P. Mirosław Daniluk SCJ
KS. LEON DEHON
PROPAGATOR ODNOWY TRZECIEGO ZAKONU
FRANCISZKAŃSKIEGO
Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon
Curia Generale SCJ
Roma - 2004
Nella prova di rinnovamento del Terzo Ordine di san Francesco, intrapresa dal papa Leone XIII, prese parte attiva P. Leone Dehon1).
Nell'enciclica Auspicato del 1882 papa Leone XIII aveva riconosciuto il Terzo Ordine Francescano come il miglior centro di rinnovamento m o r a l e della società, a condizione però di allargare il numero e la cerchia dei suoi membri, e di farlo ritornare allo stato originario del XIII secolo. Al problema più urgente nell'Ottocento - quello della questione operaia, che aveva un grosso riflesso anche sulla vita religiosa di larghe masse di gente - il Papa rispose con l'affermazione che „la difficoltà che travaglia le menti degli uomini di governo sul modo di equanimemente comporre le ragioni dei ricchi e dei poveri, resta mirabilmente sciolta una volta che sia scolpita negli animi la persuasione che la povertà non è per se stessa spregevole: occorre che il ricco sia caritatevole e munifico; che il povero sia rassegnato e attivo, e poiché nessuno dei due è nato per i mutabili beni della terra, gli uni con la sofferenza, gli altri con la liberalità si procurino di raggiungere il cielo”2). Con quest'affermazione accettava l'ordine sociale fino allora esistente.
Per allargare la cerchia del Terzo Ordine Francescano, il papa Leone XIII scrisse nel 1883 la costituzione apostolica Misericors Dei Filius che, mitigando l'antica regola terziaria, l'apriva a una cerchia più larga di fedeli, così da „accelerare il ritorno a Gesù Cristo dei singoli e dell'intera società”3).
Solo però dopo la pubblicazione dell'enciclica Rerum novarum (che criticava l'ordine sociale fino allora esistente), la seduta di una commissione di studi, organizzata per iniziativa di Leon Harmel e tenutasi dal 14 al 21 luglio 1893 a Valdes-Bois, fece un passo importante verso la riforma del terzo ordine. La commissione era composta da 14 religiosi (tra cui 7 provinciali) e 20 in tutto tra sacerdoti diocesani e laici. Vi partecipò il P. Dehon e fu un ardente sostenitore del programma di cambiamento del terzo ordine da una confraternita pia caratterizzata dall'individualismo ad un'istituzione organizzata di rinnovamento cristiano sociale4) Dopo la relazione di Harmel sulla commissione durante un'udienza a Roma, papa Leone XIII espresse la speranza che, riorganizzato, il terzo ordine avrebbe portato splendidi frutti. Solo però nella lettera Quae nuper al commissario del Terzo Ordine di San Francesco in Francia sull'utilità del Terzo Ordine, inviata nel 1894 dopo l'importante congresso del terzo ordine a Paray-le- Monia5), Leone XIII ne appoggiò decisamente l'attività sociale, scrivendo: „Il fatto poi che i Nostri documenti e l'intercessione significassero molto presso di voi, risulta chiaramente proprio dalla questione attuale, tanto più che avete richiesto con insistenza di dirigere le forse naturali del Terzo Ordine nel sostegno alla questione sociale6). Il rigetto dei pregiudizi e delle ingiuste menzogne a riguardo, la difesa e la propagazione dei principi di giustizia e di uguaglianza evangelica, l'incitare i lavoratori ad assumersi compiti pii e virtuosi, così come il fornire ad essi gli aiuti adatti in ogni disgrazia, nonché l'unirsi con legami di vera fraternità nell'attività esistenziale indirizzata all'esterno7): ecco i vostri presupposti principali, campo vasto in cui potete mostrare il carattere del vostro Istituto e l'amore alla patria. Ciò è veramente giusto e santo”8). Il programma di Leone XIII che P. Dehon chiamava „secondo Francesco” a motivo della sua sensibilità sociale, divenne il suo programma, perché egli pure era un adoratore di san Francesco di Assisi9), e come il papa membro del Terzo Ordine Francescano. P. Dehon propagherà le indicazioni del congresso di Paray-le-Moniale, coincidenti con la sua idea del Regno del Cuore di Gesù10)], nel Manuel social chrétien (Paris 1985, II parte, cap. XII)11) dove ne cita i punti principali, sottolineando i seguenti doveri del Terzo Ordine: 1o conquistare persone che siano l'élite di tutte le classi, e che si distinguano per fede e obbedienza al papa come contrappeso alla massoneria; 2o non limitarsi solo a condurre personalmente una vita fedele ai principi cristiani, ma assumersi compiti importanti nella vita pubblica e sociale, propagandovi principi cristiani, soprattutto la giustizia e la carità, e l'influsso della Chiesa; 3o combattere con la parola, lo scritto e l'esempio della vita i pericoli della dottrina erronea del socialismo e l'onnipotenza ingiusta del capitale, conoscere i problemi sociali e propagare le riforme sociali; 4o che i dirigenti delle confraternite congreghe riflettano sui particolari dell'esercizio della giustizia nelle diverse professioni, insegnandolo poi durante le riunioni; 5o promuovere e aiutare attivamente l'organizzazione di incontri di studio e cercare istituzioni in grado di assicurare le regole della giustizia nel commercio e nell'impresa; 6o lo studio da parte dei sacerdoti membri del Terzo Ordine dei principi morali e giustizia privata e l'insegnamento di essi ai fedeli; 7o agire lasciandosi guidare dalla spirito di san Francesco nel servizio ai poveri, cautelare le loro necessità, liberarli dalla oppressione fondando e sostenendo delle istituzioni adatte che si occupino dell'organizzazione cristiana del lavoro, dell'aiuto agli operai che si trovano nella miseria provocata dalla malattia, dallo sciopero, dall'anzianità e dalla morte; 8o unione dei terziari e rafforzamento della solidarietà reciproca non solo nelle questioni religiose e soprannaturali, ma anche sociali ed economiche.
Padre Dehon partecipò molte volte ai congressi del Terzo Ordine di san Francesco12) e si pronunziò sul ruolo di esso13). Affermava magistralmente che „il Terzo ordine senza l'azione sociale non è più il Terzo Ordine di san Francesco, ma una confraternita senza forza e senza vitalità”14), e riteneva che il limitare i compiti dei membri alla religiosità privata, come era successo negli ultimi due secoli, fosse un diminuire Gesù Cristo e un agire contro lo spirito di san Francesco15). Il desiderio infatti di san Francesco era la giustizia nella vita economica e sociale16) Realizzando il carisma di lui, l'avevano incarnata tali figli suoi quali Antonio di Padova, Bernardino da Siena, Giovanni Capestrano e Bernardino da Feltre, ritenuti modello nell'attività sociale, i quali avevano combattuto con la disonestà nel commercio e con l'usura e organizzato per i poveri delle banche, i Monti di Pietà di denaro e frumentari17), accordanti prestiti favorevoli. Siccome la situazione della popolazione nel XIX secolo era pietosa a motivo dell'onnipotenza del capitale e della sua concorrenza che imponeva diritti ingiusti, costringenti l'operaio a un lavoro smisurato e ad accettare un salario miserevole, con danno per la propria famiglia, per la salute ed anche per la propria vita, il Terzo Ordine, che nel XIII secolo aveva salvato la popolazione dal dominio feudale (grazie al privilegio di dispensare i sudditi dal giuramento feudale e dagli obblighi ad esso connessi, quali ad es. quello del servizio militare), avrebbe dovuto - affermava P. Dehon alla stregua del papa Leone XIII - intraprendere la sua missione sociale. Per motivare le proprie esigenze, P. Dehon si richiama a Francesco affermando che: „L'operaio oppresso e dato in preda dal nostro sistema economico sarebbe per lui (cioè per Francesco) come Gesù straziato, Gesù che grida: „Sono affamato, oppresso, abbandonato”. Non aveva detto forse Gesù: „Tutto quanto avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (cf. Mt 25,40). Il nostro caro santo (Francesco) non si accontenterebbe di annunciare le verità della fede, esaminerebbe il problema sociale. Cercherebbe di riportare il regno della giustizia e dell'equità. Voi anche dovreste fare così, per essere suoi veri figli”18). Ricordava poi ai membri le indicazioni del congresso di Limoges del 189519), perché senza parzialità esaminassero in spirito cristiano le richieste dei lavoratori e agissero per migliorarne le condizioni, in sintonia con l'insegnamento della Chiesa. Riteneva primo dovere conoscere alla luce delle encicliche dei Papi le fonti dell'ingiustizia e dell'oppressione, tali come l'usura, lo sfruttamento degli operai con un lavoro smisurato e una bassa retribuzione, la violazione dei principi morali nel commercio e nell'impresa. Conseguenza della conoscenza dei principi di giustizia deve essere la loro diffusione e la difesa e lo smascheramento dell'ingiustizia sull'esempio di Bernardino da Siena il quale, grazie allo studio dei meccanismi del commercio, ne mostrò 18 delle più frequenti infrazioni contro la giustizia20).. Padre Dehon riteneva campo delle azioni concrete del Terzo Ordine anche la battaglia per la libertà piena delle associazioni e la rappresentazione professionale. Nella conferenza dal titolo La doctrine de la charité evangélique et consequence de cette doctrine dans la vie sociale et economique tenuta nel 1899 al congresso di Tolosa21), consigliava al Terzo Ordine un programma di azione sociale comprendente studi preparatori, incontri, opere assistenziali e di creditizie, stampa, divulgazione di riforme sociali. Lanciava il motto di Leone di „uscire verso il popolo”, verso gli operai e i poveri. Invogliava ad aprire per loro scuole cattoliche, agrarie, dar loro l'elemosina, organizzare aiuti per gli orfani e gli anziani, i contadini e gli operai, assicurare una dote per le ragazze povere, operare in favore di un rinnovamento delle famiglie operaie, unire i sindacati, organizzare patronati e circoli operai, circoli di studio, cooperative, casse rurali, uffici di assistenza, agenzie di lavoro temporaneo; incoraggiava ad affrontare vivamente questi problemi verbalmente e per iscritto, a contribuire allo sviluppo della democrazia sostenendo l'organizzazione delle elezioni libere in Francia22). La maggior parte del clero francese stava ferma su posizioni conservatrici e, non comprendendo i problemi sociali, era indifferente o contraria alle indicazioni sociali di papa Leone XIII. Il programma di rinnovamento del Terzo Ordine di san Francesco trovò risonanza in Polonia dove fu accolto e accettato dai Frati minori, detti in Polonia bernardini. Lo dimostra la piccola opera O III. Zakonie św. Franciszka jako reformie socialnej (Lwów 1897) scritta da Czesław Bogdalski OFM, organizzatore, direttore e visitatore dei terziari francescani ed anche redattore (1886-95 e 1899-22) del „Dzwonek Trzceciego Zakonu” (cio è „Il campanello del Terzo Ordine”)23), che riportava molti esempi dell'attività sociale dei terziari nel mondo nello spirito di papa Leone XIII, e mostrava però la debolezza del Terzo Ordine in Polonia a causa della mancata conoscenza della regola da parte del clero diocesano e dell'inconsapevolezza del valore di essa, della mancanza della sua divulgazione, e a causa pure della dispersione dei terziari. Dava anche ai terziari polacchi un programma di azione sociale coincidente in molti punti con il programma sostenuto da Padre Dehon24).
Per divulgare l'insegnamento sociale del Papa i sostenitori del nuovo orientamento del Terzo Ordine, tra cui P. Dehon e il suo stretto amico Leon Harmel, ebbero l'idea di organizzare in breve un congresso internazionale dei terziari francescani. E difatti esso si svolse nei giorni 23-27 settembre 1900 a Roma, riunendo 15000 membri, tra i quali 9000 italiani e 2000 francesi. Le sedute generali si tenevano nella chiesa di sant'Andrea della Valle. Il discorso pronunziato da padre Leone Dehon dal titolo L'action nouvelle du tiers-ordre gli ottenne tra gli avversari del corso sociale, di cui faceva parte la maggioranza dei cappuccini, la fama non solo di socialista, ma anche di rivoluzionario. Nonostante l'opposizione di L. Harmel e di P. Dehon a quel congresso fu affermato chiaramente che il Terzo Ordine non è „né una scuola di sociologia, né un'organizzazione per diffondere l'economia politica”. Roma divenne dunque per gli innovatori luogo di sconfitta. Svanì così il bel sogno sociale non solo di papa Leone XIII, ma anche di P. Dehon e di L. Harmel. Padre Dehon iniziò a ritirarsi dall'azione sociale fino a rinunziarvici definitivamente alla morte del grande Papa.
Nella Lettera Tertium Franciscalium Ordinem del 1912 papa Pio X vietò formalmente al Terzo Ordine come tale di immischiarsi nella politica o in questioni puramente economiche, giudicando tale azione come totalmente contraria ai presupposti del Terzo Ordine. Consigliò però ai singoli terziari di partecipare all'azione sociale di altre associazioni, per es. dell'Azione Cattolica che godeva del riconoscimento della Sede Apostolica, e pose le associazioni fondate dai terziari sotto l'autorità dei vescovi ai quali trasmise il diritto di nominarne i dirigenti, limitando in questo modo l'influsso degli stessi terziari sulla formazione del carattere e sul funzionamento di tali associazioni. Il divieto del Papa verso il Terzo Ordine comprendeva anche le cosiddette opere sociali miste, cioè quelle aventi per fine il bene morale e religioso dei fedeli, ma miranti anche a soddisfare i loro bisogni terreni. Il divieto riguardava dunque i diversi sindacati e le leghe operaie come organisazioni25). Così andò persa l'iniziativa di Leone XIII di rinnovare il Terzo Ordine francescano.
Tale comportamento di papa Pio X scaturiva dal suo atteggiamento nei confronti di ogni corrente di innovazione definita come modernismo. Secondo le convinzioni di Pio X dalle chiare tendenze antidemocratiche, fu vietata ai cattolici laici ogni attività religioso-sociale che non avesse un permesso ufficiale della curia (decreto Lamentabili sane exitu e enciclica Pascendi dominici gregis del 1907)26)http://www.scj.org/scj_homp/we-scj/beatification_dehon/articolo_daniluk_nr_25_italiano.html#_ftn26%23_ftn26.
P. Mirosław Daniluk SCJ
KS. LEON DEHON
PROPAGATOR ODNOWY TRZECIEGO ZAKONU
FRANCISZKAŃSKIEGO
Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon
Curia Generale SCJ
Roma - 2004
PADRE LEONE DEHON
PROPAGATORE DEL RINNOVAMENTO
DEL TERZO ORDINE FRANCESCANO
Nella prova di rinnovamento del Terzo Ordine di san Francesco, intrapresa dal papa Leone XIII, prese parte attiva P. Leone Dehon[1].
Nell'enciclica Auspicato del 1882 papa Leone XIII aveva riconosciuto il Terzo Ordine Francescano come il miglior centro di rinnovamento m o r a l e della società, a condizione però di allargare il numero e la cerchia dei suoi membri, e di farlo ritornare allo stato originario del XIII secolo. Al problema più urgente nell'Ottocento - quello della questione operaia, che aveva un grosso riflesso anche sulla vita religiosa di larghe masse di gente - il Papa rispose con l'affermazione che „la difficoltà che travaglia le menti degli uomini di governo sul modo di equanimemente comporre le ragioni dei ricchi e dei poveri, resta mirabilmente sciolta una volta che sia scolpita negli animi la persuasione che la povertà non è per se stessa spregevole: occorre che il ricco sia caritatevole e munifico; che il povero sia rassegnato e attivo, e poiché nessuno dei due è nato per i mutabili beni della terra, gli uni con la sofferenza, gli altri con la liberalità si procurino di raggiungere il cielo”[2]. Con quest'affermazione accettava l'ordine sociale fino allora esistente.
Per allargare la cerchia del Terzo Ordine Francescano, il papa Leone XIII scrisse nel 1883 la costituzione apostolica Misericors Dei Filius che, mitigando l'antica regola terziaria, l'apriva a una cerchia più larga di fedeli, così da „accelerare il ritorno a Gesù Cristo dei singoli e dell'intera società”[3].
Solo però dopo la pubblicazione dell'enciclica Rerum novarum (che criticava l'ordine sociale fino allora esistente), la seduta di una commissione di studi, organizzata per iniziativa di Leon Harmel e tenutasi dal 14 al 21 luglio 1893 a Valdes-Bois, fece un passo importante verso la riforma del terzo ordine. La commissione era composta da 14 religiosi (tra cui 7 provinciali) e 20 in tutto tra sacerdoti diocesani e laici. Vi partecipò il P. Dehon e fu un ardente sostenitore del programma di cambiamento del terzo ordine da una confraternita pia caratterizzata dall'individualismo ad un'istituzione organizzata di rinnovamento cristiano sociale[4]. Dopo la relazione di Harmel sulla commissione durante un'udienza a Roma, papa Leone XIII espresse la speranza che, riorganizzato, il terzo ordine avrebbe portato splendidi frutti. Solo però nella lettera Quae nuper al commissario del Terzo Ordine di San Francesco in Francia sull'utilità del Terzo Ordine, inviata nel 1894 dopo l'importante congresso del terzo ordine a Paray-le- Monial[5], Leone XIII ne appoggiò decisamente l'attività sociale, scrivendo: „Il fatto poi che i Nostri documenti e l'intercessione significassero molto presso di voi, risulta chiaramente proprio dalla questione attuale, tanto più che avete richiesto con insistenza di dirigere le forse naturali del Terzo Ordine nel sostegno alla questione sociale[6]. Il rigetto dei pregiudizi e delle ingiuste menzogne a riguardo, la difesa e la propagazione dei principi di giustizia e di uguaglianza evangelica, l'incitare i lavoratori ad assumersi compiti pii e virtuosi, così come il fornire ad essi gli aiuti adatti in ogni disgrazia, nonché l'unirsi con legami di vera fraternità nell'attività esistenziale indirizzata all'esterno[7]: ecco i vostri presupposti principali, campo vasto in cui potete mostrare il carattere del vostro Istituto e l'amore alla patria. Ciò è veramente giusto e santo”[8]. Il programma di Leone XIII che P. Dehon chiamava „secondo Francesco” a motivo della sua sensibilità sociale, divenne il suo programma, perché egli pure era un adoratore di san Francesco di Assisi[9], e come il papa membro del Terzo Ordine Francescano. P. Dehon propagherà le indicazioni del congresso di Paray-le-Moniale, coincidenti con la sua idea del Regno del Cuore di Gesù[10], nel Manuel social chrétien (Paris 1985, II parte, cap. XII)[11] dove ne cita i punti principali, sottolineando i seguenti doveri del Terzo Ordine: 1o conquistare persone che siano l'élite di tutte le classi, e che si distinguano per fede e obbedienza al papa come contrappeso alla massoneria; 2o non limitarsi solo a condurre personalmente una vita fedele ai principi cristiani, ma assumersi compiti importanti nella vita pubblica e sociale, propagandovi principi cristiani, soprattutto la giustizia e la carità, e l'influsso della Chiesa; 3o combattere con la parola, lo scritto e l'esempio della vita i pericoli della dottrina erronea del socialismo e l'onnipotenza ingiusta del capitale, conoscere i problemi sociali e propagare le riforme sociali; 4o che i dirigenti delle confraternite congreghe riflettano sui particolari dell'esercizio della giustizia nelle diverse professioni, insegnandolo poi durante le riunioni; 5o promuovere e aiutare attivamente l'organizzazione di incontri di studio e cercare istituzioni in grado di assicurare le regole della giustizia nel commercio e nell'impresa; 6o lo studio da parte dei sacerdoti membri del Terzo Ordine dei principi morali e giustizia privata e l'insegnamento di essi ai fedeli; 7o agire lasciandosi guidare dalla spirito di san Francesco nel servizio ai poveri, cautelare le loro necessità, liberarli dalla oppressione fondando e sostenendo delle istituzioni adatte che si occupino dell'organizzazione cristiana del lavoro, dell'aiuto agli operai che si trovano nella miseria provocata dalla malattia, dallo sciopero, dall'anzianità e dalla morte; 8o unione dei terziari e rafforzamento della solidarietà reciproca non solo nelle questioni religiose e soprannaturali, ma anche sociali ed economiche.
Padre Dehon partecipò molte volte ai congressi del Terzo Ordine di san Francesco[12] e si pronunziò sul ruolo di esso[13]. Affermava magistralmente che „il Terzo ordine senza l'azione sociale non è più il Terzo Ordine di san Francesco, ma una confraternita senza forza e senza vitalità”[14], e riteneva che il limitare i compiti dei membri alla religiosità privata, come era successo negli ultimi due secoli, fosse un diminuire Gesù Cristo e un agire contro lo spirito di san Francesco[15]. Il desiderio infatti di san Francesco era la giustizia nella vita economica e sociale[16]. Realizzando il carisma di lui, l'avevano incarnata tali figli suoi quali Antonio di Padova, Bernardino da Siena, Giovanni Capestrano e Bernardino da Feltre, ritenuti modello nell'attività sociale, i quali avevano combattuto con la disonestà nel commercio e con l'usura e organizzato per i poveri delle banche, i Monti di Pietà di denaro e frumentari[17], accordanti prestiti favorevoli. Siccome la situazione della popolazione nel XIX secolo era pietosa a motivo dell'onnipotenza del capitale e della sua concorrenza che imponeva diritti ingiusti, costringenti l'operaio a un lavoro smisurato e ad accettare un salario miserevole, con danno per la propria famiglia, per la salute ed anche per la propria vita, il Terzo Ordine, che nel XIII secolo aveva salvato la popolazione dal dominio feudale (grazie al privilegio di dispensare i sudditi dal giuramento feudale e dagli obblighi ad esso connessi, quali ad es. quello del servizio militare), avrebbe dovuto - affermava P. Dehon alla stregua del papa Leone XIII - intraprendere la sua missione sociale. Per motivare le proprie esigenze, P. Dehon si richiama a Francesco affermando che: „L'operaio oppresso e dato in preda dal nostro sistema economico sarebbe per lui (cioè per Francesco) come Gesù straziato, Gesù che grida: „Sono affamato, oppresso, abbandonato”. Non aveva detto forse Gesù: „Tutto quanto avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (cf. Mt 25,40). Il nostro caro santo (Francesco) non si accontenterebbe di annunciare le verità della fede, esaminerebbe il problema sociale. Cercherebbe di riportare il regno della giustizia e dell'equità. Voi anche dovreste fare così, per essere suoi veri figli”[18]. Ricordava poi ai membri le indicazioni del congresso di Limoges del 1895[19], perché senza parzialità esaminassero in spirito cristiano le richieste dei lavoratori e agissero per migliorarne le condizioni, in sintonia con l'insegnamento della Chiesa. Riteneva primo dovere conoscere alla luce delle encicliche dei Papi le fonti dell'ingiustizia e dell'oppressione, tali come l'usura, lo sfruttamento degli operai con un lavoro smisurato e una bassa retribuzione, la violazione dei principi morali nel commercio e nell'impresa. Conseguenza della conoscenza dei principi di giustizia deve essere la loro diffusione e la difesa e lo smascheramento dell'ingiustizia sull'esempio di Bernardino da Siena il quale, grazie allo studio dei meccanismi del commercio, ne mostrò 18 delle più frequenti infrazioni contro la giustizia[20].. Padre Dehon riteneva campo delle azioni concrete del Terzo Ordine anche la battaglia per la libertà piena delle associazioni e la rappresentazione professionale. Nella conferenza dal titolo La doctrine de la charité evangélique et consequence de cette doctrine dans la vie sociale et economique tenuta nel 1899 al congresso di Tolosa[21], consigliava al Terzo Ordine un programma di azione sociale comprendente studi preparatori, incontri, opere assistenziali e di creditizie, stampa, divulgazione di riforme sociali. Lanciava il motto di Leone di „uscire verso il popolo”, verso gli operai e i poveri. Invogliava ad aprire per loro scuole cattoliche, agrarie, dar loro l'elemosina, organizzare aiuti per gli orfani e gli anziani, i contadini e gli operai, assicurare una dote per le ragazze povere, operare in favore di un rinnovamento delle famiglie operaie, unire i sindacati, organizzare patronati e circoli operai, circoli di studio, cooperative, casse rurali, uffici di assistenza, agenzie di lavoro temporaneo; incoraggiava ad affrontare vivamente questi problemi verbalmente e per iscritto, a contribuire allo sviluppo della democrazia sostenendo l'organizzazione delle elezioni libere in Francia[22]. La maggior parte del clero francese stava ferma su posizioni conservatrici e, non comprendendo i problemi sociali, era indifferente o contraria alle indicazioni sociali di papa Leone XIII. Il programma di rinnovamento del Terzo Ordine di san Francesco trovò risonanza in Polonia dove fu accolto e accettato dai Frati minori, detti in Polonia bernardini. Lo dimostra la piccola opera O III. Zakonie św. Franciszka jako reformie socialnej (Lwów 1897) scritta da Czesław Bogdalski OFM, organizzatore, direttore e visitatore dei terziari francescani ed anche redattore (1886-95 e 1899-22) del „Dzwonek Trzceciego Zakonu” (cio è „Il campanello del Terzo Ordine”)[23], che riportava molti esempi dell'attività sociale dei terziari nel mondo nello spirito di papa Leone XIII, e mostrava però la debolezza del Terzo Ordine in Polonia a causa della mancata conoscenza della regola da parte del clero diocesano e dell'inconsapevolezza del valore di essa, della mancanza della sua divulgazione, e a causa pure della dispersione dei terziari. Dava anche ai terziari polacchi un programma di azione sociale coincidente in molti punti con il programma sostenuto da Padre Dehon[24].
Per divulgare l'insegnamento sociale del Papa i sostenitori del nuovo orientamento del Terzo Ordine, tra cui P. Dehon e il suo stretto amico Leon Harmel, ebbero l'idea di organizzare in breve un congresso internazionale dei terziari francescani. E difatti esso si svolse nei giorni 23-27 settembre 1900 a Roma, riunendo 15000 membri, tra i quali 9000 italiani e 2000 francesi. Le sedute generali si tenevano nella chiesa di sant'Andrea della Valle. Il discorso pronunziato da padre Leone Dehon dal titolo L'action nouvelle du tiers-ordre gli ottenne tra gli avversari del corso sociale, di cui faceva parte la maggioranza dei cappuccini, la fama non solo di socialista, ma anche di rivoluzionario. Nonostante l'opposizione di L. Harmel e di P. Dehon a quel congresso fu affermato chiaramente che il Terzo Ordine non è „né una scuola di sociologia, né un'organizzazione per diffondere l'economia politica”. Roma divenne dunque per gli innovatori luogo di sconfitta. Svanì così il bel sogno sociale non solo di papa Leone XIII, ma anche di P. Dehon e di L. Harmel. Padre Dehon iniziò a ritirarsi dall'azione sociale fino a rinunziarvici definitivamente alla morte del grande Papa.
Epilogo
Nella Lettera Tertium Franciscalium Ordinem del 1912 papa Pio X vietò formalmente al Terzo Ordine come tale di immischiarsi nella politica o in questioni puramente economiche, giudicando tale azione come totalmente contraria ai presupposti del Terzo Ordine. Consigliò però ai singoli terziari di partecipare all'azione sociale di altre associazioni, per es. dell'Azione Cattolica che godeva del riconoscimento della Sede Apostolica, e pose le associazioni fondate dai terziari sotto l'autorità dei vescovi ai quali trasmise il diritto di nominarne i dirigenti, limitando in questo modo l'influsso degli stessi terziari sulla formazione del carattere e sul funzionamento di tali associazioni. Il divieto del Papa verso il Terzo Ordine comprendeva anche le cosiddette opere sociali miste, cioè quelle aventi per fine il bene morale e religioso dei fedeli, ma miranti anche a soddisfare i loro bisogni terreni. Il divieto riguardava dunque i diversi sindacati e le leghe operaie come organisazioni[25]. Così andò persa l'iniziativa di Leone XIII di rinnovare il Terzo Ordine francescano.
Tale comportamento di papa Pio X scaturiva dal suo atteggiamento nei confronti di ogni corrente di innovazione definita come modernismo. Secondo le convinzioni di Pio X dalle chiare tendenze antidemocratiche, fu vietata ai cattolici laici ogni attività religioso-sociale che non avesse un permesso ufficiale della curia (decreto Lamentabili sane exitu e enciclica Pascendi dominici gregis del 1907)[26]http://www.scj.org/scj_homp/we-scj/beatification_dehon/articolo_daniluk_nr_25_italiano.html#_ftn26#_ftn26.
[1] Un quadro ampio del movimento sociale francescano in Francia all'indomani dell'uscita dell'enciclica Rerum novarum lo offre l'opera di J.M. Bournod, Le mouvement social franciscain en France a la suite de Rerum novarum (1893-1901), Paris 1991.
[2] Testo italiano in: ww.vatican.va/holy_father/leo_xiii/encyclicals/ documents/hfl-xiii_enc_17091882_auspicato-concessum_it.html.
[3] Ivi p. 58-69.
[4] M. Denis, Le père Dehon et le Tiers-Ordre de Saint François d'Assise, bisonia completare il titolo del periodico e la concreta pagina (da noi non è disponibilie) oppure gettare via questa nota!
[5] J.M. Burnod in opera già citata enumera 12 postulati del congresso (11-13 settembre) verso i membri del terzo ordine; otto di essi ricordano che il terziario non si può isolare dalla vita sociale e pubblica, ma ha l'obbligo di impegnarsi a difendere la giustizia.
[6] Sottolineature in grassetto dell'Autore dell'articolo (ndt.).
[7] Sottolineature in grassetto dell'Autore dell'articolo (ndt.).
[8]Il testo latino in: Leon XIII, Allocutiones, epistolae, constitutiones aliaque acta praecipua, Brugis 1896, V 299-300.
[9] Lo scelse addirittura come uno dei patroni principali della sua congregazione religiosa (cf. Thesaurus precum, Romae 1954, p. 24-25) e lo inserì tra i santi del Cuore di Gesù (Directoire spirituel des Prêtres du Sacré-Coeur de Jésus, in L. Dehon, Oeuvres spirituelles, Roma 1985, VII p.55).
[10] Nel 1898 lanciò l'idea di questo regno sulle colonne del primo numero del giornaletto da lui iniziato: „Le Règne du Sacré-Coeur dans les âmes et les sociétés”.
[11] L.Dehon, Oeuvres sociales, Napoli 1976, II 231-235.
[12] A Reims nel 1896, a Nîmes nel 1897, a Tolosa nel 1899 e a Roma nel 1900.
[13] Propagation et defense des principes de la justice et de l'equite évangéliques, Actes du Troisième Congrès du Tiers-Ordre Franciscain, tenu à Reims du 17 au 21 août 1896, Le Mans 1897, p. 277-284; Lettera di P. Dehon a Padre Jules commissario generale del Terzo Ordine riguardo il Congresso del Terzo Ordine a Nîmes pubblicato in Actes du Quatrième Congrès du Tiers-Ordre Franciscain, tenu à Nîmes du 23 au 27 août 1897, Brive 1898 nonché in Oeuvres sociales, Napoli 1985, IV p. 641-644; L'Action sociale du Tiers-ordre, „La Chronique du Sud-Est”, novembre 1898, nr 11, p. 345-347; La mission actuelle du Tiers-Ordre. Completer son recrutement - Elargir son esprit, relazione al Congresso internazionale del Terzo Ordine svoltosi a Roma nel 1900 e pubblicato a parte con il titolo Congrès International du Tiers-Ordre franciscain Rome, 22-26 septembre 1900. Discours du R.P. Dehon, Rome 1900 nonché in Oeuvres sociales, Napoli 1978, I p. 478-483.
[14] „Le Tiers-Ordre, sans l'action sociale, n'est plus le Tiers-Ordre de saint François, c'est une confrérie sans force et sans vitalité„, da Propagation et defense, in: L. Dehon, Oeuvres sociales, Napoli 1985, IV p. 636.
[15] Manuel social chrétien, in: Oeuvres sociales, Napoli 1976, II p. 233.
[16] Ivi p. 631.
http://www.scj.org/scj_homp/we-scj/beatification_dehon/articolo_daniluk_nr_25_italiano.html#_ftnref17#_ftnref17[17] Sulla loro storia e il loro funzionamento esiste un'abbondante letteratura: Louis de Besse, Le b. Bernardin de Feltre et son oeuvre I-II, Tours 1902; P. Holzapfel, Die Anfänge der Montes Pietatis, München 1903; F. Faicchio, I Monti di Pietà e la predicazione francescana nel secolo XV, Napoli 1932; G. Vitali, Il Monte di Credito di Ancona, Monaco 1940; A. Salzano, Il „Monte dei denari” e il „Monte del grano” a Spoleto nella seconda metà del Quattrocento, Spoleto 1940; A. Parsons, Economic Significance of the Montes Pietatis, „Franciscan Studies” 1(1941) q. 3, 3-28; G. Fabiani, Gli Ebrei e il Monte di Pietà in Ascoli, Rocca S. Casciano 1942; G. Coniglio, Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1952, VIII col. 1378-1380; P. Mattei, Cenni storici sui banchi di pegno e i Monti di Pietà. Il Monte di Pietà a Padova, Padova 1953; A. Ghinato, Monte di pietà e monti frumentari di Amelia. Origine e antichi statuti, Roma 1956; id., Studi e documenti intorno ai primitivi Monti di Pietà I-VI, Roma 1956-1972; E. Patriarca, Il monte di pietà di S. Daniele del Friuli, Verona 1956; G. Garrani, Il carattere bancario e l'evoluzione strutturale dei primigeni Monti di Pietà, Milano 1957; A. Ghinato, I primitivi Monti frumentari di fra Andrea da Faenza, „Antonianum”. Periodicum philosophico-theologicum 33(1958) 423-442; 34(1959) 32-72; G. Barbieri, Il beato Bernardino da Feltre nella storia sociale del rinascimento, Milano 1962; B. Laugeni, Il b. Giovanni Marinoni, ideatore e promotore del Monte di Pietà, precursore del banco di Napoli, „Regnum” 18(1962) 142-163; S. Majarelli, U. Nicolini, Il monte dei poveri di Perugia. Periodo delle origini (1462-1474), Perugia 1962; A. Ghinato, Studi e documenti intorno ai primitivi Monti di Pietà I-V, Roma 1963; P. Compostella, Il Monte di Pietà di Milano. Le origini (1486-1528), Milano 1966; V. Meneghin, Documenti vari intorno al b. Bernardino Tomitano da Feltre, Roma 1966; M. Martelli, Storia del Monte di Pietà di Lugo di Romagna (1546-1968), Firenze 1969; M. Monaco, La questione dei monti di pietà al quinto Concilio lateranense, „Rivista di studi salernitani” 7(1971) 85‑136; M. Sensi, Tre Monti frumentari del secolo XV, „Studi Maceratesi” 5(1971) 285-305; A. Ghinato, I Monti di Pietà in Umbria, in: Storia e cultura in Umbria nell'età moderna (sec. XV-XVIII). Atti del VIII Convegno di studi umbri, Gubbio 18-22.5.1969, Perugia 1972, p. 475-517; I monti di pietà e le attività sociali dei francescani nel Quatrocento, „Picenum seraphicum” 9(1972) 7-332; M. Sensi, Fra Andrea da Faenza istitutore dei Monti frumentari, „Picenum seraphicum” 9(1972) 162‑257; J. López Yepes, Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, Paris 1924, III col. 1726-1736 (bibl.); V. Meneghin, Bernardino da Feltre e i monti di Pietà, Vicenza 1974; G.A. Mantovani, La comunità ebraica in Crema nel sec. XV e le origini del Monte di Pietà, „Nuova rivista storica” (Roma) 59(1975) 378-406; L. Ilvo‑Gai Capecchi, Il Monte di Pietà a Pistoia e le sue origini, Firenze 1976; L. Canonici, Il Monte di Pietà in Assisi, „Studi francescani” 74(1977) 345‑374; id., Il Monte Frumentario d'Assisi, in: Atti Accad. Properziana del Subasio (Assisi), ser. VI n. 1(1978) 69‑83; R. Segre, Bernardino da Feltre, i Monti di Pietà e i banchi ebraici, „Rivista storica italiana” 90(1978) 818‑833; C. Dolcini, Considerazioni sugli Statuti del Monte di Pietà di Cesena, „Atti della Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna” Classe di Scienze Morali. Serie: Rendiconti. Bol. 64(1979) 103‑135; C. Gambacorta, Dei Monti di Pietà [Abruzzo], „La Voce Pretuziana” 8(1979) q. 2, 10‑16; M. Muzzarelli, Un bilancio storiografico sui Monti di Pietà: 1956-1976, „Rivista di storia della Chiesa in Italia” 33(1979) 165-183; Y. Marec, J. Vidalenc, Le Mont-de-Piété de Rouen (1778-1923), Un „baromètre de la misère publique”?, Rouen 1980; V. Meneghin, Bernardino da Feltre, i Monti di Pietà e i banchi ebraici, „Archivum franciscanum historicum” 73(1980) 688‑703; id., La fondazione del Monte di Pietà di Cittadella, Venezia 1980; M.G. Muzzarelli, Il Gaetano ed il Bariani: per una revisione della tematica sui Monti di Pietà, „Rivista di storia e letteratura religiosa” (Firenze) 16(1980) q.1, 3-19; M. Sensi, G. Pagnani, Dizionario degli istituti di perfezione, Roma 1980, VI col. 115-122; V. Meneghin, Paolo di Middelburgo fautore dei Monti di Pietà, „Studi francescani” 84(1987) 15-29; id., Influenza creditizia dei Monti di Pietà, „Studi francescani” 86(1989) 93‑136.
[18] Propagation et defence in: Oeuvres sociales, Napoli 1985, IV 637.
[19] Ivi, p. 634.
[20] A.E. Trugenberge, San Bernardino da Siena. Considerazioni sullo sviluppo dell'etica economica cristiana nel primo Rinascimento, Bern 1951.
[21] Pubblicato in: Actes du Cinquième Congrès du Tiers-Ordre de S. François, tenu à Toulouse du 16 au 20 août 1899, Paris [1899], p. 217-227 nonché in: Oeuvres sociales, Napoli 1985, IV p. 649-659.
[22] Le libere elezioni vennero introdotte dalla Costituzione francese del 1875. P. Dehon le appoggiò dopo esser passato dalla posizione monarchica alla repubblicana, e ciò grazie all'influsso dell'enciclica di papa Leone XIII Au milieu des sollicitudes, del 1892 che invitava i cattolici francesi ad accttare il sistema repubblicano.
[23] B. Migdał, Encyklopedia Katolicka, Lublin 1976, vol. II 710-711.
[24] Bogdalski proponeva ai terziari polacchi tra l'altro l'organizzazione di un'unione scolastica cattolica, l'apertura di scuole confessionali, di asili, di aziende di lavoro per le ragazze, di agenzie di lavoro temporaneo, di casse operaie; proponeva inoltre il combattimento dell'usura, l'aggiornamento professionale degli operai, la conduzione di corsi sociali cattolici, la maggiore assistenza ai carcerati, la costituzione di istituti di lavoro coatto per i vagabondi, di ricoveri per gli anziani. Alla fine affermava: „È tuttavia necessario che il nostro Terzo Ordine sia ormai buttato fuori dalla sacrestia, nella quale siede finora e capisca che il suo compito non è solo di devozione, ma per volontà del Santo Padre deve essere eminentemente sociale” (ivi p.38-43).
[25] J.R. Bar, Tercjarstwo franciszkańskie, Kraków 1945, p. 113.
http://www.scj.org/scj_homp/we-scj/beatification_dehon/articolo_daniluk_nr_25_italiano.html#_ftnref26#_ftnref26[26]http://www.scj.org/scj_homp/we-scj/beatification_dehon/articolo_daniluk_nr_25_italiano.html#_ftnref26#_ftnref26 „Acta Sanctae Sedis” 40(1907), p. 470-478, 593-650.