**P. Eugeniusz Ziemann SCJ**   **L'amore alla Chiesa ** ** ** **di Padre leone dehon**   Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon Curia Generale SCJ Roma - 2004   ======L'amore alla Chiesa di P. Leone Dehon======   L'amore alla Chiesa nella spiritualità sacerdotale di P. Dehon costituisce uno degli elementi essenziali della sua realizzazione concreta del sacerdozio ministeriale nell'interno dell'opera salvifica di Dio. La Chiesa infatti, come nuovo popolo di Dio, con forma, struttura e principio di azione chiaramente determinati - diversi da altre comunità umane - indica se stessa come Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo, i quali si elevano su una struttura gerarchica di dipendenza e di servizio nei ministeri sacri istituiti da Cristo per guidare e far crescere il Corpo Mistico((Cf. LG, 18.)). Il senso vivo della coscienza ecclesiale del sacerdote Dehon è confermato dalla sua missione nella Chiesa, approfondita dal carisma e dalla spiritualità della congregazione religiosa di sacerdoti da lui fondata, le cui radici attingono alle fonti della Chiesa: al Sacratissimo Cuore di Gesù. Manifestazione esterna dell'amore di P. Dehon alla Chiesa fu l'impegno nell'attività apostolica "ad gentes", nella questione sociale: l'edificare il regno del Cuore di Dio nelle anime e comunità sociali, il lavoro didattico-educativo tra i giovani e il clero, la propagazione della carità e della riparazione nello spirito delle apparizioni di Paray-le-Monial e La Salette, ed anche la fedeltà al papa e al Magistero della Chiesa nel contesto delle sfide del mondo di allora. Punto di partenza nell'amore di P. Dehon alla Chiesa fu il suo amore a Cristo. Contemplando l'icona di Gesù P. Dehon vide in lei non solo la Persona del Verbo incarnato, ma anche l'intera realtà salvifica legata alla missione di Gesù. Ispirazione per una tale comprensione della questione fu la riflessione teologica sul testo evangelico del costato trafitto di Gesù sulla croce (cf. Gv 19,34), così come Agostino, Giovanni Crisostomo, Ambrogio ed anche Bernardo di Chiaravalle e Bonaventura l'avevano trasmessa. Secondo loro il costato aperto e il Cuore trafitto sono il luogo della Chiesa nascente, e il sangue e l'acqua che da essa scaturiscono il prezzo della redenzione. Inoltre il Cuore aperto di Gesù è la fonte dei sacramenti che elargiscono la grazia sotto forma di acqua zampillante per la vita eterna. Tale evento fu opera della Provvidenza Divina. La Chiesa infatti, figlia e sposa del Salvatore, è uscita dal Suo Cuore durante il sonno mistico sulla croce. Una certa analogia e prefigurazione di ciò era stata l'uscita di Eva dalla costola di Adamo durante il suo sonno estatico. Il Cuore aperto che genera la Chiesa è anche la porta che conduce alla casa di Dio, al santuario, come luogo di evasione e di scuola di vita spirituale, ed anche di riposo e di beato paradiso, dono del Suo amore. Il Cuore di Gesù nella redenzione e nella grazia purifica e illumina il mondo, lo infiamma con il fuoco della carità, infonde vita e dà la forza che viene da tutte le virtù. Inoltre come** **prototipo** **e fonte della Chiesa è tempio della Santissima Trinità e dimora dell'Altissimo, luogo di incontro delle persone Divine in perfetta comunione. L'amore di Dio donato all'uomo viene dal tempio del Cuore di Gesù e del Cuore di Maria, segnati con il sigillo della regalità che permette dapprima a Maria, e poi alla Chiesa e alle anime di segnare con il sigillo del Cuore di Gesù tutte le opere condotte, dove questo Cuore è tempio e altare delle offerte presentate ed anche luogo particolare di lode e di adorazione di Dio. Per questo il Santissimo Cuore di Gesù è anche cuore della Chiesa, vive spiritualmente ed opera nella Chiesa come il cuore fisico nell'organismo umano. Pertanto alle fondamenta della Chiesa vi è **(?)** l'amore di Cristo che le ha affidato la cura di portare avanti l'opera della salvezza. Il primo figlio e sacerdote della Chiesa nato sulla croce fu san Giovanni. Padre Dehon sottolinea che insieme a Maria che sul Calvario ha adottato tutti i figli della Chiesa, san Giovanni  fu all'inizio della sua struttura visibile e delle relazioni spirituali((cf. OSp 1, p. 452, 442-444, 447-449, 551-552; ibid. 2, p. 385-386; ibid. 3, p. 529-530; ibid. 4, p. 517; ibid. 7, p. 44-45.)). Il processo di formazione della Chiesa nel tempo va legato all'attività pubblica di Cristo e soprattutto alla vocazione degli apostoli e dei discepoli. L'offerta della croce e il costato aperto - anticipati dall'istituzione dell'Eucarestia e del sacerdozio - hanno costituito solamente la conferma  di tutti gli eventi precedenti, conducenti poi al giorno di Pentecoste, perché la Chiesa potesse realizzare in pieno la propria missione nel mondo. Per questo Gesù risorto si mostrò agli apostoli e ai discepoli per rafforzare la loro fede e trasmettere loro gradualmente il potere del ministero gerarchico costituente il fondamento della missione pastorale. Secondo P. Dehon l'edificare la Chiesa sulla struttura gerarchia va fondato sulla volontà di Cristo che chiamò due tipi di uomini, gli apostoli e i discepoli, e soltanto dopo affidò alla Chiesa di definire i diversi gradi di partecipazione al sacramento dell'ordine e dei ministeri. Nel mostrare la genesi della gerarchia della Chiesa nonché le tappe del suo sorgere, P. Dehon si richiamava alle lettere di san Paolo, soprattutto a Tito e Timoteo, nelle quali sono contenuti i requisiti richiesti ai candidati all'episcopato e al diaconato nelle prime comunità cristiane, nonché viene delineata nei suoi aspetti fondamentali la loro missione nella Chiesa(( Vale la pena richiamare in questo luogo i 3 articoli del cardinale Stanisław Nagy: Prezbiterzy w pierwotnej gminie jerozolimskiej, RTK 8(1961), q. 1, p. 5-22; Hierarchia kościelna w okresie misyjnej działalności św. Pawła, ivi 11(1964), q. 2, p. 55-79; Hierarchia kościelna w ostatnim okresie życia św. Pawła, ivi 13(1966), q. 2, p. 23-44. Sono essi una visione teologica della questione della gerarchia nella Chiesa primitiva, soprattutto sotto l’aspetto della terminologia allora adottata: vescovo, presbitero, diacono, che indicava le loro competenze e i loro compiti.)). Richiamandosi invece a san Giovanni Crisostomo, P. Dehon mostrava l'identità dell'autorità spirituale e della dignità sia del vescovo che del presbitero. Essa si manifesta tra l'altro nel fatto che nello stesso grado e con la stessa efficacia essi consacrano il corpo e il sangue di Cristo, rimettono i peccati e dirigono le anime. Nello stesso grado sono anche chiamati alla santità derivante dalle virtù proprie al sacerdozio ministeriale. Il vescovo però supera il presbitero per le prerogative derivanti dalla missione dell'ufficio compiuto. Ecco che uno dei compiti è il vigilare sull'autenticità della dottrina della fede e il dovere di insegnarla ai fedeli. Nel richiamare invece all'insegnamento del Concilio di Trento il P. Dehon ricordava che era volontà di Cristo l'istituzione nella Chiesa di una gerarchia formata di vescovi, presbiteri e diaconi, dipendenti gli uni dagli altri((Cf. Osp 4, p. 294-296.)). La grazia del sacerdozio fa sì che i presbiteri siano cuore della Chiesa, il Suo organo più intimo, tutto dato all'influenza di Gesù. I presbiteri sono anche un motore fondamentale che porta dappertutto la vita sacerdotale di Cristo, soprattutto grazie alla virtù della pietà, della preghiera, dello zelo e dell'ardore apostolico. La caratteristica ecclesiale del sacerdozio ministeriale secondo la spiritualità dehoniana** **si perpetua in cielo. In questo contesto P. Dehon pone la domanda: Saranno essi lì uniti all'azione sacerdotale del Cristo? Continueranno a guidare le schiere di santi? Lascia però queste domande senza risposta affermando che quelli che sulla terra sono stati fedeli al proprio sacerdozio, riceveranno lì una misura molto più grande di qualsiasi altro della carità sacerdotale di Cristo sacerdote ed in questo modo diventeranno anche cuore della Chiesa celeste((cf. OSp, 2, p. 473.)).      Secondo P. Dehon la Chiesa è una delle opere più grandi di Cristo, vero paradiso di Dio sulla terra, fecondante con i numerosi canali della grazia scaturenti da un'unica fonte: dal Cuore eucaristico di Gesù che, rendendo nuovi tutti i misteri e diventando cuore mistico del Corpo Mistico, gli dona il suo amore e la sua grazia, la luce e la santità. Nella dimensione pratica la santificazione della Chiesa e di ogni membro avviene grazie ai 7 sacramenti. Dehon li paragona a 7 arterie che trasportano e irrorano la vita della carità. Il primo di essi è il Santo Battesimo. Lo Spirito del Cuore di Gesù presente nell'acqua consacrata immerge l'anima in un bagno che lo purifica dal peccato originale e da ogni peccato. Imprimendo nell'anima il carattere celeste della fede viva, pone nell'anima la grazia santificante e le virtù teologali. Grazie a questo sacramento l'uomo diviene figlio di Dio e figlio della Chiesa, partecipa alla gioia, ai beni e alle ricchezze di essa ed anche alla comunione dei santi. Il sacramento della Cresima essendo per la sacra unzione e per il segno della Croce crisma di salvezza, è riflesso sull'anima del Cuore di Gesù, che dona ad essa forze e una nuova delicatezza, lo Spirito d'amore con abbondanti grazie e doni. Questo sacramento rende atto l'uomo a combattere nelle fila di Cristo. L'Eucarestia invece nutre la vita spirituale del cibo celeste per una comunione eterna con Dio. Il sacramento della Penitenza sana l'uomo dalle malattie spirituali e, nell'inesauribile misericordia di Dio, restituisce la grazia del Battesimo che era stata persa. Il sacramento degli infermi (estrema unzione) toglie dall'anima il resto del peccato e le dà la fortezza. Il sacramento dell'Ordine invece conserva la continuità della gerarchia, ed è anche fonte della grazia trasmessa nella Chiesa attraverso i sacramenti, l'annuncio e l'Offerta eucaristica. Infine il sacramento del Matrimonio, simbolo dell'unità della Chiesa, contribuisce ad estendere nel mondo le famiglie cristiane((cf. OSp 2, p. 50-53; 431-433, ibid. 4, p. 286.)). Con l'amore alla Chiesa, fondato saldamente sui messaggi della Rivelazione Divina, della Tradizione e della mistica cristiana, P. Dehon esprimeva una profonda sollecitudine per lo stato ed il livello della vita religiosa, morale e spirituale del Popolo di Dio come Corpo Mistico. Momento importante di uno sguardo maturo sulla Chiesa fu per P. Dehon il Concilio Vaticano I, al quale partecipò in carattere  di stenografo. Tale evento aprì davanti al giovane sacerdote la forza e la debolezza della Chiesa non solo nei vescovi rappresentanti le strutture locali visibili di essa, ma soprattutto nei problemi reali derivanti dall'adempimento della missione di salvezza in condizioni politico-sociali, economiche-amministrative e ideologiche complicate esistenti nel mondo di allora. Concentrato soprattutto sulla Chiesa francese vedeva in essa le divisioni interne, il timore, l'ignoranza, l'ingratitudine, l'indifferenza e l'apatia dei sacerdoti e delle persone consacrate, ed anche la mancanza di amore all'ufficio del breviario che è preghiera del sacerdote insieme a Gesù a nome della Chiesa((cf. NQ 1, p. 75-76; NHV 3, p. 123-124; A. PERROUX, Un ritratto di Padre Dehon, DH 79(1991), p. 44.)). L'impegno personale di P. Dehon in favore del Popolo di Dio è espresso dalle numerose opere che si assunse dall'inizio della sua attività pastorale a Saint Quentin e con la Congregazione fondata. Convinto che il lavoro tra i fedeli porta frutti, indicava ai sacerdoti la necessità di aprire nuove opere. Così come Gesù fondò la Chiesa sulla fede di Pietro e l'autorità degli apostoli, così il presbitero dovrebbe fondare opere nella Chiesa: oratori, confraternite, patronati, circoli di studi, gruppi di giovani e circoli di aiuti reciproci((cf. OSp 2, p. 621-623.)). Nella vita sacerdotale di P. Dehon manifestazione dell'amore alla Chiesa Universale era l'impegno nelle missioni "ad gentes". Lo conferma un appunto del suo Diario scritto nell'ultimo anno di vita: „(…) gagner le monde, conquérir le monde à Jesu Christ. (…) Je voudrais élever mon idéal à la hauteur du leur. J'aime ardemment Notre Seigneur et je voudrais procurer le Règne du Sacre-Coeur"((Cf. NQ 5, p. 533-534.)). Non essendosi dedicato in prima persona al lavoro missionario, ha realizzato questa vocazione in centinaia di missionari della Congregazione che lavorano in molte parti del mondo(( cf. G. MANZONI, Leone Dehon e il suo mesaggio, Bologna 1989, p. 331-337.)) e in molti settori dell'attività apostolica della Chiesa. La Chiesa infatti fa di tutto per rendere le anime dimora di Cristo soprattutto con l'insegnamento, la direzione spirituale e i sacramenti, nonché con l'ascolto umile della Chiesa, e con l'usufruire della grazia del sacramento del Battesimo e dell'Eucarestia. Come sottolinea il P. Dehon, l'attività della Chiesa non va limitata esclusivamente alla sfera delle realtà soprannaturali. E' importante anche la sua presenza nella vita pubblica e l'attività in campo sociale(( cf. OSp 1, p. 222; ibid 2, p. 604-605; R. FLORES, Spiritualità riparatrice, DH 68(1986), p. 123-126.)). Per questo l'anelito del Padre Dehon era che il Cuore di Gesù penetrasse la vita dell'intera Chiesa, soprattutto dei poveri e degli abbandonati del Regno. Una particolare manifestazione dell'amore alla Chiesa era l'obbedienza a il rispetto di P. Dehon nei confronti dei vescovi, del Papa e della Santa Sede. Il motivo principale di questo comportamento scaturiva dalla sua convinzione profonda che la Chiesa è sposa dello Spirito Santo, artefice della vita del Salvatore nel grembo di Maria e della vita mistica nella Chiesa. La Chiesa è dunque presente in Cristo, e la sua crescita è iniziata con la chiamata degli apostoli, e resa più dinamica con la discesa dello Spirito Santo. In forza di esso gli apostoli convertirono le genti alla fede, aprendo loro la strada alla Chiesa attraverso la rinascita nell'acqua e nello Spirito Santo. I loro successori sono i vescovi istituiti dallo Spirito Santo a dirigere la Chiesa di Dio. Agli altri membri della Chiesa invece lo Spirito dà dei doni in conformità della loro vocazione e missione. L'amore alla Chiesa nell'obbedienza all'episcopato, P. Dehon lo mostrò verso tutti i vescovi della diocesi di Soissons((Furono sei: Jean-Pierre Jaques Dours (1863-1876), Odon Thibaudier (1876-1889), Jean Babtiste Théodore Duval (1889-1896), August Victor Deramecourt (1896-1906), Pierre Luis Pechenard (1906-1920) i Charles Joseph Binet (1920-1927). I rapporti con i vescovi ebbero a volte un corso drammatico (cf. A. VASSENA, Les rapports du Père Dehon avec les évêques de Soissons, SDH 20(1994), p. 5-251. )), soprattutto però nei confronti del vescovo O. Thibaudier. Nel tempo in cui egli reggeva la diocesi P. Dehon fondò a Saint Quentin diverse opere tra cui: il Collegio di san Giovanni, l'oratorio diocesano e il Patronato di san Giuseppe, e soprattutto la Congregazione degli Oblati del Sacratissimo Cuore di Gesù. Invece quando nel 1883 la Sede Apostolica soppresse la Congregazione, P. Dehon per amore alla Chiesa obbedì non solo alla decisione di Roma, ma anche agli ordini del proprio vescovo. Un altro esempio di obbedienza al vescovo, già dopo la nomina ad arcivescovo di Cambrai (1889), fu l'accettare il divieto di dirigere il collegio di san Giovanni, ed anche l'unione della Congregazione appena approvata da Roma (1888) con qualche "antica" congregazione: i Padri dello Spirito Santo o i Missionari del Sacratissimo Cuore di Gesù a Issoudum. Senza ombra di contestazione il Fondatore cercò il modo giusto per sottrarsi a quest'ordine, conformemente allo spirito d'amore alla Chiesa e all'obbedienza al vescovo. Lo stesso fu allorché la Santa Sede richiese che egli negasse i presunti legami tra le "apparizioni, rivelazioni" della Madre Maria di sant'Ignazio della Congregazione delle Serve del Sacratissimo Cuore con l'idea di fondare la Congregazione degli Oblati((cf. OSp 4, p. 285-286; U. CHIARELLO, Carisma del fondatore e spiritualità, SDH 28(1991), p. 53-54.)). Roma per P. Dehon era cuore della Chiesa, nuova Gerusalemme, Città santa, nella quale il Cuore di Gesù è vivo. Gesù Cristo ha dato ad essa tre grandi apostoli, perché la formassero come capitale spirituale del cristianesimo: Pietro, Paolo, Giovanni. Giovanni definiva Roma la Prima Chiesa //Electa domina// (cf. 2 Gv 1,1), Paolo invec la rende felice con la propria fede ricevuta da Pietro, e la fama di essa si diffonde per tutto il mondo (cf. Rm 1,8).Considerando il fatto che Cristo aveva posto Pietro come roccia sulla quale doveva edificarsi la Chiesa, P. Dehon indicava gli eventi che avevano trasferito Pietro-Roccia da Gerusalemme ad Antiochia, e poi da Antiochia a Roma dove egli divenne pietra angolare della Chiesa dandole il sigillo del sangue, della fede e dell'amore. In questo modo Cristo rimase a Roma unendo il proprio Cuore con il cuore della Chiesa, e la Città divenne fonte di grazia, luce e verità trasmessa al mondo per mediazione della gerarchia, soprattutto grazie alla diffusione del culto, alla celebrazione dell'Eucarestia e dei sacramenti((cf. OSp 2, p. 430-431; ibid. 3, p. 68-69.)). Particolarmente il primato di Pietro legato a Roma divenne punto centrale di riferimento di tutto l'orientamento sacerdotale di P. Dehon. Lo testimonia se non altro la scelta del seminario di santa Chiara, rafforzata anche dall'incoraggiamento di Pio IX. Come risulta dalle opere spirituali di P. Dehon il rispetto per il Santo Padre e l'obbedienza filiale alle sue indicazioni costituiscono uno degli elementi essenziali del culto del Sacratissimo Cuore di Gesù. A suo parere Cristo è realmente presente nell'Eucarestia, invece nel Papa è presente la Sua autorità e l'autenticità della dottrina. Egli aveva in programma di esprimere la propria fedeltà alla Sede Apostolica e al Papa con un voto aggiunto, su modello dei Gesuiti, anche se spesso sperimentava l'avversità di Roma verso l'idea della Congregazione fondata e della sua missione nella Chiesa. La sua vita di sacerdote e religioso si realizzò in seno ai pontificati di Pio IX (1846-1878), Leone XIII (1878-1903), Pio X (1903-1914), Benedetto XV (1914-1922) e Pio XI (1922-1939). Va notato il fatto che un legame particolare legò il P. Dehon con Leone XIII, propagatore della dottrina sociale della Chiesa e di una concezione rinnovata del culto del Cuore di Gesù. Espressione di fedeltà al Papa era anche la sua cultura ortodossa e salda, grazie alla quale i congressi sociali che si svolgevano godevano dell'approvazione della Santa Sede. Dehon chiamava i sacerdoti a rinnovare il rispetto e la fedeltà alla Chiesa di Roma accogliendone integralmente l'insegnamento e le indicazioni. Anzi, li invogliava a pregare sia per il Papa che per la Chiesa Universale((cf. OSp 2, p. 476-477; ibid. 3, s. 69-70; ibid. 7, p. 134; G. PALERMO, Leone Dehon apostolo della riparazione, Roma 1991, p. 139-140; A. PERROUX, art. cit., p. 45; B. SORGE, Costruire la Chiesa nei tempi nuovi, Il messaggio di Leone Dehon, Civiltà Cattolica 129(1978), q. 3066, p. 533-535.)). Modello di amore alla Chiesa fu per P. Dehon san Giuseppe che in verità in vita non ne vide le strutture né sperimentò la forza spirituale della Pentecoste, ma con tutta certezza ne era presente alla nascita nella Famiglia di Nazaret. Secondo P. Dehon san Giuseppe ebbe nella Chiesa nascente il compito di superiore esterno e protettore. Egli infatti assistette Maria e Gesù sia materialmente che spiritualmente. Con il lavoro delle proprie mani assicurò loro il sostentamento quotidiano e con la vita religiosa costruì un'atmosfera di fede. Assorto nella voce di Dio reagì ad ogni pericolo minacciante Gesù e Maria, e curandosi dell'aspetto umano di Gesù gli insegnò il lavoro fisico, mentre nell'educazione religiosa gli mostrò il valore del tempio e delle feste ebraiche in esso celebrate. Continuando ad essere protettore della Santa Chiesa, si prende cura ora della crescita e del mantenimento di essa, e la difende anche davanti ai pericoli. Nonostante abbia questo valore nella Chiesa, egli non possiede in essa l'autorità del potere gerarchico. Ha invece autorità di paternità morale((cf. OSp 3, p. 496.)). L'amore di P. Dehon alla Chiesa ha nella sua spiritualità sacerdotale molti riferimenti pratici qui solo segnalati.      //(Traduzione dal testo originale polacco)//