"… ANCH'IO A BUKAVU" |
10 dicembre 2000: 52° della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani
Azione internazionale nonviolenta di
pace per l’Africa a Bukavu
nel Kivu, Repubblica Democratica del
Congo
Per l’Africa ci sono tante sensibilità e progetti di cooperazione ma, come società civile occidentale, siamo in difficoltà riguardo all’impegno diretto per la pace, la nonviolenza e la riconciliazione.
Siamo chiamati a rincorrere in continuazione gli SOS per tutte le emergenze, ma non entriamo mai nel merito delle cause. Per questo ci siamo decisi a rispondere positivamente all’appello che ci è giunto da Bukavu e che riproduciamo qui sotto. La nostra è un’iniziativa limitata e che si riferisce a una situazione specifica, ma vuole tenere lo sguardo su tutta l’Africa e in particolare riconoscere e denunciare le nostre responsabilità di occidentali riguardo all’ingiustizia del sistema economico dominante, al commercio delle armi e al deficit totale di un’informazione corretta.
NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI
La popolazione congolese lotta con forza dal 1990 per la libertà, la democrazia e la dignità umana nella nostra bella regione dei Grandi Laghi. La "Société Civile" ha giocato e tuttora gioca un ruolo importante in questo processo. Tuttavia, iniziamo questo nuovo millennio in un clima di guerra, di insicurezza e di oppressione diffuse.
Per questo motivo stiamo organizzando per il dicembre 2000, in occasione del 10 dicembre, 52° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, una serie di manifestazioni a Bukavu a favore della pace e dei diritti umani, con incontri di preghiera ecumenici, conferenze, manifestazioni culturali di tutti i tipi sui temi legati al rispetto dei diritti umani.
Inviteremo a queste manifestazioni i rappresentanti della società civile del Kivu, del Congo, della regione dei Grandi Laghi, nonché personalità e organizzazioni che in tutto il mondo sono impegnati in questo campo.
Speriamo che possiate coinvolgere anche altri. E se qualche organizzazione internazionale, non governativa o dell’ONU, impegnata nel campo dei diritti umani volesse appoggiarci, ne saremmo felici.
Aspettiamo fiduciosi la vostra risposta. Speriamo con tutto il cuore che anche voi possiate essere tra noi in quei giorni.
(Invito della "Société Civile" di Bukavu inviato il 20 aprile 2000 all'Associazione Beati i costruttori di pace).
In risposta a questo invito della Société Civile i rappresentanti delle Associazioni "Beati i costruttori di pace" e "Papa Giovanni XXIII" si sono recati a Bukavu a rendersi conto di persona della sofferenza della popolazione ed anche della straordinaria resistenza nonviolenta alla guerra, che mantiene viva la speranza nelle varie comunità. E’ un esempio di lotta pacifica davvero unico nel suo genere, sia per la sua enorme vitalità interiore, sia per l’adesione capillare da parte della gente. Il suo valore è ancora più significativo perché diventa paradigmatico per tutta l’Africa, il continente maggiormente afflitto da guerre intestine ed interstatali. Riportiamo alcuni esempi della capacità di coordinamento e di coinvolgimento delle numerosissime associazioni civili e religiose della città: in occasione dell’8 marzo, le donne hanno proclamato uno sciopero, detto "del pane e delle rose", contro la guerra, bloccando i mercatini da loro gestiti, paralizzando la città, rimanendo tutte dentro le pareti domestiche … "la festa della donna senza la donna." Ad agosto 1999, per 10 giorni consecutivi, tutti i cittadini allo scoccare del mezzogiorno hanno sospeso ogni attività per dieci minuti per far rumore con qualsiasi oggetto trovassero, urlando in tante lingue diverse "vogliamo la pace". Quando poi le violenze diventano insopportabili la città intera proclama la "ville morte", la città morta: nessuno esce per strada, nessuno lavora … e così esprime il rifiuto totale per la violenza armata, da qualsiasi parte provenga. E, in mezzo alla distruzione, questa società civile si organizza per accogliere nella città gli sfollati dalle campagne, dove la situazione di insicurezza è ancora peggiore: aiuti alimentari, solidarietà, accoglienza dei bambini nelle scuole. In tutti gli incontri che la nostra piccola delegazione ha avuto, ci è stata ribadita la responsabilità degli occidentali, in particolare dell’UE e degli USA, nella tragedia di Bukavu e dell’Africa.
Come accogliere questa responsabilità? Come sostenere una popolazione che grida aiuto ma non rinuncia a lottare? Come instaurare un rapporto continuativo, da popolo a popolo, che eserciti pressione sulle istituzioni internazionali affinché prendano decisioni in base alle leggi internazionali e non a interessi economici di parte?
Come difendere la ricchezza di una società
civile che resiste con la nonviolenza, in un mondo come il nostro che considera
"ricchezza del Congo" solo i suoi preziosissimi giacimenti minerari (oro,
diamanti e coltan, un minerale raro che serve a far proiettili)?
PER QUESTO PROPONIAMO UN’AZIONE INTERNAZIONALE NONVIOLENTA DI PACE NEL DICEMBRE 2000
CONTESTO
Nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo c'è da quasi due anni una guerra che ha ucciso più di 1.700.000 persone nel silenzio del resto del mondo. La stessa città di Bukavu è circondata da un territorio distrutto dalle scorrerie dei militari e paramilitari e vive un rischio reale di essere attaccata. Per i più giovani, delusi per il comportamento degli USA, dell’ONU e dell’OUA e pressati dalle condizioni di sempre maggior miseria, è forte la tentazione di passare alla lotta armata, per procurarsi da vivere e per "liberare" il paese. La drammaticità della situazione attuale viene espressa con molta puntualità nell’ultimo documento della Conferenza Episcopale Congolese (15 luglio 2000). Nel conflitto in Congo sono coinvolti nove Stati africani. Roberto Garreton, relatore speciale del Segretario generale dell’ONU, scrive nel suo ultimo rapporto (29 marzo 2000) che "il territorio della Repubblica Democratica del Congo si trova sconvolto non più da un solo conflitto, ma da molti, alcuni dei quali a carattere interno, altri con dimensioni internazionali."
OBIETTIVI
In questo momento non è possibile definire nei dettagli il programma e i tempi: costi, orari e altri elementi dipenderanno dalla possibilità di organizzare un volo charter, e questo a sua volta dipenderà dal numero di partecipanti. Si partirà il 6 dicembre dall'Italia alla volta di Bukavu e si rientrerà il 13 dicembre. Il programma verrà concordato insieme con il coordinamento della Société Civile, con le Chiese cattolica e protestanti di Bukavu e comprenderà interventi di personalità internazionalmente riconosciute, in particolare africane, sulle difficoltà e sulle prospettive della pace in Africa e sulla situazione in Kivu. Al centro sarà la giornata del 10 dicembre, 52° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Insieme a noi tenteremo di coinvolgere personalità africane e non, artisti, cantanti e giornalisti per creare attenzione internazionale su una situazione che chiede con forza di non essere soffocata dalla guerra e dall'indifferenza. Nei giorni della nostra permanenza incontreremo le associazioni di società civile, i rappresentanti delle confessioni religiose e la gente tutta di Bukavu. Sarà un'occasione unica di incontro tra popolo e popolo per conoscere una realtà che, pure nella drammaticità di un conflitto, cerca una via d'uscita nonviolenta.
Una settimana durerà il nostro viaggio, a cui invitiamo ogni personalità africana o di altri continenti, politica, religiosa, della cultura, che voglia vivere il suo impegno civico osando aprire gli occhi sul dramma del Continente. Ma invitiamo anzitutto ciascuno di voi, come persona e come Associazione. Siamo coscienti dei limiti nostri e dell’iniziativa e del rischio di incompletezza che corriamo, perché rispondiamo all’invito che ci viene da Bukavu accettando le imposizioni dei tempi dell’emergenza. Ci muoviamo in fretta comunque per offrire un sostegno a chi si sente abbandonato e frustrato dalle istituzioni internazionali e per rinfrancare i nostri passi sulla via della pace.
MODALITA’
Si tratta di un’azione nonviolenta, per cui ai partecipanti si chiede di aderire ai principi della nonviolenza, nel comportamento e nella metodologia d’azione. Ci muoveremo con discrezione; lo stile dell’iniziativa sarà improntato alla semplicità e alla povertà di mezzi e risorse. Sarà necessario che ognuno si prepari ad affrontare una situazione difficile, predisponendosi ad un atteggiamento di ascolto e rispetto, come si conviene a coloro che entrano per la prima volta in una realtà nuova, senza la pretesa di portare soluzioni.
Saranno predisposte delle linee guida a cui ogni partecipante dovrà attenersi. E’ previsto inoltre un momento formativo comune prima della partenza.
ADESIONE
Raccogliamo le adesioni personali di chi intende partecipare, chiedendo a ciascuno di autofinanziarsi: dove possibile, gruppi di persone si accordino nel contribuire finanziariamente per inviare un rappresentante. Viene accolta l’adesione di Associazioni purché partecipino all’iniziativa con uno o più rappresentanti, oppure contribuiscano con una somma di denaro sufficiente per la partecipazione di almeno una persona. Non possiamo accettare adesioni puramente formali di Associazioni. Invitiamo inoltre Istituzioni e Organizzazioni di vario tipo a sostenere i costi complessivi del progetto per poter abbassare i costi personali di ciascun partecipante. Chiediamo a tutte le persone che vengono a conoscenza del progetto di inviare il più tempestivamente possibile alla Segreteria i nominativi di personalità religiose, politiche, sociali, dello spettacolo e giornalisti sensibili, interessate al progetto, alle quali far pervenire un invito di partecipazione.
Beati i costruttori di pace
Via A. da Tempo 2
35131 PADOVA
tel 0498070522 - tel/fax 0498070699
beati@libero.it