MESSAGGIO ALLA PROVINCIA AM IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO DI PRESENZA SCJ IN AFRICA DEL SUD


Roma, 9 Dicembre 1998
Prot. N. 261/98

Cari Confratelli,

La celebrazione del 75° anniversario dell'inizio della nostra missione del Gariep, maturata poi nelle attuali Chiese locali di Aliwal North e di De Aar, e 75° della presenza SCJ nel Sudafrica, costituisce un motivo di gioia, di lode e di ringraziamento al Signore per tutta la Congregazione.

Questa missione è stata voluta dal nostro Fondatore, p. Dehon, ed è una delle sue ultime grandi opere. Essa rispondeva pienamente al suo spirito e ai suoi criteri di scelta: essere presente dove c'è bisogno di annunciare il Vangelo, e soprattutto in luoghi aridi, difficili, dove non si trova facilmente persone disposte ad andare.

E p. Dehon ha trovato confratelli generosi, entusiasti, disposti ad assumere questi ideali. Ciò dobbiamo dire di Mons. Demont e i primi pionieri. Ciò dobbiamo dire di quanto dopo li seguirono, padri e fratelli: tedeschi, americani, belgi, olandesi, britannici, irlandesi, polacchi e sudafricani. Ma ciò dobbiamo dirlo anche dei diocesani che ci hanno preceduto (due sacerdoti irlandesi) e di quanti poi si sono aggiunti, soprattutto dalla Germania, tra cui Mons. Lobinger. La loro collaborazione ha permesso di coprire delle aree e dei ministeri pastorali a cui noi non potevamo rispondere da soli.

Sono state preziose, e continuano ad esserlo, la presenza e collaborazione delle Suore della Santa Croce e del S. Cuore. Le Suore della S. Croce ci hanno anticipato da molti anni, perché erano qui fin dal 1907. Da esse abbiamo ricevuto ed imparato molto. Le Suore del Sacro Cuore possiamo considerarle come un primo frutto e una estensione del nostro carisma, perché fondate da Mons. Demont sotto la nostra stessa ispirazione.

In una forma anonima, ma non meno importante né meno efficace, si iscrivono anche molti cristiani laici, dell'estero e del Sudafrica, che hanno sostenuto e reso possibile quest'opera con il loro contributo spirituale, economico e apostolico.

Fare memoria di questa impresa ci riporta a celebrare la missione della Congregazione: di rendere presente nel mondo il mistero dell'amore di Dio affinché venga il suo Regno "nelle anime e nelle società", diventando Cristo il cuore del mondo.

È una missione grandiosa che ci fa valorizzare la bellezza della nostra vocazione, scoprendone la sua specificità, e ci fa prorompere di lode a Dio e di gioia interiore. Essere missionari per noi è una grazia del Signore ed è un segno di fiducia da parte della Chiesa che ci ha inviato, soprattutto da parte del S. Padre e della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide), che il 12 giugno 1923 ci hanno affidato ufficialmente questo territorio.

Noi oggi vogliamo celebrare la fedeltà di Dio, che vuole la salvezza in Cristo di tutti i popoli (cf. 1 Tm 2,4ss), che si è fidato di noi chiamandoci a questo ministero (cf. 1 Tm 1,12) e che ha reso feconda l'opera dei missionari (cf. 1 Cor 3,5-6), malgrado i nostri limiti, infedeltà e peccati.

Fedeltà di Dio che ci ha sostenuto in mezzo alle difficoltà, ci ha aperto la strada dell'annuncio del Vangelo in parole e opere e ci ha dato prova della forza del suo Spirito, che ha attuato nel cuore dei poveri. Basta pensare che quando la Congregazione arrivò al Gariep esisteva solo un minuscolo gruppo di cattolici: non più di 400. Oggi esiste una Chiesa adulta, organizzata e che prende in carico se stessa sempre di più.

Possiamo dire, più che in altre missioni, che la fedeltà di Dio ci ha preceduto, ci ha accompagnato, ci sostiene e costituisce la garanzia di futuro.

Perciò, la celebrazione di questo 75° per noi tutti significa anche rinnovare la grazia ricevuta sia come persone individuali, sia principalmente come istutuzione SCJ; cioè come Provincia AM.

Lo stesso Giovanni Paolo II, nell'udienza concessa in occasione dell'ultimo Capitolo Generale, ci invitava a "conservare sempre viva la tensione missionaria", sia nei territori dove siamo tradizionalmente impegnati, sia animando "di spirito missionario ogni aspetto e ogni attività della (nostra) Congregazione" (cf. Doc. XVII, pag. 413).

Applicando quest'invito alla vostra realtà sudafricana dobbiamo dire che la Chiesa, sia ad Aliwal North che a De Aar, è già fondata, ma rimane ancora molto da fare. E noi abbiamo una responsabilità, una "paternità spirituale", da svolgere, anche quando non abbiamo più la direzione stessa di quest'opera.

Qualcosa di simile possiamo dire della nostra presenza dehoniana in Sudafrica. Ci siamo costituiti in Provincia; adesso si deve consolidare questa presenza, sia in quanto a specificità religiosa dehoniana, o carismatica, sia in quanto a crescita numerica e gruppo impegnato ministerialmente.

Partendo da queste due affermazioni, e da quanto ho potuto cogliere durante la mia recente visita alla Provincia AM, in giugno scorso, vorrei mettere in evidenza alcune sfide che ritengo le più urgenti e che si iscrivono dentro della celebrazione di questo grato evento.

Difatti, un sano ricordo, o celebrazione, del nostro passato richiede un rinnovato impegno per il futuro. Questi sono stati il senso e lo spirito che hanno determinato, 4 anni fa, l'erezione canonica della Provincia AM. Esso continua oggi ad animarvi e io voglio confermarlo, incoraggiandovi a fare vostro il richiamo del Santo Padre nell'esortazione Vita Consecrata, al n. 110, quando dice: "Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi".

Non è certamente la mania di grandezza, o la ricerca del plauso umano il nostro movente. È solo l'"amore puro al Cuore di Cristo", come abbiamo appreso da P. Dehon, nell'impegno perché il suo Regno sia accolto e costituisca, in Sudafrica, una realtà viva ed operante.

La nostra presenza in Sudafrica ha avuto dei momenti molto felici di sorprendente creatività, soprattutto nei suoi primi 20 anni, sotto la guida lungimirante di Mons. Demont. A ciò è seguito un tempo di espansione, consolidazione ed organizzazione non meno significativa. Nel nuovo contesto socio-politico di abolizione delle leggi razziali, di riconciliazione nazionale e di ricostruzione del paese... dentro le realtà di una Chiesa matura e che tende ad avere un volto sempre più autoctono..., e dentro del quadro di un sistema globalizzante e dell'emergente protagonismo dei popoli africani..., anche il nostro ministero e la nostra presenza religioso-carismatica devono interrogarsi. E cioè:

1. Siamo chiamati a ripensare la nostra forma di essere oggi missionaria in Sudafrica, soprattutto nelle Chiese di Aliwal North e di De Aar. E quindi, in comunione, partecipazione e collaborazione con queste Chiese Locali e i suoi Vescovi dobbiamo identificare le sfide e le priorità pastorali su cui convogliare i nostri sforzi e possibilità.

Voi stessi mi ricordavate, a giugno scorso, il bisogno di un rinnovato impegno missionario, rispondente ad una "nuova evangelizzazione". C'è bisogno di un rinnovamento "di ardore, di metodo e di espressioni valide", che facciamo del nostro servizio ministeriale una risposta viva ed attuale "oggi" (cf. Giovanni Paolo II, Haiti, 09.03.83).

2. Definire meglio la nostra presenza carismatica. È un lavoro che venite facendo e che bisogna saper mantenere ed intensificare. Cioè:

In passato si è avuta molta cura di presentare al popolo di Dio il mistero del Cuore di Cristo, segno eloquente della centralità dell'amore di Dio e base per una società nuova e riconciliata. Avete quindi una strada aperta che importa proseguire.

3. Attuare una chiara volontà di crescita in qualità di vita ed in numero, per rispondere meglio alla nostra missione nella Chiesa e nel mondo. Ciò significa:

Siamo consapevoli che il futuro della Chiesa in Sudafrica dipende sempre di più dagli africani stessi. Quindi investire sulle forze e possibilità locali, convinto che in loro risiede anche qui il futuro della Congregazione. Tutti dobbiamo lavorare nella promozione vocazionale, e dobbiamo imparare a collaborare con i preti diocesani, con le suore e con i laici. Ciò implica che ci formiamo per un lavoro organizzato ed efficace.

A volte si giustifica la mancanza di vocazini gettando ombre sulla realtà socio-culturale attuale. Bisogna domandarci anche con serenità, sulla nostra capacità o no di essere gli strumenti qualificati e generosi che Cristo e la Chiesa hanno bisogno in questo campo.

4. Riaffermare l'opzione preferenziale per i poveri. Nel caso della nostra missine sudafricana possiamo dire che la Chiesa Cattolica ha preso piede soprattutto tra i neri e i collor, cioè, tra i più poveri. La nostra vicinanza ed impegno con i più poveri deve essere chiara e coraggiosa. A partire da loro siamo però chiamati ad annunciare il Vangelo a tutti.

L'impegno nel sociale e nei diversi settori di Giustizia e Pace fa parte del nostro carisma di amore, di riparazione e di servizio della riconciliazione, che costituisce la più preziosa eredità dehoniana. Sappiamo inoltre che, per il solo fatto di scegliere effettivamente la causa dei poveri, stiamo già evangelizzando e mettendo al centro del nostro messaggio il Padre Misericordioso rivelato da Gesù.

Questa ricorrenza del 75° della missione e della presenza SCJ in Sudafrica mi permette ufficialmente di rivolgere un grazie e saluto speciale alle due Chiese locali che particolarmente serviamo: Aliwal North e De Aar. Voglio farlo nelle persone dei loro Vescovi attuali: Mons. Fritz Lobinger e Mons. Jospeh Potocnak. A loro assicuro la nostra stima, appoggio e preghiera. Grazie ai Vescovi emeriti: Mons. Johannes B. Lück, Mons. Evert Baaij, Mons. Joseph De Palma. Grazie a tutto il clero, alle religiose e ai laici, soprattutto quelli a cui siamo più vicini.

Grazie alle Province Madri: Germania, Stati Uniti e Polonia, che ancor oggi sostengono materialmente e con persone la nostra presenza e ministero in Sudafrica. Che questa ricorrenza significhi anche per loro un momento particolare di benedizione e grazie.

Grazie finalmente a voi tutti, confratelli SCJ, missionari e locali, che il Cuore di Cristo, per intercessione di Maria e Padre Dehon, vi conceda di fare un cuore solo e un'anima sola per una più efficace azione missionaria.

Intercedano per voi anche tutti gli agenti pastorali, vescovo, clero, religiose, laici e confratelli, che vi hanno preceduto e che hanno speso la loro vita in Sudafrica per la causa del Vangelo.

Che il loro esempio e la loro preghiera vi incoraggino ed ottenga per voi luce per una rinnovata azione missionaria.

Questo è anche il desiderio e la preghiera di tutta la Congregazione, e particolarmente del Direttivo Generale. Nel suo nome io vi saluto fraternamente e vi benedico.

 

P. Virginio D. Bressanelli, scj
Superiore generale