P. Umberto Chiarello SCJ
PADRE DEHON
E LA FAMIGLIA DEHONIANA
Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon
Curia Generale SCJ
Roma - 2004
Umberto Chiarello, scj
Scrivendo alla Signorina Claire Baume, p. Dehon inizia così la lettera: „Mia cara sorella in Nostro Signore. Vi chiamo sorella poiché voi siete della famiglia. Voi siete nostra aggregata o oblata… Gli aggregati sono una nostra forza, le loro preghiere e sacrifici ci aiutano…” (27.05.1919). Il mese precedente le aveva scritto: „Pregate per noi, voi siete della famiglia delle anime riparatrici votate al Sacro Cuore. Vi invierò i regolamenti dei nostri aggregati per farne propaganda” (15.04.1919). Molte altre lettere cominciano con l'espressione: „Mia cara sorella in N. S.”, in quanto facente parte della famiglia dell'Istituto.
Anche se la denominazione ufficiale di Famiglia dehoniana è recente, tuttavia il p. Dehon già considerava come famiglia l'insieme degli associati e degli aggregati all'Associazione riparatrice degli Oblati-Sacerdoti del S. Cuore di Gesù. La Famiglia dehoniana è certo frutto delle nuove prospettive cristologiche ed ecclesiologiche del Concilio Vaticano II, ma essa affonda le sue radici storiche nella Associazione riparatrice.
Fondati nel 1878 gli „Oblati del Cuore di Gesù”, p. Dehon dà vita anche ad una „Associazione riparatrice”, o „Associazione intima”, per fare partecipare laici e sacerdoti alla spiritualità e agli scopi dell'Istituto. Mons. Thibaudier l'approva, l'8 febbraio 1889, come „Milizia del Cuore di Gesù. Associazione per il Regno del Cuore di Gesù”. Essa ha lo scopo di promuovere la santificazione personale con la devozione al S. Cuore e di stabilire il Regno del S. Cuore nelle anime e nelle società. P. Prévot, prendendo a modello l'Apostolato della Preghiera, propone a p. Dehon di denominarla „Associazione dell'Apostolato della Riparazione”, sviluppando soprattutto la spiritualità vittimale; cosa che viene accettata.
I membri dell'Associazione sono divisi in due gruppi: gli 'Associati', che sono la massa e vivono la spiritualità dell'Istituto divulgando la devozione al S. Cuore e promovendo il suo Regno. Gli 'Aggregati', ai quali viene chiesto di vivere più intimamente lo spirito dell'Istituto fino ad emettere il voto di vittima, come era chiesto agli stessi religiosi Oblati. Fra le prime aggregate abbiamo la mamma di p. Dehon, che ha emesso il voto di vittima; come poi lo emetteranno le sorelle Baume.
In quanto diocesana, l'Associazione riparatrice non può espandersi in altre diocesi, senza l'autorizzazione e il relativo decreto del Vescovo di quella diocesi. Il Direttore della nostra Associazione viene nominato dal Vescovo di Soissons, il quale potrebbe nominare anche un sacerdote diocesano. Con il Codice di diritto canonico del 1917 si aprono nuove possibilità aggregative. Esso prevede la costituzione di „Pie Unione di fedeli”, legate ad una casa religiosa e dipendenti dall'autorità dell'Istituto religioso.
Ad opera di p. Gasparri viene costituita l'„Associazione Adveniat Regnum tuum” (ART), eretta il 14 marzo 1923 dal Card. Vicario Basilio Pompilj come „Pia Associazione di fedeli” presso il Tempio votivo di Cristo Re in Roma. Vengono abolite le due classi di „associati” e di „aggregati”; e tutti i membri sono invitati ad offrire „preghiere e sacrifici per l'estensione del Regno di Gesù sulla terra, per il trionfo della Chiesa e per l'aumento delle vocazioni sacerdotali e missionarie” (Notiziario del 1923). Nello Statuto viene concesso al Superiore generale SCJ, cui compete la suprema Direzione dell'Associazione, di nominare i Direttori nazionali; e a questi ultimi la facoltà di scegliere, previo consenso del rispettivo Vescovo, i Direttori diocesani.
Lo sviluppo dell'Associazione riparatrice è dovuto allo stesso p. Dehon e ai membri della Congregazione, che, agli inizi, coinvolgono i loro parenti e conoscenti; successivamente sono anche i responsabili religiosi dell'Associazione nelle varie nazioni e gli stessi aggregati a promuovere l'Associazione. Si utilizzano i „Notiziari” sulla Congregazione, la rivista „Il Regno del S. Cuore nelle anime e nelle società”, si divulgano gli Statuti e i vari Regolamenti. Nelle Lettere circolari, come nei Capitoli generali, p. Dehon si rivolge ai Superiori „per reclutare aggregati per le nostre Associazioni e mantenere l'unione dei cuori fra tutti e con noi” (Lett. Circ. 17.10.1892). Si promuove l'Associazione come promozione della nostra spiritualità e collaborazione all'avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società. Quando viene costituita l'„Associazione Adveniat Regnum tuum” (ART), si fanno confluire in essa tutte le Associazioni riparatrici esistenti nelle diverse nazioni; così risultano iscritti ad essa 50.000 membri.
Il XIII Capitolo generale (1954) decide la creazione di un „Segretariato internazionale” presso la Curia generale per lo sviluppo della „Pia Associazione ART”, con lo scopo di promuovere l'Apostolato della Riparazione nello spirito della nostra Congregazione. Propone l'elaborazione di un nuovo Statuto, da fare approvare dalla S. Sede, nel quale si riconosca l'Associazione come propria dell'Istituto e che essa possa creare sezioni indipendenti per uno sviluppo autonomo (Cf Doc IV, p. 20-21). Come Segretari generali furono designati successivamente i pp. Middendorf, Pellìn, Girardi.
La S. Sede dichiara, il 24.05.1957, l'ART come Associazione „propria” della Congregazione; e il 9.06.1961, festa del S. Cuore di Gesù, approva i nuovi Statuti dell'Associazione, che riprende il nome originario di „Associazione Riparatrice” (AR) per l'Apostolato della Riparazione.
Il XV Capitolo Generale (1966-1967), spinto dal vento rinnovatore del Concilio, propone che „L'Apostolato della Riparazione sotto forma di associazione sarà promosso con gli adattamenti necessari là dove è possibile… e (chiede) di progettare e promuovere altre forme di Apostolato della Riparazione” (Doc. VII, n. 275, Testo sulla Vita apostolica).
Gli anni successivi sono storia della Famiglia dehoniana.
L'organizzazione in Famiglia dehoniana appartiene ai nostri tempi; questa idea ha alla sua base la teologia conciliare della Chiesa come comunione e complementarità di vocazioni nell'unico Popolo di Dio, degli stati di vita in cui vengono costituiti i fedeli, della partecipazione di tutti i fedeli alla missione della Chiesa, della vocazione universale alla santità secondo il proprio stato di vita. Un enunciato sintetico di questa teologia ci viene offerto in Christifideles laici: „Nella Chiesa-comunione gli stati di vita sono tra loro così collegati da essere ordinati l'uno all'altro. Certamente comune, anzi unico è il loro significato profondo: quello di essere modalità secondo cui vivere l'eguale dignità cristiana e l'universale vocazione alla santità nella perfezione dell'amore. Sono modalità insieme diverse e complementari, sicché ciascuna di esse ha una sua originale e inconfondibile fisionomia e nello stesso tempo ciascuna di esse si pone in relazione alle altre e al loro servizio…Tutti gli stati di vita, sia nel loro insieme sia ciascuno di essi in rapporto agli altri, sono al servizio della crescita della Chiesa, sono modalità diverse che si unificano profondamente nel 'mistero di comunione' della Chiesa e che si coordinano dinamicamente nella sua unica missione” (CfL, n. 55).
Questa nuova prospettiva ha mandato in crisi le aggregazioni precedenti, dando vita a nuove forme di associazionismo.
L'Associazione riparatrice (ART) è andata man mano scomparendo, nel dopo Concilio, anche per la diminuita sensibilità verso il culto del S. Cuore di Gesù. Cominciano a sorgere, negli anni 80, i primi gruppi di laici dehoniani ad opera di singoli religiosi SCJ o degli stessi laici.
Al XVIII Capitolo generale (1985), p. Girardi prospetta l'idea di „Comunità dehoniana come comunione di diverse vocazioni attorno al progetto-carisma di p. Dehon”, in sostituzione dell'ART e come nuova modalità associativa; ma l'idea non fu abbastanza compresa e accettata.
Nel 1990 si ha il I° Incontro internazionale dei „Laici dehoniani”, al quale, oltre ad una rappresentanza di laici, partecipano gli SCJ e alcuni membri della Compagnia missionaria. Per l'insieme di queste tre componenti si accetta l'idea di „Comunità dehoniana come comunione di diverse vocazioni”. Nelle tre lettere circolari, inviate rispettivamente ai Superiori SCJ, a tutti i Confratelli SCJ, ai Laici dehoniani (04.01.1991), p. Antonio Panteghini informa sull'Incontro appena celebrato, utilizzando la qualifica di „Famiglia dehoniana”.
Nei Capitoli generali del 1991 e del 1997, ad opera di p. Virginio Bressanelli, prende maggior consistenza la proposta di „Famiglia dehoniana”.
Nel Capitolo generale XIX (1991), vengono accolti per la prima volta dei rappresentanti laici e consacrate, in qualità di invitati, come „segno dell'azione dello Spirito Santo e dell'attualità del nostro Fondatore”. „Il Capitolo generale incoraggia la partecipazione dei laici alla spiritualità e alla missione dehoniana e la promozione della comunione di vocazioni nella Famiglia dehoniana” (Doc. XV, p. 136).
Nella relazione generale al XX Capitolo generale (1997) si informa che „Parte dell'Istituto è sotto l'impatto del nuovo fenomeno della 'Famiglia dehoniana'. Il nostro carisma e la nostra spiritualità hanno superato gli ambiti della Congregazione, per ispirare la vita cristiana di altre persone, consacrate e laiche. Esse, come noi, partecipano della stessa prospettiva spirituale di p. Dehon, realizzandola in vocazioni e stati di vita diversi in modo autonomo, ma in comunione con noi” (Doc. XVII, p. 176). La 'Famiglia dehoniana' è tema di studio e di discernimento dei gruppi linguistici per dare orientamenti, indicare prospettive per l'avvenire e suggerire strutture (Doc. XVII, pp. 293-302).
L' Incontro Internazionale dell'ottobre 2000 viene impostato all'insegna di „Famiglia dehoniana”, denominazione condivisa da tutte le componenti (SCJ, Laici, Consacrate) ed ufficializzata definitivamente con la „Carta di comunione” (20.12.2001) della Famiglia dehoniana; si definiscono le caratteristiche del Laicato dehoniano espresse poi nella „Proposta di vita” (20.12.2001).
„Oltre a membri della Curia generale e altri partecipanti per i servizi logistici, sono presenti a questo convegno rappresentanti delle tre componenti la Famiglia dehoniana. Vi sono 25 religiosi SCJ, che assistono i laici dehoniani nelle loro nazioni. Sono presenti 9 consacrate, rappresentanti delle „Soeurs Servantes”, fondate in Francia nel 1867 da Marie du Coeur de Jésus; „The Sacred Heart Sisters”, fondate in Sud Africa nel 1929 da Mons. Demont; l'„Instituto Reparador”, fondato in Spagna nel 1950 da p. Miguel Lòpez Moya; la „Compagnia missionaria del Sacro Cuore di Gesù”, fondata a Bologna (Italia) nel 1958 da p. Albino Elegante; la „Fraternidade Mariana do Coração de Jesus”, fondata in Brasile nel 1974 da p. Aloysio Böing; le „Missionàrias do Amor Misericordioso do Coração de Jesus”, fondate a Lisbona (Portogallo) nel 1992 da p. Julio Gritti. Sono Congregazioni religiose o Istituti secolari, interessati a far parte della Famiglia dehoniana. Infine vi sono 13 laici e 17 laiche, rappresentanti di diversi gruppi di laici dehoniani dell'Europa, America del Nord e America latina, Africa e Asia. Come si vede, la maggioranza dei partecipanti è rappresentata dai laici, ai quali si è voluta dare la preferenza. Dei 37 paesi del mondo, in cui sono presenti membri della Famiglia dehoniana, sono assenti l'Olanda, il Canada e il Camerun” (StD n. 44/2001, pp. 6-7).
Nel XXI Capitolo generale (2003) si prende conoscenza (9 giugno 2003) della richiesta di adesione alla Famiglia dehoniana da parte della 'Fraternidade Mariana do Coração de Jesus' (Brasile), dello 'Instituto Reparador' (Spagna), delle 'Missionàrias do Amor Misericordioso do Coração de Jesus' (Portogallo) e della Compagnia missionaria (Italia). C'è il riconoscimento ufficiale della 'Famiglia dehoniana' (10 giugno 2003), secondo cui „I Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, riuniti nel XXI Capitolo generale:
- prendono atto che la Famiglia dehoniana è una realtà viva, ma tuttora in formazione….
- che gli SCJ si riconoscono membri della Famiglia dehoniana assieme alla componente laicale e ad alcuni Istituti di vita consacrata.
- Si raccomanda al Governo generale SCJ di animare la Congregazione perché accompagni la crescita della Famiglia dehoniana nelle sue diverse componenti, in particolare in quella del Laicato dehoniano” (Doc. XIX, p. 675).
È utile un confronto tra la Famiglia dehoniana odierna e l'Associazione riparatrice originaria; dalle loro differenze apparirà la novità e creatività della Famiglia dehoniana; dalle similitudini apparirà la fedeltà al carisma di p. Dehon. Fedeltà dinamica, che è indice di continuità del carisma nelle sue nuove forme e espressioni del Laicato dehoniano e di consacrate in secolarità.
Come Famiglia dehoniana, essa è ancora in fase di organizzazione, ma vi sono dei punti acquisiti e considerati fermi dalla „Carta di comunione”.
1.a. Innanzi tutto, al centro della Famiglia dehoniana c'è p. Dehon: visto nel suo carisma, con la sua spiritualità e missione nella Chiesa; meglio: con il suo progetto di vita evangelica. Componenti della Famiglia dehoniana sono gli SCJ, i Laici dehoniani, Consacrate in Istituti secolari ed in Istituti religiosi. Questi Istituti, fondati da nostri confratelli, hanno come ispirazione originaria la spiritualità di p. Dehon, trasmessa dal rispettivo Fondatore. Il Laicato dehoniano partecipa direttamente al carisma di p. Dehon; può venire coinvolto, ma non necessariamente, nella preghiera, nella missione e nella vita delle comunità degli SCJ. La Congregazione SCJ non sta più al centro della Famiglia dehoniana; ma ha il compito di aiutare nel discernimento, nella formazione, accompagnamento, sostegno e appoggio a tutti gli altri.
Alla base della Famiglia dehoniana c'è ormai la convinzione, maturata nella Chiesa del post-Concilio, che il carisma di qualsiasi Fondatore non è proprietà esclusiva dell'Istituto da lui fondato; ma è amministrato dallo Spirito, secondo i suoi tempi, come dono a tutta la Chiesa e per il bene di quanti lo Spirito chiama a tale condivisione. L'Istituto costituisce una realizzazione parziale del carisma di un Fondatore, incarnato nella modalità di vita dell'Istituto stesso. Lo Spirito promuove la realizzazione piena e completa del carisma, facendone dono ai laici, sacerdoti e consacrati, per incarnarlo nel rispettivo stato di vita. Partecipando ad una stessa eredità carismatica, quanti la ricevono e condividono si costituiscono in Famiglia.
Inoltre, come intorno all'Istituto secolare della Compagnia Missionaria gravitano altre espressioni direttamente legate ad essa (ad es. i Familiares..), così intorno agli SCJ (Provincia o Comunità religiosa) continuano a rimanere legati direttamente: gli ex-alunni delle Scuole Apostoliche e dei Collegi, che mantengono un vincolo affettivo con la Congregazione; i collaboratori laici, che partecipano alla missione e alle attività degli SCJ, ma non necessariamente vivono della spiritualità di p. Dehon. In alcune nazioni permangono ancora dei membri dell'Associazione ART, che condividono il carisma della Congregazione.
1.b. Diversa era la situazione al tempo di p. Dehon. L'Associazione riparatrice era legata direttamente ai Sacerdoti del S. Cuore di Gesù, vivendo la spiritualità dell'Istituto. Gli SCJ stavano al centro, per il carisma da condividere e per il governo dell'Associazione riparatrice. Costituendo l'Istituto la realizzazione del carisma di p. Dehon, i membri dell'Associazione Riparatrice partecipavano alla spiritualità di p. Dehon con la mediazione dell'Istituto.
Nel determinare il carisma dell'Istituto, dobbiamo riconoscere l'influsso di p. Andrea Prévot con la sua peculiarità di prete-vittima per i sacerdoti e di cura pastorale per i preti in difficoltà . Ed infatti le sorelle Baume, sotto la guida di p. Prévot, si erano offerte vittime per i sacerdoti; sostenute in questa loro vocazione e missione poi dallo stesso p. Dehon (Cfr diverse lettere, fra cui quella del 13.09.1923). E così, con la venuta fra i Sacerdoti del S. Cuore di Gesù dei padri Prévot e Charcosset, il carisma dell'Istituto SCJ è influenzato da Madre Veronica e dalle Suore Vittime, con la spiritualità riparatrice per i peccati dei preti. Lo riconosce lo stesso p. Dehon in due lettere: „Il P. Andrea è stato il vero fondatore spirituale ed interiore della nostra opera, io ne sono il fondatore apparente” (A Claire Baume, 12. 07. 1919); „Noi dobbiamo a Madre Veronica il P. Prévot che è stato più di me il fondatore della nostra Congregazione” (A Madre Marie-Agathe, 21.03.1923).
Altro influsso nel carisma dell'Istituto lo si deve alle Suore Ancelle e a Madre Uhlrich, per la comunione spirituale che regnava fra p. Dehon e queste suore a San Quintino. C'è come una simbiosi carismatica fra le Suore Ancelle e i Sacerdoti del S. Cuore di Gesù fino al punto che, per quanto riguardava l'Associazione riparatrice, gli uomini, i preti e i vescovi venivano ascritti presso gli Oblati-Sacerdoti del S. Cuore, mentre le donne venivano ascritte presso le Suore Ancelle, pur facendo parte tutti dell'unica „Associazione riparatrice”.
„Due famiglie religiose sono state come le con-fondatrici della nostra Opera.
Le Ancelle del Cuore di Gesù di San Quintino hanno avuto nei nostri riguardi una missione che si può definire materna. Esse hanno sempre con noi un'unione di preghiere e di sacrifici, anche noi dobbiamo averla con loro…
Le Vittime del S. Cuore di Gesù, figlie di Madre Veronica, sono anch'esse delle cooperatrici eccezionali. La loro santa Madre voleva l'opera dei sacerdoti e la preparava. Nel 1877 ella comprese in modo soprannaturale che l'opera stava sorgendo a San Quintino. Ella continuò a reclutare e a preparare dei sacerdoti; i migliori sono venuti da noi e sono diventati i miei migliori aiutanti, coprendo la carica di assistente e di maestro dei novizi…
Questi vincoli devono continuare” (Souvenir, VII).
2.a. Nella Famiglia dehoniana, la novità è che la partecipazione alla spiritualità e alla missione di p. Dehon richiede una vocazione personale; per cui ogni componente è chiamata ad una rilettura ed incarnazione del carisma, da vivere secondo il proprio stato di vita. Per le persone consacrate nell'Istituto, secolare o religioso, ciò viene indicato dal rispettivo Fondatore. Per il Laicato dehoniano, è tutta un'impresa da avviare e realizzare. Sotto la guida dello Spirito, si tratta di scoprire la „dimensione laicale del Carisma dehoniano”, come è detto nella „Proposta di vita” (nn. 3-4).
Poiché al centro del Laicato dehoniano non c'è l'Istituto, il laico non deve necessariamente mettersi a servizio dell'Istituto; ma deve incarnare e vivere la spiritualità e missione dehoniana nell'ambito della sua vita familiare, sociale ed ecclesiale, nella propria Chiesa particolare; e ciò come vocazione personale. Tale impegno laicale „non raramente porta inattesi e fecondi approfondimenti di alcuni aspetti del carisma ridestandone un'interpretazione più spirituale e spingendo a trarne indicazioni per nuovi dinamismi apostolici” (Vita Consecrata, 55).
2.b. Nell'Associazione riparatrice, in quanto aggregata all'Istituto SCJ, si viveva la spiritualità e la missione seguendo le modalità dell'Istituto stesso: devozione al S. Cuore di Gesù secondo S. Margherita Maria, spirito di riparazione e di immolazione, voto di vittima per quegli aggregati che ne venivano ispirati. Era nello stile del tempo, per i laici maggiormente impegnati, di vivere secondo le modalità spirituali di quello Istituto a cui si aggregavano.
Ne abbiamo una chiara testimonianza nella corrispondenza con le sorelle Baume: „Mie care Sorelle… Voi siete delle care piccole vittime del S. Cuore, siate fedeli alla vostra offerta. Se vi ho detto che la S. Sede non concede più facilmente un quarto voto, ciò riguarda le comunità, ma gli individui possono sempre emettere dei voti, dietro consiglio dei loro direttori. Voi avete fatto piamente il voto di vittima su consiglio del P. Andrea, come voto per sempre. N.S. lo ha accettato mantenendovi sulla croce già da molti anni. Vivete bene nello spirito del santo Padre Andrea. Offrite le vostre immolazioni secondo le intenzioni da lui indicate: la Chiesa, la Francia, i Preti, l'Opera del Sacro Cuore. Da noi, i più anziani hanno fatto il voto di vittima, i più giovani non lo fanno più, ma devono averne lo spirito secondo le nostre Costituzioni approvate dalla S. Sede… Uniti nel Sacro Cuore. J. L. Dehon” (Lettera del 16.11.1924).
3.a. La condivisione del carisma di p. Dehon significa, per il Laicato dehoniano, vivere la spiritualità dehoniana dell'oblazione riparatrice e la missione di „instaurare il Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società”, come indicato nella „Carta di comunione” (nn. 10-13). Le modalità concrete, e cioè le attività apostoliche, si svolgono nell'ambito della propria Chiesa particolare e nell'ambiente in cui ciascuno opera.
3.b. L'Associazione riparatrice, caratterizzata dalla fedeltà alla spiritualità e agli scopi dell'Istituto, accentua ora uno ora un altro aspetto del carisma, subendo un costante adeguamento al contesto ecclesiale. Agli inizi, con l'Associazione Riparatrice (1878-1897), tutti i membri vivono la spiritualità dell'Istituto con un impegno nell'apostolato. Successivamente (1897-1908) prevale l'accentuazione della spiritualità vittimale a scapito dell'apostolato. Infine, dal 1908 e poi con l'ART (1923), l'apostolato fa parte dell'impegno dei membri dell'Associazione; apostolato da svolgere nell'ambito della propria parrocchia e diocesi, collaborando nelle opere di carità.
Nelle sue lettere alle sorelle Baume, p. Dehon chiede loro di pregare per la nostra missione del Congo (16.06.1920), per l'opera di Roma (01.03.1920; 16.06.1920; 29.04.1921; 28.08.1921; 13.03.1922), per i nostri missionari (01.02.1923), ma anche le sostiene nel loro apostolato parrocchiale (02.01.1920; 28.08.1921; 22.10.1921).
4.a. La formazione, nella Famiglia dehoniana, esige un percorso progressivo, in quanto l'eredità di p. Dehon non è di immediata intuizione; richiede una iniziazione graduale a vivere in intimità con il Signore per giungere a offrirsi come oblazione a Dio gradita. Per le persone consacrate, tale formazione è garantita dal proprio Istituto. Per il Laicato dehoniano, il sostegno e l'accompagnamento, nel discernimento vocazionale e nella formazione, dovrebbe essere garantito dai religiosi SCJ; in quanto persone consacrate, essi sono chiamati ad essere „guide esperte di vita spirituale” (cf VC, 55). L'obiettivo è quello di scoprire la dimensione laicale del carisma di p. Dehon e di promuovere gli stessi laici come „agenti di formazione”.
Si dovrebbero far circolare a livello generale i sussidi formativi, che già si compongono nelle varie Province e Nazioni ad uso del Laicato dehoniano.
4.b. P. Prévot pubblica dei sussidi per la formazione degli aggregati: „Amour, Paix et Joie” (1892), „Amour et Réparation au S. Coeur” (1906) come Manuale per l'Apostolato della Riparazione, in cui si accentua la dimensione di vittima. Vi sono poi diversi „Regolamenti”, nei quali si danno indicazioni per la formazione.
Il percorso formativo, nell'Associazione riparatrice, è regolato secondo lo schema della vita religiosa. Un manoscritto di p. Dehon, Vivre en 'Union avec la Congrégation' (dopo il 1911), indica come tappe formative:
- Unione con i novizi, per iniziarsi alla vita interiore;
- Unione con i religiosi, per praticare lo spirito d'obbedienza, della castità secondo il proprio stato, il distacco dei beni con una vita sobria e semplice;
- Unione con i sacerdoti, per vivere il proprio sacerdozio spirituale; per dedicarsi all'apostolato, alla diffusione della devozione del S. Cuore…;
- Unione con i missionari, per stringere rapporti stretti con un missionario o con una missione…
5.a. Le diverse componenti della Famiglia dehoniana godono della piena autonomia organizzativa. Non c'è nessuna ingerenza o implicazione del Governo generale SCJ negli Istituti secolari o di vita religiosa, che hanno aderito alla Famiglia dehoniana; altrettanto si deve costatare del Laicato dehoniano. Il Superiore generale SCJ non è il Superiore maggiore della Famiglia dehoniana, anche se qualche laico dehoniano pensa di ritenerlo tale. Ancora, nella stessa Nazione o Provincia religiosa si dà il caso che i gruppi di laici dehoniani nemmeno siano collegati fra loro, ma sono autonomi, facendo riferimento ad un singolo religioso SCJ, promotore del rispettivo gruppo.
La „Carta di comunione” chiede che si promuova lo spirito di comunione, di sostegno e collaborazione fra le diverse componenti, ai vari livelli. Sotto questo aspetto, la situazione non è identica nei diversi continenti: se in America Latina esiste già un coordinamento fra i vari gruppi nell'ambito della singola nazione e a livello continentale; altrettanto non si può dire dell'Europa e di altri continenti. Per promuovere, animare e coordinare il cammino della Famiglia dehoniana, la „Carta di comunione” propone l'istituzione di una „Commissione rappresentativa” a livello di Provincia religiosa (o nazionale) e di continente geografico. A livello generale e internazionale, è sufficiente la designazione di un Consigliere generale o si richiede una „Commissione rappresentativa ed organizzativa”, oppure qualcosa di diverso? È una questione aperta.
5.b. Nell'Associazione riparatrice, tutti gli aderenti convergono in un'unica Associazione, siano essi vescovi, preti o laici, anche se presenti in diversi paesi d'Europa. L'Associazione non è autonoma, ma dipende dall'Istituto SCJ. Il Superiore generale dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù è insieme il Direttore dell'Associazione. Con la costituzione dell'ART, il Superiore generale SCJ nomina i Direttori nazionali, come suoi rappresentanti e direttori dell'Associazione in ambito nazionale.
L'Associazione riparatrice, nelle sue diverse denominazioni e nei riguardi degli aggregati, è stata considerata come una specie di Terz'Ordine degli SCJ, anche se giuridicamente non è stata mai costituita come tale. In base al Codice del 1917, l'ART fu costituita in „Pia Associazione di fedeli” (14.03.1923), pur rimanendo sottintesa l'idea di Terz'Ordine.
6.a. L'appartenenza alla Famiglia dehoniana richiede un „previo discernimento”, nel quale si deve riconoscere un servizio particolare agli SCJ, in quanto prima realizzazione storica del carisma di p. Dehon e prima componente di questa Famiglia (Cf Carta di comunione, n. 20).
Ma quale ruolo si deve riconoscere loro nella „dichiarazione” di appartenenza? È sufficiente che un gruppo si autoproclami membro della Famiglia dehoniana e che gli SCJ si limitino ad una semplice presa di visione? Oppure, per l'accettazione a membro della Famiglia dehoniana, è necessaria una richiesta ufficiale e che gli SCJ, a livello competente, procedano ad un riconoscimento esplicito? È un'altra questione aperta.
In Christifideles laici abbiamo un punto di riferimento. Da una parte si riconosce „la libertà associativa dei fedeli laici nella Chiesa. Tale libertà è un vero e proprio diritto che non deriva da una specie di 'concessione' dell'autorità, ma che scaturisce dal battesimo, quale sacramento che chiama i fedeli laici a partecipare attivamente alla comunione e alla missione della Chiesa” (CfL, 29). Da un'altra parte „è oltremodo opportuno che alcune nuove associazioni…, per la loro diffusione spesso nazionale o anche internazionale, abbiano a ricevere un 'riconoscimento ufficiale', un'approvazione esplicita della competente autorità ecclesiastica” (CfL, 31)
La nascita di gruppi di laici dehoniani, in alcune Province, avviene ancora ad opera di singoli religiosi SCJ o degli incaricati dalla Provincia stessa; ma già dagli anni 1980 c'è stata la nascita spontanea, in alcune Province, del Laicato dehoniano ad opera di laici stessi, ispirati dalla conoscenza diretta di p. Dehon e testimoniata loro dagli SCJ.
6.b. Nell'Associazione riparatrice, fondata da p. Dehon e dipendente dall'Istituto, la promozione e lo sviluppo di essa è stata opera dello stesso p. Dehon e dei religiosi incaricati; così l'aggregazione dei membri avveniva ad opera dei religiosi responsabili dell'Associazione stessa.
Conclusione - Il servizio degli SCJ all'interno della Famiglia dehoniana
Nella nuova realtà della Famiglia dehoniana, la „Carta di comunione” dà indicazioni chiare per i rapporti degli SCJ con le altre componenti, anche se rimangono zone d'ombra e questioni aperte sulle quali ancora riflettere.
Gli SCJ devono prendere atto che „al centro della Famiglia dehoniana non c'è più l'Istituto SCJ, ma il 'Progetto di vita evangelica dehoniana'”, e cioè il carisma (spiritualità e missione) di p. Dehon (Cf Carta di comunione, n. 8). Per cui la partecipazione di altri al carisma di p. Dehon „avviene in forza dello Spirito e non per delega dell'Istituto” (Carta di comunione, n. 4).
In quanto p. Dehon è il vero „padre spirituale” di questa Famiglia, dobbiamo saperci accettare „come fratelli e sorelle, nutrendo rapporti fraterni e non subalterni” (Cf. Carta di comunione, nn.5-6); „ci accogliamo in reciprocità, ci riconosciamo fratelli e sorelle” (Carta di comunione, n. 15). „Per gli SCJ, la Famiglia dehoniana costituisce una grazia che viene a rafforzare l'identità propria e il senso di appartenenza all'Istituto, aiuta a scoprire nuove prospettive e perfino una lettura più approfondita del carisma; è una sfida che invita ad accettare con gioia i nuovi fratelli e sorelle che il Signore dà” (Carta di comunione, n. 8).
Per quanto riguarda la missione dehoniana di „instaurare il Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società”, dobbiamo „essere aperti ad eventuali collaborazioni pastorali con le altre componenti della Famiglia dehoniana” (Carta di comunione, n. 12), ma non possiamo strumentalizzarla in vista del sostegno delle nostre opere ed attività apostoliche.
Poiché la Famiglia dehoniana è chiamata ad una rilettura ed incarnazione del carisma, secondo la specificità della propria vocazione e del proprio stato di vita, „gli SCJ prestano il servizio di garantire la fedeltà dinamica nell'interpretazione del carisma di p. Dehon, in quanto prima realizzazione storica di esso” (Carta di comunione, n. 17).
Ci si deve aspettare dagli SCJ „un solido sostegno teologale e teologico” per una „adeguata formazione” nella iniziazione alla spiritualità e missione dehoniana e nel percorso graduale (Cf Carta di comunione, n. 18).
„Si deve riconoscere loro un servizio particolare, nel discernimento dell'appartenenza (alla Famiglia dehoniana), ai diversi livelli. I Sacerdoti del S. Cuore, per volontà stessa di p. Dehon, sono i primi membri di questa Famiglia, e per la dichiarazione della Chiesa, quando ha approvato le loro Costituzioni” (Carta di comunione, n 20).
Infine, nel rispetto della diversità e della rispettiva autonomia organizzativa, gli SCJ devono contribuire a promuovere la comunione fra le diverse componenti, con strumenti e incontri formativi e celebrativi, costruendo collaborazione ai diversi livelli, promuovendo organismi rappresentativi e organizzativi (Cf Carta di comunione, nn. 21-23).
Questi sono i compiti spettanti agli SCJ e che le altre componenti possono e devono loro richiedere.
P. Dehon ci ha lasciato scritto nei suoi Ricordi: „Come opere d'apostolato generale, ho tentato due grandi iniziative: la prima era di condurre i sacerdoti e i fedeli al Cuore di Gesù per offrirgli un tributo quotidiano d'adorazione e d'amore… Ho continuato questo apostolato con la nostra Associazione Riparatrice, con la nostra rivista che per quindici anni ha lavorato per il regno del S. Cuore, con i miei opuscoli su: Gli esercizi spirituali col S. Cuore, Vita d'amore e di riparazione al S. Cuore, Coroncine del S. Cuore, Il Cuore sacerdotale di Gesù. Anche gli scritti di p. Andrea hanno aiutato; le mie diverse riviste hanno operato nella stessa direzione, e le nostre associazioni si sono sviluppate. E' un apostolato da continuare, estendere e intensificare.
Ho voluto contribuire anche alla promozione delle masse popolari con il regno della giustizia e della carità cristiana. Vi ho speso buona parte della mia vita, prima nelle opere di San Quintino, poi nelle mie pubblicazioni di studi sociali, nelle mie conferenze a Roma e altrove, con la mia partecipazione a numerosi congressi. Leone XIII amava considerarmi un fedele interprete delle sue Encicliche sociali. Anche in questo campo il lavoro deve essere continuato” (Souvenir, XI).
Che cosa direbbe oggi p. Dehon per la Famiglia dehoniana? È un apostolato da continuare, estendere e intensificare!