Don Calabria: un nuovo santo
che scriveva su "Settimana del clero"

«Don Calabria plaude alla quanto mai opportuna iniziativa. Ogni rinnovamento sociale avrà principio sempre e solo dalla santità del sacerdote. Auguri di bene». Questo telegrafico biglietto di incoraggiamento per la nascente "Settimana del clero" (SdC) e pubblicato sul suo quarto numero, nel maggio 1946 era scritto il 26/4/46 da un santo: la canonizzazione del grande prete veronese, fondatore dei "Poveri servi della divina Provvidenza", avverrà a Roma il prossimo 18 aprile.

È un motivo di grande gioia particolarmente per tutti noi: don Giovanni Calabria ha sempre avuto a cuore la santità dei sacerdoti, la fiducia piena in Dio Padre provvidente e buono, l'apertura ai segni dei tempi nuovi. Ma è stata anche una prestigiosa firma della nostra testata,1 quando ancora SdC si pubblicava a Padova.

Apostolica vivendi forma, titolo di un suo libro, pubblicato nel 1945 (61963, e poi Instaurare omnia in Christo, Amare, Perché non scenda la notte sul mondo) hanno formato generazioni di preti, quelli che egli voleva «preti apostolici». Se la missione della chiesa è cambiare il mondo permeandolo di valori cristiani, don Calabria aveva capito la necessità di formare sacerdoti all'altezza di un compito così importante.

È bello ricordarlo nell'imminenza del giovedì santo e della sua canonizzazione, che avviene significativamente nell'anno del Padre (una sua espressione ricorrente era: «Siamo tutti fratelli, perché siamo tutti figli di Dio che è nostro Padre»).

Dal 19 maggio 1946 in avanti SdC ospita una serie di articoli di don Giovanni Calabria, in cui egli stesso presenta ai lettori la sua Apostolica vivendi forma, cui si affiancano poi altri titoli significativi, che ritorneranno anche come editoriali di SdC: Instaurare omnia in Christo, Amare, Perché non scenda la notte sul mondo (tutti editi dall'Opera, a Verona, nell'immediato dopoguerra). La sua consapevolezza della decisività dell'ora presente lo spingeranno a questo richiamo al vangelo puro e a quel ritorno alle fonti genuine, quasi anticipando l'evento conciliare: il tutto permeato di santità, quasi a dire che i rivolgimenti del mondo passano, ma la santità resta.

Anche l'esuberante attivismo negli anni 50-60 del fondatore di SdC, Giovanni Strazzacappa, ha toni molto simili al nuovo santo che avremo dal 18 aprile, se fin dal lancio di SdC scrive: «Ricordo un insegnamento di E. Dalla Costa: Quando una cosa è necessaria per la gloria di Dio e il bene delle anime, bisogna farla a qualunque costo. Ad assisterci ci penserà la Provvidenza.(...) È l'ora dei grandi gesti, della carità, della Provvidenza» (La c'è la Provvidenza, in SdC n. 14/1948).

Per don Calabria, il segreto della formazione del prete stava tutto nel tendere alla santità, quella da lui anzitutto vissuta (e che lasciava sorpresi tutti), da cui scaturiva con naturalezza quella proposta, da "mistico dell'apostolato" qual era. Dai giovani esigeva una costante pratica meditativa, unita alla devozione eucaristica e mariana, completate dalla sofferenza accettata come dono, in unione alla pasqua del Signore. Un ridimensionamento non piccolo di un esordiente attivismo, che per don Calabria non avrebbe avuto esito senza una radicale tensione alla santità.

Oltre ad aver pubblicato vari interventi del santo prete veronese, SdC nel 1957 ne presentò un profilo accanto ad altre grandi figure sacerdotali appena scomparse: don Calabria2, don Venturini3 e don Gnocchi.4 Sono tutte grandi figure sacerdotali, tra cui spicca quella del nuovo santo, un santo che lo diciamo con una certa commozione ha scritto anche sulle nostre colonne. (G. Brunet)

----------------------------------

1 Cf. Calabria G., Ora decisiva, in SdC 1(1946)4; seguono poi vari editoriali con lo stesso titolo in SdC 1(1946)17-24; Consigli fraterni in SdC 1(1946)26; L'ora di Maria e la nostra in SdC 1(1946)31; quindi una nuova serie di editoriali dal titolo Sentire cum Ecclesia in SdC 1(1946)32ss e, nell'ultimo numero del primo anno: Non ci facciamo la più bella figura, in SdC 1(1946)36; cf. inoltre SdC 3(1948)22,1.

2 Cf. SdC 8(1953)30,2. 41,1; inoltre . SdC 12(1957)2,1. 9,3.

3 Cf. SdC 12(1957)21,3 e n. 18.

4 Cf. SdC 12(1957)19.