Un mese in Albania
by Osnildo Klann (BM) 

parish church, rectory and convent, Gruez, Albania

 
English - Italian - Spanish

La decisione d'andare in Albania, come volontario, per aiutare un po' nelle nostre parrocchie, è stata presa prima che terminasse la guerra del Kosovo. Non si trattava di curiosità, di voglia d'avventura, ma del desiderio di mettermi veramente a disposizione dei miei confratelli e dei profughi.

Grazie a Dio, nel frattempo, la guerra è finita e l'ermegenza terminata, con il rientro dei profughi nel loro paese. Ma la mia presenza nella parrocchia di Gurëz sarebbe ancora benvenuta, mi dicevano, perché il P. Mario Bosio era da solo con quattro parrocchie: tre a Scutari e una a Gurëz.

E cosi, insieme con il P. Trifone Labellarte, provinciale IM, e il P. Nicola Poerio, consigliere provinciale, il 20 agosto sono partito per l'Albania. Dopo una notte sul traghetto Palladio, siamo arrivati a Durazzo dove ci aspettavano, molto contenti, il P. Mario Bosio e l'autista Peçi.

Il viaggio da Durazzo a Gurëz è stato pieno di sorprese: le strade mal tenute, i sorpassi di rischio, il traffico disordinato, gli innumerevoli "bunkers", i cimiteri di carcasse di macchine vecchie accanto alla strada, gli irritanti clacson delle auto.. Ma abbiamo visto pure i segni di un progresso che vuole ricuperare il tempo perduto: una quantità molto grande di case in costruzione, residenze belle e ben fatte, un traffico ultra nervoso e abbondanza di auto "fuori strada"; la gente lavora, cammina, compra, vende, viene e va in macchina, in bicicletta, a piedi, in carrozze trainate da cavalli.. Abbiamo visto pure campi immensi in una sconfinata pianura con verdeggianti piantagioni di mais, di grano, di verdura; pascoli con capre, pecore, bestiame.

La grande sorpresa per me è stata al momento dell'arrivo a Gurëz: l'opera immensa del Padre Michele Bulmetti, morto il 4 maggio scorso. In una fertile pianura, circondata dalla catena di montagne Skanderbeg, spicca il campanile della chiesa della Madonna del Buon Consiglio; questa chiesa è affiancata dalla residenza delle suore Basiliane, a sinistra, e dalla casa parrocchiale, a destra. L'intero complesso si situa in un terreno di 20.000 metri quadrati.

Col tempo che passava in fretta, mi sono messo in contatto con la realtà sociale e religiosa del "Paese delle Aquile" ( Shqipëria = Albania), realtà assolutamente nuova per me. Anzitutto ho cominciato ad ammirare l'opera dei nostri due padri: Michele Bulmetti e Mario Bosio.

Tutte le persone con cui parlavo ripetevano sempre la stessa cosa: "P. Michele era un bravo uomo, dinamico, con un cuore immenso, un padre che amava la sua parrocchia, la sua gente. Peccato che non c'è più".

Lui veramente, come il buon pastore, ha dato la vita per le sue pecorelle. P. Michele non si era interessato soltanto delle cose della Chiesa, dei sacramenti, delle costruzioni. Lui ha lavorato per il bene di tutta la gente di Gurëz, sperduto paese di Laç, redendolo, in poco tempo, conosciuto: la costruzione della bella chiesa con tutto il complesso edile attorno, in mezo ad una immensa pianura, attira l'attenzione di tutti; è l'orgoglio della gente del paese. Inoltre, lui è riuscito a far migliorare le strade, a portare acqua nelle case, ad aprire con le suore Basiliane un ambulatorio. Durante la guerra del Kosovo, è stato lui a portare a Gurëz la prima famiglia di profughi. Tutti l'amavano benchè avessi un carattere forte. Le sue radici erano albanesi. Dinamico, instancabile, viveva da vero povero.

Ho preso visione pure del lavoro del P. Mario Bosio.Non è facile dividersi tra tante attività e in posti lontani. Oltre le tre parrocchie ( Boriç, Gruemirë, Rrioll) vicine a Scutari, lui è responsabile per la formazione dei candidati alla vita religiosa sacerdotale. Ha costruito un seminario a Scutari, che in quest'anno ha accolto 8 candidati.Dopo la morte imprevista del P. Bulmetti lui è parroco anche a Gurëz, 60 chilometri da Scutari.Pochi chilometri, ma si mette molto tempo per spostarsi da un posto all'altro, a causa delle strade. Lo vidi molte volte barcollare dalla stanchezza, venendo su e giù, principalmente, per seguire le costruzioni, sia a Scutari, sia a Gurëz. Ma non si fermava mai. È veramente un "factotum".

Mi ha commosso il racconto delle torture che hanno sofferto i vescovi, molti sacerdoti, religiosi, religiose e laici.Il regime comunista aveva giurato la morte di Dio per creare un uomo nuovo, la cui religione fosse la patria. Ma ha sbagliato completamente. Invece di costruire un popolo, il comunismo ha distrutto tutto nel paese: ha distrutto l'uomo e ha distrutto la patria. , come mi diceva Suor Agnese. Le pagine della storia recente dell'Albania sono bagnate di sangue di molti figli che hanno lottato per la loro libertà politica e religiosa.

Pur essendo una terra di martiri, l'Albania ha, anche, i suoi peccati, le sue debolezze, le lacune nella sua formazione morale , civica, religiosa. Si comprende molto bene che dopo 50 anni di comunismo, la religione non venga praticata come si vorrebbe. Inoltre, i cattolici sono soltanto la minoranza. Un'altra cosa bisogna tenere presente: il loro aderire alla tradizione del Kanun, principalmente, alla legge del Lek Dukagijn, secondo la quale il sangue si lava con il sangue, convinti che non c'è pace senza la vendetta, senza versare il sangue dell'assassino.

L'Albania è terra di missione. Ma dove sono gli operai? Si tratta, è chiaro, di un lavoro pastorale difficile, però gratificante. Vale la pena abbandonare le comodità europee per affrontare le sfide dell'evangelizzazione di una nazione che adesso si sveglia alla democrazia, alla libertà e vuole crescere, perché il suo suolo è bagnato dal sangue di molti martiri. E questi non sono morti inutilmente. 


A month in Albania 

The decision to go in Albania came easily as it would be of some help to our parishes, even though it was made before the war in Kosovo was over. It was not a matter of curiosity, nor of desire for adventure, but a desire to put myself at the disposition of my confreres and the refugees. pe

Thanks to God, before I got there the war had ended and the refugee emergency was over. But my presence in the parish of Gurëz would still be welcome, I was told, because P. Mario Bosio was all alone taking care of four parishes: three in Scutari and one to Gurëz. 

And so on August 20th together with with Fr. Trifone Labellarte, the new South Italian Provincial (IM), and Fr. Nicholas Poerio, a member of the provincial council, we left for Albania. After a night on the ferry Palladium, we arrived in Durazzo where Fr. Mario Bosio and his driver Peçi were waiting for to us.

The travel from Durazzo to Gurëz was full of surprises: the poor roads, the unruly traffic, the innumerable " bunkers", the burned out vehicles along side the road, the annoying car horns. But we also saw signs of progress trying to make up for the lost time: a large one of houses under construction, beautiful residences and very well made, lots of traffic and an abundance of cars parked along the road; people working, walking, buying, selling, coming and going in cars, on bicycles, on foot, in carts pulled by horses. We also saw large fields of corn, wheat and green pastures filled with grazing goats, sheep and cattle.

The great surprise for me came when we arrived at Gurëz: seeing the immense work of Father Michele Bulmetti, who died on May 4th of this year. 

In a fertile plain, encircled by the Skanderberg mountains stands the bell tower of the church of the Our Lady of Good Council; the church is flanked on the left by the Basilian Sisters convent, and on the right by the parish house. The entire complex is situated in an area of 20,000 meters square. 

In no time they put me into contact with the social and religious realities of the "Country of the Aquile " (Shqipëria = Albania), absolutely a new reality for me. First of all I began to admire the work of our two fathers: Michele Bulmetti and Mario Bosio.

All the persons with whom I spoke constantly repeated the same thing: "Fr. Michele was a good man, dynamic, with an immense heart. A father who loved his parish, and its people. It is a shame that he died." Truly, like the good shepherd, he has given his life for his little sheep. Fr. Michele was not only interested of the Church affairs, such as the sacraments or building the parish. He also worked for the good of all the people of Gurëz, and the beautiful Laç region., in no time, he built the beautiful parish with all its building in the middle of an immense plain. It's noticed by everyone and is the pride of people. Moreover, he made improvement to the roads, installed water lines to the parish house and convent. Together with the Basilian Sister they established a clinic. During the war in Kosovo, he brought to Gurëz the first group of refugees. Everyone loved him even though he had forceful personality. His roots were Albanian -- dynamic, untiring, living truly for the poor.

I have come to appreciate the work Fr. Mario Bosio does. It is not easy to divide oneself between so many activities and in so many places. Besides the three parishes of (Boriç, Gruemirë, Rrioll) near Scutari, he is also responsible for the formation of candidates for the priesthood and religious life. He built a seminary in Scutari that this year has eight candidates. After the sudden death of Fr. Bulmetti he also must care for the parish in Gurëz, some 60 kilometers from Scutari. Not many kilometers perhaps, but due to the roads it takes a lot of time to get from one place to another. Often I saw him stagger from fatigue as he would travel from Scutari to Gurëz to keep on top of the construction. Non stop, always on the go, truly jack of all trades!

I was struck by stories of the tortures suffered by the bishops, as well as many of the priests, religious and laity. The communist regime tried to wipe God out completely in order to create a "new humanity" -- it's new religion. But it was greatly mistaken. Instead of constructing a "new people," the communist destroyed the country, destroyed humanity, destroyed the land, as Sister Agnese relayed it to me. The pages of Albania's recent history are bathed in the blood of many sons who have died for their political and religious freedom.

In addition to being a land of martyrs, Albania has its sins, weaknesses and laps in its moral, civil and religious formation. It is easy to understand that after fifty years of communism religion is not practices as one would like. Moreover, Catholics are a minority. One must also remember joined to the tradition of the Kanun, principally the law of Lek Kukaginin, according to which blood must be washed with blood believing there can bed no peace without a vendetta, in which the offender's blood is spilled.

Albania is mission territory. But where are the laborers? The call is clear, it is indeed a difficult, but rewarding pastoral ministry. It is worth the pain of giving up the European comforts in order to face the challenges of evangelizing a nation that has awaken to democracy, freedom and desire to grow, because its ground has been bathed in the blood of many martyrs. There deaths have not been in vain. 


Un mes en Albania

La decisión de ir a Albania llegó como una ayuda voluntaria como si se tratase de una de nuestras parroquias, la petición había sido hecha antes de que terminara la guerra en Kosovo. No fue una cuestión de curiosidad, ni una decisión por aventura, sino la decisión de ponerme a mí mismo a disposición de mis co-hermanos y de los refugiados. 

Gracias a Dios, antes de llegar allí, la guerra había terminado y la emergencia de los refugiados había concluido también. Pero mi presencia en la parroquia de Gurëz seguiría siendo bienvenida, eso se me dijo, porque el P. Mario Bosio estaba encargado, él solo, del cuidado de la parroquia: tres en Scutari y uno en Gurëz.

Y así, el 20 de Agosto, junto al P. Trifone Labellarte, el nuevo Provincial de Italia del Sur (IM), y el P. Nicholas Poerio, miembro del consejo provincial, viajamos hacia Albania. Después de una noche en el ferry Palladium, llegamos a Durazzo donde el P. Mario Bosio y su chofer Peçi esperaban por nosotros.

El viaje desde Durazzo a Gurëz estuvo lleno de sorpresas: los pobres caminos, llenos de riscos, el tráfico desordenado, los innumerables " búnkers ", el cementerio de vehículos solitarios a los lados del camino, el irritante claxon del vehículo. Pero también vimos signos de progreso tratando de recuperarse después del tiempo perdido: una gran cantidad de casas en construcción, hermosas residencias muy bien hechas, mucho tráfico y abundantes vehículos estacionados a lo largo del camino; gente trabajando, caminando, comprando, yendo y viniendo en carros, en bicicletas, a pie, en carretas tiradas por caballos. También vimos grandes campos de cereales, frescos y verdes pastos repletos de cabras pastando, ovejas y ganado.

La gran sorpresa para mí fue cuando llegamos a Gurëz: al ver el inmenso trabajo del Padre Michele Bulmetti, quien murió el 4 de Mayo de este año. 

En una fértil planicie, rodeado por las montañas Skanderberg se levanta la torre del campanario de la iglesia de Nuestra Señora del Buen Consejo; el iglesia está flanqueada a la izquierda por el convento de las Hermanas Basilianas, y a la derecha la casa parroquial. Todo el complejo está situado en una área de 20.000 metros cuadrados. 

En poco tiempo me puse en contacto con la realidad social y religiosa del "País de las Águilas" (Shqipëria = Albania), absolutamente era una nueva realidad para mí. Primero que nada, empecé a admirar el trabajo de nuestros dos sacerdotes: Michele Bulmetti y Mario Bosio.

Todas las personas con quienes hablé constantemente repetían la misma cosa: "El P. Michele era un buen hombre, dinámico, con un inmenso corazón. Un sacerdote que amaba su parroquia, y su gente. Es una pena que haya muerto". Realmente, como el buen pastor, había dado la vida por sus pequeñas ovejas. El P. Michele no se interesaba sólo por los asuntos de la parroquia, los sacramentos o el edificio. También trabajó por el bien de la gente de Gurëz,  y su hermosa región Laç, en poco tiempo, construyó la hermosa parroquia y todo el complejo en medio de una hermosa llanura. Llama la atención de todos los que pasan por allí y es el orgullo de la gente. Además, hizo mejoras a los caminos, instaló líneas de agua a la casa parroquial y al convento. Junto a las Hermanas Basilianas estableció una clínica. Durante la guerra en Kosovo, trajo a Gurëz el primer grupo de refugiados. Todos lo amaban aun cuando tenía una fuerte personalidad. Sus raíces eran albanesas -- dinámico, desprendido, viviendo realmente para los pobres.

He llegado a apreciar el trabajo que realiza el P. Mario Bosio. No es fácil dividirse uno mismo entre tantas actividades y tantos lugares. Además de las tres parroquias (Boriç, Gruemirë, Rrioll) cercanas a Scutari, también es responsable de la formación de los candidatos al sacerdocio y a la vida religiosa. Construyó un seminario en Scutari que este año tiene ocho candidatos. Después de la repentina muerte del P. Bulmetti tuvo que cuidar también de la parroquia en Gurëz, unos 60 kilómetros desde Scutari. Quizá no muchos kilómetros, pero por el camino que debe tomar se tarda mucho tiempo de un lado a otro. Frecuentemente, lo vi tambalearse por la fatiga cuando tuvo que viajar desde Scutari a Gurëz para continuar con la construcción. No se detuvo, siempre en movimiento, ¡realmente un hombre todo terreno!

Yo estaba golpeado por las historias de las torturas sufridas por el obispo, así como por muchos de los sacerdotes, religiosos y laicos. El régimen comunista trataba de destruir a Dios para crear una "nueva humanidad" -- su nueva religión. Pero estaban verdaderamente equivocados. Ansiosos de construir un "nuevo pueblo", el comunismo destruyó el país. Destruida la humanidad, destruida la tierra, como me relataba la Hermana Agnese. Las páginas de la historia reciente de Albania están bañadas con la sangre de muchos hijos que han luchado por la libertad política y religiosa.

A pesar de ser una tierra de mártires, Albania tiene su enfermedad, debilidad y lagunas en su formación moral, civil y religiosa. Es fácil entender que después de cincuenta años de comunismo, la religión no se practique como a uno le gustaría. Además, los católicos son una minoría. Se debe recordar también, unido a esto, la tradición del Kanun, principalmente la ley de Lek Kukaginin, de acuerdo a la cual la sangre debe ser lavada con sangre creyendo que no puede haber paz sin una venganza en la que la sangre del ofensor sea derramada.

Albania es tierra de misión. ¿Pero donde están los obreros? La llamada es clara, es verdaderamente difícil, pero gratificante. Vale la pena abandonar las comunidades europeas para afrontar el reto de evangelizar una nación que ha nacido a la democracia, libertad y deseo de crecer, porque su tierra ha sido bañada en la sangre de muchos mártires. Sus muertes no han sido en vano.