MINDANAO

L'Amico delle Missioni
Maggio - Giguno 2000

Se prendete una mappa dell'Asia e tra il Giappone e l'Indonesia osservate le Filippine, all'estremo sud individuate la grossa isola di Mindanao. La sua superficie è pari a un terzo dell'Italia. L'isola un tempo era totalmente ricoperta di foreste tropicali, terra fertile, mari con abbondante pesca. Per questo l'avevano chiamata "The land of promise", la Terra Promessa.

Abitata anticamente lungo la costa da fiere tribù musulmane e all'interno da diverse tribù indigene, era stata lasciata… in pace dagli spagnoli conquistatori durante i secoli del loro dominio: infatti, la loro presenza si era limitata ad alcuni porti strategici da dove controllavano i mari e sviluppavano il loro commercio. Uno di questi porti è Margosatubig, nella parte sud-ovest dell'isola, al centro di una magnifica baia coronata da montagne.

Durante gli ultimi cent'anni, la "terra promessa" ha perso molto del suo smalto. Il sistematico taglio di alberi per legname da esportare ha ridotto il manto di foresta tropicale a brandelli miserabili, accelerando l'erosione del suolo con il conseguente inquinamento dei fiumi e delle coste. Ogni fiume, ogni ruscello che sbocca nel mare scopre l'immensità di questo dramma ecologico: acqua marrone, fango per centinaia di metri, di pesci neanche l'ombra. Aggiungiamo l'uso indiscriminato di veleni e concimi vari nelle coltivazioni di riso, cocco, ecc. e ci troviamo con lo stato attuale di un'isola depredata, sciupata, invecchiata, povera.

All'inizio del secolo scorso avanzavano le dita di una mano per contare i milioni di abitanti di Mindanao, ma adesso sono più di venti milioni! Che cosa è successo? Semplice: agli spagnoli, che hanno sempre preferito evitare conflitti con le popolazioni del Mindanao, cent'anni fa sono succeduti come padroni gli americani. Questi, servendosi dei governi fantoccio locali, hanno promosso un'intensa migrazione dalle isole del centro e del nord dell'arcipelago al Mindanao, regalando terre disboscate e offrendo molti incentivi economici. Così le fiere tribù musulmane della costa e le deboli tribù indigene dell'interno si sono progressivamente trovate circondate e finalmente dominate dai "fratelli filippini" che venivano dal di fuori. Attirati dalla possibilità di fare buoni affari, sono giunti dalla Cina anche altri immigrati venuti ad ingrossare le file dei nuovi arrivati e schiacciando ancora di più i gruppi etnici meno competitivi.

Qualcuno si domanda perché il Mindanao è costantemente tormentato da conflitti e guerriglie varie. Beh, oltre a ragioni contingenti e di cronaca, non possiamo dimenticare queste cause di fondo che vengono non dalla cronaca ma dalla storia! Certe rivendicazioni della guerriglia comunista (N.P.A.) e delle varie guerriglie musulmane (MNLF, MILF, Abbu Sayyaf..) hanno pure una spiegazione, anche se, invece di risolvere i problemi, l'unica cosa che producono sono più tensioni, più miseria, più paura, più scuse per la repressione.

La storia non può tornare indietro! Non si possono rispedire al mittente milioni di famiglie d'immigrati che, dopo due o tre generazioni, si sentono a pieno diritto e titolo padroni di quello che hanno e possiedono, già parte integrante della geografia e storia di Mindanao. Non è neanche possibile restituire alle tribù musulmane il potere e il controllo del Mindanao di cui godevano cento anni fa. Di fatto, adesso loro sono una piccola minoranza.

Ci sarà una soluzione? Verrà dall'insurrezione guerrigliera e indipendentista? Verrà dalla repressione delle forze armate? No! La soluzione verrà dal dialogo e dalla promozione umana ed economica.

P. Rino Venturin, scj
LE COMUNITÀ DEHONIANE NELLE FILIPPINE
Dimataling, nella diocesi di Pagadian: 1 parrocchia e il noviziato*

Margosatubig, nella prelatura di Ipil: 1 parrocchia

Kumalarang, nella prelatura di Ipil: 1 parrocchia

Bacolod, nella diocesi di Iligan: 1 parrocchia

Cagayan de Oro, nella diocesi omonima: casa di formazione

Manila, nella diocesi omonima

Nota: all momento in cui questo articolo è stato scritto, il noviziato si trova attualmente a Manila.

MINDANAO

L'Amico delle Missioni
May - June 2000

If you look at a map of Asia lying between Japan and Indonesia you'll find The Philippines and at its extreme south the large island of Mindanao. It's about one third the size of Italy. At one time the island was covered with tropical forests, fertile land and an abundance of fish in the surrounding sea. This earned it the nick name: "The Land of Promise".

Along the coast fierce Muslim tribes live and in the interior a number of indigenous tribes who were left in peace by the Spanish Conquistadors during the time of their domination. In fact, the Spanish presence was limited to some strategic ports where they could control the sea lanes and promote commerce. One of these ports is Margosatubig located on the south west part of the island with it's magnificent bay crowned by mountains.

During the last century the "land of promise" suffered a great deal. The systematic removal of its trees for export has reduced the forest mantle to shreds, which in turn has accelerated erosion of the soil fouling the rivers and the coasts. Every river, every creek that empties into the sea show the profound effects of this ecological drama: brown water, mud for hundreds of meters, not a shadow of a fish. Add to this the indiscriminate use of pesticides and fertilizer for the cultivation of rice, cocoa, etc., and one finds the actual state of the island: ravaged, wasted, aging and poor.

At the beginning of the last century there were about a million inhabitants on Mindanao, but now there are more then 20 million. What happened? The Spanish preferred to avoid conflict with the local population, but at the turn of the 20th Century they were replaced by the Americans. Their local puppet government initiated a program of intensive migration from the center and north of the archipelago to Mindanao, giving them cleared land and offering economic incentives. Slowly the fierce coastal Muslim tribes and the indigenous tribes of the interior found themselves surrounded and finally dominated by their "brother Filipinos' who had arrived from elsewhere. Attracted by the commercial possibilities a number of Chinese immigrated to the region as well, adding to the numbers of outsiders and overwhelming the less competitive ethnic groups.

Someone asks why is Mindanao constantly tormented by conflict and guerilla war? Well among the reasons reported we must not forget that the root causes don't come from the reporting but from history. Certain claims by the Communist Guerillas (NPA) and of the various Muslim Guerilla groups (MNLF, MILF, Abbu Sayyaf) have offered their own explanations, but instead of resolving the problem the only thing these groups produce is more tension, more misery, more fear and an additional excuse for repression.

We can't go back in time. It is not possible to send back millions of immigrant families who after two or three generations feel they have every right to what they own and possess, they are already an integral part of Mindanao's history and landscape. Nor is it possible to restore to the Muslim tribes the power and control of Mindanao that they enjoyed a hundred years ago. In fact, as of now they are a small minority.

Is there a solution? Is it in to be found the guerrilla insurrection for independence? Is it to be found in the repression of the armed forces? No! The solution will be found in dialogue and the promotion of human dignity and economic well being.

Fr. Rino Venturin, scj
The SCJ Commuinities in the Philippines
Dimataling, in the diocese Pagadian: 1 parish and the novitiate*

Margosatubig, in the Prelatura of Ipil: 1 parish

Kumalarang, in the Prelatura of Ipil : 1 parish

Bacolod, in the diocese of Iligan: 1 parish

Cagayan de Oro, in the diocese of Cagayan de Oro: Formation house

Manila, in the diocese of Manila: Community house

*Note since this article was written the novitiate is currently located in Manila.