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P. Savino Cannone, SCJ

UN CUORE RINNOVATO.
UN CUORE SPEZZATO PER IL MONDO

Commissione Generale pro Beatificazione di p. Dehon

Curia Generale SCJ

Roma - 2004



Il prossimo beato (24 aprile 2005) P. DEHON: da un cuore rinnovato ad un cuore spezzato per il mondo

a cura di p. Savino Cannone sci

„Ogni uomo è un mistero” si può dire senza sbagliare bersaglio. L'affermazione diventa ancora più vera quando ci si accosta ad una persona un po' speciale, non nel senso di un superman ma nel senso di come sia riuscito ad impostare la propria vita mettendo a disposizione di coloro che gli sono stati accanto tutto se stesso. La grandezza di ogni uomo credo si misuri a partire da questo presupposto: la capacità di affrontare le diverse situazioni della propria vita cercando un senso a tutto quello che si fa, con un riferimento al Trascendente. L'umanità sappiamo poi che raggiunge l'apice proprio nel cammino di santità. Il santo non è un marziano ma un uomo umile, cioè con i piedi per terra. P. Dehon sta per essere annoverato nella schiera dei beati il 24 aprile 2005. Per la Chiesa questo dice la responsabilità di proporre un modello e una via concreta per raggiungere la santità.

Inoltre si sa di essere consapevoli della propria inadeguatezza nel momento in cui ci si avvicina ad un mistero come quello della persona umana. Solitamente quando avvertiamo la grandezza di qualcosa che ci sta davanti abbiamo diverse reazioni: quella del timore, della paura, del senso di inferiorità o anche quella dell'impudenza o del coraggio spensierato di chi, soprattutto in età giovane, rischia piuttosto che frenare. Quest'ultimo atteggiamento mi fa avvicinare alla figura del mio fondatore. Ormai è stato detto di tutto e di più, ormai gli slogans famosi di p. Dehon sono sulla bocca di tutti e quindi cosa aggiungere?

Il tentativo è quello di avvicinarci come ad un prisma che ti mostra diverse sfaccettature. Il fulcro di questa riflessione ad alta voce sarà il cuore. P. Dehon si è mostrato un grande conoscitore del cuore umano. Ha dovuto compiere quasi una vera e propria operazione chirurgica prima di tutto sul suo cuore. Giovane promettente e di famiglia agiata, avviato senza problemi ad una brillante carriera almeno nelle aspettative dei suoi genitori e in modo particolare del papà.

Ma accanto ai risultati e alle soddisfazioni personali cresce di pari passo una certa inquietudine. Si accorge che il successo non è tutto… si sente chiamato a qualcosa di diverso ma i piani del Signore non sono chiari. In p. Dehon si legge la storia di ogni chiamato. Il comportamento di Dio presenta alcune caratteristiche similari in ogni chiamata. Ci sono avvenimenti, situazioni e incontri particolari che fanno spuntare nell'animo umano qualcosa di insolito. La base fondamentale rimane sempre la propria umanità, i propri desideri, le proprie aspirazioni, i propri sogni. La chiamata di Dio è un sogno che l'uomo coltiva nel suo animo. L'uomo già compie per sua natura delle scelte che indirizzano la propria vita. Dio ama inserirsi anche in piccole fessure che non riusciamo a controllare pur nella nostra grande capacità organizzativa. Dio tocca il cuore dell'uomo facendo intuire la grandezza del suo progetto. L'uomo, come Maria, Giuseppe, i profeti, gli apostoli ed ogni chiamato, si trova smarrito dinanzi al passaggio di Dio. Il primo sentimento è quello del timore e dello smarrimento dinanzi alla proposta del Signore. Non a caso Dio ama rassicurare il chiamato dicendogli: „non temere, io sarò con te sulle strade della tua vita”. Da quel momento in poi inizia la responsabilità della risposta umana. P. Dehon ha colto nella sua vita il centro di ogni risposta biblica: ecce venio. È la risposta del Signore Gesù e deve diventare la risposta di ogni uomo che vuole realizzare il fine ultimo del suo vivere: compiere la volontà di Dio.

P. Dehon ha saputo compiere questo percorso e lo indica a tutti i suoi figli spirituali. La specificità della sua risposta sta però nella capacità di aver rinnovato il proprio cuore alla luce della Parola di Dio. Da un cuore che rischiava di voler godere del prestigio, del successo e della carriera, ha preferito un cuore rinnovato dallo Spirito di Dio. Un cuore affine più agli interessi divini che a quelli umani. Il viaggio in oriente lo ha portato alla decisione di entrare in seminario. In questo tempo di grazia ha saputo portare il proprio cuore ad un livello superiore. Ha potuto curare una formazione solida che diverrà bagaglio indispensabile per il suo ministero e la sua missione. I primi anni di ministero come settimo viceparroco della basilica di s. Quintino gli hanno dato la possibilità di intraprendere una serie infinite di iniziative, non dettate solo da attivismo, ma da una consapevolezza culturale e soprattutto missionaria. Il suo cuore ha dovuto maturare altre dimensioni che potessero sostenere il suo modo di essere e di fare.

Il cammino di maturazione del suo cuore e quindi della sua persona ha avuto sicuramente una tappa fondamentale: la contemplazione del costato trafitto. Questa icona (Gv 19,31-36) fa innamorare p. Dehon. In questa immagine coglie la grandezza e la sublimità dell'amore di Dio per l'umanità. Non a caso i Padri della Chiesa indicano la nascita della chiesa proprio nello sgorgare di sangue e acqua, segno dell'eucarestia e del battesimo. Nel cuore trafitto p. Dehon legge tutta la vita dell'uomo. Per sua formazione professionale (laureato in giurisprudenza e filosofia) è sensibile al cuore dell'uomo. Sa leggere l'oggi di Dio e si accorge che nello scoprire i mali presenti nella società non bisogna rassegnarsi ad essi, ma bisogna scoprire le cause. Egli individua nella mancanza di conoscenza e di amore del Signore la causa principale di tutti i mali. L'icona del cuore trafitto lo fa sentire appartenente alla Chiesa di Cristo che ha sempre amato. Pur nei contrasti e nelle divergenze con le autorità ha saputo vivere l'obbedienza e soprattutto portare la croce. Uno dei momenti più tragici è stato quello della soppressione della congregazione: il consumatum est della sua vita. Nei suoi scritti ci fa sapere che sono stati 6 lunghissimi mesi terribili. Egli confida ad alta voce che senza la forza della fede sarebbe impazzito. A questo momento se ne aggiungeranno degli altri, in altri termini momenti che spezzano il cuore tanto da mandarlo in frantumi. La contemplazione del Trafitto gli ha donato coraggio per continuare a sperare fino all'attesa della riabilitazione della congregazione con il nuovo nome attuale: Sacerdoti del Sacro cuore di Gesù.

Solo in questo modo ha potuto rileggere con gli occhi della fede la sua esperienza personale ed ha lasciato una grande eredità a tutti i dehoniani: vi lascio il più meraviglioso di tutti i tesori - amava dire p. Dehon - il Cuore di Gesù.

Adesso tocca a noi! Essere dehoniani oggi significa seguire le orme del fondatore: ma in che modo? Uno dei punti decisivi per il futuro di ogni realtà ecclesiale è determinato dalla fedeltà al carisma originario. L'ultimo capitolo generale svoltosi a maggio 2003 ha parlato di rifondazione. In Italia tale parola fa scattare subito uno schieramento politico, in congregazione non è così. La rifondazione va proprio nella linea di non cancellare il passato, sarebbe poco intelligente, ma nello stesso tempo di non cullarsi sull'andazzo: si è sempre fatto così… adesso arrivi tu e…

Se vogliamo essere vivi e significativi nella chiesa di oggi e nel mondo d'oggi dobbiamo trovare il modo di concretizzare il carisma di fondazione. Un suggerimento, a mio parere, attualissimo è quello di partire dal cuore. Basta solo chiedersi: quale è lo stato di salute del cuore dell'uomo del nostro tempo? Quale è il modo di agire di Dio secondo il suo cuore?

Solo i sordi, con tutto il rispetto con coloro che lo sono realmente, potrebbero dire che non c'è niente da fare, mentre con p. Dehon amo dire: quando si sente dire che non c'è niente da fare, vuol dire che c'è tutto da fare.

(Un estratto di questo articolo di p. Savino Cannone scj, della Provincia Italiana Meridionale, è stato pubblicato su „L'Osservatore Romano” nel numero di giovedì 3 febbraio 2005, pag. 7)

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