Roma, 2 febbraio 1998
 
Prot. 27/98
 
Messaggio per il 14 marzo 1998,
155º anniversario della nascita di Padre Dehon,
a tutta la Famiglia Dehoniana
 

Carissimi fratelli e sorelle,

Sono appena rientrato dal Congo. Tra questo popolo, così meritevole, ho vissuto un'esperienza che desidero comunicarvi e che ci dà lo spunto per la giornata della Vocazione Dehoniana per quest'anno 1998.

A Kinshasa, un giovane insegnante, sposato e padre di due figli, mi esprimeva con entusiasmo ciò che per lui significa Padre Dehon come modello di vita cristiana e come ispiratore di un modo di entrare in comunione con Cristo, di penetrare nel mistero di Dio e di impegnarsi nel mondo per i fratelli. Gli feci osservare che ciò non si deve a Padre Dehon, ma allo Spirito Santo, che è l'autore della vita cristiana, ma egli insisteva nel dire che, per lui, ciò era avvenuto spinto dall'esempio di Padre Dehon, solo dopo aver conosciuto la sua vita e la sua spiritualità.

Non si tratta di un fatto isolato, ma di un'ulteriore testimonianza del crescente significato che il nostro Fondatore acquista oggi nella Chiesa.

In questi ultimi due anni, la Chiesa in tre momenti successivi ha riconosciuto le virtù eroiche del nostro Fondatore. L'ha fatto con lo studio approfondito di otto teologi consultori della Congregazione per la Causa dei Santi e con il loro voto unanime nel rispettivo Congresso del 30 gennaio 1996; l'ha fatto nella Sessione Plenaria di Cardinali e Vescovi della medesima Congregazione, il 3 febbraio 1997 ed, infine, con la pubblicazione del Decreto emanato dal Santo Padre l'8 aprile successivo. Ognuno di questi eventi è corredato da una serie di argomenti che mettono in rilievo le caratteristiche, il significato e l'attualità della santità di vita di Padre Dehon. L'intervento autorevole del Santo Padre ci indica chiaramente la pertinenza dell'ispirazione dehoniana per la Chiesa, oggi, come una memoria del vangelo nel cuore del mondo.

Sento, quindi, la gioia di riprodurre per voi alcune affermazioni di detti documenti, tanto ricche di ispirazione:

La santità di Padre Dehon “non appariva da gesti o fatti clamorosi, ma dalla grandezza straordinaria delle virtù nella sua vita quotidiana. (Egli) appariva come un santo molto umano e “imitabile"" (Voto I, p. 28).

“Le sue virtù sono tutte ben documentate e soprattutto il suo amore verso Dio e verso il prossimo, l'amore all'Eucaristia, lo spirito di riparazione, l'apostolato sociale e missionario" (Relazione e Voti, p. 6).

“Uomo di Dio, arroccato nel suo grande amore alla Chiesa e al Papa, sensibile ai problemi sociali, è un modello di vita imitabile e può aiutare la Chiesa nel suo progetto di nuova evangelizzazione" (Voto III, p. 49).

“Sono poche le Cause che si rivelano così attuali come questa, sia per il fulgido esempio di virtù tuttora e sempre attualissime, sia per la risposta che il Servo di Dio ed in genere anche la famiglia religiosa da lui fondata continuano a trasmettere per la soluzione dei problemi di oggi" (Voto IV, p. 51).

“Egli è un testimone della tenerezza dell'amore di Dio, è un apostolo che evangelizza anzitutto con l'offerta riparatrice di sé insieme con il Crocifisso... è un pioniere della missione tra le nuove miscredenze di massa" (Voto V, pp. 60-61).

“Appare ogni giorno di più come una delle personalità carismatiche che hanno “fatto" la storia della Chiesa negli ultimi cent'anni" (Voto VI, p. 61).

Il Decreto, a sua volta, oltre a definire Padre Dehon “ricco di umanità e aperto a relazioni di amicizia", caratteristiche attinte dalla sua famiglia, tiene a sottolineare la centralità che occupa nella sua vita il Cuore di Cristo “che egli bramava ardentemente divenisse il cuore della sua Famiglia Dehoniana, della Chiesa, del mondo". La devozione al Cuore di Cristo spiega la sua armonia interiore unita alla sua bontà, il suo zelo apostolico e le molte imprese ed iniziative spirituali, culturali, sociali e missionarie che intraprese (cf. Decreto pp. 4-5).

L'insieme di queste affermazioni, che è solo un piccolo saggio di quanto si è detto e scritto ufficialmente da parte della Congregazione per le Cause dei Santi, assieme alla voce viva di tanti testimoni consacrati e laici che si sentono attratti dalla spiritualità e dall'esempio di Padre Dehon, ci fanno pensare che stiamo vivendo un tempo di grazia; un tempo per produrre i frutti che lo Spirito vuole suscitare nella Chiesa.

Cercando di vivere questo momento di grazia nella docilità allo Spirito, propongo tre obiettivi per l'imminente celebrazione del 14 marzo, giornata di preghiera e di impegno per le Vocazioni Dehoniane.
 

1. Cogliere anche noi l'invito alla santità

È l'invito fatto a tutti i cristiani già dal Concilio, quando afferma la vocazione universale alla santità secondo il proprio stato di vita (cf. Lumen gentium, 39-42).

Ancora, promuovere la santità è, in fondo, l'obiettivo del Grande Giubileo del 2000, come precisava Giovanni Paolo II nella Tertio millenio adveniente: “si vuole suscitare una particolare sensibilità per tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cf. Ap 2, 7ss), come pure alle singole persone, attraverso i carismi al servizio dell'intera comunità" (23). L'obiettivo prioritario del Giubileo “è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani. È necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito di santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso" (id, 42).

La santità è una vocazione ed è anche un'urgenza, come affermava il Sinodo straordinario del 1985: “oggi abbiamo grandissimo bisogno di santi, che dobbiamo implorare da Dio con assiduità".

È l'invito che ci viene dal nostro Fondatore. Egli amava ripetere: “Bisogna che ci facciamo santi... Abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo e nella cresima, per vivere sotto la sua guida e diventare santi... Bisogna desiderare di essere dei santi nascosti, dei santi conosciuti da Dio solo e senza manifestazioni straordinarie, tuttavia dei santi, dei veri santi. Tale deve essere la nostra volontà ben radicata, il nostro pensiero dominante, la nostra risoluzione inalterabile e costante. Siamo sulla terra solo per questo: “dobbiamo farci santi"" (Direttorio Spirituale, 256).

Potranno sembrare affermazioni esagerate o superate per l'immagine che si ha di un santo: una figura eccezionale, piuttosto spiritualista e tutto teso versa la perfezione. Il santo però non è un superuomo, bensì un uomo vero e normale, immerso nella storia reale e quotidiana, che, sotto l'azione della grazia, si immedesima con Gesù e con la sua causa, fino alla comunione piena con Dio e alla dedizione completa per i fratelli. È all'insegna della carità, come pratica delle beatitudini, che si fanno i santi. Essi diventano così un segno visibile della presenza del regno di Dio in mezzo a noi.

La santità è, inoltre, un frutto della Chiesa ed ha sempre una dimensione ecclesiale. Infatti, è scopo della Chiesa suscitare i santi; a sua volta, la santità ha per scopo edificare la Chiesa, segno storico del Regno nel mondo.

Si diventa quindi santi nella Chiesa e per la Chiesa. In essa, si viene iniziati al Vangelo, si entra a fare parte della vita di Gesù e, sotto la forza dello Spirito, si diventa membri del Popolo di Dio e corresponsabili della sua missione salvifica; si impara a praticare le beatitudini e ad essere lievito di un mondo nuovo, che si edifica nella giustizia e nella fraternità.

Amare la Chiesa ed esprimere l'amore della Chiesa è un ideale che Padre Dehon vive e propone, quando dice: “la Chiesa è, allo stesso tempo, sposa e corpo mistico di Gesù Cristo... Coloro che sono consacrati all'amore sono come il suo cuore" (Vie intérieure - cf. O. Sp. vol 5, pag. 203). Forse anche per questa ragione la sua figura diventa oggi ecclesialmente molto significativa e stimolante.

Concepita in questo modo, la santità presuppone una fede adulta, che si accompagna con la maturità umana. Essa, tuttavia, non è frutto soltanto dello sforzo dell'uomo per superarsi, ma è fondamentalmente dono di Dio che solleva l'uomo fino ad introdurlo in una vita che non è in grado di conquistarsi da solo e che lo proietta attivamente nel Popolo di Dio al servizio dei fratelli.

Anche se la concezione moderna della vita non favorisce tale ideale di santità, il mondo ha bisogno di santi, attende che la Chiesa gli offra dei modelli attuali di santità. Anche da noi il mondo attende una risposta di persone mature che, per il loro stretto contatto con Dio, siano nel mondo segno della sua presenza e della sua opera.

La santità è un ideale di vita che Padre Dehon proponeva, non solo ai suoi figli, ma a tutti. Suggestiva, in tale senso, l'affermazione da lui fatta agli operai, l'8 luglio 1888: “il più grande nella Chiesa di Dio è chi si avvicina di più a Gesù Cristo". Così è stata la vita stessa di Padre Dehon: grande nella Chiesa, perché amico fervente di Gesù.
 

2. Riscoprire la nostra spiritualità come un cammino di santità

Con il riconoscimento ufficiale delle virtù eroiche del Fondatore da parte della Chiesa, Padre Dehon diventa ancora di più nostro padre e modello storico di santità.

Padre Dehon viene ora proposto come modello di santità a tutto il Popolo di Dio, ma specialmente a noi, membri della Famiglia Dehoniana, che ci ispiriamo al suo carisma e spiritualità.

Per averlo come nostro maestro e per scoprire la sua attualità, dobbiamo non solo leggere i suoi scritti, ma soprattutto imitare la testimonianza della sua vita.

Abbiamo così la prova che la spiritualità dehoniana non consiste in una semplice enunciazione di principi astratti, ma è autentico cammino di santità, il cui frutto è stato ora riconosciuto dalla Chiesa. Più che dottrina da imparare, abbiamo ora un uomo concreto, cui ispirarci per vivere il Vangelo secondo la sua particolare intuizione, quella dell'oblazione riparatrice in unione a Cristo e della dedizione apostolica e misericordiosa verso gli ultimi.

Si tratta di valori estremamente attuali che configurano un iter cristiano da percorrere nel cuore stesso del mondo e della storia, immergendosi nelle problematiche umane più acute. Perché solidale con Cristo, il dehoniano è necessariamente solidale con gli uomini, soprattutto con gli ultimi e gli esclusi; tende a una carità impegnata, che non si contenta della “perfezione" individuale, ma cerca una qualità di vita e di azione rivolta verso le cause dell'ingiustizia, della guerra, delle discriminazioni, e del male in ogni forma; una carità diretta a trasformare le persone e le società.

Una spiritualità che non suscita dei santi, pienamente immersi nel loro ambiente e storia, è una spiritualità non sufficientemente valorizzata e che non viene vissuta nei suoi contenuti evangelici essenziali.

La spiritualità dehoniana non invecchia, è per ogni tempo; essa può ispirare una grande diversità di vocazioni. Ne abbiamo la prova in tanti confratelli SCJ, tra cui eccellono P. André Prévot e gli altri Servi di Dio, di cui è stata introdotta la Causa. Ma, se siamo generosi, la storia non tarderà a mettere in evidenza la figura anche di altri consacrati e laici, membri della Famiglia Dehoniana.

Crediamo che l'esperienza di fede di Padre Dehon è opera dello Spirito, che ancor oggi ci dona un cammino di vita spirituale, cioè, di vita secondo lo Spirito. La Chiesa ne ha ora collaudato la validità.

Abbiamo il coraggio di approfondire la spiritualità dehoniana, intesa come mistica e pratica delle beatitudini! Percorriamo concretamente tale cammino!
 

3. Proporre alla conoscenza dei fedeli la vita, la personalità e il messaggio di Padre Dehon

La Chiesa ha appena riconosciuto in Padre Dehon un modello significativo per il nostro tempo, proponendolo alla venerazione, invocazione e imitazione del Popolo di Dio. Spetta ora a noi, membri della Famiglia Dehoniana, divulgare il suo messaggio, farne conoscere la vita e la personalità, perché Padre Dehon venga più conosciuto, invocato e sia di sprone per quanti l'ammirano.

Molti fedeli, che sono in rapporto con le nostre comunità, riferiscono come la figura di Padre Dehon stimoli la loro vita cristiana, lo considerano loro protettore nei momenti difficili della loro vita familiare e di lavoro, invocando la sua intercessione presso Dio.

Padre Dehon non è però solo un modello da ammirare, venerare e invocare; è soprattutto un testimone, che deve spronare tutti nel cammino della santità e nell'impegno a operare per la Chiesa. Ora dipende da noi far sì che la figura di Padre Dehon venga accolta come significativa dal Popolo di Dio. Ciò avverrà, se diamo al Veneribile nostro Fondatore le occasioni concrete di svolgere la sua azione benefica nella Chiesa e la sua intercessione presso Dio a favore degli umili.

Continuiamo a interessarci e ad interessare la gente alla “causa" di Padre Dehon. Il Decreto dell'eroicità delle virtù è solo una tappa, molto importante certamente, ma non il traguardo ultimo. Dobbiamo continuare a pregare e a far pregare il Signore perché conceda la grazia della beatificazione, affinché la sua santità risplenda maggiormente nella Chiesa e noi stessi siamo maggiormente spronati ad essere santi; e santi nell'irradiazione della stessa spiritualità del Fondatore.

Fratelli e sorelle, la santità sulla quale abbiamo riflettuto, ha incidenza grande nella pastorale vocazionale. Infatti, se essa comincia con la preghiera, trova però il sostegno più forte e più convincente nella testimonianza di vita. Oggi c'è più bisogno di testimoni che di predicatori e questi sono ascoltati nella misura in cui sono testimoni autentici (cf. Evangelii nuntiandi 41). Ecco perché, partendo dai felici eventi della Causa del nostro Fondatore, ho voluto trasmettervi questo messaggio sull'esigenza ed urgenza della santità.

Questa giornata ci stimoli ad essere testimoni fedeli del dono che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere agli altri. Il Cuore di Gesù farà il resto.
 
 
 

Nel Cuore di Gesù,

P. Virginio Bressanelli, scj

Superiore Generale