P. Angelo Cavagna SCJ
PADRE DEHON
E LA MADONNA
Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon
Curia Generale SCJ
Roma - 2004
Boccadirio, 16 luglio 1997
Mi piace iniziare la presentazione della figura di p. Dehon, in questo 50° di presenza dei suoi seguaci, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, in questo santuario mariano di Boccadirio, dando la parola al Fondatore stesso. Cito una delle tante espressioni mariane contenute nel suo „diario”, che, per me, è lo scritto principe per cogliere il suo vero spirito. Scrive: „Mi metto in viaggio per Reims e Val-des-Bois. Il mio bello, durante il viaggio, è di dire a piacere tanti rosari. La mia fiducia in Maria cresce di giorno in giorno. Attendo da lei grazie senza numero per le mie opere e per me”. Era il 30 gennaio del 1888. E il giorno dopo annota: „Qualche debolezza. Ma la mia fiducia in Maria si rafforza sempre di più. La mia buona Mamma è sempre presente al mio pensiero. Ella salverà la sua opera”. La „sua opera” era la Congregazione degli „Oblati” o „Sacerdoti del S. Cuore”, oggi detti anche dehoniani.
Queste parole di p. Dehon ci dicono già chiaro che la sua devozione alla Madonna non era qualcosa di episodico e periferico, ma di costante e centrale. Ho accettato subito di trattare questo tema, appena mi venne proposto dal superiore della comunità dehoniana votata al servizio di questo santuario mariano, perché è uno degli aspetti forse meno trattati della spiritualità di p. Dehon e, quando lo si fa, si ricorre a termini così generali che non rendono ragione del suo vero pensiero. L'8 aprile di quest'anno (1997 - n.d.r.) la Congregazione delle cause dei santi ha promulgato il decreto sulla eroicità delle virtù di p. Dehon, dichiarandolo „Servo di Dio”. Fra tali virtù va annoverata senz'altro anche questa: una tenera devozione alla Madonna. Dice testualmente il decreto: „L'accompagnò sempre la luce amabile della Vergine Maria: «Vivat Cor Jesu, per Cor Mariae», era il suo saluto. Esortava i suoi figli a unirsi a Lei, quale madre o maestra della loro «vocazione d'amore e d'immolazione», specialmente nella sua partecipazione al Sacrificio di suo Figlio Sacerdote, per essere, con Lei, calici e canali dell'acqua e del sangue scaturiti dal Cuore aperto di Gesù” (Informationum Nuntius, 30.04.1997, p. 4).
Svilupperò il tema in due parti. Nella prima tratteggerò la figura spirituale di p. Dehon. Nella seconda cercherò di illustrare come la sua spiritualità ha contrassegnato anche la sua devozione a Maria.
Nato nel 1843 e morto nel 1925, p. Dehon ha vissuto un periodo caratterizzato da due grandi eventi storici: il superamento del giansenismo nella chiesa e la questione operaia nella società civile.
Il giansenismo è un fenomeno complesso, che si fa risalire a Giansenio. Tradotto in soldoni, si tratta di un movimento rigorista, dove la santità di Dio tende a scoraggiare l'uomo impuro e perfino ad allontanarlo dai sacramenti, specie l'eucaristia, perché non si ritiene degno.
L'elemento nuovo, non unico ma forse il principale, che ha risvegliato la fiducia amorosa dell'uomo verso Dio che „è amore”, è stata la devozione al S. Cuore. Iniziato con le apparizioni di s. Margherita Maria Alacoque, vissuta nel 1600, il culto del cuore di Gesù è divenuto popolare nel secolo scorso e nella prima metà del '900, al punto che quasi non c'era chiesa che non avesse la statua o un dipinto del S. Cuore, intronizzato anche in gran parte delle case della gente. È stata quasi una nuova epifania dell'amore misericordioso di Dio in Cristo, che in cambio non chiedeva castighi, ma conversione e amore. Tra le invocazioni rivoltegli, credo che la più significativa e semplice sia: „S. Cuore di Gesù confido in voi”. Ciò mette in evidenza la fiducia amorosa al posto del timore giansenistico. Ne venne di conseguenza una maggiore frequenza alla comunione eucaristica, aperta anche ai bambini.
Così il cristianesimo ha ritrovato la sua vera atmosfera: la centralità e il primato dell'amore. Questo amore non è meno esigente: chiede conversione, rifiuto del peccato, riparazione; ma una riparazione sostanziata di fiducia e amore.
P. Dehon venne avviato a questa devozione fin da piccolo da sua madre e, divenuto grande, ha visto in essa il clima giusto per riavvicinare tutti gli uomini al Signore. Con ardore missionario, si è fatto paladino della estensione del „regno del cuore di Gesù nelle anime e nelle società” (è il titolo della sua rivista) e della consacrazione delle famiglie al S. Cuore.
Ma p. Dehon ricevette una formazione a Parigi da studente universitario e poi a Roma nel seminario francese tutta improntata alla spiritualità della cosiddetta „scuola francese”, essa pure approdata, dopo l'iniziatore card. de Bérulle e i successori Condren, Olier, al culto del cuore di Gesù e alla devozione al cuore immacolato di Maria, soprattutto in s. Giovanni Eudes.
Se la devozione al cuore di Gesù, originata dalle rivelazioni di s. Margherita Maria Alacoque, è quella che ha inciso di più nella vita pastorale della chiesa, quella della scuola francese ha inciso di più a livello biblico, teologico, spirituale, soprattutto nei seminari. P. Dehon, e quindi i suoi seguaci, sono eredi di ambedue questi filoni, anche se sembra che il secondo, quello della scuola francese, preponderante negli scritti di p. Dehon, sia poi rimasto secondario. Perdere di vista la scuola francese significherebbe disperdere una parte consistente del nostro patrimonio spirituale.
La scuola francese contempla in Maria il Cristo incarnato, soprattutto come sacerdote e vittima; valorizza quindi il sacerdozio battesimale dei fedeli e sottolinea l'Ecce Venio e l'Ecce Ancilla. La sostanza di questa spiritualità sacerdotale si incentra: per Condren, nell'annichilamento della creatura; per Olier, nell'unione a Gesù vittima eucaristica; per s. Giovanni Eudes, nell'amore (lo Spirito Santo) attinto alla fonte del cuore di Gesù.
Per questo, l'autore preferito e citato mille volte negli scritti di p. Dehon è Eudes.
Ma p. Dehon si inserisce a sua volta come autore spirituale in questa scuola francese con una sua nota particolare: la dimensione mistica e insieme sociale dell'amore evangelico. Un sociale che va oltre l'elemosina e l'impegno personale con i poveri, certamente importanti. Grazie ai suoi studi profani di diritto civile a Parigi e i suoi studi privati di economia politica durante il seminario a Roma, ha misurato l'ignoranza del clero, specialmente francese, di fronte ai gravi problemi sociali del tempo, primo fra tutti: la questione operaia. In altre parole, l'amore evangelico che p. Dehon attinge alla sorgente del cuore di Gesù esce dal privato e, partendo dalla vita interiore, raggiunge la dimensione socio-politica della vita.
Altri autori insistono sul regno sociale del cuore di Gesù, ma intendono la intronizzazione dell'immagine del cuore di Gesù nei luoghi pubblici, nelle scuole, nei tribunali, nelle assemblee legislative, che può rappresentare il fondamentalismo religioso. In p. Dehon, non insensibile a tale aspetto, prevale l'esigenza che il cristianesimo, la chiesa tutta, specialmente i preti, aprano gli occhi sulla situazione della gente che, al suo tempo, era segnata appunto dalla questione operaia. In ciò p. Dehon è autore originale della scuola francese.
Così in p. Dehon l'impegno ecclesiale di superamento del giansenismo e l'impegno civile accanto al movimento operaio si saldano insieme. Sono queste le due dimensioni essenziali della sua spiritualità: vita interiore e apostolato sociale, secondo l'esigenza dei tempi; mistica e azione; spiritualità del cuore di Gesù e civiltà dell'amore. P. Dehon ha il carisma della sintesi di queste due dimensioni che generalmente si tende a separare e perfino a contrapporre.
Emblematica l'affermazione: „Bisogna che il culto del sacro cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, discenda e penetri nella vita sociale dei popoli” (Le Règne, p. 54). E quest'altra, tolta dal diario: „Anche nei seminari la morale sociale e la politica sono studiate in maniera troppo incompleta… In tutto questo apostolato non miravo ad altro che alla elevazione dei piccoli e degli umili secondo lo spirito del Vangelo”.
In questa seconda parte, lascerò di preferenza la parola a p. Dehon stesso, soprattutto nel diario, appunto perché ritengo sia l'aspetto meno noto e studiato della sua spiritualità.
Anche qui c'è l'aggancio alle „apparizioni”, in particolare a La Salette, che rimasero fisse fra i suoi primi ricordi di vita: aveva tre anni e mezzo, e ne sentiva parlare dalla mamma e dalle zie. Da grande vi colse la sintonia profonda con la spiritualità riparatrice. Ed è per questo che nel „Direttorio spirituale”, al cap. II sulla Madonna, il paragrafo 4 è titolato „Nostra Signora di La Salette”.
Ma poi, come per la devozione al S. Cuore, la sua devozione mariana si plasmò dentro la scuola francese. Essa infatti inizia e sviluppa tutta la sua contemplazione-meditazione del Cristo „sacerdote e vittima” dal seno di Maria al momento dell'annunciazione. È lì che l'Ecce Venio si fonde con l'Ecce Ancilla. Tutto quindi il mistero di Gesù si coglie in germe nel seno di Maria. Ne è testimone la preghiera classica della scuola francese: „O Jesu vivens in Maria”. In s. Giovanni Eudes, la devozione al cuore di Gesù si abbina con quella al cuore immacolato di Maria. È suo il motto: „Vitat Cor Jesu, per Cor Mariae” (viva il cuore di Gesù, per mezzo del cuore di Maria), adottato e introdotto nella congregazione come saluto abituale da p. Dehon. In particolare, la devozione mariana ha preso uno sviluppo prodigioso in due autori, fra gli ultimi della scuola francese: il beato Grignon de Montfort e p. Giraud. P. Dehon, riguardo a questi due, ne riconobbe il carisma personale, ma se ne differenzia anche nettamente, come apparirà dalla sue stesse parole tolte dal diario.
In sostanza si può dire che la devozione mariana di p. Dehon fa tutt'uno con la devozione al cuore di Gesù ed è intrisa della sua spiritualità di oblazione e di riparazione.
Cominciamo ad ascoltare la parola viva di p. Dehon, presa dal diario.
Anzitutto egli vede in Maria la „Madre dell'opera riparatrice”, la quale opera non è altro che la congregazione appena fondata da due anni. Scrive: „Ella ripete l'Ecce Ancilla (alla nascita di Gesù) e si unisce all'agnello divino, alla divina vittima riparatrice appena nata. O Maria, attraverso la vostra potente intercessione nutrite del latte della grazia l'opera riparatrice appena nata. È ancora Gesù che rinasce nelle sue opere. Egli vuole esservi debitore ancora dell'allevamento e delle cure materne. Ecco che quest'opera vi tende avidamente le braccia. Aiutatela, nutritela, amatela” (9.1880).
Vede in Maria la „Madre spirituale-corredentrice”: „Comprendo meglio la parte di Maria nella redenzione. Ella è in un ordine distinto da quello di tutti i santi, ella è corredentrice. Ella è nostra madre spirituale, come Eva è nostra madre naturale. Ella ci ha generati a Nazareth e al Calvario. Gli altri santi intercedono per noi, ma ella ci salva e ci santifica con Gesù” (1.5.1887).
Attribuisce a Maria l'ottenimento del „Breve di lode” accordato dalla Santa Sede all'Istituto: „Giorno di grande grazia. Una lettera da Roma mi annuncia che il Breve laudis ci è stato accordato. Attribuisco questo favore alla Vergine santissima. È ancora uno dei frutti del mio pellegrinaggio a Lourdes. Do la notizia a tutte le nostre case. Ringrazio Dio e Maria” (28.2.1888).
Seguono altre espressioni: „Sostengo la mia fiducia con nient'altro che invocando senza tregua Maria e appoggiandomi su di lei” (1.8.1888). „Mi sembra di non vivere più che per Maria… O Maria! Non permettete più che io mi allontani dalla vostra guida” (30.3.1889). „Il mio cuore si distacca sempre più dalle creature per non avere più che due amori: Gesù e Maria. Voglio vivere accanto alla mia buona Mamma, particolarmente ogni mattino unendomi al mistero di Nazareth” (16…18.12.1893).
P. Dehon cita, con favore, sebbene ipotetico, una opinione teologica: „C'è anche una opinione che attribuisce alla Vergine santa, come regina delle anime, come capo congiunto a Nostro Signore, un'azione strumentale sulle anime. Tale opinione si appoggia al principio che tutti i favori accordati da Dio alle creature devono trovarsi eminentemente in Maria. Ora, poiché il prete ha un'azione strumentale e fisica attraverso i sacramenti, la Vergine santa deve pure averla… A questo titolo, Maria vivrebbe in noi come Gesù per mezzo dell'azione della grazia. È ciò che sembrano insegnare il beato Eudes e Grignon de Montfort”.
Ecco ora il brano fondamentale su La Salette: „Anniversario di La Salette: 1846. È la data cui rimontano i miei più antichi ricordi. Ero piccolissimo: tre anni e mezzo. Mia madre e le mie zie parlavano molto dell'apparizione della santa Vergine a La Salette, delle sue lacrime, dei castighi da temere per la Francia. I castighi sono venuti a più riprese… Ma le lacrime di Maria hanno suscitato tutta una fioritura di opere di penitenza e di riparazione. Diverse comunità sono nate da questa mentalità creata da Nostra Signora di La Salette. La nostra vi si è pure ispirata parzialmente. Possa la misura della riparazione essere presto sufficiente perché Nostro Signore ci faccia grazia per l'intercessione di Maria!” (9.1914).
Ora vediamo il testo di congiunzione, ma insieme di netta differenziazione rispetto alla devozione mariana di Montfort e Giraud: „L'unione a Maria. Riletto tutto il libro del p. Giraud. Questo libro è perfetto nel suo genere. È un manuale di questa devozione speciale di unione diretta e principale con Maria. È la devozione di Grignon de Montfort. Ma non bisogna per nulla esagerare. L'unione diretta e costante a Maria è una devozione speciale. Non si deve presentarla come la via comune e necessaria. La vita cristiana consiste nell'andare a Dio per mezzo di N.S. Gesù Cristo - Per Dominum nostrum Jesum Christum. Tutta la liturgia comune ci fa dire correntemente Pater e Ave, e non Ave e Pater. C'è, è vero, il piccolo ufficio della santa Vergine, che dà il passo all'Ave, ma è una devozione speciale. In generale, noi andiamo a Dio per mezzo di Gesù Cristo, poi invitiamo Maria ad aiutarvici. Gesù anzitutto. Matteo 2: <Magi invenerunt puerum cum Maria matre eius>. Matteo 2,13: <Accipe puerum et matrem eius>. Idem Matteo 2,20. P. Giraud cita la messa in unione com Maria del p. Géramb. Ma ad ogni tappa della messa p. Géramb va dritto a Dio per mezzo di Nostro Signore, poi aggiunge una invocazione a Maria. Il card. de Berulle dice a Maria nella sua consacrazione: <Dopo vostro figlio, e sotto vostro figlio, io vi affido la mia anima e la mia vita>. Nei suoi slanci d'amore a Maria, il venerabile Henri Boudon diceva: <Vi consegno dunque tutto o mia cara Speranza, dopo Gesù e in Gesù>. Io non biasimo la via di unione diretta e costante a Maria, ma la considero come una devozione speciale alla quale non tutti sono chiamati. Andiamo a Dio per mezzo di Gesù e invitiamo Maria ad aiutarvici” (1.1919).
Arriviamo così all'ultimo anno di vita e qui gli slanci mariani tracciano un arco dalla terra al cielo, pensando al prossimo incontro: „La santa Vergine mia madre. Ella è tutta bella e tutta buona. Mi sono consacrato a Lei fin dall'infanzia; ella ha sempre avuto per me cure materne; ella mi ha guarito più volte. Ella si degnerà di sorridermi e di farmi sentire la sua dolce voce: ostende mihi facies tuam, sonet vox tua in auribus meis” (2.1925).
„Ecco che arrivo ai miei 82 anni. Quanto c'è stato bisogno degli interventi della mia buona madre del cielo e del mio buon angelo perché io sfuggissi, in un così lungo spazio di tempo, a tutti i pericoli, a tutti gli incidenti, a tutte le malattie che mettono una vita umana in pericolo! Grazie, mia divina madre, grazie mio buon angelo; io non conosco tutto quanto vi debbo; lo saprò là in alto; vi ringrazio in anticipo e vi ringrazierò per tutta l'eternità” (3.1925). „Sono stato battezzato ai primi vespri dell'Ecce Venio (Annunciazione). La Cara Madre (suor Ignazia), che doveva essere la Serva del S. Cuore, Ancilla Domini, è nata ed è stata battezzata il 25 marzo. Tutto ciò è semplice coincidenza oppure un disegno speciale della Provvidenza?” (3.1925). „È il mese di Maria. Ave, gratia plean, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus… (Lc 2). Io vi saluto, Maria, vi saluto oggi, vi saluto tutti i giorni e tante volte ogni giorno, il giorno e la notte. Vi offro, anzitutto, il grande saluto che l'angelo Gabriele vi reca da parte della ss. Trinità. Il saluto divino vi rendeva Madre di Dio. Vi offro il saluto che Dio vi dava in anticipo nel paradiso terrestre quando disse al serpente: <Una donna sarà il tuo nemico, ella schiaccerà la tua testa>. Vi offro il saluto eterno che Dio vi offrì nella predestinazione. Egli preparava il Cristo Salvatore e sua Madre. Perciò la liturgia vi applica queste parole, che sono dette della sapienza: <Ab aeterno ordinata sum et ex antiquis antequam terra fieret (Prov. VIII); Ego ex ore Altissimi prodigi, primogenita ante omnem creaturam (Eccl. XXIV)>. Davide prevedeva la vostra gloria. Quando egli loda il Salvatore nel salmo 44, vi mette accanto a lui: <La regina è seduta, alla vostra destra, vestita d'oro e di pietre preziose>. Il Cantico dei Cantici è l'epitalamio del Cristo e della chiesa, ma anche del Cristo e della sua Madre santa. La liturgia fa questo accostamento. C'è un dialogo di ardente amore tra il Cristo e Maria. S. Elisabetta ha ripreso e completato il saluto dell'angelo: <Siete benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del vostro seno Gesù>. E la chiesa completa l'Ave Maria: <S. Maria, Madre di Dio, pregate per noi…>. Io vi offro, o Maria, i milioni di Ave Marie che vi prodigano i fedeli. È un saluto perpetuo e ininterrotto: Ave Maria! Ave Maria! Noi lo ripetiamo nella liturgia del breviario, nella recita dell'Angelus, nei milioni di rosari che vi sono offerti, nei canti di Lourdes e dappertutto: Ave Maria! Ave Maria! Isaia, come Davide, aveva previsto la vostra gloria: <Ecce Virgo concipiet et pariet filium et vocabis nomen eius Emmanuel> (VII, 14). Amo leggere in p. Terrien che la santità del cielo non impedirà le manifestazioni di un tenero affetto: <Puri e santi saranno i baci deposti sulle piaghe sacre del Salvatore e sulle mani benedette della sua divina Madre; puri e santi anche i casti abbracci dati sotto lo sguardo di Dio>” (5.1925).
Terminando, vi lascio quest'ultimo bel pensiero di p. Dehon, contenuto in una lettera circolare alla congregazione del 4 gennaio 1918: „Noi siamo, con s. Giovanni, i figli amanti di Maria e gli amici devoti del Sacro Cuore; questi titoli sono i più belli e consolanti che possiamo ambire”.
O Jesu vivens in Maria, * veni et vive in fámulis tuis, - in spíritus sanctitátis tuae, - in plenitúdine virtútis tuae, - in perfectióne viárum tuárum, - in veritáte virtútum tuárum, - in communióne mysteriórum tuórum. - Domináre omni advérsae potestáti, - in Spíritus tuo, ad glóriam Patris. - Amen.
O Gesù, vivente in Maria, * vieni e vivi nei tuoi servi, con lo spirito della tua santità, nella pienezza della tua potenza, con la perfezione delle tue vie, con la realtà delle tue virtù, nella comunione dei tuoi mistero. Domina col tuo Spirito ogni potenza nemica, per la gloria del Padre. Così sia.