29. Il rinnovamento della scuola cattolica, come scuola della società civile, va pensato come piena affermazione e promozione della sua identità sociale, culturale ed ecclesiale: una scuola cattolica, cioè, che si qualifica sempre di più come soggetto sociale al servizio di tutti gli alunni e delle famiglie, attraverso l'offerta di un valido progetto formativo, specifico nel suo riferimento al vangelo, aperto nei contenuti e negli obiettivi educativi e culturali.
La scuola cattolica soggetto sociale
Primo impegno programmatico: attuare in se stessa e operare perché sia realizzato in tutta la scuola italiana il principio base affermato nell'Assemblea nazionale: una scuola della società civile.
30. È questo il primo impegno che la scuola cattolica intende realizzare in questi anni.
Tale impegno comporta una piena e responsabile valorizzazione di tutti i soggetti sociali interessati: una «scuola a servizio della società civile» chiama, infatti, tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo ad assumersi le proprie specifiche responsabilità.
È con l'autonomia e con la parità che la scuola tende a diventare sempre più «scuola della società civile». Essa, infatti, consente a ogni Istituto di darsi un progetto educativo e quindi rende possibile la differenziazione delle offerte formative e la sana e corretta competizione fra le istituzioni, a vantaggio degli alunni e della crescita culturale. Ma l'autonomia e la libertà implicano soprattutto la responsabilità diretta dei soggetti che danno vita alla comunità educante, che va ben al di là della partecipazione intesa come mera presenza formale degli organismi collegiali.
Centralità degli alunni
31. Occorre, prima di tutto, dimostrare grande attenzione al mondo dei bambini, dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani, ponendosi in ascolto delle loro esigenze con una reale sensibilità educativa, lasciandosi interpellare e facendosi anche mettere in discussione. E necessario partire dall'ascolto della «domanda educativa», interpretata non solamente come un bisogno del soggetto, da identificare e a cui provvedere, ma come una esigenza di compartecipazione della persona, titolare di diritti, all'itinerario educativo della scuola.
In particolare:
33. In particolare, la scuola cattolica con la sua tradizionale dimensione di «popolarità», si ritaglia una preferenza: l'attenzione ai marginali e agli esclusi. La primaria attenzione agli svantaggiati, tipica della storia della scuola cattolica, in particolare attraverso l'esperienza delle scuole materne e dei centri di formazione professionale, domanda una sua rinnovata capacità di comprendere che le categorie sofferenti sanno meglio percepire ciò che nella società non funziona e quindi sono in grado di indicare ciò che va cambiato. Il percorso istruttivo e formativo, pertanto, va modulato, per tutti gli altri soggetti, a partire dall'ascolto di chi è più emarginato. Oggi, nel nostro Paese, tale servizio è reso assai difficoltoso perché il carico economico della frequenza della scuola grava completamente, o comunque in modo ancora consistente, sulle famiglie, provocando così una selezione degli alunni che fa perdere alla scuola cattolica questa sua caratteristica fondamentale.
I genitori
34. La scuola cattolica riconosce e promuove la soggettività della famiglia e dei genitori, mettendosi a servi zio dei loro diritti di cittadinanza in coerenza con la nostra Costituzione. Per la scuola cattolica ciò significa, in concreto, considerare come la titolarità di scelta della scuola da parte dei genitori concorra a originare la sua stessa esistenza e richieda anche che si dia vita a un progetto educativo che ne integri l'apporto attraverso il loro coinvolgimento. Il ruolo proprio e originario dei genitori è duplice: in quanto soggetti che contribuiscono a costituire in essere le scuole stesse, essi danno specifici apporti in ordine alla gestione delle scuole e alla presenza educativa nelle scuole; in quanto soggetti adulti che hanno acquisito un'esperienza di vita, forniscono un contributo qualificante all'elaborazione del progetto culturale ed educativo della scuola stessa.
I docenti e i dirigenti
35. Riguardo ai docenti, bisognerà far crescere la loro figura, avvalendosi anche dell'opera di associazioni, quali professionisti e autentici testimoni della fede, disponibili ad aderire responsabilmente al progetto educativo della scuola cattolica e ad esprimere la propria esperienza cristiana in scelte di vita, conoscenze e attività operative. Nella comunità educativa ci sia un impegno particolare per la formazione iniziale e permanente dei docenti, sia sul piano professionale sia su quello spirituale e del «carisma», proprio della scuola. Si ritiene che i docenti debbano essere corresponsabili sul piano della decisione educativa, non solo su quello della didattica: per questo si raccomanda una particolare attenzione nel momento del loro inserimento nelle scuole. Si rileva pure l'importanza di non sottovalutare l'aspetto della continuità del posto di lavoro e quello della retribuzione. Anche gli insegnanti debbono poter essere messi nelle condizioni di scegliere di insegnare nella scuola cattolica.
36. Particolare attenzione dovrà essere dedicata allo scopo di valorizzare la figura e la funzione del personale direttivo come coordinatore dell'attività educativa e didattica, interprete delle motivazioni ideali, organizzatore dell'offerta formativa, in una parola non solo come «manager» ma soprattutto come responsabile ultimo del progetto educativo/formativo della scuola/centro di formazione professionale.
Le altre scuole del territorio, la comunità civile nelle sue molteplici espressioni, la comunità ecclesiale...
37. La scuola cattolica, come soggetto sociale, realizza una scuola «partecipata» che raccoglie e coniuga due sfide: quella di rendere effettivo l'esercizio dei diritti doveri propri di ciascun soggetto e quella di amalgamarne le esigenze per potenziare le possibilità concrete di un piano formativo comune, condiviso e attuabile sia dentro la scuola che fuori: nelle famiglie, nei gruppi giovanili, nel territorio locale. La consapevolezza di offrire un servizio pubblico richiede un'attenzione particolare perché si realizzi una circolarità fra le tre finalità principali della formazione: istruire, educare e socializzare; è questo il criterio fondamentale per una scuola cattolica aggiornata che pone al centro non solo la formazione globale della persona, ma la orienta a una nuova relazionalità fortemente radicata nei valori civili e aperta al «trascendente».
È la stessa riforma dell'autonomia che deve incentivare la scuola cattolica a offrire il proprio specifico contributo e a costituirsi come comunità di ricerca e di dialogo, di rapporti interpersonali e di esperienza sociale, valorizzando il più possibile la partecipazione degli studenti e degli altri soggetti che interagiscono con loro: i docenti, i dirigenti, il personale, le famiglie, le comunità locali e i soggetti di maggior rilievo sul territorio.
38. La scuola cattolica non può essere pensata separatamente dalle altre istituzioni educative e gestita come corpo a parte, ma deve affrontare con determinazione la nuova situazione culturale, porsi come istanza costruttiva e critica, farsi promotrice di iniziative educative stimolanti il dialogo, manifestare fattivamente l'impegno educativo delle comunità cristiane con cui interagisce nel territorio e di cui è espressione nel campo della cultura e della formazione.
La scuola cattolica soggetto culturale
Secondo impegno programmatico: verifica e revisione dell'impianto culturale e formativo.
39. E questo il versante su cui più incisiva e determinante deve farsi l'azione di rinnovamento della scuola cattolica per offrire un apporto originale e di «qualità» a tutta la scuola italiana. Questa revisione trae alcune motivazioni forti dallo stesso Progetto culturale orientato in senso cristiano che la Chiesa italiana sta promuovendo per l'incontro fecondo di fede e vita, religione e cultura, ispirazione ed educazione. Ma anche la stagione delle riforme scolastiche in atto richiede che si elabori un'offerta formativa di alto livello culturale, spirituale e pedagogico-didattico dove emergano i valori consolidati della tradizione umanistica e cristiana italiana ed europea nell'ottica odierna di una mondialità che sa convivere nel dialogo, nella tolleranza e nella pace.
Un apporto originale e qualificato
40. La scuola cattolica, aperta alle istanze del sociale, mantiene, in quanto scuola, la sua identità che le deriva dall'espletamento della sua missione, giocata sì nelle contingenze storiche, ma perenne nel suo significato e nella sua definizione istituzionale.
L'originalità culturale della scuola cattolica è costituita dalla proposta di un sapere per la vita basato sulla sintesi tra cultura, fede e vita.
L'interazione tra fede e cultura diventa arricchimento della razionalità critica. In altre parole, una razionalità che sia provocata dalla fede si apre a cogliere la sostanza delle cose più esaustivamente, fino a proporsi come stimolo significativo alla maturazione personale e professionale dei giovani. Inoltre, la scuola cattolica ritiene che un'educazione scolastica e formativa è culturalmente qualificante quanto più introduce nel curricolo e nel piano della sua offerta formativa una proposta di sintesi tra cultura e vita, coordinando cioè il contributo, nel medesimo impianto progettuale finalizzato all'educazione, dei soggetti portatori di significato (genitori, studenti, forze sociali, comunità cristiana e docenti stessi, in quanto testimoni di valori) accanto a quelli in possesso di specifiche competenze professionali.
41. Occorrerà anche che la scuola cattolica si impegni a diffondere, nelle proprie scuole, la cultura della qualità e della valutazione della qualità con la relativa ricerca dei suoi indicatori.
Linee essenziali di rinnovamento culturale
42. Alcune opzioni fondamentali emerse dall'Assemblea sulla scuola cattolica si presentano come particolarmente significative e urgenti e dovrebbero diventare oggetto di sperimentazione e di approfondimento per l'elaborazione dei curricoli e dell'offerta formativa:
La progettualità formativa dovrebbe caratterizzarsi per una continua interazione tra sapere scientifico e mondi vitali in cui tutte le componenti culturali, a cui la comunità scolastica fa riferimento per qualificare la propria identità formativa, sono coinvolte in quanto portatrici di valori, credenze e tradizioni.
44. Nella scuola cattolica l'educazione mira alla piena maturazione dell'uomo. Pertanto, viene coltivata la nativa disponibilità dell'essere umano all'esperienza religiosa, la cui proposta è essenziale per la formazione della persona che ha bisogno di sapere «chi è, dove va e qual è il significato della sua esistenza». L'educazione religiosa va introdotta sia come insegnamento scolastico della religione sia come risposta al problema del senso ultimo della vita.
Anche il profilo culturale, pedagogico e didattico dei contenuti dell'offerta formativa che ogni Istituto è chiamato a promuovere non può non riferirsi ai valori della 24 grande tradizione umanistica e cristiana del nostro Paese e dell'Europa.
La formazione dell'uomo e del cittadino esige una scuola che offre un sapere per la vita, dove accanto alle necessario conoscenze e competenze operative siano presenti i riferimenti ideali ai valori che emergono dal vissuto personale e sociale. La dimensione religiosa e quella morale sono parte integrante e non eludibile di questo discorso.
Nella scuola cattolica occorre evidenziare come il coordinamento tra fede e cultura, ordinato alla formazione integrale della personalità dell'educando, attraversi ogni aspetto del curricolo e come possa promuovere nell'intelletto e nella coscienza del medesimo allievo capacità di operare sintesi creative e di stimolare ulteriori ricerche di significati. L'esistenza, infatti, non è solo un sistema da capire intellettualmente, ma anche un mistero da discernere (e da vivere) nei suoi profondi significati umani, spirituali e sociali. Può trattarsi, ad esempio, di interpretazioni e giudizi in cui la cultura umana viene coordinata e ordinata alla luce della fede. La cultura continua a essere cultura esposta con «scientificità», ma al tempo stesso è confrontata con la fede e/o articolata con essa in modo unitario.
45. Il lavoro manuale non è solo produttivo di beni economici ma anche di criteri di giudizio sulla vita e sulla storia e quindi va considerato un elemento importante nella elaborazione dei curricoli formativi. Ecco perché l'educazione cattolica ritiene i centri di formazione professionale non copia sbiadita della più forte e vera educazione scolastica, ma il luogo dove si può costruire un progetto educativo originale fondato su una cultura che scaturisce dal lavoro (oltre che del lavoro e sul lavoro).
Pertanto, è necessario passare da un sistema centrato unicamente sulla struttura scolastica a uno policentrico. Nei paesi industrializzati il sistema di insegnamento non è più costituito infatti solo da scuole, ma tende a presentarsi come una struttura complessa e differenziata di istituzioni e agenzie diverse, un sistema formativo integrato. Accanto alla scuola qualificata da un progetto educativo, le diverse agenzie assicurerebbero gli altri tipi di formazione, soprattutto la preparazione immediata alla vita lavorativa
Più in particolare, è necessaria l'attuazione di alcune opzioni organizzative e culturali di fondo quali:
Ma, se nella società del futuro la conoscenza sarà la principale risorsa personale e se, come si legge nella Centesimus annus (n. 31), «la principale risorsa dell'uomo è l'uomo stesso» -, allora emerge con chiarezza che il riferimento alle competenze professionali è insufficiente a costituire una base antropologicamente ed eticamente valida per l'opera formativa della scuola. Non possono, dunque, essere lasciati in ombra gli aspetti più propriamente umanistici e personalistici della formazione, senza i quali sarebbe impossibile progettare «interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana», come afferma l'art. 1 del Regolamento sull'autonomia scolastica.
La scuola cattolica soggetto ecclesiale
Terzo impegno programmatico: parte integrante della pastorale della Chiesa locale.
47. Il riconoscimento della scuola cattolica come soggetto ecclesiale nel vissuto dei pastori e delle comunità cristiane richiede innanzitutto che essa, nel rispetto della sua natura di scuola, sia considerata parte integrante della pastorale organica della Chiesa e quindi sia aiutata a essere testimonianza e segno del dono educativo che la comunità cristiana offre a tutta la società italiana. Occorrerà approfondire e perseguire con concretezza dei percorsi che favoriscano una comune e condivisa progettualità tra scuole cattoliche e Chiese locali in direzione pastorale, di consapevolezza dell'identità ecclesiale delle scuole, di aiuto alle scuole in difficoltà.
In direzione pastorale
48. La centralità della persona in tutti i processi educativi impone il rilancio di una pastorale organica, che ponga in correlazione i vari ambiti di vita e incontri i soggetti dove realmente vivono e operano: scuola, famiglia, lavoro, tempo libero, luoghi di aggregazione, ecc.
In particolare, va notato che la maggioranza dei giovani è presente nella scuola e nella scuola incontra altri giovani ed educatori adulti, credenti, che possono aiutarli a mettersi nell'atteggiamento di ricerca sincera della verità; essi possono anche offrire la testimonianza di una verità che libera e arricchisce l'esistenza nel rispetto della coscienza di ciascuno. Gli insegnanti di religione cattolica, ma non loro soltanto, possono trovare qui uno spazio significativo per esprimere la propria particolare professionalità educativa e culturale.
49. Le associazioni laicali di studenti, genitori e docenti per l'animazione cristiana della scuola (AIMC, UCIIM...), quelle specifiche di scuola cattolica (AgeSC...) e i movimenti ecclesiali possono trovare nella scuola cattolica un terreno fertile di presenza e di collaborazione, evidenziando così un aspetto peculiare dell'impegno ecclesiale per la scuola. Luoghi istituzionali di incontro tra la scuola cattolica e la comunità cristiana sono quegli organismi che propriamente rappresentano la comunione ecclesiale quali i consigli pastorali, le consulte o commissioni di pastorale e i coordinamenti diocesani della scuola cattolica.
50. Attraverso la scuola cattolica la comunità cristiana può offrire un servizio a vantaggio degli strati più deboli, consistente in una formazione culturale e professionale di base e promuovere personalità complete, capaci di assumere responsabilità in ambito familiare, lavorativo, sociale e civile. Inoltre, nel contesto dei recenti orientamenti normativi, anche la scuola cattolica assicura la sua presenza nel territorio attraverso il dialogo e la collaborazione attiva con le altre scuole (statali e non statali), con gli enti locali, con le diverse agenzie sociali. In questo senso va ricordato che del tutto particolare è la situazione delle scuole materne e segnatamente di quelle (e sono la maggioranza) che sono promosse da comunità parrocchiali spesso con il coinvolgimento diretto del parroco: esse rappresentano un significativo esempio di servizio e di impegno educativo diretto della Chiesa nel campo dell'educazione come luogo di formazione umana e cristiana pensato dalla comunità ecclesiale per i propri bambini e offerto poi a tutte le famiglie, in un inserimento pieno e dinamico nella vita e nelle tradizioni del territorio.
In direzione della consapevolezza ecclesiale dei soggetti che operano nella scuola cattolica ai fini della valorizzazione del loro servizio come «ministerialità»
51. Le persone che lavorano nella scuola non derivano tutta la loro funzione educativa esclusivamente dalla propria scelta professionale, ma il loro servizio viene considerato dalla Chiesa come un «ministero», radicato in una vocazione e nella comune responsabilità battesimale. È necessario promuovere un'azione formativa adeguata per fare sì che questa consapevolezza maturi innanzitutto nelle persone che, a vario titolo, sono impegnate nell'attività educativa delle scuole cattoliche. Giova infatti ricordare, in sintonia con il concilio Vaticano II, che la dimensione comunitaria nella scuola cattolica non è una semplice categoria sociologica, ma ha anche un fondamento teologico. La comunità educativa, globalmente presa, è così chiamata a promuovere l'obiettivo di una scuola come luogo di formazione integrale attraverso la relazione interpersonale.
In questo senso, la presenza, accanto ai laici e ai sacerdoti, delle religiose e dei religiosi è da favorire proprio perché in tal modo si può offrire agli alunni un'immagine viva della Chiesa.
La direzione del sostegno alle scuole in difficoltà
52. E necessario rafforzare l'attenzione sul rapporto tra scuola cattolica e territorio, tra scuola cattolica e chiesa particolare, tra scuola cattolica e comunità cristiana. È un percorso che si sta già avviando: alcune scuole che chiudono sono assorbite da altri soggetti, non escluse le diocesi, le parrocchie e altri organismi a queste collegati. Con il lento ma progressivo arretramento delle congregazioni religiose dal campo dell'educazione non c'è dubbio alcuno che sempre più toccherà al vescovo diocesano diventare un punto di riferimento della pastorale scolastica sul territorio che, nel rispetto e nella valorizzazione dei diversi soggetti, dovrà assicurare la corretta ed organica distribuzione delle scuole sul territorio della Chiesa locale e la continuità dei cicli didattici; spetterà a lui evitare sovrapposizioni di scuole laddove il bacino di utenza non ne permette la compresenza; toccherà al vescovo stimolare il potenziamento dell'offerta formativa come risposta alle esigenze e alla tipicità della comunità cristiana. Certamente, le congregazioni religiose, che per cause di forza maggiore intendono procedere alla chiusura di una loro scuola, dovrebbero rendersi disponibili per creare le condizioni favorevoli al reperimento di soluzioni alternative.
(Carta d'impegni programmatici della scuola cattolica. Documento dopo l'Assemblea nazionale sulla scuola cattolica. Consiglio nazionale della scuola cattolica. Centro studi per la scuola cattolica. Documento Chiese Locali 98, Edizioni Dehoniane, Bologna 2000, pp. 18-29)