ŒUVRES SOCIALES DI P. DEHON

BRANI SCELTI

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P. Dehon

Sintesi profonda di interiorità e di impegno sociale, di mistica e di socialità, di spiritualità e di civiltà, di vita contemplativa e di vita apostolica, di verità e di amore, di fede e di carità, di santificazione del lavoro e di giustizia sociale, di cultura civile e religiosa (Parigi e Roma), di animazione culturale e di azione sociale, di apostolato sacramentale e di presenza-sostegno al movimento operaio, di spiritualità parediana e della “scuola francese”, di continuità e di creatività rispetto a queste correnti spirituali, di dedizione preferenziale alla formazione dei preti (a partire dai seminari), ma per aprirli sulla cultura civile e per avvicinarli al popolo…

Alcuni testi probanti…

1. “12-13 settembre 1887. Visita a Val-des-Bois, dove sono installati i nostri padri. Val-des-Bois, oasi nel deserto della nostra povera Francia. La pace sociale regna in questo mondo operaio. Io vi trovo un vero spirito di fede e di carità, l’amore del sacrificio, la cura dei poveri e dei malati. È per noi una grazia essere coinvolti in questa corrente di vita di immolazione e di carità” (Notes Quotidiennes, ed. CEDAS, Andria, v. I, p. XLVIII. D’ora in poi citerò semplicemente NQ e la pagina).

2. “5 aprile 1868. Gesù è nostro re, un re di pace. Gli appartiene di regnare sulle nazioni e sulle anime. La sua legge è il vangelo. Il suo regno è dolce, senza fasto, senza violenza” (NQ, p. 37).

3. “6 dicembre 1869. Mio Dio, il mondo ha fame di pace, di fede, di religione” (NQ, p. 75).

4. “1 febbraio 1886. Sacro Cuore di Gesù fate di noi i vostri umili e veri servitori. Noi vogliamo servirvi soprattutto nei vostri preti, pregando per loro, aiutandoli in ogni maniera” (NQ, p. 96).

5. “7 febbraio 1886. Pax! Pax! Conservare la pace interiore, fare tutte le cose dolcemente, delicatamente, senza contesa, senza passionalità. Restare unito a Dio” (NQ, p. 96).

6. “21-22 maggio 1886. Dobbiamo avere un metodo di orazione nostro proprio. In apertura dobbiamo chiedere lo spirito e le virtù del Sacro Cuore: in secondo luogo la virtù che meditiamo, ma secondo lo spirito del Sacro Cuore; nel corpo dell’orazione dobbiamo contemplare soprattutto le virtù nel Cuore di Gesù… Noi dovremo avere più case di vita contemplativa” (NQ, p. 111).

7. “23 ottobre 1886. Mgr. Pie aveva ragione di dire, dopo il colpo di stato del 2 dicembre 1851: «Se Luigi Napoleone ha ucciso i rossi, egli non ucciderà i borghesi scettici che sono la causa efficiente dei rossi»” (NQ, p. 132).

8. “9 novembre 1886. Diverse opere occupano il mio spirito: insegnamento, circolo operaio, giornale, direzione, missioni; ma la più grande delle mie opere, la più feconda per la chiesa, deve essere l’opera sacerdotale (= la congregazione), l’opera di riparazione al Sacro Cuore e di dedizione al clero” (NQ, p. 135).

9. “15 dicembre 1886. È per mezzo dell’eucaristia che Gesù vuole vivere e regnare in mezzo a noi. Tutto è collegato con l’eucaristia: i templi, il sacerdozio, i sacramenti. È per il regno dell’Agnello immolato. L’Agnello è il sacrificio ed è l’alimento sacro. È l’eucaristia che fa i santi, che fa la civiltà, che fa l’arte cristiana. Ecce agnus Dei (Gv 1,29). L’Eucaristia e Maria, ecco la mia vita” (NQ, p. 139).

10. “9 gennaio 1887. Ammetto due donne all’aggregazione. Questi laici generosi ci offrono una potente collaborazione (NQ, p. 144).

11. “29 marzo 1887. Ero premuto a Roma (dal 1869 al 1871) dal pensiero di fondare una congregazione di studio… Nostro Signore mi ha chiesto un’altra opera; ma noi possiamo unire le due finalità: lo studio nello spirito di Roma e la riparazione al Sacro Cuore di Gesù. La verità e la carità sono state le due grandi passioni della mia vita. E non ho che un desiderio: che esse siano le due sole attrattive dell’opera che lascerò, a Dio piacendo” (NQ, p. 152).

12. “6 luglio 1887. Partenza di p. Charcosset per Val-des-Bois. Attendo da questa fondazione una buona spinta per lo sviluppo dell’opera (= la congregazione)” (NQ, p. 158).

13. “24 luglio 1887. Presiedo la seduta trimestrale della conferenza di s. Vincenzo de’ Paoli. Queste opere di laici, di una importanza così grande, sono poco vive a S. Quintino. Ci si lamenta degli operai; ma chi si occupa di farne dei cristiani?” (NQ, p. 159).

14. “9 novembre 1887. Visita a Lilla. Questa casa ci è preziosa per gli studi. Vorrei favorire in ciascuno lo sviluppo di cui è capace. Come amerei anche una casa di studi…, con l’umiltà e la docilità alla chiesa” (NQ, p. 165).

15. “12 novembre 1887. Diversi nostri studenti hanno ricevuto il baccalaureato. Noi daremo poco a poco agli studi l’importanza che meritano nell’opera (= la congregazione). Vorrei una casa di studi a Parigi per preparare le licenze e una a Roma per la teologia. La scienza non è uno dei principali mezzi di apostolato? I miei progetti di un’opera di studi, meditata a Roma per diversi anni, possono allearsi con l’opera di riparazione al S. Cuore” (NQ, p. 171).

16. “26 gennaio 1888. Provo un desiderio crescente e spero di dare a Nostro Signore l’adorazione riparatrice sacerdotale ben organizzata. Juravi Domino… si dedero somnum oculis meis et requiem temporibus meis, donec inveniam locum Domino, tabernaculum Deo Jacob (Sal 131,2-5). Quando avremo anche solo una cappella di adorazione ben organizzata, l’opera (= la congregazione) avrà preso la sua forma e possederà una sorgente di vita e di grazia. Allora dirò volentieri il mio Nunc dimittis (Lc 2,29)” (NQ, p. 185).

17. “15 marzo 1888. Riunione per ascoltare il p. Ludovico di Besse sulle associazioni di padroni. I padroni cristiani dovrebbero raggrupparsi come fanno gli altri per trattare insieme le questioni economiche e morali che interessano il lavoro. Qui mancano per questo uomini di iniziativa e di studio, che prendano la direzione di queste opere. Adveniat Regnum Xti!” (NQ, p. 195).

18. “12-14 aprile 1888. Rientro degli alunni al collegio S. Giovanni. Visite continue e confessioni dei ragazzi. Giorno di grande occupazione… Leggere, scrivere sarebbe la mia attrattiva, ma questa attività incessante, quando è per le anime, non è meno efficace. I libri restano, ma anche le opere restano e le anime guadagnate guadagneranno altre anime” (NQ, p. 200).

19. “19-21 febbraio 1890. Visita a Val-des-Bois. Vi resto sempre edificato. La fede e la carità regnano in questa casa. I nostri padri contribuiscono là a una grande opera. Ne ringrazio il S. Cuore di Gesù” (NQ, p. 258).

20. “5 ottobre 1890. Festa al ‘Circolo Operaio’ per l’inaugurazione della cappella restaurata dagli operai stessi, lavorando sera e notte per quattro-cinque mesi. Se queste opere fossero meglio sostenute, l’elevazione sociale sarebbe rapida” (NQ, p. 276).

21. “10 gennaio 1892. Mi sembra che la moralità di Roma sia in calo di anno in anno. Le chiese si vuotano. Non è raro che il prete venga insultato per la strada. Io vedo dei buoni preti che sembrano troppo attendersi la ripresa da un colpo della Provvidenza o da qualche uomo straordinario in Francia o in Italia. Io non credo che questa vaga speranza sia da coltivare. Ciò che occorre è spendersi, lottare, andare al popolo e fare come se tutto dipendesse da noi. Allora soltanto Dio ci aiuterà e interverrà come lui sa fare” (NQ, p. 329).

22. “12-15 agosto 1892. Congresso di studio a Val-des-Bois per i seminaristi amici delle opere (= sociali). Riunione affascinante. Ecco 25 giovani, pii e distinti, élite dei nostri seminari” (NQ, p. 346).

23. “24-30 dicembre 1892. Natale: N.S. dà la sua prima udienza ai piccoli e ai poveri. Così il suo vicario Leone XIII testimonia una carità estrema, una vera tenerezza paterna verso i lavoratori” (NQ, p. 352).

24. “25 gennaio 1893. Riunione di studi sociali a Soissons. Si ripeterà ogni mese. L’opera delle opere è di formare preti istruiti, zelanti, virtuosi. Queste riunioni fanno conoscere le opere sociali e il modo di farle” (NQ, p. 357).

25. “26 aprile 1893. Riunione mensile di studi sociali a Soissons. Là si fa un po’ di bene. Diverse parrocchie tentano di mettere in piedi dei sindacati agricoli cristiani. L’associazione ispirata dal parroco riconduce gli uomini alla chiesa” (NQ, p. 362).

26. “17 ottobre 1893. Riunione diocesana a Nostra Signora di Liesse. Vi leggo un lavoro sull’utilità degli studi sociali. Queste riunioni fanno un po’ di bene, ma ancora troppo poco e troppo lentamente” (NQ, p. 370).

27. Stralcio dall’introduzione di p. G. Manzoni al II Volume di NQ: In ciò che concerne il clero del suo tempo…, p. Dehon fonda le sue speranze di apostolato sociale quasi esclusivamente sui giovani preti e sui seminaristi. Il resto del clero è, nella grande maggioranza, privo di ogni sensibilità circa i problemi sociali… Nel 1895, introducendo la seconda parte del Manuale sociale cristiano, egli scrive: “Bisogna andare al popolo! È necessario! È la parola d’ordine di Leone XIII”. Questo appello è diretto soprattutto ai preti: “Essi non possono restare chiusi nelle loro chiese e i loro presbiteri… Non basta portare al popolo la parola che istruisce e che consola. Bisogna occuparsi dei suoi interessi temporali e aiutarlo a organizzare delle istituzioni”… Purtroppo, degli scoraggiati e avviliti fra i preti di una certa età ce n’è una quantità. Secondo loro, “non ci sarebbe nulla da fare… No, signori, mi rifiuto di considerare quella l’ultima parola sulla nostra situazione. Al contrario: c’è troppo da fare!… Fin dove è arrivata l’illusione di preti pii. Essi hanno guardato il male crescere. Hanno assistito all’apostasia di tutto un popolo, e hanno fatto… delle associazioni di femminucce… Tale è lo spirito che ha regnato in molte delle nostre diocesi, dal 1825-1830 fino ai nostri giorni… E poi ci si meraviglia che il popolo abbia finito per dire che la religione è fatta per le donne e per i bambini! Questa generazione pusillanime ci ha cambiato il Cristo. Non è più il Cristo degli operai: pauperes evangelizzantur, il Cristo che esercitava il suo apostolato incessante dietro ai peccatori, ai pubblicani, agli uomini del mondo: non veni vocare justos sed peccatores. Il leone di giuda è stato metamorfizzato in una timida pecora”.

‘Andare al popolo’ significa per p. Dehon dar fiducia ai lavoratori, non agire al posto loro, ma aiutarli a prendere coscienza dei loro diritti e dei loro doveri e, soprattutto, non privarli della dignità di protagonisti della loro storia, in particolare nel campo sindacale. Equivalenza a sconfessare ogni paternalismo e ad esigere di realizzare la giustizia sociale. Si stava organizzando un vero movimento di ‘democrazia cristiana’. Il giovane clero, impegnato nel campo sociale, entra nella storia sotto il titolo di ‘preti democratici’. Fra essi si distingue un personaggio ‘eccezionale e incontestato’, L. Dehon, che non è più così giovane, ma che ha saputo conservare la giovinezza dello spirito. Egli si distingue per l’equilibrio delle sue idee, per il suo coraggio ponderato, per la sua intelligente fedeltà alle direttive pontificie, per la sicurezza della sua dottrina, presentata con chiarezza e con serenità rifiutando le sterili polemiche (NQ II, pp. 14-15).

28. “25-29 luglio 1894. Congresso eucaristico a Reims… Il sabato, allocuzione di M. Thiébault del Circolo di Reims su l’Eucaristia e l’operaio. È un segno dei tempi; il movimento democratico è penetrato fin dentro i congressi eucaristici” (NQ, p. 225).

29. “6-11 agosto 1894. Riunioni sacerdotali a Val-des-Bois. Queste riunioni sono organizzate dal gruppo dei preti della Democrazia Cristiana del nord… Da una lato, io tenevo ogni giorno una istruzione, alla messa, sull’apostolato e lo zelo; poi, tenni una sera un incontro sulla riparazione al S. Cuore…

12 agosto 1894. La domenica, andammo a prender parte al congresso operaio regionale… Operai interessati…: si erano lasciati sedurre dalle idee socialiste, ma sono tornati alla sana dottrina del vangelo” (NQ, pp. 225-226).

30. “23 marzo - 15 aprile. Il buon parroco… è uomo d’ufficio. Compie con esattezza il suo ministero seguendo il metodo antico: non è uomo da intraprendere l’apostolato sociale che restituirà la fede alle nostre popolazioni… Le quaresime sono, come le prediche, parecchio fuori moda. Non è di là che passerà il rinnovamento della società cristiana. Ci vogliono le missioni per dare lo scossone e delle opere sociali per guadagnare gli uomini… Il rimedio è l’apostolato degli uomini e la messa in opera dell’azione sociale cristiana” (NQ, p. 234).

31. “19-24 novembre 1895. La violenza provoca la resistenza. La legge umana, quando contraddice la legge divina, è violenza… Se il legislatore fa un’opera cattiva, l’uomo onesto ha il diritto di levarsi davanti a lui e dirgli: non obbedirò” (NQ, p. 258).

32. “10-15 agosto 1896. Val-des-Bois. Riunione di giovani preti… Il progresso è lento. Leone XIII urta contro resistenze sconcertanti. Ma l’avvenire è assicurato perché questi giovani preti, intelligenti e convinti, non si lasceranno più portar fuori dalla retta via…

17-22 agosto 1896. Congresso dei francescani… È possibile restituire al Terz’Ordine una potente azione sociale” (NQ, p. 276).

33. “25-27 agosto 1896. Congresso ecclesiastico di Reims. 500 preti… Entusiasmo delirante… Questo povero congresso così saggio, così prudente, così ben condotto, è stato fortemente contestato. Si è parlato di presbiterianismo, di sinodo senza vescovo, ecc. Molto rumore per niente” (NQ, p. 277).

34. “8-11 maggio 1897. È la Milano delle opere e del movimento cattolico che volevo vedere questa volta… Albertario… Bergamo: è là che le opere hanno ricevuto la più perfetta organizzazione in Italia… Nel seminario di Bergamo si studia la storia sociale della chiesa, il movimento sociale cattolico, il funzionamento delle casse rurali. Come siamo in ritardo da noi!” (NQ, pp. 303-304).

35. “2-12 giugno 1897. Bruxelles. Ottengo una udienza dal re. Egli deve conoscere il mio apostolato sociale. Mi dice le sue paure in riferimento al socialismo. Non vede di buon occhio i democratici, che gli fanno paura. Evidentemente, è un conservatore, più borghese che aristocratico, ma molto spaventato del movimento operaio” (NQ, p. 307).

36. “Ottobre 1898. Bel pellegrinaggio del lavoro a Roma. La nostra piccola residenza del Monte Tarpo ha sempre l’onore di ricevere il buon padre Harmel e la sua famiglia. Il papa incoraggia questa volta la democrazia cristiana: i refrattari non si arrenderanno ancora, ma la verità finirà per trionfare. Noi non dobbiamo creare il movimento democratico; esso è un fatto, esiste già ed è irresistibile: a noi non resta che fargli buon viso ed entrarvi per cristianizzarlo e infondergli lo spirito di giustizia e di moderazione” (NQ, p. 364).

37. “Gennaio 1900. Noi diamo inizio ad alcune riunioni internazionali di studi sociali. Vi prendono parte il p. Bederlack, il p. David, msr. Tserclaes, msr. Radini, msr. Tiberghien, don Murri, l’avvocato Burri, il conte Agliardi, msr. Talamo. Abbiamo due riunioni il 17 e il 29. Studiamo l’organizzazione cooperativa” (NQ, p. 521).

38. “Gennaio 1901. Abbiamo delle buone riunioni di studi sociali il 2 e il 15. Studiamo il movimento sociale in Italia. Certe opere hanno preso un grande sviluppo. Le mutue e le casse di credito sono innumerevoli. Per la legislazione, c’è quasi nulla. I cattolici non hanno parte nella vita politica. Non possono suscitare, come in Belgio e in Germania, tutto un codice di leggi sociali. Il forte dell’Italia è la dottrina. Essa ha conservato i principi e il metodo scolastico, e quando essa studia una questione, vi mette più ordine, più logica, più forza che ogni altra nazione. Toniolo soprattutto ha dato sulla vita sociale cristiana delle nozioni tanto solide quanto elevate” (NQ, p. 562).

39. “Anno 1875. Il diritto naturale era violato dall’organizzazione economica generale. Un programma di riforma sociale cominciava solamente a sbocciare nel Comitato di studi dell’Opera dei Circoli e nei primi scritti del grande vescovo di Magonza, von Ketteler… Con le difficoltà economiche, il socialismo riconquistava favore. I cattolici dovevano comprendere che la carità non bastava e che bisognava iniziarsi alle questioni della giustizia sociale e formarsi un programma di riforme” (Diario, fascicolo VII, pp. 651-653).

40. “Febbraio 1916. Ripasso nella mia memoria tutta la mia partecipazione all’azione sociale cristiana. Era una vocazione, una missione provvidenziale. Avevo sovente a Roma orientato le mie letture in tal senso… Non tutto è stato perfetto in questo mondo sociale, in ogni riforma sociale vi sono persone esagerate, sballate… Per me… la Santa Sede mi ha dato un certificato di correttezza dottrinale nominandomi consultore dell’Indice. In tutto questo apostolato io non vedevo che il risollevamento dei piccoli e degli umili, secondo lo spirito del vangelo” (v. XVIII, pp. 1823-1833).

41. “Gennaio 1918. Attraverso il mio Manuale sociale e i miei libri… non avevo io la missione di propagare fra il clero i principi e le opere della vita sociale cristiana, come A. de Mun e La Tour du Pin per le classi dirigenti e aristocratiche, come L. Harmel e Vrau per il mondo dell’industria? La Provvidenza mi aveva preparato attraverso i miei studi di diritto a Parigi e il mio Patronato a S. Quintino” (v. XIX, p. 1904).

42. “Febbraio 1919. Benedetto XV. Bella udienza d’addio il 28 febbraio. Parliamo con il Santo Padre delle nostre opere, dell’azione sociale cristiana e della nostra casa di Roma…

Marzo 1919. Avevo esposto umilmente al Papa il pensiero che sarebbe stato bene richiamare le direttive di Leone XIII e la dedizione della chiesa alla classe operaia. Mi aveva detto che avrebbe approfittato di un’occasione opportuna e questa non tardò. Tre giorni dopo, il 3 marzo, egli dava udienza ai delegati dell’Unione Cattolica sociale. Ne approfittò per pronunciare un caloroso discorso sull’azione sociale. Ricordò che le direttive di Leone XIII restavano in pieno vigore e che i cattolici devono favorire le unioni professionali e i sindacati cristiani, nel mentre essi devono reclamare la libertà dell’insegnamento cristiano” (v. XX, p. 1945).

43. H. Dorresteijn: Vie et personnalité du p. Dehon: “Per circa quattro anni (10/1859 - 4/1864) Leone Dehon resta parrocchiano di San Sulpizio… Nel 1642 M. Olier ne prese la direzione e vi trasferì il seminario che aveva appena fondato un anno prima. Olier è una delle grandi figure del Berullismo o Scuola francese… Questa Scuola s’interessa soprattutto al sacerdozio del Cristo: essa tende a imitare le disposizioni di Gesù o piuttosto a lasciare che il Cristo le riproduca lui stesso in noi” (pp. 20-21)…

“Leone Dehon si dedicò alla propria formazione spirituale, sotto la direzione del p. Freyd. Il p. Freyd era un perfetto discepolo del venerabile Libermann, la cui spiritualità si avvicina molto a quella di Olier” (p. 37).

“Il Fondatore non considerava affatto la sua ‘spiritualità propria’ come un sistema originale o una dottrina da iniziati, ma come un nutrimento quotidiano che si trattava di portare al mondo intero. Così si spiega la fondazione, al fianco della sua Congregazione, di una sorta di Terz’Ordine: ‘l’associazione’” (pp. 288-289).

44. Diario: “Le glorie più vere di questo regno (Luigi XIII) sono le opere di Olier, di Brulle, di s. Vincenzo de’ Paoli…. La compagnia di San Sulpizio, l’Oratorio… è la pietà, la scienza, la carità, la vita contemplativa, l’irradiazione di Parigi sulla Francia e sul mondo. Sono contento di avere avuto alcuni rapporti con queste opere attraverso la cara parrocchia di San Sulpizio” (v. I, p. 67).

“25 gennaio 1892. Nell’ora attuale lo Spirito Santo suscita dappertutto delle opere sacerdotali… Come ci fu nel XVII secolo, dopo le rovine del protestantesimo, un’esplosione di opere sacerdotali (l’Oratorio, San Sulpizio, i Lazzaristi, gli Eudisti), ugualmente ce n’è un’altra oggi per la restaurazione religiosa che Nostro Signore prepara” (v. XII, p. 1136).

45. Vedere l’intero e prezioso libretto di p. Recker: Le Père Dehon et l’école française.

46. Diario: “Aprile 1910. Sono stato condotto dalla Provvidenza a tracciare diversi solchi, ma due soprattutto lasceranno una impronta profonda: l’azione sociale cristiana e la vita d’amore, di riparazione e d’immolazione al S. Cuore di Gesù” (v. XVII, p. 1700).

“Si rimprovera al metodo di San Sulpizio di preparare piuttosto alla vita interiore che all’attività parrocchiale. Basta che questo metodo venga usato nei seminari con un grano di sale. La terza parte del corpo dell’orazione, la partecipazione, deve unirci non solamente alla vita intima di N.S., ma anche alla sua vita apostolica” (v. XIX, pp. 1888-1889).

47. “Il Cristo agisce: egli predica, guarisce, consola. Egli domanda che si agisca: desidera operai apostolici. Le missioni lontane, le missioni popolari, l’educazione dei fanciulli, le opere di risollevamento per i diseredati di questo mondo, che bel programma di zelo e di carità in unione con il Cuore di Gesù” (Etudes, II, pp. 212-213).

48. G. Manzoni, Biografia: “P. Dehon suscita dei collaboratori laici, mobilita e sensibilizza le classi dirigenti ai doveri cristiani dell’imprenditore. Suscita negli operai il bisogno di essere apostoli fra i loro compagni di lavoro. Ritiene che lo stato debba intervenire con un’apposita legislazione sociale. Sostiene dapprima i sindacati misti e poi i sindacati operai: vuole che i lavoratori siano protagonisti delle loro giuste rivendicazioni e nella conquista dei loro diritti” (p. 348).

49. “Nos Congrès. Voi che disprezzate i congressi, vi avete mai assistito? No, senza dubbio, perché avreste compreso, come tutti coloro che vi partecipano, che sono altrettanti esercizi spirituali sullo zelo; vi si apprendono i metodi per fare il bene… Per me, attesto di aver seguito molti congressi da venticinque anni in qua. Li ho sempre considerati come altrettanti ritiri spirituali sullo zelo. A mio modesto giudizio, toccare questi congressi equivarrebbe a tradire la sacra causa della chiesa” (P. Dehon, Œuvres Sociales, v. II, pp. 369-370).

50. Il libro di meditazione per i preti, intitolato Il cuore sacerdotale di Gesù, e scritto nel 1907, è emblematico di p. Dehon come continuatore e insieme innovatore della cosiddetta Scuola francese. Infatti, nella prima parte, egli segue pedissequamente, talvolta verbalmente, l’opera di p. Giraud, da lui stesso citata nella prima meditazione. Giraud è appunto un autore della Scuola francese e, del resto, nell’introduzione p. Dehon cita Brulle, Condren, Olier e Eudes, che sono gli autori principali di detta spiritualità. Ma nella seconda parte, egli si distacca nettamente da essi, per il fatto di estendere le considerazioni a soggetti totalmente nuovi, come la famiglia, la natura, l’arte, la vita sociale. Propongo ad esempio la 26ª meditazione intitolata “Il Cuore sacerdotale di Gesù e i doveri della vita sociale e dell’azione popolare”, dove p. Dehon raggiunge in pienezza la dimensione socio-politica della vita spirituale, assolutamente inedita.

Vingt-Sixième Méditation

LE CŒUR SACERDOTAL DE JÉSUS

ET LES DEVOIRS DE LA VIE SOCIALE

ET DE L’ACTION POPULAIRE

Le Cœur sacerdotal de Jésus a aimé tendrement sa patrie. Il a goûté et rempli le devoir civique et nous a invité à faire de même.

I. Le patriotisme et le devoir civique

Jésus a aimé Nazareth. Il a essayé de la gagner. Repoussé par ses habitants, il ne l’a pas maudite (Marc, VI, 4).

Il a aimé Capharnaüm, qu’il avait adoptée pour son séjour, et pour y exercer son premier ministère. Il l’a comblée de faveurs et il a pleuré son ingratitude (Luc, IV, 23 et X, 15).

Combien il a aimé Jérusalem ! Quand il descendait de Béthanie, il s’arrêtait sur le penchant du Mont des Oliviers et il pleurait en contemplant la ville ingrate qui allait subir le siège le plus rigoureux que l’histoire ait enregistré, et le beau temple qui allait être détruit (Mat. XXIII).

Jésus nous enseigne à remplir notre devoir civil et politique : « Rendez à César ce qui est à César » (chap. XII, 13), « Payez l’impôt comme les autres » (Mat. XVII).

Saint Paul commente le mot de Jésus : « Rendez à César ce qui est à César » - « Tout pouvoir vient de Dieu. Obéissez à l’autorité. Les princes sont les ministres de Dieu pour le bien. Payez les impôts et les taxes. Honorez les autorités » (Aux Rom. XIII).

Il y a une exception, bien entendu, c’est le cas où l’autorité civile ordonnerait des choses qui seraient manifestement contraires à la loi de Dieu : « On doit obéir à Dieu plutôt qu’aux hommes » (Act. V, 29).

Soyons donc de bons citoyens, dévoués à la patrie et à tous ses intérêts moraux et matériels. Ne soyons pas des hommes de partis. Les pharisiens voulaient pousser Jésus dans cette voie. « Peut-on, lui disaient-ils, obéir à César (qui est un usurpateur et un tyran) ? ». Jésus leur montra la monnaie et leur dit : « Qui est-ce qui règne ici ? C’est César, obéissez à César ».

II. Le Cœur de Jésus et les classes populaires

Le Cœur sacerdotal de Jésus a été particulièrement dévoué aux classes populaires.

Le monde était à renouveler. A Rome, l’esclave était comme une bête de somme. Dix millions de citoyens étaient servir par cent millions d’esclaves. En Palestine, les pharisiens étaient hautains et sans cœur.

Un Dieu seul pouvait dire aux hommes : « Vous êtes tous frères » (Mat. XXIII), « Aimez-vous les uns les autres » (Jean XV).

C’est la mission de Jésus, c’est sous cet aspect que les prophètes nous l’ont présenté : « Il sera pénétré de l’Esprit de Dieu, il apportera la bonne nouvelle aux petits et aux humbles, il remédiera à toutes les infortunes, il prêchera le grand jubilé, avec la remise des dettes et le relèvement des pauvres » (Isaïe, LXI).

Toute la réforme économique et sociale est en germe dans les principes qu’il pose : la paternité divine et la fraternité de tous les hommes.

Il donne l’exemple de la simplicité et du travail. Il choisit l’atelier pour sa demeure, les bergers pour ses premiers adorateurs. Il est ouvrier et fils d’ouvrier. Voyez-le à Nazareth avec le tablier et les outils du charpentier. Il fait fi de la richesse, du luxe et des honneurs.

Il réclame pour les ouvriers la justice, le respect, l’affection fraternelle.

1° La justice - « L’ouvrier a droit à son salaire, à son pain, à ce qu’exige sa vie quotidienne : Dignus est operarius mercede sua, cibo suo » (Mat. X, Luc X).

Saint Jean développe ce précepte : « Riches avares, s’écrie-t-il, vos trésors vous attireront la colère de Dieu. Vous ouvriers ont peiné sur vos champs et vous ne leur donnez qu’un salaire tardif et insuffisant «  (Ép. Chap. V).

2° Le respect - « Bienheureux ceux qui sont doux, pacifiques et miséricordieux » (Mat. V). « Celui qui n’a pas soin de ses serviteurs est plus méprisable qu’un païen » (I à Tim. V).

3° L’affection fraternelle - « Vous êtes tous frères » (JeanXV). « Il n’y a pas à faire de distinction chez vous entre esclaves et hommes libres. Non est servus neque liber » (Aux Gal. III).

« Aimez et pratiquez la fraternité » (1er et 2ème ép. de S. Pierre ; S. Paul aux Thess. IV).

III. L’Église et le peuple

L’Église en s’inspirant du Cœur sacerdotal de Jésus, a libéré les esclaves. Elle a élevé les esclaves par degrés au servage, au prolétariat ; elle les conduira à la participation, à la coopération, à l’égalité civique.

Elle a organisé les communes, les corporations, les ordres rédempteurs.

Avec saint François, elle a soustrait le peuple aux duretés du droit féodal.

Elle a remédié au prolétariat par les œuvres, les orphelinats, les hospices, les sociétés de charité.

Trajan et Marc-Aurèle soumettaient les esclaves et les vaincus aux travaux forcés et aux luttes de l’amphithéâtre. Voltaire et les philosophes se raillaient du peuple qui n’était bon qu’à manger du foin. Le Christ et les apôtres promulguaient la fraternité universelle.

O prêtres, adonnez-vous aux œuvres anciennes et nouvelles.

Aidez la presse populaire.

Favorisez les cercles d’études, les conférences, les retraites qui forment des apôtres.

Allez au peuple par la revendication de la justice et du droit en sa faveur.

Allez au peuple en favorisant ses intérêts, ses récréation honnêtes.

« Pour tout ce qui touche à la fraternité, dit saint Paul aux Thessaloniens (ch. IV), cela ressort tellement de l’Évangile que j’ai à peine besoin de vous en parler ».