita personale, caratterizzato dall'unione a Cristo e dall'attenta e cordiale accoglienza delle persone, da un pieno inserimento nella realtà del proprio contesto e nella storia umana. Orienta la missione della Chiesa con accentuazioni privilegiate nell'annuncio di un Dio misericordioso e compassionevole e nella testimonianza dell'amore e della tenerezza di Dio, che si manifesta nel cuore umano di Cristo. Ricorre a segni visibili, quali l'adorazione eucaristica e l'oblazione riparatrice, il culto al Cuore di Gesù, la memoria di p. Dehon…, per mezzo dei quali manifesta la propria identità.

12. La missione dehoniana chiede di

a. "instaurare il Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società", animati e stimolati dalla nostra spiritualità caratteristica

b. collaborare all'instaurazione di questo Regno con la preghiera e con l'impegno concreto per le persone, la Chiesa, la società, nell'ambito della chiesa locale

c. essere aperti ad eventuali collaborazioni pastorali con le altre componenti della Famiglia dehoniana.

La missione dehoniana è aperta a 'concretizzazioni' diversificate, non s'identifica in un'unica attività apostolica.

13. Animata dallo Spirito, la Famiglia dehoniana è chiamata a vivere questa eredità nella vita quotidiana, secondo il proprio stato di vita, con impegni concreti, personali e comunitari, spirituali e sociali.

B. La Famiglia dehoniana: identità

14. La condivisione dell'esperienza di fede e del carisma di p. Dehon è grazia e vocazione personale, vissuta da Scj, Laici, Consacrati/e.

15. La condivisione della stessa eredità ci costituisce nella Chiesa membri della Famiglia dehoniana: ci accogliamo in reciprocità, ci riconosciamo fratelli e sorelle.

È il carisma di p. Dehon che ci qualifica come "dehoniani" nella Chiesa e nel mondo.

16. Le componenti della Famiglia dehoniana sono:

a. I Sacerdoti del s. Cuore di Gesù: religiosi - consacrati con voti in un Istituto apostolico - che vivono il carisma di p. Dehon, nella sua spiritualità e missione, secondo le costituzioni proprie

b. I Laici dehoniani: coloro che vivono il loro impegno battesimale, secondo la vocazione e missione laicale, sorretti dalla spiritualità di p. Dehon

c. Alcuni Istituti di vita consacrata, che con la mediazione dei fondatori, riconoscono che le radici del loro carisma sono collegate al progetto evangelico di vita di p. Dehon .

17. Le componenti della Famiglia dehoniana sono chiamate ad una rilettura ed incarnazione del

carisma, secondo la specificità della propria vocazione, e a far fruttificare - secondo le esigenze della Chiesa nel mondo - il carisma, in fedeltà dinamica.

Gli SCJ prestano il servizio di garantire la fedeltà dinamica nell'interpretazione del carisma di p. Dehon, in quanto prima realizzazione storica di esso.

18. Alle nuove componenti è chiesta una formazione progressiva, per percorrere con generosità e fedeltà il cammino della spiritualità e della missione.

La nostra eredità è bella e suggestiva, ma non è di immediata intuizione. Ha bisogno di un percorso spirituale, esige un rapporto intenso con il Signore (cf. p. Dehon, Testamento spirituale) e un impegno storico ardito.

Ciò non è possibile senza un solido sostegno teologale e teologico, e un'adeguata formazione.

19. Criteri d'appartenenza alla Famiglia dehoniana:

a. Percepire e vivere la centralità del mistero del Cuore trafitto e aperto di Cristo…

c. riconoscere p. Dehon come il 'padre spirituale' del proprio cammino spirituale nella Chiesa.

d. partecipare al suo carisma, condividendone la spiritualità e la missione, secondo il proprio stato di vita

20. Per l'appartenenza alla Famiglia dehoniana, di quanti - individualmente o in gruppo- lo chiedono e si impegnano a "vivere in comunione" il carisma di p. Dehon, è richiesto un previo discernimento, effettuato dagli "organismi competenti" della Famiglia dehoniana (cf n. 23).

I Sacerdoti del S. Cuore, per volontà stessa di p. Dehon, sono i primi membri di questa Famiglia, e per la dichiarazione della Chiesa, quando ha approvato le loro Costituzioni.

Si deve riconoscere loro un servizio particolare, nel discernimento dell'appartenenza, ai diversi livelli.

C. Comunione e organizzazione

21. Le relazioni tra le componenti della Famiglia dehoniana, fondate sulla dignità del battesimo, sono vissute nello spirito di comunione, di sostegno e collaborazione, accogliendo e rispettando il dono della diversità e della rispettiva autonomia organizzativa.

22. E' opportuno avviare strumenti e momenti d'incontro e di comunione, sia fra i vari gruppi di laici dehoniani tra loro e sia fra le diverse componenti, a livello nazionale, di area geografica e internazionale.

Promuovere la partecipazione a momenti formativi e celebrativi; costruire possibilità di collaborazione sia a livello locale che a livello più ampio, nella Chiesa locale e nella Chiesa universale.

23. Per promuovere la comunione è opportuno prevedere un organismo di collegamento e di comunicazione.

Si auspica che, a livello nazionale e di aree geografiche, le componenti della Famiglia dehoniana costituiscano una Comissione organizzativa e rappresentativa.

A livello di Provincia/Regione, tale Commissione promuove, anima e coordina il cammino della Famiglia dehoniana locale.
 


LAICI DEHONIANI

"Proposta di vita"

I. Identità del Laico dehoniano

1. Laico Dehoniano, uomo o donna, è innanzitutto:

- quel membro della Chiesa che, fedele a Cristo, è impegnato nella costruzione del Regno di Dio nelle realtà temporali;

- prendendo coscienza della sua vocazione battesimale e missione laicale, la vive fortificata dall'esperienza di fede di p. Dehon, come risposta di vocazione personale;

- riconosce in p. Dehon e nel suo carisma, approvato dalla Chiesa, il riferimento della propria vita spirituale, accostandosi a Cristo nel mistero del suo Cuore aperto e solidale, e unito alla sua oblazione riparatrice .

2. Inserito in un determinato contesto socio-ecclesiale:
- a livello personale o di gruppo, di Famiglia dehoniana e di Chiesa, egli vive questa sua vocazione personale;

- immerso nel quotidiano e nel territorio, ma aperto ai segni dei tempi, egli testimonia i valori della spiritualità dehoniana;

- pienamente inserito nelle realtà secolari del mondo, egli rende concreta la missione con la sua operosità apostolica nella Chiesa locale e nella società (CfL, 15).

II. Dimensione laicale del Carisma Dehoniano

3. Il Laico dehoniano ha per suo compito specifico la rilettura e l'incarnazione laicale del carisma dehoniano (cfr. CfL, 24, 56).

Egli rilegge il carisma nella sua partecipazione all'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo (CfL, 14); lo incarna negli ambiti propri della sua missione nel mondo: a servizio della persona, della famiglia, della società e della Chiesa (CfL, 23).

Tale impegno laicale "non raramente porta inattesi e fecondi approfondimenti di alcuni aspetti del carisma ridestandone un'interpretazione più spirituale e spingendo a trarne indicazioni per nuovi dinamismi apostolici" (VC, 55).

4. Il Laico dehoniano, animato dallo Spirito:

- vive "pienamente inserito nel mondo", impegnato nell'ambiente familiare, professionale e di lavoro, politico ed ecclesiale, consacrando a Dio il mondo come oblazione sacerdotale e sacrificio spirituale (CfL, 14);

- "sente con la Chiesa" e condivide la sua passione per il Vangelo e il mondo, come profeta dell'amore e della speranza cristiana (CfL, 14);

- promotore di una vita umana e umanizzante, è operatore di riconciliazione e di solidarietà, attento alle situazione umane, in particolare di povertà e disagio, rendendo presente Cristo nei fratelli (CfL, 14);

- risponde così alla chiamata alla santità, propria di ogni battezzato (CfL, 16), vivendo in unione a Cristo nel suo amore e nella sua oblazione riparatrice al Padre per gli uomini.

III. Formazione

5. Il Laico dehoniano si impegna in una seria, progressiva e costante formazione, iniziale e permanente,

per accogliere e tradurre in spiritualità e missione il carisma, nel mondo e nella cultura di oggi (cfr. CfL, 60).

I religiosi Scj sostengono e accompagnano il laico nel discernimento della propria vocazione, nella formazione, nella crescita di laici "agenti di formazione". In quanto persone consacrate, essi sono chiamati ad essere "guide esperte di vita spirituale", a coltivare lo spirito (cf VC. 55).

6. La formazione deve tendere sempre a far crescere armonicamente la persona, la dimensione contemplativa e attiva della vita cristiana e della spiritualità dehoniana, nel rispetto dell'identità del gruppo, dell'età, della sensibilità e della cultura (cfr. CfL, 59).

7. I contenuti formativi, da situare nei diversi contesti culturali e socio-ecclesiali, riguardano:

- la formazione cristiana di base, un'ecclesiologia di comunione, le problematiche dell'evangelizzazione, l'attuale pensiero sociale della Chiesa, i valori della spiritualità dehoniana, la comunione da realizzare come "Noi-Famiglia dehoniana".
8. Un iter possibile prevede tre fasi, a cui i diversi gruppi di laici si ispireranno:
1. un momento o tempo di accoglienza: occorre avere e proporre spazi e attività per un primo approccio o per una prima proposta della vocazione laicale dehoniana;

2. il tempo di approfondimento, dedicato alla formazione dei laici nei suoi diversi contenuti;

3. il tempo dell'impegno, durante il quale il laico dehoniano assume una responsabilità, si impegna in uno stile di vita coerente con il carisma dehoniano nel contesto socio-ecclesiale.

Questo impegno può essere assunto, dichiarandolo pubblicamente, e rinnovato annualmente.

Momenti celebrativi caratterizzano le tappe più significative dell'iter formativo: permettono di compiere il cammino più consapevolmente, di dare testimonianza e di crescere come gruppo nella Famiglia.

9. I Mezzi formativi, quali la preghiera, riflessione personale, appuntamenti di formazione permanente, iniziative fatte insieme, incontri regolari di gruppo, celebrazioni, fogli di collegamento, riviste…, saranno diversificati a seconda del tipo di gruppo e del percorso.

E' importante favorire luoghi di riferimento (persone, comunità, esperienze) e assicurare l'accompagnamento personale che, nel discernimento, porti ciascuno a riconoscere la sua vocazione, a maturare doni e capacità, a verificare la coerenza della sua vita.

IV. AUTONOMIA ORGANIZZATIVA

10. Il laicato dehoniano:

- è aperto alla comunione;

- gode di una sua autonomia organizzativa (CfL, 29), per la quale sono necessari 'punti di riferimento' e 'strutture' di coordinamento (commissioni…) a livello provinciale e nazionale, di aree geografiche e internazionale;

- avrà un'attenzione particolare per la formazione di animatori;

- e l'elaborazione di opportuni sussidi.

V. COMUNIONE VITALE NELLA FAMIGLIA DEHONIANA

11. Le relazioni tra le componenti della Famiglia dehoniana, fondate sulla dignità del battesimo e sulla partecipazione alla comune eredità spirituale, sono vissute nello spirito di comunione, sostegno e collaborazione, rispettando e accogliendo il dono della diversità (cfr. CfL, 55).

12. Momenti di dialogo e di incontro tendono a favorire la conoscenza e le relazioni tra le componenti della Famiglia dehoniana sul territorio, promosse dalle rispettive Commissioni ai diversi livelli.


The Dehonian Family

Roma, 20.12.2001
Prot.N.263/2001
To all the Members of the Dehonian Family
(SCJs, Consecrated & Lay)

Dear brothers and sisters,

The XX General Chapter (1977) of the Priests of the Sacred Heart of Jesus, with Motion No.1, asked for the elaboration of a "Document in which is defined, in general sense, the characteristics that constitute the Dehonian Laity."

The study of this topic had been commended to the members of the Dehonian Family. These, in their October meeting of 2001 in Rome, approved some "Conclusive Proposals" with the request of elaborating a "Final Document" on the Dehonian Family and on the Dehonian Laity, using both the "Proposals" and the "Working Document."

The "Final Document", written by some members of the Dehonian Family, is composed of two texts: the first, on the Dehonian Family, as a constitutive paper, or better, a "communion paper"; the second is on the Dehonian Laity, as a statute, or better as "Life proposal."

These "conclusive proposals" have been taken up in their entirety in both texts: parts of the "Work Document" have been used to complete the document on Dehonian Laity in its various aspects; furthermore, to situate the Dehonian Family in its present ecclesial and theological context, as something new under the sun, use has been made of the document "Presentation of the Topic" prepared by Fr. General for that October 2000 meeting. Lastly, the text on "Lay Dehonians" has been furnished with references to the apostolic exhortation "Christifideles Laici".

These final documents were presented to the Provincial, Regional and District Superiors, in their meeting in Rome, November 2001,and were positively evaluated. And now, the General Administration, having revisited the text and included the suggestions put forward, is now publicizing it to the whole Congregation sending it to the different components of the Dehonian Family.

The text on "Lay Dehonians" is complementary to the one on the "Dehonian Family", from which it derives its inspiration and directives. And now, the different groups of "Lay Dehonians" have, at their disposition a basic official document to which they can refer when they compile or revisit their statutes at the national or geographical area level. The Major Superiors as well as all other religious can find in these orientations, a guide for the animation and relationships with the Dehonian Family and the Lay Dehonians.

It is a wish that this first step be a help in following the way of communion in the Dehonian Family, in promoting an autonomous participation, always characterized and direct to the charism of Fr. Dehon.

I greet you all in the heart of Christ.

p. Virginio D Bressanelli scj
and the General Council of the Priests of the Sacred Heart of Jesus


 
 
THE DEHONIAN FAMILY

"The Communion Charter"



I. A New Event

1. The Dehonian Family, understood as a whole made up of separate components (SCJ, Consecrated, Lay) taking its inspiration from the spiritual venture of Fr. Dehon as his response to a personal call and mission in the Church, is a reality today.

This much was made obvious already 10 years ago at the meeting of 1990: we were made officially aware of the communion of different vocations in the sharing of Fr. Dehon's plan of evangelical life.

At the meeting of 2000 we also came to an awareness of establishing a single family in so far as we are participants of the same Dehonian heritage.

In a certain sense, even though in differing proportions and ways, this fact had its origins from the very first years of Fr. Dehon.

From the beginning of the SCJ foundation (1878), there was participation by both priests and lay persons, associates and members, a situation that Fr. Dehon frequently spoke about even to the point of mentioning it in reports to the Holy See when he sought approbation of the Institute (1887, 1892) and in the closing letter of the 8th General Chapter (1919).

The "fact" of the Dehonian Family was not something new, though today it has taken on its own characteristics which mean for us a new reality, a new happening.

2. We mean some widespread phenomenon that is taking place in many religious orders and congregations. The Holy Father in the exhortation Vita Consecrata stated: a new chapter, rich in hope, has begun in the history of relations between consecrated persons and the laity (n. 54) marked by new experiences of communion and cooperation (that) should be encouraged…( n. 55).

3. At its origins the grace, stimulus, and Christological and ecclesiological perspectives from Vatican Council II are to be found: the vision of the Church as the People of God, with a call to holiness derived from baptism that inserts it into the Pascal mystery of Christ; a pilgrim people with duties in the world and in history, in a communion of charity with all its members…In Church Communion the states of life, by being ordered one to the other, are thus bound together among themselves…and whether taken collectively or individually in relation to the others, are at the service of the Church's growth. While different in expression they are deeply united in the Church's "mystery of communion" and are dynamically coordinated in its unique mission. (CL n. 55).

It is evident that, before the beginning of any kind of vocational differencing, it is necessary

a. to affirm the unity of the mission which makes the Church a "people on mission," a "people of those who are sent"

b. to recall a common call to holiness, to union with God for the salvation of the world.

This unification and coordination does not do away with the proper identity, specificity, and organizational autonomy of each state or vocation.

4. Founder's charism, understood not as an exclusive property of the Institutes but as a gift of the Spirit to the entire Church, by their very nature open themselves to a number of forms of participation in the different sates of life.

In the complementarities of the vocations partakers of the common heredity, the Founder's charism shows its richness in the Church and meantime, reaches its full expansion.

5. The Founder has a special gift of grasping the fullness of the charism, of living it out as though by anticipation, to offer it to the church as "a plan of gospel life" which goes beyond the confines of the Institute that he founded.

In this sense he is truly "spiritual father" even when the charism, spanning time, inherits and finds expression in new forms till now unthinkable; forms that afterwards are recognized as authentic and approved by the church.

The charism is a dynamic reality, all the richer and more beautiful the more free it is to create new arrangements and to bring new styles of life and apostolate into existence.

6. Sharing in the same project of evangelical life of Fr. Dehon and participation in the same heritage make us one family.

Family stands for:

a. one community of differing vocations (SCJ, consecrated, lay) who share the same patrimony or legacy;

b. related components which participate in the same charismatic project of Fr. Dehon, each in turn completing the other, with reinforcement of the individual vocation and specific mission that each has from the same commonly held spirituality;

c. participation as brothers and sisters in the same spirituality; thus fraternal relationships and not subordinated ones.

We share the same form of approaching the mystery of Christ, but not necessarily the concrete forms that express it.

We participate all together in the charismatic mission of "establishing His Reign in individuals and in society" but the apostolic works that make up this mission differ in so far as they correspond to the proper identity of each single component and are actuated in the specific spheres of each vocation.

7. The term "Family" refers not only to what is held in common given by the founding grace from the Holy Spirit, but also to a common "founding father," to a "common spiritual Father": Fr. Dehon.

He is seen as the church's mediator of this gift from the Spirit; he is the guide that leads us to Christ.

The Spirit is the true central character of any charism: we need not wonder that, in the mediation of Fr. Dehon, Mother Mary-Oliva Ulrich played a part with the Sister Servants of the Heart of Jesus and Mother Mary-Veronica (Caroline Lioger) did as well with the Religious of the Heart of Jesus; nor should we wonder if, in the historical evolution of this reality, meaningful mediation will come about that will lead to the birth of new components and expressions of the charism.

8. The "Dehonian Family" is a living yet developing reality:

- it is the fruit of an initiative of the Spirit which continues to surprise us with its creativity;

- this is a challenge which confronts us.

For SCJs:
- This is a grace which is given to strengthen our own identity and the sense of belonging to our Institute, to help us discover new prospects and ultimately to make a more profound examination of our charism;

- It is a challenge that invites us to joyfully accept the new brothers and sisters that the Lord gives us.

The center is not the SCJ Institute, but the "undertaking of Dehonian gospel living" in which we participate: the charism of Fr. Dehon which we have inherited.

9. A minimum of institutionalization and wise organization are fundamental so that every life venture have a future.

Life precedes law and norms: we wanted to wait a few years before beginning a codification of the relations among the components of the Dehonian Family and drawing up an identity profile of the "Family" and the "Lay Dehonian" with factual data as our source: we are all adult children, with organizational autonomy, having a state of life recognized by the church (religious, consecrated laity, lay persons) in which we are called to live the charismatic experience of Fr. Dehon.

II. Lines of Direction

A. Charism: Spirituality and Mission

10. As a gift and grace from the Spirit to the entire church, the charism of Fr. Dehon consists in that founding inspiration-intuition of the mystery of Christ that constituted his faith experience and according to which he responded to the pastoral needs of the church and to the challenges of his era.

The faith experience of Fr. Dehon that constitutes the heritage of the Dehonian Family is expressed in spirituality and in mission.

11. Dehonian Spirituality is marked by some fundamental elements like the following:

a. the centrality of the mystery of the Heart of Christ, as love and revealer of the Father's love; a love rejected through sin;

b. participation in the oblation of Christ, in the Eucharistic celebration and adoration, sharing His sentiments for the Father and for mankind and cooperating in the building up of a civilization of love;

c. welcoming the Virgin Mary as an model of availability in faith;

d. thinking for the church, sharing its passion for preaching the gospel, its commitment to justice, truth, solidarity, learning…

e. being prophets of love and servants of reconciliation, being attentive to mankind's appeals (promotion of human dignity, peace, universal fraternity).

All these elements come together in a personal style of life, characterized by the union in Christ and by the attentive and heartfelt welcome of persons, by the full insertion in the reality of one's context and in the human history. This in turn gives orientation to the mission of the church particularly by specializing in the preaching of a merciful and compassionate God, in giving witness to the love and tenderness of God manifested in the human heart of Christ. It harkens back to visible signs like eucharistic adoration, reparative oblation, cult of the Heart of Jesus, the recollection of Fr. Dehon…all of which serve to reveal its proper identity.

12. The Dehonian Mission requires that:

a. "the Reign of the Heart of Jesus be established in souls and in societies" inspired and motivated by our characteristic spirituality;

b. collaboration in the establishment of this Reign through prayer, and concrete actions for persons, the church, society at the level of the local church;

c. openness to any likely pastoral collaboration with the other components of the Dehonian Family.

The Dehonian mission is open to a variety of concrete formalizations and is not identified with any single apostolic activity.

13. Animated by the Spirit, the Dehonian Family is called to live this heritage in its daily life, each member according to its proper state of life, each with his/her own tasks whether they are personal, communal, spiritual or social.

B. The Dehonian Family: Identity

14. Sharing in the faith experience and charism of Fr. Dehon is a grace and personal vocation that SCJs, laity, and consecrated men and women live.

15. Sharing in the same heritage defines us in the church as members of the Dehonian Family: we accept each other in reciprocity and we acknowledge that we are brothers and sisters. It is the charism of Fr. Dehon that marks us as "Dehonians" in the church and in the world.

16. The components of the Dehonian Family are:

a. The Priests of the Sacred Heart of Jesus: religious, consecrated with vows in an apostolic institute, living the charism of Fr. Dehon in its spirituality and mission and having its own constitutions;

b. Lay Dehonians: those who live their baptismal commitment according to the lay vocation and mission the source of which is the spirituality of Fr. Dehon

c. Some Institutes of consecrated life, who, by the mediation of the founders, acknowledge that the roots of their charism are linked to the evangelical plan of life of Fr. Dehon .

17. The component members of the Dehonian Family are called to re-examine and incarnate the charism according to the specific nature of their proper vocation and to make the charism fruitful, in make the charism fruitful, in dynamic fidelity according to the needs of the church in the world.

The SCJs have the task to guarantee a dynamic fidelity in the interpretation of the charism of Fr. Dehon insofar as they are historically the first incarnation of it.

18. A progressive formation is asked of new component members, a spiritual and missionary path they are to walk exhibiting generosity and fidelity. Our heritage is a beautiful and a rich one but not something that can be immediately be absorbed by intuition. It needs a spiritual walk, an intense relationship with the Lord (cf. Fr. Dehon's Spiritual Testament) and fearless lasting commitment. All of this is not possible without a solid theological foundation and an suitable formation.

19. Criteria for Belonging to the Dehonian Family:

a. Perception and living the centrality of the mystery of the pierced and open Heart of Jesus.

b. Recognition of Fr. Dehon as the "spiritual father" of one's spiritual journey in the church;

b. Participation in his charism, sharing its spirituality and mission, according to the state of life of each;

20. To belong to the Dehonian Family for those who ask to, (individually or in group) and commit themselves to "live in communion" the charism of Fr. Dehon, a prior discernment, which is conducted by competent organisms of the Dehonian Family is required (cf. No. 23)

The Priests of the Sacred Heart, by the will of Fr. Dehon, and by the declaration of the Church when it approved their Constitutions, are the first members of this Family.

It has to be acknowledged that the SCJs, at their different levels have a particular task in the discernment of membership to the Dehonian Family.

C. Communion and Organization

21. Relationships among components of the Dehonian Family, which are founded on baptismal dignity, are lived in a spirit of communion, support, and collaboration which welcomes and respects the gift of diversity and the organizational autonomy that each enjoys respectively.

22. It is appropriate to have instruments and occasions for gathering and communion, whether among various groups of lay Dehonians themselves or for different components at the national, geographical, or international levels; equally as well to promote participation at formational occasions and celebrations; to make it possible to have collaboration at a local level or higher, within a local church or within the universal church.

23. To promote communion it is opportune to see that an organism for connecting and communicating exists.

It is hoped that, at a national level and in geographic areas, the component members of the Dehonian Family can establish a Commission of Organization and Representation.

At the level of a province or region such a commission should promote, inspire, and coordinate the route that the local Dehonian Family undertakes.
 
 
 

LAY DEHONIANS

A Proposal for a Way of Living

I. Identity of the Lay Dehonian

1. A Lay Dehonian, man or woman, is first of all:

- that member of the Church who, faithful to Christ, is committed in the building of the Kingdom of God in the temporal realities;

- conscious of his baptismal vocation and lay mission, lives it strengthened by the experience of faith of Fr. Dehon, as a response to a personal vocation;

- recognizes in Fr. Dehon and his charism, approved by the Church, the reference for a personal spiritual life1.

2. Inserted into a specific socio-ecclesial context:
- at a personal or group level of the Dehonian Family and of the Church, he/she lives his/her personal vocation.

- immersed in the every-day life and in the terriroty, but open to the signs of the times, this person lives the values of Dehonian spirituality;

- fully inserted in the secular reality of the world, this person concretizes the mission through his/her living testimony in the local Church and in society (Christifideles Laici, n.15 -- hereinafter CL)

II. The Lay Dimension of the Dehonian Charism

3. The lay Dehonian has as his/her specific competency the appraisal and the lay incarnation of the Dehonian charism (CL, nn.24, 56)

Such a one appraises the charism by his/her participation in the priestly, prophetic, and royal office of Christ (CL n. 14); he/she incarnates it within the confines of his/her mission in the world: in service to people, family, society, and Church (CL n.23)

Such a lay competence "often brings unexpected and rich insights into certain aspects of the charism, leading to a more spiritual interpretation of it and helping to draw from it directions for new activities in the apostolate" (Vita Consecrata n. 55 --hereinafter VC).

4. The Lay Dehonian, animated by the spirit:

- lives "fully inserted in the world" with duties in the family, professional, work, political, and ecclesial environments and consecrates the world to God as a priestly oblation and spiritual sacrifice (CL n. 14);

- "feels with the Church" and shares its passion for the Gospel and the world like a prophet of love and of Christian hope (CL n.14);

- promotes human and humanizing life, works for reconciliation and solidarity, is attentive to man's situation especially of poverty and turmoil by restoring Christ present among the brothers and sisters;

- thus responds to the call to holiness which is proper to every baptized person (CL n. 16) by living in union with Christ in his love and reparatory oblation to the Father on behalf of man.

III. Formation

5. The Lay Dehonian is committed to a serious, progressive and constant formation, which needs a beginning and must be ongoing in order to receive the charism and translate it into spirituality and mission in the world and in today's culture (cf. CfL n. 60).

SCJ religious sustain and accompany the lay person in the discernment of his/her own vocation, in formation, in the growth of lay people as "agents of formation". As consecrated people, they are called to be "expert guides of spiritual life" and to cultivate the spirit (cf. VC. 55).

6. Formation must always tend toward permitting the person to grow harmoniously in the contemplative and active dimension of the Christian life and Dehonian spirituality, in respect to the identity of the group, age, sensitivity, and culture (CL n. 59)

7. The contents of formation that need to be placed in the different cultural and socio-ecclesial contexts deal with the following:

- basic Christian formation, an ecclesiology of communion, the problems facing evangelization, current social thinking of the Church, the values of Dehonian spirituality, the communion to be achieved as "We, the Dehonian Family."
8. One way of doing this has three phases by which the different groups can be inspired:
- a period for welcome: the need to have and to propose space and activities for an initial approach or for an initial proposal of the lay Dehonian vocation;

- a period for deepening dedicated to lay formation in its various components;

- a time for action, during which the lay Dehonian takes on some responsibility, commits himself/herself to a lifestyle that is consistent with the Dehonian charism in a particular socio-ecclesial context.

This commitment can be undertaken by public declaration and annually renewed.

Moments of Celebration characterize the more significant stages on the formative way: they permit passage through the stages with more understanding, allow for witness and for growth as a group in the Family.

9. The means of formation like prayer, personal reflection, ongoing formation occasions, initiatives undertaken together, regular group meetings, celebrations, handout sheets, magazines…are varied according to the makeup of the group and the route chosen.

It is important to emphasize reference sources (persons, communities, experiences) and assure personal accompaniment which, in the process of discernment, allows each one to come to know his/her vocation, to permit gifts and abilities to grow, and to check out the consistency of one's life.

IV. Organizational Autonomy

10. The Dehonian Lay State:

- is open to communion;

- enjoys an organizational autonomy (CL n. 29) for which reason "reference points" and "structures" of coordination (commissions…) are necessary at the regional and national levels of geographical and international areas;

- will pay particular attention to the formation of those who provide inspiration/motivation;

- will work at providing helpful assistance tools.

V. Vital Communion within the Dehonian Family

11. The relationships among components making up the Dehonian Family, which are founded on baptismal dignity, and on the participation to the common spiritual heredity, are lived in the spirit of communion, support, and collaboration respecting and welcoming the gift of diversity (cf. CL n. 55).

12. Times of dialog and meeting lend themselves to promote understanding and relationships among components making up the Dehonian Family in the area if they are promoted by the respective commissions at the different levels.


la Famille Dehonienne

Rome, le 20.12.2001
Prot. N. 263/2001
A tous les Membres de la Famille Dehonienne
(SCJ, Consacrés et Laïcs)

Chers Frères et Sœurs,

Le XXe Chapitre général (1997) des Prêtres du Sacré-Cœur demandait par la Motion n. 1, la rédaction d'un « Document dans lequel on définisse, en général, les caractéristiques qui constituent le laïcat dehonien ».

L'étude de ce thème a été confiée aux membres de la Famille Dehonienne. Ces derniers, lors de leur rencontre tenue en octobre 2000, à Rome, ont approuvé quelques «Propositions de conclusion», avec la demande de préparer le «Document définitif» sur la Famille Dehonienne, en se servant aussi bien des «Propositions» que d' «Instrumentum laboris».

Le «Document définitif», rédigé par quelques membres de la Famille dehonienne, contient deux textes, l'un sur la Famille dehonienne, en tant que charte constitutive ou, mieux, «charte de communion» ; l'autre sur le Laïcat dehonien, en tant que statut ou, mieux, «proposition de vie».

Les «Propositions de conclusion » ont été reprises intégralement dans les deux textes. On a repris des passages de l'«Instrumentum laboris» pour compléter, dans ses différents aspects, le document sur le Laïcat dehonien. Enfin, pour situer la Famille dehonienne dans le contexte ecclésial et théologique actuel comme un événement nouveau, on a puisé dans la «Présentation du thème» faite par le Supérieur Général lors de cette rencontre. Le texte sur le «Laïcs dehoniens» est accompagné de renvois à l'exhortation apostolique «Christifideles laici».

Le «Document définitif» soumis à l'attention des Supérieurs Provinciaux et Régionaux lors de leur Rencontre à Rome, en novembre 2001, a été évalué positivement.

Maintenant, le Gouvernement général, tout en apportant quelques légères modifications, a estimé devoir respecter les deux textes, toujours perfectibles. Il les rend donc publics dans la Congrégation comme réponse à la Motion n. 1 du XXe Chapitre général et les envoie aux différentes composantes de la Famille dehonienne comme document officiel.

Le texte sur les « Laïcs dehoniens » est complémentaire à celui sur la « Famille Dehonienne » d'où il puise inspiration et directives. Maintenant les différents Groupes des « Laïcs Dehoniens » ont à leur disposition un document de base auquel se référer pour l'élaboration et la révision de leurs statuts, au niveau national ou de zone géographique. Les Supérieurs Majeurs SCJ ainsi que les religieux eux-mêmes peuvent trouver dans ce document un guide pour l'animation et les rapports avec la Famille et le Laïcat dehoniens.

En souhaitant que ce premier pas aide à poursuivre le chemin de communion dans la Famille dehonienne, à promouvoir une participation autonome, toujours plus caractéristique et directe, au charisme du P. Dehon, je vous salue tous dans le Cœur de Jésus,

le P. Virginio D. Bressanelli et le Conseil général
des Prêtres du Sacré-Coeur


 
 
LA FAMILLE DEHONIENNE

«Charte de communion»

I. Un événement nouveau

1. La Famille dehonienne, comprise comme l'ensemble des diverses composantes (les SCJ, les Laïques consacrées et les Laïcs) qui s'inspirent du projet spirituel du P. Dehon comme réponse à la vocation personnelle et à la mission dans l'Eglise, est aujourd'hui une réalité.

Cette constatation a déjà été faite il y a dix ans, lors de la rencontre de 1990 : on a pris conscience officielle de la communion des diverses vocations dans le partage du Projet de vie évangélique du P. Dehon.

A la rencontre de 2000, on a pris conscience de ne former qu'une seule Famille, puisque nous participons au même héritage dehonien.

En un certain sens, bien que ce soit dans des proportions et de façons différentes, ce fait prends son origine au temps du P. Dehon lui-même.

Depuis le début de la fondation SCJ (1878), il y a aussi la participation des prêtres et des laïcs associés et agrégés dont le P. Dehon parle souvent, même dans la demande au Saint-Siège en vue de l'approbation de l'Institut (1887, 1892) et dans la lettre de clôture du VIIIe Chapitre général (1919).

La réalité de la «Famille dehonienne» n'est donc pas entièrement nouvelle mais revêt aujourd'hui des caractéristiques propres qui présentent pour nous une véritable nouveauté, un événement nouveau.

2. Il s'agit d'un phénomène universel, qui apparaît dans plusieurs Ordres et Congrégations religieuses. Dans son exhortation Vita Consecrata, le Saint-Père dit que «un nouveau chapitre, riche d'espérance, s'ouvre dans l'histoire des relations entre les personnes consacrées et le laïcat». (n. 54), marqué par des «nouvelles expériences de communion et de collaboration (qui) méritent d'être encouragées» (n.55).

3. A ses origines, il y a la grâce, le stimulant et la perspective christologique et ecclésiologique du Concile Vatican II : la vision de l'Eglise comme Peuple de Dieu, appelé à la sainteté en vertu du baptême qui l'insère dans le mystère pascal du Christ, peuple pèlerin et engagé dans le monde et dans l'histoire, dans la communion de charité avec tous ses membres…

«Dans l'Eglise-Communion, les états de vie sont si unis entre eux qu'ils sont ordonnés l'un à l'autre… Tous les états de vie, tant dans leur ensemble que chacun d'eux par rapport aux autres, sont au service de la croissance de l'Eglise; ce sont des modalités diverses qui s'unifient profondément dans le "mystère de communion" de l'Eglise et qui se coordonnent, avec un profond dynamisme, dans sa mission unique». (CfL, 55).

Il est évident que, avant toute diversité de vocation, il faut:

a) affirmer l'unité de mission qui fait de l'Eglise un «peuple en mission», un «peuple d'envoyés»

b) rappeler la vocation commune à la sainteté, c'est-à-dire à l'union avec Dieu pour le salut du monde.

Cette unification et coordination n'annule cependant pas l'identité propre, la spécificité et l'autonomie d'organisation de chaque état ou vocation.

4. Les charismes des Fondateurs, entendus non pas comme propriété exclusive des Instituts mais comme un don de l'Esprit à toute l'Eglise, s'ouvrent par leur nature à des formes multiples et qualifiées de participation dans les différents états de vie. Cela advient par la force de l'Esprit et non par une délégation de l'Institut.

Dans la complémentarité des vocations qui participent d'un héritage commun, le charisme des Fondateurs montre sa fécondité dans l'Eglise et puise dans le temps sa pleine diffusion.

5. Le Fondateur a un don particulier de percevoir la dimension du charisme, de le vivre en premier, de le reproposer à l'Eglise comme «Projet de vie évangélique» qui va au-delà des frontières de l'Institut qu'il fonde.

En ce sens, il est le véritable «père spirituel», même si le charisme, en continuant dans le temps, s'hérite et s'exprime dans des formes nouvelles, qui n'avaient pas été imaginées jusqu'à présent, formes qui ont été, ensuite, reconnues authentiquement et approuvées par l'Eglise.

Le charisme est une réalité dynamique, d'autant plus riche et belle qu'elle est libre de créer de nouvelles expressions et d'animer des styles nouveaux de vie et d'apostolat.

6. Le partage du même Projet de vie évangélique du P. Dehon et la participation au même héritage font de nous une Famille.

Le nom de Famille signifie:

a) une communauté de vocations diverses (les SCJ, les personnes Consacrées, les Laïcs) qui partagent le même patrimoine ou héritage

b) les composantes de famille qui participent au même projet charismatique du P. Dehon, en se complétant mutuellement, en renforçant par la même spiritualité leur propre vocation et la mission spécifique de chacune

c) la participation, en tant que frères et sœurs, à la même spiritualité ; des relations fraternelles et non de subordination.

Nous partageons la même façon d'aborder le mystère du Christ, sans que les modalités concrètes de l'exprimer soient nécessairement les mêmes.

Nous participons tous ensemble à la mission charismatique de «construction du Règne du Cœur de Jésus dans les âmes et dans les sociétés», mais les œuvres apostoliques de cette mission sont différentes, dans la mesure où elles correspondent à l'identité propre de chacune des composantes et se situent dans les domaines spécifiques de chaque vocation.

7. Le terme «Famille» ne se réfère pas seulement à des contenus communs, considérés comme la grâce de fondation venant de l'Esprit, mais aussi à la «souche» commune, à un «père spirituel commun», le P. Dehon. Il est vu comme médiateur ecclésial de ce don de l'Esprit, il est un guide qui nous conduit au Christ.

L'Esprit est le véritable protagoniste des charismes : on ne doit pas s'étonner que, dans la médiation du P. Dehon, intervienne aussi la médiation de la Mère Marie-Olive-Uhlrich, avec les «Sœurs Servantes du Cœur de Jésus», et celle de la Mère Marie-Véronique (Caroline Lioger), avec «les Religieuses du Cœur de Jésus», comme on ne doit pas s'étonner que dans le déroulement historique de cette réalité, interviennent des médiations significatives qui donnent naissance à de nouvelles composantes ou re-expressions du charisme.

8. La «Famille dehonienne» est une réalité vivante mais toujours en formation:

- elle est un fruit de l'initiative de l'Esprit qui ne cesse de nous surprendre par sa créativité;

- elle est un défi qui nous interpelle.

Pour les SCJ:
- Elle est une grâce qui renforce notre identité propre et le sens d'appartenance à l'Institut, aide à découvrir des perspectives nouvelles et même une lecture plus approfondie du charisme ;

- Elle est un défi qui nous invite à accepter avec joie les nouveaux frères et sœurs que le Seigneur nous donne.

Ce n'est pas l'Institut qui est au centre mais le «Projet de vie évangélique dehonienne» auquel nous participons, le charisme du P. Dehon dont nous avons hérité.

9. Un minimum d'institutionnalisation et une sage organisation sont fondamentales afin que tout Projet de vie puisse avoir un avenir.

La vie précède le droit et la norme. On a voulu attendre quelques années avant de commencer à codifier les relations entre les composantes de la Famille dehonienne et tracer un profil de l'identité de la «Famille» et des « Laïcs dehoniens», en partant d'un donné de fait, nous sommes tous des disciples adultes, dotés d'une autonomie d'organisation, ayant un état de vie reconnu dans l'Eglise (religieux, personne consacrée dans le monde, laïc) dans lequel nous sommes appelés à vivre l'expérience charismatique du P. Dehon.

II. Les lignes d'orientation

A. Le charisme : Spiritualité et Mission

10. Don et grâce de l'Esprit pour toute l'Eglise, le charisme du P. Dehon consiste en cette inspiration-intuition initiale du mystère du Christ qui a constitué son expérience de foi et selon laquelle il a répondu aux exigences pastorales de l'Eglise et aux défis de son temps.

L'expérience de foi du P. Dehon qui constitue l'héritage de la Famille dehonienne, s'exprime par la spiritualité et par la mission.

11. La spiritualité dehonienne se caractérise par quelques éléments fondamentaux, comme:

a) la place centrale accordée au Cœur du Christ en tant qu'amour et révélation de l'amour du Père, l'amour refusé par le péché

b) la participation à l'oblation du Christ dans l'Eucharistie célébrée et adorée, en en partageant les sentiments pour le Père et pour les hommes, en collaborant à la construction de la civilisation de l'amour

c) l'acceptation de la Vierge Marie comme modèle de la disponibilité dans la foi

d) le sentire cum Ecclesia, le partage de sa passion pour l'annonce de l'Evangile, l'engagement pour la justice, la vérité, la solidarité, la culture…

e) être des prophètes de l'amour et des serviteurs de la réconciliation, attentifs aux appels de l'humanité (promotion de la dignité humaine, de la paix, de la fraternité universelle).

Elle se concrétise par un style de vie personnel, caractérisé par l'union au Christ et par l'attention et l'ouverture aux personnes, par une complète insertion dans la réalité de son propre contexte et dans l'histoire humaine. Elle oriente la mission de l'Eglise par des accentuations privilégiées dans l'annonce d'un Dieu miséricordieux et plein de compassion, et par le témoignage de l'amour et de la tendresse de Dieu, qui se manifeste dans le cœur humain du Christ. Elle se sert de signes visibles comme l'adoration eucharistique et l'oblation réparatrice, le culte du Cœur de Jésus, la mémoire du P. Dehon…, à travers lesquels elle manifeste sa propre identité.

12. La mission dehonienne demande:

a) d'«instaurer le Règne du Cœur de Jésus dans les âmes et dans les sociétés», animés et stimulés par notre spiritualité caractéristique

b) de collaborer à l'instauration de ce Règne par la prière et par l'engagement concret pour les personnes, pour l'Eglise, pour la société, dans le cadre de l'Eglise locale

c) d'être ouvert à d'éventuelles collaborations pastorales avec d'autres composantes de la Famille dehonienne.

La mission dehonienne est ouverte à des 'concrétisations' diversifiées, et elle ne s'identifie pas avec une seule activité apostolique.

13. Animée par l'Esprit, la Famille dehonienne est appelée à vivre cet héritage dans la vie quotidienne, selon son propre état de vie, par des engagements concrets, personnels et communautaires, spirituels et sociaux.

B. La Famille dehonienne: l'identité

14. Le partage de l'expérience de foi et du charisme du P. Dehon est une grâce et une vocation personnelle, vécue par les SCJ, les Laïcs et les personnes Consacrées.

15. Le partage du même héritage fait de nous des membres de la Famille dehonienne dans l'Eglise : nous nous accueillons dans la réciprocité, nous nous reconnaissons comme frères et sœurs.

C'est le charisme du P. Dehon qui nous qualifie comme «dehoniens» dans l'Eglise et dans le monde.

16. Les composantes de la Famille dehonienne sont les suivantes:

a) les Prêtres du Sacré-Cœur de Jésus : des religieux - consacrés par les vœux dans un Institut apostolique -- qui vivent le charisme du P. Dehon, dans sa spiritualité et sa mission, selon leurs propres constitutions

b) les Laïcs dehoniens : ceux qui vivent leur engagement baptismal, selon la vocation et la mission laïque, soutenus par la spiritualité du P. Dehon

c) Certains Instituts de vie consacrée, qui par la médiation de leurs fondateurs, reconnaissent que les racines de leur charisme sont liées au projet évangélique de vie du P. Dehon .

17. Les composantes de la Famille dehonienne sont appelées à une relecture et une incarnation du charisme, selon la spécificité de leur propre vocation, et à faire fructifier - selon les exigences de l'Eglise dans le monde -- le charisme, dans une fidélité dynamique.

Les SCJ ont pour tâche de garder et de garantir la fidélité dynamique dans l'interprétation du charisme du P. Dehon, en tant que première réalisation historique de ce charisme.

18. On demande aux nouvelles composantes une formation progressive, pour qu'elles puissent parcourir avec générosité et avec fidélité le chemin de la spiritualité et de la mission.

Notre héritage est beau et suggestif mais il n'est pas perceptible par une intuition immédiate. Il a besoin d'un cheminement spirituel, nécessite un rapport intense avec le Seigneur (cf. le P. Dehon, Testament spirituel) et d'un engagement historique courageux.

Cela n'est possible sans un solide soutien théologale et théologique et sans une formation adéquate.

19. Les critères d'appartenance à la Famille dehonienne:

a) percevoir et vivre l'aspect central du mystère du Cœur transpercé et ouvert du Christ

b) reconnaître le P. Dehon comme le 'père spirituel' de sa propre vie dans l'Eglise

c) participer à son charisme, en en partageant la spiritualité et la mission, selon son propre état de vie.

20. Pour l'appartenance à la Famille dehonienne, on exige de ceux qui -- individuellement ou en groupe- le demandent et qui s'engagent à «vivre en communion» le charisme du P. Dehon, un discernement préalable fait par des « organes compétents » de la Famille dehonienne (cf. n. 23).

Les Prêtres du Sacré-Cœur sont les premiers membres de cette Famille par la volonté même du P. Dehon, et par la déclaration de l'Eglise (exprimée) au moment de l'approbation de leurs Constitutions. On doit leur reconnaître un service particulier dans le discernement de l'appartenance aux différents niveaux.

C. La communion et l'organisation

21. Les relations entre les composantes de la Famille dehonienne, fondées sur la dignité du baptême, sont vécues dans l'esprit de communion, de soutien et de collaboration, en acceptant et en respectant le don de la diversité et de l'autonomie respective d'organisation.

22. Il convient de mettre en œuvre des moyens et des moments de rencontre et de communion, aussi bien entre les différents groupes de laïcs dehoniens entre eux qu'entre les différentes composantes aux niveaux national, de zone géographique et international.

Il convient de promouvoir la participation à des moments de formation et de célébration, de créer la possibilité de collaboration aussi bien au niveau local qu'au niveau plus large, dans l'Eglise locale et dans l'Eglise universelle.

23. Pour promouvoir la communion, il convient de créer un organe de liaison et de communication.

On souhaite que, au niveau national et de zones géographiques, les composantes de la Famille dehonienne créent une Commission d'organisation et de représentation.

Au niveau de Province ou Région, cette Commission doit promouvoir, animer et coordonner le cheminement de la Famille dehonienne locale.
 


LAÏCS DEHONIENS

« Projet de vie »

I. Identité du Laïc dehonien

1. Laïc dehonien, homme ou femme, c'est d'abord :

- ce membre de l'Eglise qui, fidèle au Christ, est engagé dans la construction du Règne de Dieu dans les réalités temporelles,

- prenant conscience de sa vocation de baptisé et de sa mission laïque, il les vit fortifié par l'expérience de foi du P. Dehon ;

- reconnaît dans le P. Dehon et dans son charisme, approuvé par l'Eglise, la référence de sa propre vie spirituelle, en approchant le Christ dans le mystère de son Cœur ouvert et solidaire, uni à son oblation réparatrice4.

2. Inséré dans un contexte socio-ecclésial déterminé,
- aux niveaux de sa personne, du groupe, de la Famille Dehonienne et de l'Eglise, il vit cette vocation personnelle qui est la sienne ;

- immergé dans le quotidien et sur le terrain, mais ouvert aux signes des temps, il témoigne des valeurs de la spiritualité dehonienne ;

- pleinement inséré dans les réalités temporelles du monde, il rend concrète la mission par son activité apostolique dans l'Eglise et dans la société, (CfL, 15)

II. Dimension laïque du Charisme dehonien

3. Le Laïc dehonien a pour tâche spécifique la relecture et l'incarnation laïque du charisme dehonien (CfL, 24, 56).

Il relit le charisme dans sa participation au ministère sacerdotal, prophétique et royal du Christ (CfL, 14) ; l'incarne dans des domaines propres de sa mission dans le monde : au service de la personne, de la famille, de la société et de l'Eglise (CfL, 23).

Ce devoir laïque « suscite souvent des approfondissements inattendus et féconds de certains aspects du charisme, en leur donnant une interprétation plus spirituelle et en incitant à en tirer des suggestions pour de nouveaux dynamismes apostoliques » (VC, 55).

4. Le Laïc dehonien, animé par l'Esprit:

- vit « pleinement inséré dans le monde », engagé dans les domaines familial, professionnel et de travail, politique et ecclésial, en consacrant le monde à Dieu comme oblation sacerdotale et sacrifice spirituel (CfL, 14) ;

- «a les mêmes sentiments que ceux de l'Eglise» et partage sa passion pour l'Evangile et le monde, comme prophète de l'amour et de l'espérance chrétienne (CfL, 14) ;

- promoteur d'une vie humaine et humanisant, il est opérateur de la réconciliation et de la solidarité, attentif aux situations des hommes, en particulier à celles de pauvreté et de gêne, en rendant le Christ présent dans les frères (CfL, 14);

- répond ainsi à l'appel à la sainteté, propre à tout baptisé (CfL, 16), en vivant uni au Christ, dans son amour et dans son oblation réparatrice au Père pour les hommes.

III. Formation

5. Le Laïc dehonien s'engage dans une formation sérieuse, progressive et constante, initiale et permanente, pour saisir et traduire en spiritualité et en mission le charisme, dans le monde et dans la culture d'aujourd'hui (cfr. CfL, 60).

Les religieux SCJ soutiennent et accompagnent le Laïc dans le discernement de sa vocation, dans la formation, dans la croissance spirituelle des laïcs «agents de formation». En tant que personnes consacrées, ils sont appelés à être des « guides experts de vie spirituelle », à cultiver l'esprit (cf. VC, 55).

6. La formation doit toujours tendre à faire croître harmonieusement la personne, la dimension contemplative et active de la vie chrétienne et de la spiritualité dehonienne, dans le respect de l'identité du groupe, de l'âge, de la sensibilité et de la culture (cfr. CfL, 59).

7. Les contenus de formation, à situer dans les différents contextes culturels et socio-ecclésiaux, concernent la formation chrétienne de base, une ecclésiologie de communion, les différentes problématiques de l'évangélisation, la doctrine sociale actuelle de l'Eglise, les valeurs de la spiritualité dehonienne, la communion à réaliser en tant que «Nous-Famille Dehonienne».

8. Un parcours possible prévoit trois phases auxquelles s'inspireront les différents groupes de laïcs:

1. un moment ou un temps d'accueil : il faut avoir et proposer des espaces et des activités pour une première approche ou pour une première proposition de la vocation laïque dehonienne ;

2. le temps d'approfondissement, dédié à la formation des laïcs dans ses différents contenus ;

3. le temps de l'engagement, pendant lequel le Laïc dehonien assume une responsabilité, s'engage à un style de vie cohérent avec le charisme dehonien, dans un contexte socio-ecclésial.

Cet engagement peut être pris par une déclaration publique et renouvelé chaque année.

Des moments de célébration caractérisent les étapes les plus importantes du parcours de formation : ils permettent d'accomplir ce chemin d'une façon plus consciente, de donner témoignage et de croître en tant que groupe dans la Famille.

9. Les moyens de formation, tels que la prière, la réflexion personnelle, des rencontres de formation permanente, des initiatives vécues ensemble, des rencontres régulières de groupe, des célébrations, des feuilles de liaison, des revues… seront diversifiés selon le type du groupe et du parcours.

Il est important de favoriser des lieux de repère (des personnes, des communautés, des expériences) et d'assurer l'accompagnement personnel qui, dans le discernement, amène chacun à reconnaître sa vocation, à développer des dons et des capacités, à vérifier la cohérence de sa vie.

IV. L'autonomie d'organisation

10. Le laïcat dehonien :

- est ouvert à la communion ;

- jouit d'autonomie de son organisation (CfL, 29), qui a besoin des 'points de repère' et des 'structures de coordination (commissions…) à l'échelle provinciale et nationale, de zone géographique et internationale ;

- sera particulièrement attentif à la formation des animateurs ;

- et à l'élaboration des matériaux nécessaires.

V. La communion vitale dans la Famille Dehonienne

11. Les rapports entre les différentes composantes de la Famille Dehonienne, fondés sur la dignité du baptême et sur la participation à l'héritage spirituel commun, sont vécus dans l'esprit de communion, de soutien et de collaboration, dans le respect et l'acceptation du don des diversités (CfL, 55).

12. Les moments de dialogue et de rencontre visent à favoriser la connaissance et les relations entre les composantes de la Famille Dehonienne sur le terrain, promues par les Commissions respectives aux différents niveaux.