SUPERIORE GENERALE
CONGREGAZIONE DEI SACERDOTI
DEL SACRO CUORE DI GESÙ
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Roma, 31 maggio 2004
Prot. N. 181/2004
Oggetto: Beatificazione del Venerabile P. Leone Dehon
Ai membri della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù
Ai membri della Famiglia Dehoniana
Cari Fratelli e Sorelle,
Lo scorso 19 Aprile, alla presenza del Santo Padre, Giovanni Paolo II, è stato letto il Decreto che conclude il processo di beatificazione del Venerabile P. Leone Dehon, fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù. Ciò apre le porte alla celebrazione della beatificazione, prevista per il primo trimestre del 2005.
Questa solenne proclamazione rappresenta il riconoscimento ecclesiale della validità evangelica del cammino vissuto da P. Dehon e, allo stesso tempo, l'autorevole proposta della sua esperienza spirituale quale via, valida ancor oggi, per la realizzazione della “vocazione universale alla santità”: perfezione della vita cristiana e della carità.
Affinché questa proclamazione possa diventare reale sorgente di nuova vita, abbiamo bisogno di ritornare all'esperienza spirituale di P. Dehon, partendo dalla forma in cui egli la esprime, e di accoglierla, docili allo Spirito, come una scuola che ci rende capaci di leggere i segni del nostro tempo e di impegnarci con generosità e creatività nell'annuncio della Buona Novella, per la trasformazione di questo mondo.
Rilevare le tracce fondamentali di quest'esperienza di fede diventa memoriale che genera vita.
1. Un progetto integrato di vita
Dall’esempio e dalla formazione ricevuti in famiglia e a scuola, come frutto di un albero piantato in terra buona, nasce presto nel giovane Leone Dehon il desiderio di consacrarsi totalmente a Gesù, per essere al suo servizio nella Chiesa e nella società.
Questa coscienza di una totale consacrazione a Dio, che si fa disponibilità per servire gli uomini, rimarrà come una dimensione caratteristica e unificatrice di tutta la sua vita. Più tardi, ricordando l'intimo desiderio di seguire questo cammino, sorto quando aveva 13 anni, dirà: "Ciò che mi attirava nella vocazione, era nello stesso tempo il fascino dell’unione con Nostro Signore, lo zelo per la salvezza delle anime, e il bisogno di grazie abbondanti per salvarmi" (NHV I, 29r).
Dopo un cammino di ricerca perseverante, in cui non sono mancati imprevisti e difficoltà – fra le quali spicca l'opposizione del padre - viene ordinato sacerdote a Roma, alla presenza dei suoi genitori ormai felici per la sua scelta di vita. In quell’occasione dice: "Mi rialzavo sacerdote, posseduto da Gesù, tutto riempito da Lui stesso, dal suo amore per il Padre, dal suo zelo per le anime, dal suo spirito di preghiera e di sacrificio". È ormai centrato in Gesù e crescerà ogni giorno, nella vita interiore e nel dono totale di se stesso attraverso generose e innovatrici iniziative di carattere pastorale e sociale e nella gioia di lasciar "vivere Gesù in lui", di vivere nel suo Spirito e di amare il Padre e l’umanità.
L'appello alla contemplazione e la risposta operante alle difficoltà e sfide della Chiesa e della società, costituiscono le due facce dell'unica realtà di consacrazione di P. Dehon, nonché il segreto della sua forza interiore e della sua prodigiosa attività.
2. L'appello del Cuore di Cristo
Cristo è diventato progressivamente il centro del suo progetto di vita. È innanzitutto nella Parola di Dio che P. Dehon attinge la sua inspirazione. Nella Bibbia coglie, secondo la grazia a lui concessa, i temi che parlano più direttamente al suo cuore e che diventeranno le linee direttrici della sua esistenza: "Sono stato crocifisso con Cristo. Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20); "Per me il vivere è Cristo" (Fil 1,21); "Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10,10); "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… affinché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,17).
Ricerca insistentemente una comunione personale con Cristo che segna la sua vita: "Posso vivere soltanto nell’unione con Nostro Signore. Altrimenti sono smarrito e la mia anima è come una nave alla deriva" (NQT IV/1887, 1). Questa è la certezza fondamentale che motiva tutto: Dio è Amore, un amore pienamente rivelato e offerto nel suo Figlio Gesù, il Verbo incarnato. Così Padre Dehon parla del Vangelo: "Il Vangelo è la vita di Gesù, il racconto di quella grande manifestazione di amore che è durata 33 anni" (OSP 5, 447). E aggiunge: "Il Cuore di Gesù, l’amore di Gesù, ecco tutto il Vangelo".
Per lui infatti, nutrito dalla grande tradizione mistica della Chiesa e sensibile al clima spirituale del suo tempo, Dio nel Vangelo si rivela come amore nel Cuore umano del suo Figlio. Il Cuore con il quale Gesù vive in mezzo a noi: pieno di compassione e di misericordia, accogliente, capace di guarire e perdonare, per restituire vita e speranza e di aprire alla gioia della comunione. Il Cuore che alla fine della Passione, "capolavoro dell’amore" (OSP 2, 305), viene aperto sulla croce: segno che "tutto è compiuto" (Gv 19,30). Con instancabile pietà, Padre Dehon raccoglie la preziosissima testimonianza di Giovanni, il discepolo amato, ed accoglie l’invito profetico: "Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). In quell’amore “fino alla fine” (cf Gv 13,1), il Padre opera la riconciliazione del genere umano. Il Cuore aperto del Salvatore diventa la sorgente dello Spirito: là nasce la Chiesa, santa Sposa del nuovo Adamo e sono generati l’umanità nuova e il nuovo universo, a lode e gloria di Dio.
Venire a Gesù, imparare da Lui, contemplare il suo Cuore, nutrirsi alla sorgente della salvezza per offrirla ai fratelli e alle sorelle attraverso i numerosi servizi del ministero e nel dono della vita: così si può riassumere il progetto che vive e ci trasmette Padre Dehon. "La ferita del Cuore di Gesù è un'eloquente scuola d'amore. Contemplandola, siamo irresistibilmente conquistati dall’amore, e vogliamo amare con questo bell'amore di compassione che, sciogliendo prima il cuore in infinita pietà, lo rialza dopo, fortificato per tutti gli impegni" (OSP 5, 473).
Per corrispondere all’amore ricevuto, con san Paolo prega ardentemente: "Signore, che devo fare?" (At 22,10). Come l’Apostolo, con realismo e umiltà cerca e accoglie la risposta nella comunità della Chiesa, nella Parola predicata e vissuta, nei sacramenti, nelle persone che accompagnano il suo discernimento e che lo aiutano a precisare il suo contributo nella missione del Popolo di Dio. Ogni giorno rinnova la sua disponibilità facendo suoi gli atteggiamenti di Gesù e di Maria: " Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Eccomi, sono la serva del Signore”: In queste parole si trovano tutta la nostra vocazione, il nostro fine, il nostro dovere, le nostre promesse" (OSP 6, 401).
3. L'impegno per il Regno di Dio
Dalla "pietà" all’impegno: ecco il nostro Padre Dehon! Aperto al mondo del suo tempo, che guarda con la fiducia di un credente e sa analizzare alla luce della storia e delle nuove sfide dell'era industriale, studioso competente che privilegia il contatto diretto con la realtà, uomo di grande cultura, capace di essere presente la dove si cercano soluzioni per i problemi del suo tempo, s'impegna decisamente nella trasformazione della società. E’ ben cosciente dei "mali sociali", non ignora problemi e incertezze, ma affronta tutto con uno sguardo positivo, nutrito dalla contemplazione dell’amore che salva: "Niente potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,39).
I mali della Chiesa e della società del suo tempo trovano in lui un'eco che porta all'azione, mettendo al servizio di Cristo tutto ciò che è e che ha. E’ cosciente che questo esige di scuotere le posizioni troppo facili e chiuse e contestare le false evidenze nella società e nella Chiesa; insiste nel dire che bisogna uscire dalle sacrestie per "andare al popolo", il destinatario privilegiato della Buona Novella. Senza escludere nessuno, in sintonia con il Vangelo, si fa più vicino alle sofferenze, alle legittime richieste e alle speranze dei "piccoli". In tutto questo, intende servire il Regno di Dio, "il regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società", Regno "sociale", che deve portare alla trasformazione della società secondo i valori del Vangelo.
Questa passione della vita si rende concreta a diversi livelli. Profondamente convinto del ruolo imprescindibile dei sacerdoti e dei religiosi nel servizio al Regno e con profonda stima della grazia del sacerdozio e della chiamata alla consacrazione nella vita religiosa, svilupperà un’instancabile attenzione alla loro formazione spirituale e intellettuale.
La cura pastorale, che esercita nella parrocchia di S. Quintino, nel nord di Francia, lo persuade a rinnovare i metodi di formazione cristiana.
Il dramma della gioventù, senza un’adeguata formazione umana e cristiana, che le permetta di inserirsi e dare il proprio contributo alla Chiesa e alla società, provocano, in modo speciale, la sua sensibilità e creatività. Ad essa si dedicherà in modo speciale, sia a livello personale, sia a livello delle opere di formazione e istruzione.
La situazione d'ingiustizia e degradazione in cui vive il proletariato del suo tempo provoca in lui una doppia risposta: un’opera di assistenza immediata per far fronte alle situazioni di maggior carenza e un impegno per contrastare a livello politico, sociale e culturale, le cause dell'ingiustizia e della miseria. Per questo si fa ardente promotore della dottrina sociale della Chiesa, specialmente delle encicliche sociali di Leone XIII: partecipa attivamente al movimento sociale cristiano, a cavallo del XIX e XX secolo, e ne diventa uno dei principali interpreti e promotori.
Cosciente del valore crescente dei mezzi di comunicazione nella costruzione del futuro, ne fa un largo uso e se ne fa promotore fondando un giornale e pubblicando molti scritti, con l’unico obiettivo di diffondere il Regno del Cuore di Cristo.
Pur profondamente inserito nell'ambiente francese, P. Dehon non limita la sua azione alla propria patria. I viaggi intrapresi sin dalla giovinezza, l'apertura intellettuale e l'esperienza ecclesiale lo aprono alle realtà dell'Africa, dell'America Latina e dell'Asia, dove i contatti con il mondo occidentale dischiudono nuove opportunità, ma producono anche nuovi problemi umani e sociali. Queste nuove realtà lo troveranno molto attento e sensibile e diventeranno gradualmente uno dei principali centri della sua preoccupazione e azione. Pur non avendo vissuto personalmente nelle missioni in forma stabile, farà della "missio ad gentes" uno degli scopi principali della Congregazione da lui fondata.
4. Una Congregazione in seno alla Chiesa
La Chiesa, "la grande opera di Gesù" (OSP 2, 621), è l’ambiente vitale nel quale è nata e cresciuta questa esperienza di fedeltà al Vangelo. Con fervore, entusiasmo e obbedienza, Padre Dehon ama la Chiesa, nata dal Cuore di Gesù. Ama e venera quelli che, successori degli Apostoli, ricevono dal Signore l’esigente compito di pascere il gregge nel Suo nome. E con tutto il cuore si rallegra di appartenere al Popolo di Dio, condividendo la sua pietà semplice come il suo impegno multiforme per "andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16, 15).
Gli anni di studio a Roma e la partecipazione, come stenografo, al Concilio Vaticano I contribuiranno in modo decisivo a consolidare il suo sentire con la Chiesa universale. Cosciente dei valori e limiti della Chiesa del suo tempo, non si limita ad un'analisi distante o critica della realtà, ma prende sul serio la chiamata di Dio per dare il suo contributo al rinnovamento ecclesiale. La sera dell’apertura del Concilio (8.12.1869), con entusiasmo ma anche col desiderio crescente d’impegno, scrive ai genitori: "Dopo essere stato testimone di tale manifestazioni della Chiesa, si prova un nuovo e bruciante ardore di lavorare per il cielo del quale la Chiesa della terra è soltanto il vestibolo".
Tornato in Francia, mentre inizia la sua azione apostolica, obbediente al "lavoro progressivo" della grazia, si orienta verso la vita religiosa per realizzare con più concretezza il suo desiderio di consacrazione: l’unione di cuore con il Cuore di Nostro Signore, nel ministero apostolico affidato dalla Chiesa. Questa duplice dimensione lo porterà alla fondazione della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù, alla quale lega, in modo speciale, la grazia dello Spirito a lui concessa, per il servizio della Chiesa e del mondo.
Nella Congregazione, alla quale dedica le sue energie e risorse, P. Dehon non seppellisce la sua sensibilità ecclesiale universale. Egli, infatti, la vede sempre in seno alla Chiesa universale, in un processo fecondo di comunione, che, iniziata tra i confratelli, si fa condivisione con altri istituti religiosi e con i laici, nella partecipazione alla comune missione nel mondo. Amare Gesù e servirlo nei fratelli, ecco la manifestazione più pertinente della nostra appartenenza alla Chiesa: "Tutto viene riassunto nell’amore" (OSP 2, 495). Per questo non cessa di convocare i suoi discepoli attorno all’ultima preghiera del Signore: "Siano una cosa sola", "Sint unum", che nelle comunità dell'Istituto si colora della varietà delle lingue e delle culture, come espressione dell'amore universale del Cuore del Salvatore.
Questa comunione si esprime e si alimenta particolarmente nell'eucaristia, "dono del Cuore di Gesù" (OSP 2, 44), e centro della vita della Chiesa. Essa costituisce, insieme con l'adorazione quotidiana che ne è la continuazione, il punto d'incontro della vita spirituale, comunitaria e apostolica. Ogni giorno, i confratelli sono rinnovati da questo mistero dell’amore vivificante: "L’Eucaristia è il focolare, il fondamento, in centro di ogni vita, di ogni apostolato" (NQT XXV/1910, 46-47).
5. Vivere e morire in Cristo
Radicato nell'amore di Dio, che sente come fondamento e punto d'unione di tutta la sua esistenza, P. Dehon ha vissuto una vita piena di dinamismo ed entusiasmo, ma anche di grandi e numerose difficoltà, dubbi, esitazioni e mancanze. La sofferenza, la forza e la tenacia con cui ha affrontato la vita, sono però sempre unite alla pace e alla bontà, atteggiamenti che lo hanno fatto conoscere come il "très bon père". Il segreto di questa pace e di questa capacità di amare, accogliere e confortare, ma, allo stesso tempo, di reagire, lottare, sognare e pianificare, lo troviamo nella sua unione personale al Cuore di Cristo: "Chi vuol estendere il regno del Sacro Cuore deve innanzitutto consacrargli interamente la sua vita" (OSP 4, 202).
Le sue ultime parole sono proprio l'espressione della risposta a quest'amore ricevuto e corrisposto. Nel letto di morte, sentendo avvicinarsi l'ora del grande incontro, dice, volgendo lo sguardo verso il quadro del Cuore di Gesù: "Per lui ho vissuto, per lui muoio". E così si addormenta nel Signore il 12 Agosto 1925.
Ai discepoli, nel suo testamento spirituale, aveva scritto, come suo ultimo mandato, che è insieme dono, raccomandazione e indicazione di cammino: "Vi lascio il più meraviglioso dei tesori, il Cuore di Gesù" (Testamento Spirituale).
6. La sfida della rifondazione
È questo tesoro che abbiamo ricevuto nella Chiesa, che P. Dehon ci ha aiutato a riscoprire, vivere e annunciare. Come tutti i carismi nella Chiesa, anche questo è dono dello Spirito per la crescita del Corpo di Cristo. Con la beatificazione, la Chiesa lo riconosce come dono di Dio al suo popolo e lo propone ai fedeli come cammino di comunione con Dio, di effettivo amore fraterno e d'impegno nella costruzione del Suo Regno.
Questo momento si riveste di speciale intensità, come celebrazione gioiosa e come sfida di fedeltà, per i membri della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù, che il P. Dehon ha voluto associare più strettamente alla sua esperienza spirituale e al suo impegno per il servizio alla Chiesa e alla società.
Alla luce di questo avvenimento, acquista nuova forza l'appello dell'ultimo Capitolo Generale della Congregazione per la "rifondazione" della nostra vita religiosa e dehoniana. Rifondare non significa rifiutare il passato, per cominciare da capo. Al contrario, rappresenta la positiva valutazione della tradizione ricevuta, che si sente come valida e feconda anche per il tempo in cui viviamo. Per noi, rifondare significa tornare alla grazia delle origini, accettando la novità di vita, che lo Spirito suscita nella Chiesa e che P. Dehon, seguendo l'indicazione di S. Giovanni, ci ha insegnato a veder sgorgare dal Cuore aperto sulla croce e rimasto aperto, come sorgente di vita, nella presenza del Signore risorto in mezzo ai suoi. Rifondare significa anche fare nostro l’impegno di autenticità e rinnovamento che ha caratterizzato la vita di P. Dehon. La dichiarazione della Chiesa non riveste la sua eredità di una aureola statica collocandola fuori del tempo, ma conferendogli nuova visibilità e dinamismo, ce la propone come un cammino di santità. Con lui impariamo, a partire dalla contemplazione del Cuore di Cristo, a vedere le sfide, le risorse e i problemi del mondo di oggi e darvi risposte nuove vivendo la solidarietà e tracciando cammini di speranza.
Riascoltando il fondatore, il Capitolo Generale ha proposto tre pilastri per questa rifondazione: approfondire e fare nostra l’esperienza spirituale di p. Dehon tramite lo studio, la preghiera e la riflessione che diventino vita (tornare al Cuore del Signore); accettare la sfida della comunione vivendo in comunità fraterne, come prima testimonianza e segno della presenza del Regno di Dio (aprire il cuore ai fratelli); aprirsi, con disponibile generosità, alla missione nel mondo di oggi, con i suoi problemi e potenzialità, contribuendo a costruire, insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà, il Regno del Cuore di Cristo (dare un Cuore al mondo).
In stretta comunione con gli altri istituti di vita consacrata, specialmente con quelli con i quali condividiamo la sensibilità spirituale e apostolica che ha caratterizzato la vita di P. Dehon, vogliamo continuare a dare alla Chiesa e alla società, il contributo della nostra consacrazione, che si fa apertura contemplativa al mistero dell'amore di Dio e servizio solidale e gioioso agli uomini, a partire dai più piccoli e bisognosi.
P. Dehon ha sempre condiviso con tanti laici, uomini e donne di differenti condizioni e con diversità di ruoli sociali, la sua esperienza spirituale e il suo impegno nella trasformazione del mondo. La sua beatificazione - quale riconoscimento della validità ecclesiale del suo cammino - costituisce una proposta di vita cristiana che non può rimanere circoscritta a un istituto religioso, ma che deve essere offerta a tutti. Per tutti noi che a lui ci ispiriamo, questo momento rappresenta una sfida per un rinnovato impegno a vivere e a far conoscere, in seno alla comunità cristiana, questa stessa spiritualità. La Famiglia Dehoniana, riunita da una affinità spirituale che ha le sue origini in P. Dehon, è cosi chiamata ad arricchire la Chiesa con questa attenzione speciale al mistero centrale del Cuore del Signore, che genera un atteggiamento di solidale disponibilità per essere al servizio del Regno di Dio.
7. Celebrando il Cuore del Signore
Vi inviamo questo messaggio già in prossimità della solennità del Cuore di Gesù, festa che raccoglie ed esprime il sentire della Congregazione. Ci auguriamo che questa sia una rinnovata occasione di lode a Dio per l'eredità carismatica ricevuta da P. Dehon, che ci fa capire che al centro della storia e della vita della Chiesa, c’è il mistero dell'amore di Dio Padre, mirabilmente rivelato nel suo Figlio e costantemente riversato nel cuore dei credenti dallo Spirito.
La ormai prossima beatificazione che ci addita P. Dehon come esempio, guida e intercessore, ci spinge a vivere e proporre, con rinnovato impegno, alla Chiesa e agli uomini di oggi, il messaggio che abbiamo ricevuto, per fare di Cristo il Cuore del mondo.
La sua intercessione è grazia che ci sostiene in questo cammino che con cuore aperto e solidale vogliamo percorrere sui sentieri della storia.
Fraternamente, nel Signore,
P. José Ornelas Carvalho scj
Superiore Generale
e suo Consiglio