OMELIA NEL 75º DELLA MORTE DI P. DEHON

Roma, 12 agosto 2000
P. Oliviero Girardi scj
( Sabato, Messa di "Sta . Maria, umile serva del Signore")

Italian - Spanish

cfr. Dirett. Spirt. n.8 : "Nelle parole ECCE VENIO e ECCE ANCILLA", si trovano tutta la nostra vocazione, la nostra missione e le nostre promesse).

In un 75º come questo i ricordi si affollano.

1. Si potrebbe rievocare quanto scrisse, sugli ultimi giorni di P.Dehon il suo Assistente Generale, P. Philippe nella sua prima circolare alla Congregazione, il 23 di agosto 1925, nella quale, tra l' altro ci trascrive il " Patto d' amore",ritrovato fra le carte del Fondatore: quel " Patto" che, per P.Dehon, corrispondeva al "Voto di vittima" che aveva voluto unire alla sua Prima professione di Oblato del Sacro Cuore, il 28 giugno 1878 (dinanzi alla statua de Nostra Signora del S. Cuore, ritrovata nel 1971 in una saletta del suo prediletto Collegio S. Giovanni, di S. Quintino, e ora qui nella nostra cappella ).

2. Si potrebbe citare l' Orazione funebre tenuta dal Vescovo di Soissons, Mons. Binet, il 19 agosto 1925, alla celebrazioni dei solenni funerali nella basilica di S. Quintino, così carica di memoria per P. Dehon ( conosciamo le difficoltà di P. Dehon con i vescovi precedenti : uno studio del nostro P.Vassena ce le descrive), Mons. Binet, invece, dirà : " Una pagina di grande storia religiosa si è compiuta".

3. È anche doveroso non dimenticare che in due particolari occasioni P. Dehon ha voluto lasciare, come suo "testamento", per i suoi carissimi figli, ciò che maggiormente gli stava a cuore per il futuro dell' Opera che lo Spirito aveva affidato a lui a tutti noi.

Il 14 marzo 1912, entrando nei suoi 70 anni d' età, scriveva con attenta diligenza, i "Souvenirs", che definisce egli stesso come "suo testamento": in realtà, un testamento sulla storia e gli scopi spirituali e apostolici della sua Opera ( "le due grandi iniziative" che dice di aver promosso e chiede che noi continuiamo:

E nel 2º Testamento, scritto "nei tristi giorni della guerra, 1914, a S. Quintino ( dove rimasse per tre anni prigioniero) . pagine intensamente paterne, nelle quali ci 'lascia il più meraviglioso dei tesori, il Cuore di Gesù' e ci esorta al fervore, "per una vocazione così bella".

4. Ma mi fermerò un poco sopra un episodio che egli stesso rievocò nei suoi "Souvenirs" ( e se lo fece , a tanti anni di distanzia, vuol dire che aveva inciso profondamente nel suo animo).

Si tratta dell' incontro a Parigi, con Don Bosco, nel 1883. Don Bosco era al tramonto d' una vita operosa e dovunque ammirata. P. Dehon scribe:

"Per un' Opera di tale importanza ( si noti quale rilievo dava alla Congregazione che, nel 1883, aveva fondata da soli cinque anni), di solito Dio fa conoscere la sua volontà. I suoi portavoce sono i Santi. Per

questo io cercai di conoscere le ispirazioni interiori e le impressioni delle anime sante del nostro tempo sulla nostra Opera"

Il primo che cita appunto è Don Bosco.

"Vidi Don Bosco a Parigi. Fu molto esplicito: - La sua opera viene proprio di Dio- Ripete questo giudizio al suo segretario, che in seguito me lo comunicò".

P. Dehon tornerà molte volte su questa profonda persuasione: - L' Opera viene da Dio- Ce l' ha ripetuto, per aiutarci a superare ogni eventuale demotivazione e stanchezza e per ispirarci ferma fiducia in quest' opera a lui e a noi affidata.

Ma non sarebbe necessario ricorrere ai "Santi" per avere questa convinzione. Come ci dice la LG. 45, a proposito delle fondazione di Vita Consacrata, è la Chiesa che compie il passo definitivo: il discernimento sulla "ispirazione originaria", concludendo con la approvazione , che, come ben sappiamo, P. Dehon ebbe nel 1888 col breve di Lode, nel 1906 con la prima approvazione delle Costituzioni, e nel 1923 con quella definitiva.

Ma voglio dire perché, oggi, mi sono fermato su questo incontro di P. Dehon con Don Bosco. Eravamo nel 1883. P. Dehon era un giovane fondatore assediato, in quel momento dalle preoccupazioni che venivano dal Santo Officio : Mons. Thibaudier aveva consegnato la prima stesura delle Costituzioni, i quaderni delle "rivelazioni" di Suor Ignazia, e il famigerato testo scritto da P. Captier che, come dirà P. Dehon, "ci ha rovinato". L' 8 dicembre 1883 P. Dehon riceverà il terribile colpo del decreto di soppressione dell' Istituto: così sconvolgente, come scrive nella nobile lettera a Mons. Thibaudier, che senza una particolare grazia, non sarebbe potuto sopravvivere o sarebbe impazzito…

Ma, ecco il perché del riferimento a Don Bosco o, meglio, in questo caso ai suoi figli, i Salesiani, ai quali Paolo VI, mentre iniziava il rinnovamento della vita religiosa, dopo il Vaticano II, diceva: "Andate a cercare la "linfa" nella "radice"!.

Dehon dimostrò d' essere vera "radice carismatica" della nostra Congregazione, della Famiglia Dehoniana: una "radice" sana, feconda (Quando morì i religiosi devoniani, già sparsi in varie parti del mondo, superavano la cifra di 700). Nel 1888, il 31 gennaio, Don Bosco moriva; il 25 febbraio successivo P. Dehon riceveva da Leone XIII lo splendido Breve di Lode, del quale il grande Pontefice si compiacerà, nel mese di settembre, quando P. Dehon andrà a ringraziarlo.

Ma per concludere in questa prospettiva, ricordo quello che disse il nostro P. Gasseling ( un uomo saggio e di ottima cultura ) quando si dava inizio al nostro cammino di rinnovamento, dal 1996 in poi. Allora era diffusa la tendenza di voler "guardare avanti", ai "segni dei tempi"; pareva scarso l' interesse a "cercare nella radice"…P. Gasseling disse una cosa che oggi può sembrarci semplice: I Fondatori sono tali per sempre !.

Anche oggi P. Dehon è "la nostra radice carismatica", là dobbiamo spesso ritornare, per ritrovare la freschezza e la fecondità della "ispirazione originaria" (PC, 2).

A Lui oggi, celebrando il 75 del suo passaggio della terra al cielo, come ci fa pensare anche il Decreto sulla eroicità delle sue virtù, ci affidiamo per avere, con la sua intercessione e quella di Maria, umile serva del Signore, la grazia d' una perseverante e lieta fedeltà a " una vocazione così bella".


HOMILIA CON MOTIVO DE LOS 75 AÑOS DE LA MUERTE DEL VENERABLE PADRE DEHON

Roma, 12 de agosto del 2000
P. Oliviero Girardi scj.

En la Misa de "María sierva humilde del Señor"

"En las palabras Ecce Venio y Ecce Ancilla se encuentran toda nuestra vocación, nuestra misión y nuestros compromisos" ( Directorio Espiritual, nº 8).

Celebrando estos 75 años tantos y tantos recuerdos se nos vienen encima.

Se podría evocar todo cuanto escribe sobre los últimos días del P. Dehon, su Asistente General, el P. Philippe, en su primera carta circular a la Congregación el 23 de agosto de 1925, en la que, entre otras cosas nos transcribe el Pacto de Amor, hallado entre las cartas del P. Fundador: aquel Pacto de Amor que, para el P. Dehon correspondía al Voto de Víctima, que había querido unir a su Primera Profesión de Oblato del Sagrado Corazón, el 28 de junio de 1878 ( delante de la estatua de Nuestra Señora del Sagrado Corazón, hallada en 1971 en una pequeña dependencia de su querido colegio de S. Juan en San Quintín y que ahora se encuentra en nuestra capilla de Roma)

Se podría citar también la oración fúnebre del Obispo de Soissons, Mons.Binet, el 19 de agosto de 1925, con ocasión de los solemnes funerales celebrados en la Basílica de San Quintín, tan llena de recuerdos para el P. Dehon. ( son conocidas las dificultades del P. Dehon con los Obispos precedentes; hay un estudio del P.Vassena que las describe ), en cambio dirá : "¡Una gran página de historia religiosa se ha concluido!"

Es un deber no olvidar el que en dos ocasiones muy particulares el P. Dehon ha querido dejar como "testamento" para sus queridísimos hijos, lo que él mayormente sentía en su corazón para el futuro de la Obra que el Espíritu le había confiado, a él y a nosotros.

El 14 de marzo de 1912 al cumplir sus setenta años, escribía con atenta diligencia sus "Souvenirs", que define como "su testamento": en realidad, un testamento sobre la historia, los fines espirituales y apostólicos de su Obra ( "las dos grandes iniciativas" que dice haber promovido y nos pide que continuemos: conducir a los sacerdotes y a los fieles al Corazón de Jesús y contribuir a la "promoción -señala- de las clases populares, promoviendo la justicia y la caridad", lo que hoy llamamos "promoción humana").

En el 2º testamento, escrito "en los tristes días de la guerra", 1914, en San Quintín, (donde permaneció tres años como prisionero, la ciudad estaba ocupada) : páginas intensamente paternas, en las cuales nos " deja el más maravilloso de los tesoros, el Corazón de Jesús" y nos exhorta a vivir con fervor "una vocación tan hermosa".

Haré hincapié un poco sobre un episodio,que él mismo evoca en sus "Souvenirs" ( y si lo hace a tantos años de distancia, quiere decir que le había tocado profundamente en su interior).

Se trata del encuentro, en París, con Don Bosco en 1883. Don Bosco estaba ya al final del camino de su vida tan trabajada y por todas partes admirada. El P. Dehon escribe:

"Para una Obra de tal importancia ( se note qué relieve da a la Congregación que en 1883 sólo llevaba fundada cinco años), normalmente Dios da a conocer su voluntad. Sus portavoces son los santos. Por esto busqué conocer las inspiraciones interiores y las impresiones de las almas santas de nuestro tiempo, acerca de nuestra Obra."

Y el primero que cita es, justamente, Don Bosco:

"Me encontré con Don Bosco en París. Fue muy explícito: - ¡ Su Obra viene ciertamente de Dios!. Este juicio se lo transmitió a su secretario que enseguida me lo comunicó."

Muchas veces el P. Dehon volverà sobre esta profunda persuasión: -La Obra viene de Dios-Nos lo ha repetido, para ayudarnos a superar toda desmotivación ocasional y cansancio, e inspirarnos una sólida confianza en esta Obra destinada a él y a nosotros.

No sería necesario recurrir a los "Santos" para lograr esta convicción. Como señala la Lumen Gentium 45, a propósito de las fundaciones de Vida Consagrada, es la Iglesia la que da el paso definitivo: el discernimiento sobre la "inspiración originaria", concluyendo con la aprobación que, como bien sabemos, tuvo el P.Dehon en 1888 con el Decreto de Alabanza, en 1906 con la aprobación de las Constituciones y en 1923 con la aprobación definitiva.

Quisiera decir el por qué hoy me he parado sobre este encuentro del P. Dehon con Don Bosco. Estamos en 1883. El P: Dehon era un joven sacerdote acorralado en aquel momento por las preocupaciones que le venían del Santo Oficio; Mons Thibaudier había entregado la primera redacción de las Constituciones, los cuadernos de las "revelaciones" de Sor Ignacia, y el tristemente famoso texto escrito del P. Captier que, como dirá el P. Dehon, " nos ha arruinado". El 8 de diciembre de 1883 el P. Dehon recibirá el golpe terrible de la supresión del Instituto, tan desconcertante, como escribe en una noble carta a Mons Thibaudier que, sin una gracia particular, no hubiera podido sobrevivir o me hubiera vuelto loco...

He aquí el motivo del porqué de la referencia a Don Bosco o, mejor en este caso a sus hijos los Salesianos, a los que Pablo VI, cuando comenzaba el proceso de renovación de la vida religiosa después del Concilio Vaticano II, decía: "¡Id a buscar la "savia" en la "raíz!".

El P. Dehon demostró ser la verdadera "raíz carismática" de nuestra Congregación, de la Familia Dehoniana: una "raíz sana",fecunda ( en el momento de su muerte los religiosos dehonianos diseminados en varias partes del mundo superaban la cifra de 700). En 1888, el 31 de enero Don Bosco fallecía; el 25 de febrero sucesivo el P. Dehon recibía de León XIII el Breve de Alabanza, del que el mismo gran Pontífice se sentirá contento, cuando en el mes setiembre del mismo año el P. Dehon vaya a agradecérselo.

Para concluir dentro de esta perspectiva, recuerdo lo que el P. Gasseling afirmó al comenzar nuestro camino de renovación desde el 1966 en adelante ( era un hombre sabio y de gran cultura)). En aquellos tiempos la tendencia más difundida era querer "mirar hacia adelante", leer "los signos de los tiempos" y parecía escaso el interés por "ahondar en las raíces". Dijo una cosa que hoy puede parecernos hasta simple, pero de todos modos muy actual: "¡Los Fundadores son tales para siempre!"

También hoy el P. Dehon es "nuestra raíz carismática" : a élla debemos volver para encontrar la frescura y fecundidad de la "inspiración originaria".

A Él, hoy, celebrando el 75º de su tránsito de la tierra al cielo, como nos hace pensar también el Decreto sobre la heroicidad de sus virtudes, nos confiamos para obtener, con su intercesión y la de María, humilde Sierva del Señor, la gracia de una gozosa y perseverante fidelidad a "una vocación tan hermosa".